sabato, novembre 26, 2005

Dedicato al poeta e amico Enrico Carrea

Ci vuole coraggio oggi ad essere poeti. Ci vuole arditezza nel trovare la rima baciata. Ci vuole molta capacità per trovare la bellezza e conservarne ogni volta lo stupore. Ci vuole la mancanza di giudizio e tanta nudità per trovare una poesia. Enrico Carrea ha tutto questo. Ad Enrico Carrea è bastata una ‘Notte insonne’ a farci credere che c’è qualcosa d’immortale: è una poesia dalle parole semplici e antiche che parlano lo stesso linguaggio uguale di sempre; parlano d’amore e della voglia d’amare. Parlano di noi e dell’impersistenza.
Poi lo dico io, che di poesia ne so. Lo dico io e sembro sfrontato; ma sono un poeta perché ho sentito queste poesie. Ho letto le sue e scritte le mie. E sì, siamo aggrappati tutti ad una stessa corda. Così cantiamo al culo e alle tette, parliamo agli amici e alla morte. Così quando arriva la poesia tu, insieme a me, la riconosci e ti meravigli. Ti meravigli come un bambino che scopre quello che c’era sempre stato. Abbiamo voglia lo stesso di raccontarlo. Sappiamo che poi saranno poeti con noi, tutti quelli che già lo sanno.
Questi pensieri sono nati per la mia conoscenza con Enrico Carrea: un poeta che ci sa svegliare dopo una sua notte insonne. Come nella tradizione popolare la poesia arriva di notte, arriva a tenerci svegli, a vivificare ricordi e sentimenti sopiti; per questo penso che ‘Notte insonne’ sia il titolo giusto per il libro di poesie di Enrico Carrea, edito dalla Fratelli Frilli Editori.

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