martedì, giugno 22, 2004

da Silvano Agosti

Oggi ho trovato in un’intervista di Silvano Agosti una corrispondenza di idee per me molto importante. Trascrivo il passaggio dell’intervista che mi ha colpito e in cui mi ritrovo:
“…Credo che ogni persona debba essere l'autore del proprio destino del proprio vivere. Vorrei trasferirvi rapidamente queste tre condizioni profonde della mia visione del mondo. Sono condizioni impossibili da sradicare dalla mia incertezza . La prima é che ognuno di noi è all'origine, assolutamente, un capolavoro anche solo da un punto di vista biologico... La seconda convinzione é che voi vivete una volta sola e non due. La terza é che ognuno di voi non è mai esistito prima e mai esisterà dopo. Per queste tre ragioni è fondamentale che ognuno ci si rapporti a se stesso e agli altri come ci si rapporta ad un capolavoro. Se voi avete scoperto nella vostra soffitta un quadro di Van Gogh non credo che lo utilizzerete come vassoio per portare il caffè, anzi, lo metterete nel luogo più bello della casa e lo proteggerete. Questo senso di venerazione verso un capolavoro lo dovete trasferire su voi stessi e su chiunque incontrate...”.


sabato, giugno 19, 2004

Il Trattato Costituzionale UE

Ho letto con interesse il Trattato Costituzionale unico, approvato dal Consiglio Europeo, è un grande risultato; un evento storico che ci aiuta a guardare al futuro, in questi momenti difficili, con un po' di serenità. L'UE ha ora una carta che ne sancisce i principi fondativi, le regole e le finalità.
Dopo il Preambolo ci sono i primi tre articoli della Costituzione Europea che stabiliscono le definizioni e gli obiettivi dell'istituzione degli Stati uniti d'Europa; come si possono intendere? Da un punto di vista filologico il testo è sintesi di quei valori ispirativi la democrazia occidentale; così l'articolo 1 è una premessa politica, quasi a rimarcare differenze anche linguistiche, al vero corpo ideale rappresentato dall'articolo 2. Sì, in questo secondo articolo troviamo i nostri ideali; troviamo la nostra storia, le nostre aspirazioni e, anche senza riferimenti a valori cristiani diretti, si comprende che l'uguaglianza, la libertà, la giustizia e la solidarietà senza nessuna discriminazione sono nati in questa civiltà: sono radicati dopo un lungo percorso filosofico e riassunti dal libro più grande, dal Vangelo.
L'articolo 3 dopo richiama alla pace, al benessere, alla sicurezza, al mercato unico e libero -"nel quale la concorrenza è libera e non distorta"- per una crescita economica e sociale…ben detto, resta ora da metterle in pratica, si spera con una tranquillità in più: nessun paese si troverà d'ora in poi da solo ad affrontare totalitarismi e dittature. Nessun paese, non dimentichiamolo, di quelli che hanno dato origine a tutte le guerre mondiali, dichiarerà più guerra al vicino. Speriamo infine che serva anche a correggere quelle "storture" democratiche oggi presenti.

venerdì, giugno 18, 2004

Visioni

Ieri sui giornali genovesi campeggiava la notizia della comparsa dell'immagine di Padre Pio su la statua del Cristo degli Abissi in mostra dopo il reastauro. Questa è la mia opinione.

Il Cristo degli Abissi ci porta proprio negli abissi, quelli della mente e quella macchia dovuta ad un effetto di luci, dovrebbe essere letta come un test di Rorscharch, ovvero un sistema per individuare le nevrosi.
Già ritengo Padre Pio un santo che riporta indietro la fede di secoli: le sue stimmate e miracoli sono per me la testimonianza di una chiesa italica e discutibile sia esteticamente che spiritualmente; oggi la sua visione dimostra un inconscio collettivo sempre pronto a darci risposte sopranaturali a problemi quotidiani irrisolti.
Altro che sacro e religioso in quelle visioni si annida una fede diventata creduloneria e scoop; il sopranaturale divino e il “miracoloso” sarebbe poca cosa ed anche ridicola se divenisse lo scudetto di un frate da apporre all’emblema di un Cristo di bronzo.
Indirettamente la notizia e il suo “peso” mediatico ci rivelano non solo una nevrosi ma anche la schizofrenia di un’informazione che relega la guerra, in Iraq e nel mondo, in trafiletti interni…ecco a cosa serve forse Padre Pio.

giovedì, giugno 17, 2004

Impressioni sul voto

A mio parere nessuno può dirsi contento dei risultati elettorali; però se interpretati come una svolta del consenso berlusconiano allora c’è d’avere fiducia per un reale cambiamento della politica.
Queste elezioni hanno dimostrato che esiste uno zoccolo duro del 20% che non sarà facile scalzare; però bisogna ricordare che il berlusconismo esisteva nella società ancora prima di Berlusconi: era iniziato con “l’edonismo reaganiano” -ve lo ricordate? – poi con il craxismo si era affermato in Italia. Yuppy divenuti politici e quindi politici come falsi manager; affaristi come ideologi, partiti come bande armate di mazzette…Berlusconi aveva raccolto una eredità tutta sua e che l’insipienza della sinistra non era riuscita a trasformare.
Ora ci vorrà forse tempo ma un’inversione politica, che riflette anche un cambiamento di costume, è in atto; la crisi economica non permette apparenze: i ricchi torneranno ad essere i ricchi e una griffe non fa primavera.
Mentre scrivo una radio paradossalmente sta trasmettendo Renato Zero che canta: “I migliori anni della nostra vita…tienimi forte che nessuna notte è mai infinita…i migliori anni della nostra vita…”. A pensarli forse potevano anche esserli, quelli dell’edonismo e del berlusconismo, ma solo per un dato anagrafico, ora meno male che si stanno esaurendo. Rimanendo con Renato Zero sarà che “si sta facendo notte”?. Notte naturalmente buona.

Un bell'acquisto


Ho votato Marta Vincenzi ed è stata eletta al parlamento europeo con oltre 150.000 preferenze: un successo strabiliante per una candidata ligure che era conosciuta solo nella provincia di Genova e dintorni.
In campagna elettorale l’avevo avvicinata e gli avevo proposto l’acquisto del mio libro “La poesia come un accidente”, lei ha accettato e allora le dissi che le avrebbe portato fortuna. Le segnalai una poesia che lesse subito e vi trovò lo spirito che l’animava in quel momento. Eccola:

Cosa vediamo quando guardiamo un uomo?

Se quando guardiamo un uomo non vediamo un ricco o un povero, un bianco o un nero, ma noi vediamo un uomo...
Se quando guardiamo un uomo non vediamo un cattolico, un ebreo o un musulmano, ma noi vediamo un uomo...
Se quando guardiamo un uomo noi vediamo semplicemente un uomo, vediamo una poesia, vediamo una via all'umanità...
Se quando guardiamo un uomo noi quell'uomo lo vediamo, lo riconosciamo un passeggero come noi e lui ci vede uguali,
è perché abbiamo davanti un uomo intero.
E' perché siamo liberi.
E' perché abbiamo preso il sentiero indicato da Yeats: il sentiero di sinistra, quello che ci ha fatto abbandonare la maschera sociale facendoci conservare uno strano pudore che ci fa salutare agli incroci.

Ecco è semplicemente questo che vorrei di nuovo: è cambiare il nostro sguardo insieme all'anno, al secolo e al millennio.
E' cambiare l'uomo?

Davvero un bell’auspicio.

domenica, giugno 13, 2004

La poesia è già scritta

La poesia è già scritta; arriva con parole conosciute
Parole semplici con significati profondi che toccano tutti…
E non serve evocare cuori, amori, cieli e angeli, colombe e colori
E non servono rime, ripetizioni, andare a capo o ritornare sui propri passi
Quando arriva la poesia, tu la riconosci e ti meravigli
Ti meravigli come un bambino che scopre quello che c’era sempre stato.

sabato, giugno 12, 2004

Ogni città

Per me ogni città dovrebbe avere una chiesa, una sinagoga e una moschea; ogni città dovrebbe avere una piazza, una scuola ed un teatro. Ogni città, per chiamarsi tale, dovrebbe avere anche una pensione, un’osteria ed una biblioteca.
La città dovrebbe poi essere il luogo dove incontrare sempre gente nuova, oppure incontrare le stesse persone o ancora il posto dove non incontrare mai tutte quelle che l’abitano.
Però la città dovrebbe essere di tutti, così la penso seduto in Piazza De Ferrari mentre davanti mi passano persone indaffarate, tutte con la premura di raggiungere qualche altro posto e chi sta fermo e silente come me, qua davanti a Palazzo Ducale, riflette.
Però la città, e sì che ci conosciamo, poi ci divide: c’è qualcuno che la città la vuole diversa, c’è qualcun altro che la considera solo sua; c’è chi la pensa come la sua casa e chi solo una strada.
Però la città, ma chi l’ha fatta grande? Sono senz’altro, oltre che quelli che vi sono nati, tutti quelli che vi sono arrivati da fuori, da lontano: sono gli infiniti migranti che hanno portato una pietra; sono le persone innamorate che l’hanno sognata come dimora, sono quelli che l’abitano con il senso ospitale di far cittadini tutti. Siamo noi che accogliamo donne e uomini; ecco la città è dare il benvenuto.

giovedì, giugno 10, 2004

Mie poesie antiche

Alcune mie poesie scritte tantissimi anni fa ed ora ritrovate in un quaderno ingiallito:

Una stella

Allontanarsi dalla Terra
Arrivare ad una stella
E di là mirare un punto
Un punto, qualcosa di astratto
Un punto di punti: noi
Noi concreti nel pensiero
Il pensiero che tocca una stella
Ma si è uguali: punti.

Milena dalla voglia d'amare

Sea shell di Santo and Johnny
Passi lenti e fremiti nuovi percorsero il tuo corpo tra le mie braccia
Inesorabile è l'amore quando si ha voglia d'amare
Un lungo respiro ed un sì, fu l'ultima cosa prima che con un bacio
entrasse lo spirito d'amore
Poi altri fuggevoli baci percorsero tutto il tuo viso,
dai lobi al naso, dal mento alla fronte
E solo si soffermarono nell'oasi della tua bocca
Cingendoti di baci ci siamo amati
Milena dalla voglia d'amare.





martedì, giugno 08, 2004

Ancora Suq


Venerdì scorso si è aperto il SUQ, manifestazione culturale che da anni anima le iniziative culturali della città di Genova. Per quest'evento ho scritto:
Ancora il Suq, ancora incontri, scambi e cultura. Ancora il Suq, ancora ritrovi arabi, sudamericani ed orientali. Ancora il Suq a Genova dal 4 a 14 Giugno alla Piazza delle Feste nel Porto Antico.
Ogni volta con il Suq si realizza una scommessa e sono 6 anni con questo che il questo si materializza come d'incanto per farci respirare suoni, odori e colori di terre di fronte e lontane; di mondi esotici e misteriosi che poi scopriamo avere qui da noi.
Ogni volta Carla e Valentina, le menti ideatrici ed organizzatrici dell'evento Suq, sanno raccontarci qualcosa di diverso; questa volta con il progetto: "Il viaggio che gli altri ci portano" uniscono il viaggio fantastico che si compie con la lettura di un libro con quello della cultura che si concretizza nelle forme artistiche più varie e negli oggetti trovabili all'interno del medesimo Suq.
Così il Suq e il Salotto del Libro trovano in questa sesta edizione un connubio foriero di nuove conoscenze. Così è accaduto che, dopo lo spettacolo seguitissimo delle danzatrici del ventre, Piero Tarallo giornalista e viaggiatore ci ha portato in giro per il mondo raccontandoci qualche luogo affascinante e sconosciuto dei suoi numerosi viaggi.
Così viaggio e suq sono complemento di una sintesi culturale: i mercati che si incontrano in tutti i paesi raccontano costumi, usi, tradizione e con gli scambi di merce fanno camminare e conoscere la cultura di ognuno; insomma la storia di una frittata, di un biscotto, di una spezia o un tessuto sono anche la storia di un popolo, sono il loro viaggio…sono la vita.
Abbiamo ora tempo fino al 14 giugno per fare un grande viaggio fermandoci all'interno del Suq. Abbiamo, sotto la tensostruttura del Porto Antico, l'occasione di fare nuove conoscenze e insieme cultura.

lunedì, giugno 07, 2004

Allora, oggi una poesia

Questa sera sono andato in radio; su radio Mie TerreRadio – la web radio delle emozioni: http://pietrob.net/. E’ stato un momento piacevole e utile per conoscere oltre che Pietro Busalacchi, l’inventore, l’ideatore, il conduttore, il gestore…insomma il deux machina della radio che mi ha fatto una bella sorpresa.
Così ho preso il suggerimento di mettere nel blog qualche poesia che è nel mio libro appena pubblicato da Carroggio Editore: La poesia come un accidente…
Allora:
Scrivere l'amore
Scrivere l'amore è l'amore banale
L'amore ha sempre le stesse parole
L'eterna rima con l'eterno cuore
Allora che è di più di dire ti amo e basta
E ascoltare il silenzio che viene poi?
Il silenzio di un nostro abbraccio
Mentre ci aggrappiamo l'un l'altro
E siamo fuori e dentro l'un l'altro
Ed è tutto
Scrivere l'amore è l'amore unico
L'amore ha gli stessi occhi, le stesse labbra
Promesse ardenti e visi chiari
Allora che è di più di dire ti amo e basta
E lasciare cadere le nostre difese e i vestiti?
Ci tocchiamo nudi e niente ci doniamo
Siamo con noi e siamo l'uno con l'altro
Ed è tutto