mercoledì, settembre 21, 2005

La bestia nel cuore

La violenza all’interno della famiglia, la perdita dell’innocenza nel luogo dove dovrebbe essere preservata. Il dolore che accompagna l’oscuro passaggio ad una condizione umana di civiltà, che ci ha portato alle convenzioni del mondo borghese. Il ‘bambino’ che eravamo e continuiamo a portarci dentro. La sessualità negata e l’amore diverso nel mondo d’oggi. Tutto questo si può vedere affrontato con profondità nel film di Cristina Comencini: La bestia nel cuore.
Tratto da un suo omonimo libro, il film ‘La bestia nel cuore’, offre numerosi spunti di riflessione, coinvolgendo il pubblico anche grazie all’interpretazione dei bravi attori: Giovanna Mezzogiorno, Alessio Boni, Angela Finocchiaro, Stefania Rocca, Luigi Lo Cascio, Giuseppe Battiston…tutti.
Le tematiche affrontate dalla storia del film, La bestia nel cuore, sono molte, quella principale, quella che fa scorgere una bestia nel cuore di ognuno, ci riporta alla violenza a al dolore mai sopito ricevuto tra le mura domestiche. Quella casa, piena di polvere, apre le immagini del film. C’è una spessa coltre di polvere che imbianca i mobili e le cose in quella casa dell’infanzia; è una casa buia come un ricordo vago ma che continua a creare un forte malessere vitale. E’ un dolore consapevole che provoca una colpa nascosta. Sabina –Giovanna Mezzogiorno- intraprenderà allora un viaggio per risalire alla causa di quel dolore; quel viaggio è anche un risalire al tabù dell’incesto e alla sua violazione: la bestia che si antepone allo stato di umanità.
Cristina Comencini, non so con quanta scaltrezza, mescola le carte; così mentre il tabù dell'incesto si conferma come l'arma più potente a difesa del paradigma eterosessuale, vediamo a lato la storia della nascita di un amore omosessuale a ricordarci la possibilità di continuare a liberarci ed essere liberi. In questo delicato momento politico non è cosa da poco. Un motivo di riflessione in più.
Un film che sa anche piacere, ma non consolare; sa essere ironico ma mai banale e questo, per la drammaticità del tema trattato, è un complimento alla Comencini. Quel bambino nato all’ultimo, su un treno vuoto, è un buon auspicio di rinascita anche per noi.

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