GIOCHI di RELAZIONE
Con lo studio dell'Analisi Transazionale, si scopre come il gioco s'insinui anche nelle dinamiche relazionali caratterizzandole. Si sa che niente è più serio del gioco e, come sosteneva Freud, l'uomo cambia giochi ma non smette mai di giocare. Così con il metodo, studiato da E. Berne, dell'analisi transazionale sappiamo che ogni giocatore assume inconsciamente di volta in volta il ruolo di Persecutore, Salvatore e Vittima; poi può saltare da un ruolo all'altro secondo l'andamento del gioco. Di solito però s'interpreta un ruolo preferito e si passa la maggior parte del tempo ad esercitarlo. Voi siete Vittime, Persecutori o Salvatori? Un aiuto: il Persecutore di solito è una persona seriosissima con un alto senso del dovere che vede tutto negativo; lui si ritiene sempre nel giusto e gli altri sono spesso inadatti, non bravi, non giusti. Il Salvatore è molto premuroso, in pò chioccia; ama molto come un dovere e trova negli altri sempre delle mancanze cui sopperire. La Vittima è sempre complementare agli altri due ruoli: è un bambino sempre in difficoltà e trova sempre un Persecutore o un Salvatore secondo il momento esistenziale. Per la Vittima gli altri sono sempre più bravi di lui e cerca quindi chi può aiutarlo. Questi giochi relazionali si svolgono sia a livello sociale, sia psicologico. Chi gioca in genere instaura relazioni simbiotiche ovvero relazioni figlio - mamma o bambino- genitore. Il dramma è che questo meccanismo di relazione si ripropone sempre inconsciamente: un figlio cercherà sempre una mamma ed un bambino un genitore.
Uno dei giochi preferiti è: Povero Me! Trovata una Vittima, il Salvatore risponderà: "Sono felice di aiutarti, come saranno felici di avermi conosciuto"; Il Persecutore: "Guarda in che situazione mi hai messo, ti ho beccato, brutto pasticcione".
Ma perché si gioca? Tutti i giochi hanno un tornaconto, una finalità importante ed esistenziale: ricevere carezze, meglio positive; ma non importa a certuni più di tanto, vanno bene anche quelle negative, poiché si sà la cosa peggiore è l'indifferenza: è non essere visti, guardati, percepiti, ascoltati, sentiti... Insomma ci siamo? Per vivere abbiamo bisogno che gli altri celo confermino continuamente. Pensateci un po’; quanti di noi stanno giocando in questo momento?
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