Tasse su strada
26 febbraio 2004
di Massimo Gramellini da LA STAMPA
II governo francese ha avuto una bella pensata: assegnare 20.000 chilometri di strade statali agli enti locali, in bolletta come i nostri, affinché ci mettano sopra un pedaggio. Se si pensa che fra breve anche a Parigi potrebbe scattare il permesso di circolazione a pagamento che tante soddisfazioni sta regalando al sindaco di Londra, è facile immaginare un futuro non lontano in cui tutta l'Europa sarà un'unica autostrada e lo Stato Sociale si reggerà sui tributi degli automobilisti, accumulati ad altri viziosi come i fumatori e i consumatori di alcol nel girone infernale del Balzello.
Nessuno mette in dubbio che da qualche parte i soldi vadano pescati: nei tribunali manca la carta per le fotocopie, le scuole cascano a pezzi e non fa quasi più notizia l'ospedale pediatrico di Palermo che invita i pazienti a portarsi le brandine da casa. In mancanza di meglio, la scelta medievale di tassare le strade e un domani pure l'aria potrebbe diventare un sopruso indispensabile. Però andrebbe comunicata agli elettori: trattandoli da adulti, per una volta. Invece si assiste a un balletto curioso. I governi centrali, di destra e di sinistra, giurano di voler ridurre le imposte, mentre consentono a regioni e città di aumentarle a dismisura. Si vantano di non infilare la manona statale nelle nostre tasche, ma incoraggiano la manina locale a farlo in maniera sempre più assidua ed esosa. Il risultato è che paghiamo (almeno) come prima, ma molto più spesso. E con in aggiunta la sensazione di una presa in giro.
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