giovedì, novembre 13, 2003

Guerra e terrore


Perché non dire chiaro, dopo la strage degli italiani in Iraq, che la guerra non è finita? Dietro la retorica della conquista militare della pace c'è solo la realtà della guerra che continua. Perché non considerare quello che chiamiamo terrorismo l'unica arma contro un esercito straniero invasore che vuole imporre la sua visione del mondo? Io chiamerei terrorismo quello delle brigate rosse, quello degli attentati contro le Torri Gemelle a New York o al Pentagono; quello della strage in Arabia Saudita ecc.; quelli sono attacchi vigliacchi contro persone inermi, ma quello fatto a militari considerati invasori portatori di guerra nel nome di una liberazione da nessuno chiesta, non è ancora solo guerra?
In fondo allora si capirà che anche la guerra è terrore, miseria, odio e queste sono le conseguenze: non è terrorismo solo perché si decreta la violenza con i governi? Anche alla faccia della democrazia? Tutto il resto è retorica.
La fine della guerra e la vittoria su Saddam è stata a proclamata da Bush su una portaerei, ma lui non ha vinto niente e se come dice ha liberato l'Iraq dal tirranno Saddam, la guerra i suoi abitanti continuano a viverla.
Ecco allora che i nostri vessilli di pace alle finestre acquistano in questi giorni con la strage degli italiani in Iraq, ancora più valore. Bush non ha vinto niente, men che meno la pace: se vuole la pace se ne vada dall'Iraq con i suoi fedeli alleati e lasci l'Iraq agli iracheni.

Nessun commento: