lunedì, dicembre 31, 2012

Buon 2013

Che quest'anno porti via definitivamente Berlusconi, Bossi, La Russa, Gasparri, Cicchitto, Verdini e la Santanchè. Per l'immediato basterebbe; se poi aggiungessimo Quagliarello, Ghedini, Formigoni, Brambilla, Mussolini e Miccichè, sarebbe tanta grazia in più. Che quest'anno porti tante cose buone a bilanciare tutto il cattivo passato. Che il futuro porti una buona politica, per cui la corruzione ridiventi una eccezione. Che tutti imparino a vivere poveri, non come costrizione ma con convinzione. Per chi invece ha già imparato a vivere la povertà, regalata dall'economia di mercato, ricordi a tutti che si può essere lo stesso felici. Alla faccia della pubblicità. Con i poveri nasceranno più bambini, è assicurato; così va il mondo all'antica. Ma non si auspica un ritorno al passato, ma un futuro più saggio. Ricco di quel sapere che ognuno in fondo sa di possedere. Una saggezza che sappia far sorridere e renda allegri. Che quest'anno ci liberi dalle calamità, quelle chiamate naturali, che fan piangere sempre troppo e si ricordano poco. Buon 2013. Ricordandoci infine che tutto dipende da noi. Dalla nostra capacità. Dalle nostre azioni e volontà.

domenica, ottobre 28, 2012

Fine parabola

Così Il Foglio, del 25 ottobre, a commento della rinuncia di candidarsi alle prossime elezioni politiche, scriveva:
Nella sua dichiarazione solenne del 24 ottobre, Berlusconi ha detto qualcosa di inaudito per chi ne ha fatto la caricatura fino a oggi: ha detto che Monti si è sempre sottratto alla caccia alle streghe e ha fatto quel che ha potuto, cioè molto, per assicurare una continuità delle idee riformatrici e liberali con cui tutta l’avventura berlusconiana era partita. Una affermazione impegnativa e importante, un contributo di giudizio e di memoria di quelli tanto indispensabili ai giovani quando i vecchi si ritirano (...)Noi siamo solo alla quarta puntata di un romanzo del berlusconismo politico, dal 1994 a ieri, ma tutto il Foglio, nato nel 1996, si è sempre dichiarato senza finzioni e opacità un giornale pilota, o mosca cocchiera, del berlusconismo.
Tre giorni dopo il 28 su Libero, in occasione della conferenza stampa a Villa Gernetto di Berlusconi, per raccontare la sua posizione sulla sua condanna a 4 anni per evasione fiscale, leggiamo:
Il Cav. Spiega che non potrà lasciare l'agone politico poiché deve riformare il Paese e la Costituzione: continuerà in veste di fondatore del Pdl ad avere un ruolo di rilievo nella vita pubblica e politica. Silvio, per inciso, ha già un programma chiaro in testa: abolire l'Imu, riformare il fisco, Giustizia e Costituzione. Di fatto, archiviare l'agenda Monti 'imposta dalla Germania della Merkel'. Il lungo intervento assume toni durissimi. Il bersaglio principale è il governo di Mario Monti: "Stiamo pensando di togliergli la fiducia". L'esecutivo tecnico, ora, è appeso a un filo. Poi le bordate contro Angela Merkel, che "ha forzato il Consiglio dei capi di Stato e di Governo a decisioni che non ho mai condiviso". Riferendosi al celebre episodio del passato, ha ricordato: "I sorrisi di Sarkozy e della Merkel sono stati un tentativo di assassinio della mia credibilità". E ancora, contro Berlino. "La Germania non permise alla Bce di essere una banca a tutti gli effetti per paura dell'inflazione. Gli azionisti internazionali lo capirono".
A pensare che Berlusconi ha governato 8 degli ultimi 10 anni e ora continua a raccontare barzellette in tutti i sensi. Di più salta da una posizione all'altra pensando che gli italiani continuino a bersi tutto. Lui che in questo periodo ha contribuito a rafforzare la casta; quella classe di dirigenti politici che leggiamo tutti i giorni nelle cronache giudiziarie sorpresi a rubare e dediti al malaffare.
Lui di quella schiera di scherani corrotti ne era il modello e il primo rappresentante. Spero che questa parabola politica si chiuda per sempre.

sabato, ottobre 06, 2012

Lettera a uno studente

Durante una cena tra amici, una professoressa del Nautico ha chiesto ad Attilio Sartori, vecchio professore, cosa potesse dire ai suoi alunni per spronarli a studiare e impegnarsi di più nella scuola. Nonostante tutto il suo impegno lei vedeva i suoi studenti demotivati e assenti. Perché allora non scrivere una lettera indirizzata a loro per leggerla in classe? Ecco che cosa ha dettato il vecchio professore:
LETTERA A UNO STUDENTE

Caro Studente, da poco hai inaugurato una fase della tua vita. Fase particolarmente delicata e piena di difficoltà. Conosco questa contraddizione tra il voler essere e la paura. Come si può superare? Rendendosi conto dell'età che hai raggiunto, della porta nuova che si apre in un corso di studi obbligatorio. Corso che ti darà, se ti darà, soddisfazioni e delusioni. Cosa devo consigliarti io che sono un vecchio professore? 1) Di superare con destrezza queste primi ostacoli: devi cercare nel fondo di te stesso le tue contraddizioni. 2) Devi scegliere: è il primo gesto responsabile che hai davanti. 3) Hai di fronte a te 3 anni di corso superiore. Non dico che sei nelle condizioni già ora di scegliere una via d'uscita. Ma devi prepararti a superare diffidenze, ambiguità frustrazioni, facendo leva soprattutto sulla forza morale e sulle vie che ti si aprono e sul cui tragitto troverai molti ostacoli. 4) l'importante è che tu, dedicando qualche tempo a questi problemi, non ti abbandoni al facile iniziale rifugio dell'insegnante e alla forza conoscitiva che ti assale come un enigma. 5) Devi sentirti solo e libero e disposto ad aprirti al mondo della parola, a quello della fantasia, a quello della libertà d'agire che non possono provenire dallo sbando e dall'angoscia, ma avvicinarti con cautela a tutte le forze del sapere umanistico e scientifico, in fondo al quale tu saprai guidare come Ulisse la tua piccola nave e raggiungere un porto tranquillo. Faccio leva sul concetto di tranquillità che non significa, altrimenti ti inganni, quietismo, nullismo, menefreghismo, che sono le tentazioni peggiori per un giovane che studia. Ma giungere alla soglia del Sapere facendo leva sul tuo campo di conoscenze, fidandoti dei saperi altrui quando lo sono veramente. Questo poco che ti ho detto è solo una chiave, forse piccola ma necessaria per raggiungere la maturità e la coscienza di sé stessi più consoni alle tue virtuali facoltà e che ti accompagnerà sul cammino non facile della tua prima giovinezza spalancando l'orizzonte delle tue scelte e delle tue convinzioni. Prof. Attilio Sartori

sabato, settembre 29, 2012

Ruberie continue

20 anni dopo tangentopoli, il malaffare continua. I partiti si sono tutti riformati, hanno tutti cambiato nome e ne sono nati dei nuovi, ma l'antico vizio di sperperare e rubare il denaro pubblico non è cambiato. In aggiunta c'è stato un forte degrado della classe politica e dirigente. Nel 1994 con la discesa in campo di Berlusconi e la nascita di Forza Italia, molti italiani pensavano ad un cambio radicale del sistema di fare politica. C'è stato: in peggio. Mai si era visto un livello culturale e morale così basso di donne e uomini entrati in politica: si rafforzava la casta eliminando per legge i reati che potevano fare solo loro -tipo il falso in bilancio. Leggo sul corriere.it che tra Deputati e Senatori a oggi si conta un numero rilevante di indagati e condannati per reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione, concussione, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta, finanziamento illecito, associazione per delinquere e favoreggiamento alla mafia. Per molti, si è toccato il punto più basso della storia della Repubblica. Dal 1994 ad oggi solo la Giunta delle Autorizzazioni della Camera ha analizzato 500 casi di procedimenti giudiziari. Mai un caso di malaffare di quel mondo politico è stato denunciato dagli stessi. E' sempre stata l'opera della magistratura a scovare i delinquenti politici. Quella stessa magistratura che è sempre stata messa sotto assedio dalla destra al potere. Ma come sarebbe andata a finire si poteva sapere già dall'inizio. Alla prima elezione, dopo tangentopoli, venivano portati in Parlamento personaggi come Dell'Utri e Previti. Iniziava la saga dei 'perfetti impuniti'. D'accordo, prima Dell'Utri e poi Previti, anche solo per poco in galera c'erano finiti; per il resto anche qualcun altro come Di Girolamo, Papa e Lusi, ma poi tutti gli altri? Bravi! Bravi De Gregorio, Tedeschi, Cosentino...ecc. Gli stessi moralizzatori della Lega Nord, quelli di Roma Ladrona, sono stati pescati con le mani nel sacco. Gli scandali recenti degli eletti nelle Regioni che sperperano i nostri soldi alla faccia della miseria degli italiani, è solo un altro capitolo della situazione in cui ci troviamo. Il saccheggio continua. Quando succederà che tra gli eletti in Parlamento e nelle Istituzioni non ci siano più inquisiti e condannati?

sabato, settembre 01, 2012

La morte del Cardinale Carlo Maria Martini

E' in corso nuovamente una discussione nata sulla scelta del Cardinale Carlo Maria Martini di rifiutare l'accanimento terapeutico al suo stato di malato di Parkinson. Carlo Maria Martini è morto, il 31 agosto 2012, senza dunque l'uso del sondino e alimentazione forzata, visto che da quindici giorni non poteva più deglutire per l'evoluzione terminale del morbo di Parkinson. In merito dopo che i politici nostrani hanno in mente di promulgare una legge sul testamento biologico (fortunatamente mai fatta) che darebbe al medico tutte le decisioni di continuare le cure, io ricordo la posizione del teologo Hans Küng su questo argomento. Il teologo Hans Küng nel 1998 affermò nel libro, Sulla dignità del morire e l’eutanasia, che pur restando ferma l’illiceità morale di ogni eutanasia imposta per costrizione; nello stesso tempo 'è fuori discussione la liceità etica dell’eutanasia nel senso di tentativo di rendere “buona” la morte senza per questo accorciare la vita: quella cioè in cui il medico si limita a somministrare sedativi per ridurre il dolore. Ed è in armonia con l’ideale di un morire degno dell’uomo il tentativo di ridurre il più possibile i dolori fisici e, nelle ultime fasi della vita, di sostenere la mente mediante psicofarmaci. Un’eutanasia di questo tipo non pone problemi giuridici, è eticamente responsabile e doverosa dal punto di vista medico. Il mantenimento in vita del paziente deve andare di pari passo con la riduzione dei suoi dolori e il sostegno della sua libertà. Non è lecito che la conservazione della vita divenga un semplice differimento della morte'. Per quanto riguarda l’eutanasia attiva, Küng inoltre precisa che 'è falso che ogni forma di eutanasia attiva sia di per sé un 'omicidio', come se essa non fosse un atto volontario, un atto di pietà, liberamente chiesto dal paziente, bensì un atto di violenza impostagli contro la sua volontà'. Che altro aggiungere? Bene ha fatto Carlo Maria Martini che con la sua morte ci ha dato una ulteriore lezione di teologia.

lunedì, agosto 27, 2012

La povertà- Parte terza

Imparare ad essere poveri farà vincere la crisi che stiamo vivendo e che sta assumendo dimensioni epocali. Imparare ad essere poveri, ma come? Il primo passo è senz'altro quello legato alle pratiche di risparmio che oltre a essere utili a spendere meno soldi spesso si rivelano ecocompatibili, ovvero sostenibili per salvaguardare l'ambiente che ci circonda. Il risparmio è sì l'arma principale per far fronte alla crisi del potere di acquisto dei salari e degli stipendi, ma è anche uno stile di vita, una filosofia alla base delle scelte di consumo di tutti noi. Il risparmio non è più e non deve essere più considerato come sinonimo di esclusione e disagio sociale, ma segno di un nuovo stile di vita e di visione della vita. Chi risparmia è intelligente e il suo considerarsi povero diventa virtù; chi risparmia ha a cuore la propria famiglia, è sensibile verso il valore dei soldi, verso chi sta peggio di lui, verso il consumismo sfrenato con tutte le sue conseguenze nefaste in termini di ambiente e di salute. Fino a ieri ci avevano insegnato che il sentimento di essere felici aumentava con il crescere del reddito; ora visto che il nostro reddito non crescerà più e per qualcuno, anzi per molti, può addirittura svanire, ecco che dovremmo riflettere: il vecchio stile di vita di consumatori, ci faceva felici veramente? La risposta è facile. Insieme all'enorme quantità di merci le odierne società ci hanno messo davanti una grande quantità di libertà; inversamente aumentano le difficoltà per realizzarle. Esempio quanti fanno un mestiere che si sono scelti? Ancora di più: quanti riescono poi a lavorare? In breve siamo tutti liberi e con questo presupposto se non si riesce a realizzare quello che sogniamo è perché abbiamo fallito, siamo fannulloni e meritiamo la condanna della povertà. Così in sostanza il concetto di libertà nella società capitalistica manifesta tutta la sua ambiguità. Come spiega bene il filosofo Zygmunt Bauman: 'Al di fuori della libertà di consumare, non è data alla maggioranza nessun’altra libertà reale; essa è, oggi come ieri, riservata a una piccola parte della società, che detiene il potere di controllare quella altrui. La libertà non è per nulla una caratteristica appartenente al soggetto in quanto individuo, bensì un prodotto sociale che si fonda sull’asimmetria delle condizioni sociali'. Citando ancora Bauman si deve comprendere che 'la nostra vita non è una successione di prestazioni per raggiungere chissà cosa; la nostra vita è, in quanto frutto di volontà e scelte, un'opera d'arte. Noi con la nostra vita tracciamo un'impronta unica e irripetibile come la nostra individualità. Siamo noi che la creiamo'. Condanna alla povertà, si diceva...ma quale condanna rappresenta una povertà che si sceglie e si impara? Esiste la povertà come virtù. Il primo dono che regala questa virtù è la libertà, la liberazione dai beni materiali. Poi la povertà libera la generosità, l’amore universale, la pace, la contemplazione, la misericordia, l’umiltà. La povertà libera la mente dalla dipendenza psicologica, dalla schiavitù del possesso. Avvantaggia il distacco dalle cose, dall’illusione del possesso. Ci fa provare la leggerezza dell’essere. Chi abbraccia questa virtù ne ricava una passione struggente per la vita stessa, una sensazione pervasiva di gioia e amore per la natura.

giovedì, agosto 23, 2012

La povertà- Parte seconda

La parola povertà nei sistemi sociali antichi di civiltà millenarie non era conosciuta. Nelle lingue autoctone non esisteva quel termine, poiché non era il denaro o il possesso di beni materiali il primo primo posto nella scala dei valori. Se ci pensiamo attentamente la condizione umana è caratterizzata dalla povertà. Nasciamo tutti nudi e indifesi, nasciamo in sostanza poveri. Per prima cosa l'uomo non è padrone della sua vita biologica e la ricchezza vera che si riesce a realizzare consiste nella capacità di vivere l'infinito nella propria interiorità. Con la nostra mente noi riusciamo a immaginare e creare la nostra libertà. Interiormente l'uomo può diventare veramente libero d'essere, di avere, di fare e sapere. Questo è un dato di fatto svincolato da ogni approccio filosofico o religioso. Le filosofie e dottrine che insegnano a volgere attenzione all'interiorità e aiutano l'uomo a realizzare la propria libertà sono utili e hanno un grandissimo merito. Quindi bisogna sempre avere presente che sono sempre le filosofie e le religioni al servizio dell'uomo e non viceversa. Con questa piccola premessa imparare la povertà, iniziando soprattutto a non vergognarsene, per la maggioranza degli italiani che hanno ricevuto una educazione religiosa cristiana dovrebbe essere una cosa facile. Infatti la filosofia cristiana è una delle dottrine che più di molte altre mette al centro del suo messaggio la povertà. Il cristianesimo ha come fondamento la povertà. L'essenza del messaggio cristiano trova nelle diseguaglianze la ragione di tutti i mali. Per porre rimedio a questo Gesù Cristo in maniera radicale parlava di fratellanza, di amore universale e la povertà, come scelta, diventava la risposta alle ingiustizie. Senza la condizione di povertà non si entra nel Regno di Dio. Questa è una regola magistrale e Gesù Cristo è stato chiaro; parlando al ricco che voleva seguirlo disse: 'Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi' (Matteo 19,21). Non dimentichiamo poi il famoso discorso del passaggio più facile del cammello attraverso una cruna d'ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli. Qui bisognerebbe fare una rettifica: è stato San Girolamo a tradurre male il vangelo di Matteo; Gesù disse kamel, intendendo con questo termine la grossa corda che serviva per ormeggiare le barche. La sostanza non cambia. Il valore della presenza stessa di Cristo nel mondo manifesta la sua dichiarata volontà di fare dello stato di povertà lo stato ideale dell’uomo. Un messaggio che soprattutto per i credenti è disatteso. San Francesco fu il primo che attuò nella vita le regole evangeliche cristiane e la sua sfida al mondo, con la rivendicazione di un'altissima povertà, non è stata ancora ad oggi raccolta. Egli fu un fuoriclasse nell'imparare la povertà. La sua scelta fu radicale: ogni sua azione e predicazione sarà un inno alla povertà. Imparare la povertà per vincere la crisi, che attanaglia il mondo capitalistico odierno, rappresenta la vera sfida. Rinunciare all'arricchimento potrebbe essere il motto per uscire dalla crisi. La scialuppa di salvataggio non contiene prodotti di lusso: analogamente quello che serve non sono oggetti superflui, ma i propri prodotti culturali, che non sono monetizzabili.

sabato, agosto 18, 2012

La povertà

Inizio con questo articolo una serie di riflessioni sulla povertà. Con la crisi economica finanziaria, che ha colpito tutta la società capitalistica, si affaccia uno scenario da paura. Questo panico è rappresentato soprattutto dal ritorno della povertà. Con il protrarsi della crisi la povertà in Europa è destinata ad aumentare e diventerà una condizione molto diffusa tra la popolazione dei diversi Stati che la compongono. A distanza di 70 anni circa sembra tornare, nelle nazioni europee devastate dall'ultima guerra mondiale, una povertà dimenticata. Fino a poco tempo fa si potevano vedere e contare i cosiddetti nuovi ricchi: erano quei soggetti, fino a ieri poveri, che facendo un salto sociale erano riconoscibili innanzi tutto per l'acquisizione di una grande capacità di consumare; erano la specie di consumatori compulsiva pronta a passare al lusso; a tutti quegli status symbol che rappresentavano il segnale di chi aveva scalato la società. Oggi stiamo assistendo invece alla conta dei nuovi poveri. In quest'ultima categoria possiamo benissimo inserire chi guadagna fino a mille euro al mese e quasi tutti i giovani: la loro condizione di precariato e l'impossibilità di rendersi autonomi li mette in una condizione di poveri. In Italia poi abbiamo tra i giovani delle percentuali di disoccupazione allarmanti: oltre il 31%. Cosa dobbiamo augurare? Che questi giovani invecchino in fretta per non annoverarli più tra la categoria dei giovani? Ma deve fare paura la povertà? Certo per chi non l'ha mai vissuta è senz'altro qualcosa che sconcerta: implica un cambiamento di usi e costumi a cui non si è preparati. Oltretutto questa nuova condizione di poveri viene imposta, viene subita e con questo presupposto si rifiuta. Ma cosa intendiamo per povertà? Inizialmente la povertà si accompagna alla perdita di tutte quelle garanzie che permettevano uno stile di vita medio e integrato nella società dei cosiddetti consumi. Ecco che da cittadino consumatore, sempre alla ricerca di beni che promettevano la felicità, si passa alla condizione di persona anonima in cerca di soddisfare bisogni cosiddetti primari, in uno stato di perenne insicurezza. Preoccupa la nostra futura povertà, eppure la povertà sulla Terra è sempre più presente e testimonia la disparità tra gli esseri umani. Noi siamo atterriti che qualcuno ci porti via il nostro benessere che è diventato la nostra cosiddetta civiltà, per questo viviamo in difesa e dovremmo invece ribellarci. Ma non sappiamo insieme cosa proporre per invertire quel flusso di ricchezza che va sempre verso chi è già ricco. Come reagire? Una strada per cambiare il corso della crisi è quella di imparare da subito ad essere poveri. La povertà intesa come scelta di vita potrebbe essere anche una pratica per salvare il mondo. La povertà imparata è anche un antidoto alla miseria. Mentre la povertà è la mancanza del superfluo, la miseria è la mancanza del necessario. Nella miseria non c'è possibilità di salvezza. La povertà insegna la condivisione, la frugalità, la capacità di essere solidali e soprattutto a continuare ad avere il senso della giustizia sociale. E' la miseria il vero male e non la povertà. Pensiamoci un po', chi non persegue la ricchezza, il desiderio di avere sempre più denaro scardina i giochi del potere: smaschera chi pensa di comandare perché ha più soldi o oggetti da esibire agli altri. Con la povertà infine si privilegia l'essere a l'avere e questo potrebbe dire tutto. Imparare ad essere poveri non lo si fa certo con un corso accelerato, dopo anni di intontimento, dovuto ai messaggi massmediatici, per cui bisognava comprare di tutto in nome del dio mercato, sarà difficile acquisire una consapevolezza del nostro essere poveri. Ma proviamoci. Potremmo scoprire che insieme saremmo anche felici.

martedì, agosto 07, 2012

|Tutti dietro all'andamento della Borsa

Ma è possibile che il nostro futuro economico debba dipendere da un branco di scommettitori? Di giocatori e speculatori di valute? Mi sono spesso chiesto come mai la politica non riesca a frenare queste scommesse che giocano sulle oscillazioni dei prezzi? E' il libero mercato si dice. Guai a toccarlo: è diventato il nostro Dio e allora? Ecco che comanda il denaro diventato merce, per fare altro denaro. Fare soldi con i soldi e non più producendo beni, servizi, materie o cose utili. No, la merce che si muove tra la domanda e l'offerta risulta solo il denaro. Oggi si compra un'azione, una valuta o un titolo di Stato, per rivenderlo subito domani. Ecco allora la schizofrenia delle Borse: oggi giù, domani sù; e noi a guardare l'andamento con il fiato sospeso o almeno facendoci mettere in ansia dal martellamento di notizie d'apertura quotidiane i ogni giornale e telegiornale: ieri bruciati 4miliardi di euro in poche ore...oggi le borse volano e lo spread diminuisce...venerdì nero: Milano -4% Madrid -6%...Tiene Berlino. E noi? A fare i conti con la pensione e lo stipendio, viviamo un'altra realtà. Mi sono informato e sono venuto a sapere che quel branco di speculatori, non hanno nomi e cognomi, non hanno facce e culi...i giocatori che scommettono sull'andamento delle valute e delle azioni sono dei computer. Tutto avviene tramite operazioni realizzate in pochi millesimi di secondo da computer, senza nessun intervento umano. Montagne di denaro vengono mosse alla costante ed esasperata ricerca di profitti a brevissimo termine, senza nessun legame con il mondo reale. Capito come funziona assurdamente la cosa, il rimedio esisterebbe e sarebbe una severa regolamentazione del mercato finanziario; mettere sotto controllo chi ha prodotto tutti gli squilibri economici del mondo in questi ultimi anni. A farlo dovrebbe essere la politica ma questa non ci riesce o non vuole. Ci sarebbe bisogno di recuperare un'etica degli affari e dell'economia ma la politica stessa non ne ha e allora? Bisognerbbe iniziare dal basso, da noi stessi e chiedere quando andiamo in banca di non usare il nostro denaro per speculazioni finanziarie. Un piccolo inizio.

domenica, luglio 08, 2012

Grazie Monti; grazie Napolitano

|Quello che sta facendo il governo di Mario Monti l'avrebbe dovuto fare precedentemente ogni governo serio. Molte manovre decise dall'attuale governo sono cose decisamente di destra e le avrebbe dovute fare il governo Berlusconi, se non fosse stato quello che era: una accozzaglia di destra populista alla ricerca di consensi personali più che di buon governo. Altre cose, come la manovra cosiddetta di spending review, sono elementi che vanno al di là della classificazione destra-centro-sinistra; sono fatti di buona amministrazione che saranno molto graditi e permetteranno di governare con più stabilità e serenità a chi verrà dopo. Certo che alcune cose andranno riviste: sulla Sanità e Ricerca bisognerà trovare dei compromessi; ma in linea di massima questa revisione di spese vanno nella direzione giusta. Con la spending review, si renderà più leggera ed efficiente la macchina dello Stato, che fino ad ieri abbisognava sempre di più soldi per funzionare; dopo questo intervento costerà sempre di meno: penso che darà buoni risultati. La crisi, come spesso si è detto e sovente si dimentica, dovrebbe essere anche un'occasione per cambiamenti positivi e nuove ripartenze. Mario Monti non è certo un uomo di sinistra, come Giorgio Napolitano non è di destra: sono due uomini che hanno alto il senso delle istituzioni e in mezzo all'attuale squalificata classe politica, sono due giganti: allora bisogna dire grazie Monti e grazie Napolitano.

venerdì, maggio 25, 2012

La crisi politica

Le ultime elezioni amministrative hanno confermato la lenta ed inesorabile fine dell'avventura politica della Lega Nord e del suo capo fondatore: Umberto Bossi. Chi ha determinato questo declino sono stati soprattutto gli scandali legati al finanziamento pubblico ai partiti e uno dei vizi italici più diffusi: il familismo. Umberto Bossi finanziava con i soldi pubblici elargiti da quella 'Roma ladrona' i capricci con le paghette ai suoi tre figli. Uno poi (Renzo, detto il Trota) l'aveva fatto eleggere nella giunta della Regione Lombardia; oltre avergli fattp acquistare una laurea fasulla in Albania. Nella crisi che travolge tutti i partiti, quella della Lega Nord è implacabile. Con la fine di quel partito svanisce anche una delle illusioni più grandi: la creazione di una nazione inesistente, la Padania. Quello era l'obiettivo politico perseguito pervicacemente da oltre 20 anni. La Lega Nord è stata al governo con Berlusconi per oltre 8 anni e di quel periodo non si ricorda nulla di importante o che abbia influito negli assetti istituzionali del paese: si conosce solo una legge elettorale, definita dagli stessi creatori una porcata. Per il resto le riforme costituzionali, fatte a colpi di maggioranza parlamentare e prive del coinvolgimento popolare, proposte nel periodo 2001-2005 sono state sonoramente bocciate da un referendum abrogativo. Insomma l'ignoranza istituzionale, l'incapacità di scrivere leggi efficaci, l'inadeguatezza della sua classe dirigente ha compiuto il resto. Rimane di quel periodo solo una legge denominata Bossi-Fini, che dovrebbe combattere l'immigrazione clandestina; una legge sul federalismo fiscale, priva di strumenti attuativi e una riforma della Scuola che è soprattutto un intervento finanziario. Un disastro che è servito a far perdere ancora di più, oltre agli scandali di ruberie e altro, la fiducia degli italiani in questa politica. Ora cosa succederà? Qualcosa si intravede: la nascita di un Movimento 5 stelle, che con un programma minimo riesce a convogliare il voto per il cambiamento della politica. Un fatto nuovo che a sua volta viene dopo un percorso di qualche anno: era l'8 settembre del 2007 quando con un V-Day (Vaffanculo Day), si presentava un programma minimo: No ai parlamentari condannati. Fare compiere solo due legislature agli eletti. Elezione diretta dei candidati votati con la preferenza, e non scelti dalle segreterie dei partiti. Avessero almeno fatto quello...

domenica, maggio 06, 2012

Politici alla carica

Vado avanti, finché c'è il mio nome sulla lista io posso essere eletto': chi parla è Vittorio Sgarbi, il critico d'arte che era stato in precedenza sindaco di Salemi (Trapani), Comune sciolto dal ministero dell'Interno per infiltrazioni mafiose. Ora lo stesso è candidato per il Comune di Ragusa e risulterebbe non eleggibile. La Corte d'Appello ha confermato la pronuncia del Tribunale di Marsala, in base alla norma che vieta le candidature di chi abbia fatto parte di amministrazioni locali sciolte per mafia. La non candidabilità, secondo le leggi vigenti, determinerà la nullità dell'eventuale elezione di Sgarbi e dei candidati della relativa lista nonché l'invalidità, spiega il presentatore del ricorso, Francesco Scoma -coordinatore del PdL locale- di tutta la procedura elettorale indipendentemente dal candidato eletto. A parte questo aspetto, ma chi è che lo ha candidato? E cosa spinge una persona a voler essere a tutti i costi (è il caso di dirlo) sindaco di qualcosa? Cos'è questa infoiazione politica di essere sempre il lista? Certamente non è solo Sgarbi. Noto che chi viene preso dalla politica poi non riesce più a farne a meno; anche se i risultati sono disastrosi e i buoni propositi che li hanno mossi restano sempre delle realizzazioni chimeriche.

domenica, aprile 15, 2012

Scandalo continuo

Gli scandali e le ruberie, senza soluzione di continuità, accompagnano la vita politica italiana ormai da moltissimi anni. Dopo lo scandalo di tangentopoli, ovvero da 20 anni, chi ha avuto compiti di governo non ha mai preso i provvedimenti necessari per fermare il malcostume; anzi si è cercato di eliminare i reati cassandoli. Niente più falsi in bilancio e aumento delle prescrizioni. Il ladrocinio e il malaffare però vengono sempre a galla grazie alla magistratura e alle intercettazioni. Nessun partito ha mai denunciato per primo o pensato di mandar via chi sbagliava. Deve essere ogni volta l'indignazione dei cittadini a chiedere pulizia, dopo che si vengono a conoscere le verità grazie alle inchieste. E non si salva nessun partito politico. Il rischio di cadere in un'altra fase dell'antipolitica è sempre attuale.
Berlusconi in un certo senso fu il risultato di un rifiuto della politica e della speranza di efficienza e pulizia: lui era ricco di suo e non avrebbe rubato, poi da imprenditore via la burocrazia e le lobby corporative. I risultati li abbiamo visti: la Casta dei politici rafforzata e tutto il peggio portato all'eccesso. Ma cosa si pretendeva da un monopolista che non rinunciava al conflitto di interessi e rappresentava soprattutto la categoria dei furbi?
Ora ci sarebbe l'occasione per fare tantissime cose sperate a quel tempo, però la crisi economica e ancora una classe politica immatura e settaria, frena tutto. Forse sarebbe necessaria una sollevazione popolare: una rivoluzione morale contro questi tecnici e politici frutto insieme del 'mito del mercato', che dello stesso hanno fatto scempio.
Tutto ha un prezzo e tutto si può comprare; tutto ha un costo e tutto si può avere. Ma non è quello il capitalismo? Soprattutto quello italiano? Servirebbero delle idee...

sabato, gennaio 07, 2012

SVASTICA VERDE - Il lato oscuro del va' pensiero leghista


Svastica Verde è il libro di Walter Peruzzi e Gianluca Paciucci- edito da Editori Riuniti- in libreria dal
Il sottotitolo del libro è 'Il lato oscuro del va' pensiero leghista'. Sì, c'è un lato oscuro, che poi è molto chiaro. E' oscuro perchè non si vuol vedere, ma nella sostanza ha gli stessi ingredienti di ciò che ha portato la Germania nazista a compiere gli orrori tra i più grandi della storia dell'umanità.
Il movimento leghista, che è stato al governo con Berlusconi fornendo una stampella ad un potere tra i più lugubri e brutti della moderna storia italiana, ha fatto leva su sentimenti retrivi e di esclusione etnica contribuendo al suo imbarbarimento. Basterebbe una raccolta delle pagine del giornale La Padania a fornire la prova immediata e puntuale di ciò che affermano gli autori del libro, ma in questo lavoro c'è la documentazione di molti atti prodotti dalla Lega. Discorsi, delibere, articoli, interviste, atti amministrativi e politici che testimoniano quello che sostengono.
Venti anni di storia dove la Lega ha assunto sempre più importanza. La Destra italiana senza la Lega non sarebbe mai andata al governo. C'è voluto Berlusconi -che comprese da subito l'importanza di questo partito- per tenerlo insieme ad un alleato come Alleanza Nazionale che, per quanto riguardava la visione di patria, sosteneva posizioni inconciliabili alle loro.
La Lega nata su l'avversione ai meridionali ha fatto si che il razzismo, il sessismo, l'omofobia, l’avversione verso gli immigrati e i rom abbiano preso sempre più spazio.
Con la Lega le ultime elezioni fatte con una legge creata da loro e definita sempre da loro stessi una porcata sono state costruite sul tema della sicurezza e additando gli stranieri immigrati come un nemico esterno, parassitario rispetto agli operosi padani, invasore e predatore delle loro risorse.
Con l'aggravarsi della crisi economica le parole d'ordine della Lega trovano consenso: per loro il modo migliore per difendere gli interessi economici dei ceti sociali che vogliono rappresentare consiste nel ridurre i diritti e nel mostrare la faccia feroce. Insomma, l’interesse economico come al solito genera l’ideologia razzista con le conseguenze che si possono prevedere.
La lezione della 'banalità del male', quella che ha portato tutto il popolo tedesco a commettere un genocidio, non deve coglierci impreparati. La nostra coscienza deve rimanere vigile. Per questo è utile anche leggere questo libro.