La Padania esiste?
E la Padania? Allora esiste? Io che ho sempre pensato alla Padania come una forzatura ideologica, meglio dire una grande balla per far passare una identificazione che non ha basi né culturali né geografiche, ora con questa avanzata politica della Lega Nord dovrò ricredermi? La Padania esiste?
Eppure continuo a considerare la Lega Nord con i suoi protagonisti una iattura.
Continuo a vedere nei personaggi della Lega delle maschere di una commedia tragica e ridicola insieme: il torvo Bossi, Il ghignate Castelli, il rubizzo Calderoli, l'insultante Borghezio, gli sceriffi 'cristiani' Tosi e Gentilini...
Tutti recitano un dramma che non è solo padano, ma è italiano. A fare l'impresario teatrale di questa commedia è un altro padano: un imprenditore che -come sostiene lo storico Antonio Gibelli nel libro: Berlusconi passato alla storia- ha creato uno schieramento, nella somma talora antinomica delle diverse componenti tenute assieme dalla potenza economica e mediatica del leader nonché dalla sua personalità esuberante, ha avuto la capacità di incoraggiare, interpretare e dare uno sbocco agli umori serpeggianti nella società italiana all’uscita del decennio ottanta: una sorte di rivolta dei ceti medi, fatta di antifiscalismo, di modelli di vita edonistici, di antipolitica, di fastidio per le regole, conditi da un anticomunismo archetipico postumo a forte timbro rivendicativo.
Oggi all'indomani delle elezioni regionali devo pensare che Berlusconi passerà alla storia attraverso la dicitura di una 'età berlusconiana'; un'età che sarà di per sé l'età della fine dell'Italia. Rimarrà forte -si fa per dire- allora la Padania.
Con l'antica paura della miseria, che il Veneto ha conosciuto bene, si rischia di perdere la propria storia e l'anima migliore, raccontata da scrittori come Fernando Bandini, Luigi Meneghello, Mario Rigoni Stern e Andrea Zanzotto.