sabato, marzo 31, 2007

Dico maledetti. Perchè?

Ma cosa avranno di così tanto pericoloso i Dico? Ovvero la formula che estende diritti alle coppie che convivono? Eppure per dare battaglia a questa norma, che non dovrebbe creare scandalo, si è arrivati a parlare di un possibile passo successivo verso la legalizzazione dell'incesto o della pedofilia tra persone consenzienti. Da dove sbuca questo terrorismo morale? Ma cos’è questo accanimento della Chiesa? Cosa vuol conservare o difendere? E’ davvero da considerare un ‘male assoluto’ prendersi socialmente ‘cura’ delle unioni di fatto?
Mi piacerebbe che la Chiesa cattolica usasse lo stesso ardore e impegno per difendere la pace e condannare la guerra, gridare contro i costruttori di armi, contro le famiglie mafiose, gli spechi derivati dai consumi lussuosi, ossia lottasse contro la miseria dei molti, che dalla stessa Chiesa è stata considerata frutto della ricchezza dei pochi. Invece…ma forse non c’è niente da controbattere ai cardinali, arcivescovi e preti vari: hanno i loro personali problemi e il loro sguardo sulla società in fondo deve interessare più gli ascoltatori di RadioMaria che i politici. Così mi auguro.
A noi cittadini che crediamo nel bene - pur non seguendo pedissequamente la CEI- non resta che stare molto attenti, nel mantenerci laici, e saper destinare l’8 per mille verso lidi più consoni all’amore e alla tolleranza. Una protesta piccola, ma efficace.

giovedì, marzo 29, 2007

Avere dubbi

In 60 anni di Repubblica politica c’è da dire che di cose ne abbiamo viste. Abbiamo visto di tutto e il suo contrario. Come se niente fosse stato abbiamo assistito a capriole, giravolte, inversioni a U, salti mortali: come al circo; solo che quello cui abbiamo assistito non era sotto un tendone, ma nell’agorà politico.
Non è che cambiare opinione non sia auspicabile, spesso dimostra intelligenza, elasticità mentale, è segno di apertura all’altro e indica che non si è ottusi. Poi tutto andrebbe scritto in un percorso di crescita, di maturazione…insomma si è fatto esperienza e poi dopo una riflessione si cambia opinione, si provano altre idee. Può essere bello ed auspicabile. Sennonché invece ad ogni giro di giostra si cambia il posto per continuare solamente a scroccare la corsa.
Poi ci sono i ‘duri e puri’ che cascasse il mondo non si muovono: sono pronti a farci ammazzare tutti con loro. Esempi di coerenza? Di ideali incrollabili? No, esempi classici della ricerca dell’infelicità- come spiegato da ‘Istruzioni per rendersi infelici’, il libro di Paul Watzlawick.
Il potere esercita su moltissimi personaggi politici un fascino che, nella loro ricerca di identità, fa scontare i loro destini personali alla collettività. In un gioco oscuro di rimandi ambientali, certi meccanismi psicologici diventano collettivi o almeno condivisi. Come forse è naturale avviene che un certo destino venga subito anche da chi non ne vorrebbe far parte. Gioco crudele della democrazia? Non saprei, certo è che quel Tutto che ci comprende non può lasciarci indifferenti.
Allora infine solo una raccomandazione: stiamo attenti ad avere fede. Diversamente forse non avremmo bisogno di politici, ma solo di preti…
Tutto dovrebbe partire dal dubbio e non dalla fede. La conoscenza, cui dovremmo fare esperienza giorno per giorno, è una cosa diversa dalla fede religiosa. La verità del nostro essere, che poi diventa la verità dell’intero universo, è basata sul dubbio. Oggi poi possiamo aggiungere anche la laicità.

lunedì, marzo 26, 2007

Passeggiata virtuale con Cesare Viel

Nell’ambito dell‘arte contemporanea nei Palazzi dei Rolli, l’artista Cesare Viel ha prodotto una performance-installazione riempiendo di striscioni tutta la via San Lorenzo, con delle domande per il corpo. La trovata è interessante. E’ bello usare una manifestazione artistica per porre degli interrogativi che ci possono aiutare a comprendere meglio la realtà. Ho trovato interessante la successione di domande e impressioni sul corpo, che meritano una riflessione.
Il primo striscione in alto chiede…’hai provato a sentire l’incandescente perimetro del corpo?’; sembra che si inizi con la febbre, ma il retro dello stesso continua: ‘vorrei includere sempre lo spazio anche dell’ombra’, è la nostra mente che dilata tutto, ed è ancora quella che scalda i confini. ‘l’agente di un corpo è un enigma e resta un mistero?’; questo è il secondo striscione e già si entra nello sconosciuto, in quella stessa ombra accennata prima. Ma, ‘ho paura quando il corpo mi attraversa e io attraverso il corpo’. E’ vero di quanto si teme l’intimità.
Il terzo triscione: ‘avverti il peso del corpo che cade?’; è solo un momento, dopo: ‘forse non trovo che cenere e domande’. Consequenziale.
Il quarto striscione abbisogna di un’ermeneutica difficile, spiazzante: ‘riesce il corpo a sentirmi quando l’ascolto?’, purtroppo abbiamo una condanna a parlare sempre; con la bocca, con i pensieri, con i gesti, i movimenti e per di più…’non sono sempre là dove il corpo mi conduce’. Vero e incredibile: il corpo ci sentirebbe se facessimo silenzio. Purtroppo mai.
Arrivati al quinto leggiamo: ‘chi offendiamo quando si offende il corpo?’. Possiamo rispondere sicuri: noi. Il retro recita: ‘posso dire che ho visto corpi muti e sigillati, senza fiato’. Era lo stesso corpo? L’ultimo striscione della passeggiata a testa in su mi dice: ‘posso dire ciò che il corpo mi racconta?’, certo che lo possiamo dire e la malattia è senz’altro il suo grido; infatti si conclude con ‘dimentico ciò che il corpo riesce a chiedermi’.
Beh, io ci ho provato a percorrere la via ed un senso. Provateci anche voi con la stessa passeggiata.

giovedì, marzo 22, 2007

Aspettative

A vedere il wi-fi, la potenzialità di trasmissione di dati senza fili, solo sfruttando l’aria, mi viene in mente l’idea di Nicola Tesla sviluppata nel 1899: generare e trasmettere energia elettrica tramite l’etere. E’ nel frattempo trascorso più di un secolo da quell’idea geniale di Nicola Tesla ed è ancora da attuare, ma non è detto che non ci si riesca. Con la fisica moderna siamo a conoscenza come gli spazi all’interno degli atomi siano un campo energetico: c’è una forza gravitazionale come quella che esercita la massa del pianeta Terra. Questo campo energetico gravitazionale chiamato Tachionico, è stato definito da Einstein: Etere. Nell’etere abbiamo quindi un’immensa quantità di energia che non percepiamo, ma riusciamo ad osservarla tramite processi indotti da altri campi elettro magnetici: quelli che procuriamo noi. In sostanza certi processi elettrodinamici non avrebbero luogo se non esistesse nell’’aria’ una energia che attiva quei fenomeni.
Ci pensate? Avere l’energia a portata d’aria: una rivoluzione che avrebbe degli sviluppi incredibili. Tutto girerebbe innalzando al cielo una piccola antenna: luce, pc, auto, radio, tv, lavatrici, macchine funzionerebbero come per magia…incredibile. Eppure quella magia, come detto prima, esiste già: le onde elettromagnetiche che fanno vedere immagini, sentire suoni, viaggiare dati, voci, numeri, sono già realtà e utilizzata sempre di più. Ora non rimane che trovare il modo di sfruttare quella forza che c’è all’interno degli atomi; trasformare questa forza in elettricità.
Tesla, in verità, riuscì nel 1899 tramite la stazione di Colorado Spring ed un generatore di nuova concezione a trasmettere la quantità di corrente necessaria ad accendere 200 lampadine poste a 40 Km di distanza. Il magnate John Pierpoint Morgan si interessò agli esperimenti di Tesla e finanziò il suo progetto: "Il Sistema Mondiale"! Peccato che dopo poco tempo per ragioni sconosciute, Morgan ritirò i finanziamenti e gli appunti del fantastico generatore sparirono misteriosamente dopo la morte dello scienziato.
Ora a breve avremo, con la tecnologia Wi-Max, la possibilità di accedere ad Internet via etere, ossia senza fili, in varie parti del territorio. Non sarà per caso un fatto che farà da preludio a un nuovo rivoluzionario modo per trasmettere, insieme a dati multimediali, anche energia?

giovedì, marzo 08, 2007

L’economia può cambiare

Ci siamo abituati da anni a considerare ogni cosa sotto l’aspetto economico; ogni cosa deve avere un valore monetario e riconducibile ad una questione di ricavi e perdite. Forse è questa visione che ha reso la società difficile e di conseguenza impoverito oltre che il mondo anche i rapporti umani.
Con questo intendimento economico a perderci sono soprattutto le fasce cosiddette deboli della società; ecco allora tutte le tensioni che l’attraversano. Esempio è giusto che tutto sia rapportato ad un indicatore di crescita chiamato PIL (Prodotto Interno Lordo)? Altri esempi: è giusto che la sanità pubblica miri ad un bilancio in pareggio? E’ giusto aumentare il costo del bus per dare un servizio ai cittadini, quando la garanzia alla mobilità è un diritto? E’ giusto licenziare le donne che entrano in gravidanza, perché rappresentano solo un costo alle aziende? A pensare che una volta i figli erano considerati una ricchezza e oggi paradossalmente rappresentano solo un costo. La filosofia di questa economia di mercato ha ormai così pervaso a fondo le nostre coscienze che fa sembrare scontati i ‘tagli’, le chiusure di ospedali, la soppressione di attività, di servizi non renumerativi…
Ma invece una alternativa c’è: esiste una filosofia ed una economia che può riscattare valore e valori nuovi, aumentando la ricchezza più importante, quella dell’umanità, senza distruggere e perdere quella più vitale: quella dell’ecosistema naturale della Terra. Questa economia diversa si rifà alla decrescita: un percorso di crescita alternativo basato su consumi equilibrati con l’abbandono dell’ossessione consumistica tutta rivolta all’utilitarismo e al mercato. In sostanza l’economia dovrebbe essere riportata a mezzo e non a fine della vita umana. Come il denaro. Ancora una antica saggezza dovrebbe aiutarci: l’economia del dono, della preservazione della tradizione alimentare e quindi agricola locale, l’economia familiare, ecc.
Non sarà che molte delle nostre idiosincrasie odierne su valori morali, religiosi e laici nascondano in sostanza gli aspetti alienanti di una economia perversa? Riscoprendo e immaginando altro, forse risolveremo senza guerre molti nostri problemi attuali.

lunedì, marzo 05, 2007

Per l'8 marzo

Camerieri in boxer, stripes man…sono alcune proposte per festeggiare un 8 marzo, che è diventato qualcosa d’altro da quello per cui era nato. In verità la trasformazione era gia avvenuta quando da giornata di lotta internazionale a favore delle donne, promossa da Rosa Luxemburg, in ricordo della tragedia del 1908 a New York, è diventata festa. Ma l’emancipazione femminile con il segnale di spogliarelli maschili, discoteche e cene riservate alle sole donne, forse indicano che i sessi sono meno diversi di quanto si pensi. Infatti nessuno di noi per natura è legato ad un sesso: ognuno è legato ad una propria soggettività, inserita nel corpo e non come differenza legata ad un organo sessuale.
Umberto Galimberti nel suo libro ‘Le cose dell’amore’ ricorda come la scienza affermi che l’uomo ha desideri sessuali perchè ha un sesso; in verità è esattamente il contrario, in quanto ha un sesso perché ha desideri sessuali. La sessualità non è carne ma desiderio. Così sempre nello stesso libro si dice: ‘nessuno è mai là dove si crede, ma ciascuno è sempre là dove il desiderio lo spinge’. La nostra cultura ha trovato l’artificio del ‘naturale’ per definire cose che sono diverse.
Intanto le donne nel tempo si sono accorte che, sul piano della gestione del potere, non occorrono delle capacità, ma una particolare forma di alienazione molto efficace. Che si siano oggi impossessate di quello?
Noi maschi rimaniamo sorpresi di essere scimmiottati nei nostri atteggiamenti voyeuristici o peggio machisti; vorremmo la donna sempre fissata in una icona, ma questi passaggi forse ci obbligano a pensare quanta strada bisogna ancora percorrere per far nascere la storia. Sì, qualcuno ha sostenuto che la storia era finita, io ricordo che Marx disse che la storia sarebbe invece iniziata quando non ci sarebbero più state divisioni tra i sessi; quando uomini e donne sarebbero state semplicemente persone, e le relazioni tra le due metà dell’umanità - le donne e gli uomini- sarebbero diventate mutuali.
Allora l’8 marzo serve ancora, per scoprire quanto ci unisce e quanto ci divide. L’8 marzo serve ora a tutti, per scoprire quanto ancora insieme si può fare.