lunedì, novembre 28, 2005

Un libro per la storia

Questa sera hanno parlato del libro 'Non mollare (1925)' edito da Bollati Boringhieri alla Portoanticolibri di Palazzo Millo, Matteo Lo Presti, Pietro Lazagna e Roberta Pinotti. E’ stato un incontro ricco di riflessioni. Lo Presti- Circolo Culturale Voltaire- partendo dai personaggi della foto di copertina del libro, nell’ordine: Nello Torquandi, Tommaso Ramorino Carlo Rosselli, Ernesto Rossi e Nello Rosselli; ha tracciato un quadro dell’epoca e rimarcato la forte attualità del loro pensiero. Quei protagonisti, da soli sono in grado di riscattare tutte le brutture di quegli uomini che si avviavano a portare l’Italia verso il disastro. Essi rappresentano una umanità ed un’etica che getterà le basi per una società rinnovata. Lo Presti ha ricordato in particolare Gaetano Salvemini, loro maestro e Gaetano Pilati, muratore, mutilato della Grande Guerra e intellettuale insieme. “Non vorrei che questi uomini fossero sottoposti a qualche corso revisionistico tanto di moda oggi: loro vanno bene così, come ce li descrive magnificamente questo libro”. Così ha concluso Lo Presti passando il microfono a Roberta Pinotti.
Per la parlamentare diessina Pinotti, il libro fa comprendere tutta la drammaticità delle difficoltà e dei rischi, per stampare e diffondere questo semplice foglio che sintetizza nel titolo ‘Non mollare’ tutta la sua portata storica: con il passaparola e con l’informazione coraggiosa riuscirà a smuovere diverse coscienze. ‘Non mollare’ renderà noto, unica stampa, il memoriale Filippelli, dove si racconta come avvenne l’uccisione di Matteotti e chiamando in causa Mussolini. Pinotti ricorda anche la moglie di Pilati, che fino all’ultimo lottò per avere giustizia dell’assassinio del marito. Nel libro c’è il racconto dell’intrusione in casa dei fascisti e dell’uccisione di Pilati davanti al figlio piccolo. “C’è nel libro il racconto di una umanità forte dalla moralità rigorosa; bisogna diffondere la lettura di questi libri ai giovani”.
Concludendo Pietro Lazagna- docente dell’Università di Genova- traccia la peculiarità fiorentina di questo gruppo di audaci, che da soli passarono all’azione con questo bollettino. “Bisogna che gli scogli storici, dove si costruisce e ricama, siano oggetto di riflessione per conoscere meglio la realtà: dove era l’opposizione in quegli anni? Dove a Genova? Nessuno sa niente; sono storie che scompaiono nella vulgata”. Lazagna dopo queste parole, ricorda i pochi genovesi, quasi tutti preti, che organizzarono qualche accenno di antifascismo…”a Firenze –dice Lazagna- operò una elite, a Genova gli intellettuali sono pochissimi; qui c’è la classe operaia e allora le azioni si trovano nelle fabbriche, nel ponente operaio”…
In ultima analisi tutti concordano che questo libro sa trasmettere una valenza etica che riempie di rabbia. Un invito a tutti a diffonderlo tra i giovani per conoscere pagine di storia da non dimenticare mai.

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