Italians today
Che dire dei popoli? Che dire di noi italiani, eredi di Michelangelo, Leonardo e Fermi – per dirne qualcuno? Siamo qui oggi a tentare un miscuglio, a considerarci qualcosa di diverso da Berlusconi, 60 anni dopo Mussolini. Siamo divenuti, come popolo, l’emblema del ‘vorrei ma non posso’; non certo di chi ci governa: quelli possono quello che vogliono in materia di impunità e leggi personali.Non ci rimarrebbe che affidarci ai giovani, ma attenzione: diffidiamo dai rampanti, dai poeti e nichilisti…diffidiamo dell’America. Siamo italiani.
C’è sempre una generazione dopo che vuole provincializzarsi; come un moto d’onde marine, c’è un ripetersi di eventi che fanno l’uomo un essere immortale. Immortale proprio perché non cambia. Il tempo non lo scalfisce. Sarebbe troppo se la consapevolezza di una generazione si riversasse in quella successiva. Sarebbe fantastico se l’esperienza si riuscisse a trasmettere da padre in figlio o da madre in figlia: ci si troverebbe subito in uno stato adulto; saremmo vecchi presto. Saremmo anche più intelligenti, non rifaremmo gli stessi sbagli e ci avvieremmo verso un’altra storia.
Così è per tutti. Così l’italiano è sempre giovane, è sempre italiano. Anche con Berlusconi; ma non è quest’ultimo un Alberto Sordi redivivo? Non pare uscito dallo schermo di una pellicola satirica? Meno male che non disimpariamo a ridere, non abbandoniamo l’ironia. E se per quello strano gioco degli ‘antichi ritorni’ ci ritroviamo poveri, coraggio, Berlusconi finirà; finirà per poi ritrovarcelo in tuta spaziale ad azionare altri retrorazzi. Ma noi, se diventeremo qualcosa d’altro, non ci saremo.
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