Il nemico utile
Non finiamo mai di vedere, in campo sociale e nella lotta politica, la nascita del nemico; lo vediamo sorgere spesso negli scontri di religione, di civiltà, di partiti, di ideologie, di popoli…purtroppo con la comparsa del nemico, e l’impulso a distruggerlo, nascono i comportamenti criminali, delittuosi; prende il sopravvento la parte inconscia di ognuno e si ritorna all’orda primitiva. Nascono le guerre.Ma se intraprendiamo il cammino dell’evoluzione, verso la nostra identità e autenticità, ecco che Il nemico diventa ‘utile’: la conseguente proiezione del nemico ‘fuori’, responsabile e causa del nostro malessere, ci segnala la dinamica di un mancato riconoscimento del sé. Jung chiamò Ombra questa parte irrisolta e spiacevole del nostro essere, che noi non accettiamo e proiettiamo volentieri sull’altro. Jung ci indicò anche una via per riconoscere queste parti, per accoglierle, in un processo di armonizzazione e di comprensione di noi quali frutto del Bene e del Male. Il percorso dell’integrazione delle parti nascoste fa diventare ‘utile’ il nemico: utile alla conoscenza di noi, ci fa capire chi siamo, ci fa sapere delle mille voci con cui parliamo.
Ora mi chiedo se chi si trova ad iniziare questa sorta di ‘viaggio dell’eroe’, che simbolicamente rappresenta il percorso evolutivo, debba influenzare la società in una maniera così pregnante da fare del nemico un fatto collettivo. Insomma, come mai chi addita un nemico, questo nemico poi diventa una ossessione che investe la società? La cosa succede soprattutto in politica. Sarebbe bene allora che i politici conoscessero la loro realtà interiore, e con la dialettica riuscissero ad abbracciare il loro inconscio; farebbero emergere dalla realtà esteriore la relatività del bene e del male, come un limite umano universale. Questo sarebbe un elemento di progresso per l’umanità e per la Politica in generale. Potrebbe essere un percorso che, a mio avviso, rivelerebbe in anticipo le dinamiche di gruppo che portano a guerre e a tragedie tipo i genocidi e la costruzione di campi di concentramento.
Finalmente ci libereremmo di molti schemi e rigidità nell’affrontare, insieme ai problemi sociali, le varie parti interne di noi: una specularità mai abbastanza avvertita.