venerdì, settembre 12, 2003

Lui dice quello che pensa


di Furio Colombo
dall'Unità di oggi


Una volta stabilito che in tutte le televisioni italiane lui parla da solo, Berlusconi si sente libero di lasciarsi andare. Confida i suoi
pensieri che fanno orrore (i giudici sono esseri diversi dalla razza umana) e sa che tutti i nostri Tg (con l'unica diversità del Tg3) arrangeranno le cose che dice in un pastone impenetrabile
(per questo sono febbrilmente al lavoro volenterosi giornalisti di regime) mentre alle spalle si vedono volti e si ascoltano frasi spezzate per dare l'impressione che tanto loro (i comunisti)
si oppongono sempre.
Particolarmente indecente il Tg1 che è diventato ormai la scorta di fiducia del premier. Questa volta i pensieri di Berlusconi (seconda ma non ultima puntata della sua intervista al giornale inglese «The Spectator» e alla «Voce di Rimini») sono pensieri sordidi. Sono una offesa cruda e volgare alle vittime del fascismo, ai cadaveri di cui l'altro regime, quello di Mussolini, aveva seminato l'Italia. Sono la difesa di un assassino, con la
pretesa «di avere difeso un italiano». Con singolare ottusità di sentimenti e sensibilità verso i sopravvissuti e i figli della Shoah, baratro di orrore aperto dalle leggi razziali imposte al Paese dall'italiano di cui questo primo ministro appare così orgoglioso.
Quando Berlusconi parla per «chiarire» è ancora più volgare e squallido.
Vorrebbe dire alla sinistra: «zitti voi, che avete fatto i gulag!», fingendo di dimenticare che parlava da italiano nel Paese che governa, da europeo di una Unione che (per fortuna temporaneamente) presiede, nati, entrambi, dalla lotta per la libertà e contro il fascismo, il nazismo e le «passeggiate al confino» di tanti perseguitati, di milioni di morti. Ha lasciato a bocca aperta i post-fascisti, ha indignato Pannella, ha costretto i «buoni» della sua coalizione a complicate frasi tipo «l'antifascismo dovrebbe unirci, non dividerci». Ha spinto Bondi, con la calza sul viso, a dire a tutti noi che avremmo fatto meglio a tacere perché ieri sera era l'11 settembre.
Evidentemente Bondi non poteva sapere o capire che, insieme alle vittime dell'11 settembre, noi eravamo impegnati a ricordare i 100.000 soldati americani caduti, insieme ai partigiani e agli antifascisti di tutta Europa, per la libertà.
Evidentemente decidono lui e il suo capo se e quando si possono
impunemente insultare le vittime della persecuzione fascista e quelle delle leggi razziali, delle deportazioni, dell'umiliazione, dello sterminio.
Che Berlusconi sia pazzo? si domanda Marco Pannella. Pannella è un politico di lunghissima esperienza. Si meraviglia, certo, ma sa che non è vero. C'è una trama e ormai quella trama, in tutto il suo squallore, si vede bene.
Primo. E' genuinamente incapace di governare. Travolto com'è da un iperattivismo narcisistico che lo costringe a correre da se stesso a se stesso, in cerca di altra attenzione, altro spazio. O forse ha capito che in ogni caso con gli alleati che ha messo insieme, e soprattutto con la Lega, Governare è possibile. E allora si è dato il compito di tenere la scena perché lo spettacolo annunciato non ci sarà.
Secondo. Adesso sa, sondaggi alla mano, che l'Italia per bene non voterà mai più per lui. Ha perduto tutte le persone decenti che aveva potuto attrarre. Ha perduto gli imprenditori, i borghesi seri che hanno rispetto per se stessi, una vasta Italia produttiva che un giorno è imbarazzata da ciò che Berlusconi dice, e un giorno dalla rissa continua, costante, un po' ridicola e un po' selvaggia, dei suoi alleati, diciamo così, di governo.
Terzo. Forse molti degli intellettuali e commentatori che - finora - lo hanno sostenuto di slancio aspettandosi da lui un premio, cominciano a rendersi conto che potrà esserci un «dopo» in cui tutto ciò sarà squallido e desolante folklore. E cominceranno a scorrere sullo schermo i nomi dei partecipanti e co-autori del più brutto e umiliante spettacolo nella storia italiana del dopoguerra. Potrà esserci un «dopo» in cui si sentiranno chiedere, nel mondo, dov'erano e che cosa hanno fatto per difendere almeno un poco la dignità del Paese. O per spiegare che cosa vedevano, credevano, capivano, ascoltavano mentre il Paese era spinto in basso da figuri che - dopo il 25 aprile - non si erano mai più visti in Italia.
Quarto. Berlusconi ha scelto intorno a sè i peggiori - in base alla moralità, ai trascorsi, alla inclinazione, al servizio senza fare domande - perché intende percorrere la strada peggiore: lo scontro violento e distruttivo in fondo al quale, se vince, finisce ciò che resta delle libertà personali e dei diritti civili degli italiani.
Oscar Luigi Scalfaro - indicando i sintomi - aveva visto giusto, aveva indicato il pericolo. L'opposizione, tutta, dice in queste ore ciò che gli italiani per bene si aspettavano di sentir dire. Accetta la responsabilità di fare da argine democratico, di rendere impossibile denigrazione e devastazione istituzionale, tenendo in vista, per il resto del mondo, la immagine decente dell'Italia democratica. Finché il voto ci porterà la liberazione.

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