venerdì, settembre 19, 2003

Salti evolutivi


L'Uomo è veramente l'obiettivo finale dell'evoluzione? Questo si chiede Richard Dawkins nel libro: "L'orologio cieco", dove egli sostiene come all'origine ci sia l'informazione, segni, parole, istruzioni che nel genoma risultano essere digitali. Così il disegno della vita non ha bisogno di disegnatori, architetti, ingegneri o altro. Eppure siamo sempre in bilico, non siamo mai definiti, ordinati; siamo a testimoniare una unicità frutto del caso e della necessità (come sosterebbe ancora Democrito). Oggi svelando le "parole" del genoma con la codifica del DNA, il miracolo c'è spiegato: l'evoluzione procede nel suo insieme; va avanti, anche se non è lineare, e il regredire è sempre una continuità, ricchezza, recupero della sostanza materiale insieme al suo spirito.
Continuiamo a farci guerre, ci dividiamo per etnie, religioni, cultura e pensate che il 98,4% del nostro patrimonio genetico coincide con lo scimpanzè…Poi, a conferma, leggo pure sul Corriere.it che è stato scoperto che anche il nostro senso di giustizia deriva dalle scimmie: "La distinzione tra giusto o sbagliato sarebbe quindi figlia del Dna": così il titolo per un articolo che illustra un'informazione ripresa dal periodico "Nature" il quale sostiene che le azioni giuste o sbagliate sono riconoscibili anche dalle scimmie. Benissimo, la socialità è iscritta nel DNA e le regole di cooperazione sociale ce le tramandiamo da quando eravamo scimmie. Tutto torna, ma resta che sappiamo andare anche oltre: a quando eravamo lupi. Lupus in fabula.

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