venerdì, febbraio 20, 2004

Capitalismo

C'è una condanna del capitalismo che spinge a crescere senza fermarsi: chi si ferma è perduto. La concorrenza sopravanza, così avviene naturalmente una "mors tua vita mea": restano i migliori; dovrebbe essere e così si spera. In questo quadro quale futuro si prospetta quindi al capitalismo e al liberalismo che ne consegue? Si riuscirà a governare la vittoria sul dispotismo di una crescita incontrollata e anarchica che impoverisce invece di arricchire?
E se avesse ancora una volta ragione Tocqueville, quando ammoniva che una società individualista e frammentata è destinata a soccombere di fronte al totalitarismo, rispetto a una società unita e pluralista, basata su associazioni e comunità di uomini?
Ora che il capitalismo sembra non avere più avversari, forse, il suo più acerrimo nemico lo potrà trovare solo dentro di sé.
Tempo fa in una intervista il Papa disse: "Se il capitalismo odierno è migliorato, è in buona parte merito delle buone cose realizzate dal comunismo: la lotta contro la disoccupazione, la preoccupazione per i poveri. Il capitalismo invece è individualista…".
Certo che l'etica calvinista, cui si deve lo slancio capitalista nella chiesa, ha contribuito alla sua affermazione; ma ora, con gli scandali, la perdita di moralità e l'aumentare delle contraddizioni di uno sviluppo distorto, si deve pensare ad un antagonista vero al capitalismo: se non sarà più il comunismo o il socialismo quale può essere? Solo la sua coscienza farisea? Forse lo può essere il riformismo; però tutti si richiamano a quello: destra e sinistra. Bisogna allora stare attenti: se osservate bene i protagonisti dell'attuale scena politica non dovrebbe essere difficile scegliere…diversamente il dispotismo capitalista ci travolgerà tutti.


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