martedì, maggio 29, 2007

Colonna sonora

Per il post precedente avevo scritto all'amica CLO che andava letto con la colonna sonora di Wind Beneath My Wings cantata da Bette Midler...dove trovarla? Allora eccola


Nottata politica

E’ passato un anno e un’altra notte agitata ha accompagnato i risultati elettorali. Non c’è da essere allegri. Almeno per me.
I risultati arrivavano con una lentezza esasperante. C’erano gli intentional-poll, o gli exit-poll, le proiezioni statistiche che poi non fanno altro che creare ansia e dibattiti mediatici utili a passare il tempo…non la nottata: quella sembra non passare mai. L’incubo Berlusconi continua. Continua quel sentimento di antipolitica e ideologia che formano la schizofrenia del voto attuale. Un dato è certo: ha vinto l’astensionismo e un sentimento di rifiuto della politica così come è diventata. Da una parte, numerosissima, ci sono quelli che ‘tanto sono tutti uguali’ e dall’altra quelli che evocano, ancora dopo 50 anni, lo spettro comunista- quelli che rendono tutti poveri-, insieme a quelli del ‘facciamogliela pagare’ e ‘basta tasse’, che per il cittadino medio è sempre un buon argomento se non il migliore.
Poi a pensarci bene non è Berlusconi il fenomeno: egli raccoglie il frutto di un disagio verso riti e formule partitiche non più corrispondenti ai bisogni odierni. Berlusconi però non è assolutamente il nuovo. Sotto certi aspetti è il vecchio più vecchio che ci possa essere. A dispetto del suo giovanilismo compulsivo, egli è il rappresentante di una politica fortemente ideologica a supporto di interessi personali e classisti: se oggi l’Italia è più povera lo si deve a lui e dietro le formule populiste e demagogiche di ‘basta tasse’, vuole azzerare quello stato sociale che è l’unica cosa che ci tiene legati all’Europa, non facendoci sprofondare nella miseria più nera. Certo che i partiti, gli strumenti per esercitare la democrazia e garantire la partecipazione alle scelte di governo, devono cambiare; devono cessare di essere confraternite, veicoli di interessi personali e dispensatori di poltrone per il solo fatto di gestione del potere.
Verso la mattina una luce aiuta a sperare, ma il cielo è ancora grigio.

mercoledì, maggio 23, 2007

Rosaria Schifani: 15 anni dopo

Sul Corriere della sera di ieri 22 maggio, è stata una forte emozione leggere le parole di Rosaria Schifani. Quindici anni dopo le parole pronunciate durante la messa funebre per il funerale alle vittime dell’attentato che ha ucciso Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta di cui faceva parte suo marito Vito; ancora Rosaria interviene a parlare di Palermo e della mafia che sente dentro i muri delle case. Una Palermo dove Rosaria dice: ‘Qui prevale il doppio. La costa sembra bella ed è brutta per le costruzioni che la assediano. Le case sembrano brutte, ma dentro sono belle. Per nascondere, per confondere, per scansare invidie. Prevale il contrasto. Guardo e mi rattristo. Qui non cambia niente’. Come lo Stato che ha trovato al suo interno degli investigatori traditori, ma poi si è fermato. Rosaria Schifani è tornata dopo 15 anni nella sua Palermo con il figlio Manù di 15 anni. Lei vive in Toscana e il figlio è cresciuto con lei lì, lontano da Palermo. Ora lo ha portato come in pellegrinaggio in quei luoghi della sua infanzia. Lei è l’esempio di una forte coscienza contro la mafia. Il figlio capirà…
Sono passati 15 anni da quel 1992, che vide la mafia colpire lo Stato come mai era successo: uccise i due magistrati che più di tutti l’avevano combattuta. Due magistrati siciliani anch’essi a dimostrazione di quel doppio che accompagna questa Sicilia.
Oggi 23 maggio sono stati programmate molte manifestazioni. Sono contento che queste hanno per protagonisti i giovani, giovani come Manù.. Sono loro la speranza per cambiare. Stasera 23 maggio ci sarà anche la musica a ricordare quel giorno dell’assassinio di Falcone, la moglie e la scorta: Mille note contro la mafia; tantissime iniziative per ricordare e riprendere la battaglia contro una mafia mai finita.

giovedì, maggio 17, 2007

Con quelle facce un po' così...

Con quelle facce un po’ così e quell’espressioni un po’ cosà, che hanno loro per chiederci il voto…a vedere i manifesti elettorali mi viene in mente una canzone di Paolo Conte. Da ormai parecchio tempo il faccismo ha preso il posto dei proclami elettorali. In occasione del voto si affacciano sulle strade e marciapiedi migliaia di faccioni; sono quelli dei politici che chiedono il voto: lo fanno mettendoci la faccia e sperando di salvarla…noi speriamo di non rimetterci qualcosa d’altro.
Oggi le campagne elettorali, nella nostra breve e caotica democrazia, sono diventate post-moderne; dopo le ruspanti degli anni ’50, cui è possibile chiamarle anche pre-moderne, e quelle degli anni ’80 definibili moderne.
Ma per cosa si fanno le elezioni? Per vincere? Per recuperare? Per affermare le candidature? Per informare e mobilitare? Per imporre un tipo di società? Un po’ tutto questo, e un po’ niente. Oggi si favorisce un processo di individualizzazione della proposta politica che porta a presentare facce, cui segmentare programmi, strategie e obiettivi. Poi ci sarà sempre la macchina partito a veicolare i ruoli. Intanto vale la faccia. Sembra.
Così il faccismo è diventato una malattia e guarirla ormai sarà difficile.
Tutti hanno diritto ai 5 minuti di celebrità e con il manifesto, o magari l’apparizione televisiva, si prova a diventare famosi…ma di che? In fondo la faccia è quella che riconosciamo subito e inquadrando la questione in un contesto di analisi transazionale psicologica possiamo dire che le carezze per la conferma d’esistenza arrivano. Sì, per molti mostrare la faccia sui manifesti è l’occasione per farsi riconoscere al di là del condominio. Per qualcuno forse anche solo in quello. Le facce che vediamo sui tabelloni elettorali sono le più diverse. Abbiamo quelle dei già visti e quelle sconosciute. Tutti però tentano un approccio preciso; c’è il piacione, l’ispirato, il deciso, il gaudente…c’è anche chi appare come stesse guardando la Madonna del Traffico. I più però sono inseribili nella categoria: ‘Chi l’ha visto?’. Allora coraggio.
Un amico candidato mi ha scritto dicendomi che questa malattia, che porta a scrivere prima ai parenti e agli amici, poi ai conoscenti, ai colleghi di lavoro, ai vicini di casa, ai semplici passanti e, nella sua forma più grave, porta il candidato ad affiggere la propria effige sotto forma di "santino" sui tergilunotti
delle auto parcheggiate nel vicinato, per poi scaturire in megaposter - a seconda delle possibilità economiche- cesserà il giorno 28 maggio 2007. Forse. Poi ci sarà il dibattito, la comparsata televisiva, l’interpellanza consiliare…e molte facce rimarranno, questa volta alla faccia nostra.

martedì, maggio 15, 2007

Elezioni siciliane

Più che una vittoria in Sicilia per la Destra c’è stata una riconferma…ma poi mica di tanto. I titoli dei quotidiani che sbandierano una netta vittoria del centrodestra in Sicilia andrebbero rivisti. Sì, il centrodestra continua a governare Palermo e i maggiori centri dell’isola, ma a conti fatti i risultati ci dicono che Forza Italia ha perso voti: ad Agrigento F.I. passa dal 24% dei voti al 17% e si va al ballottaggio, mentre la volta scorsa la CdL aveva eletto il sindaco al primo turno; a Trapani la CdL, pur vincendo di larga misura per F.I. c’è una flessione di voti. A Palermo Cammarata viene riconfermato, ma F.I. passa dal 24% al 19%. Se poi prendiamo i comuni più piccoli vediamo che a Caltagirone si conferma il centrosinistra, come a Recalmuto e Gela, con i sindaci che passano entrambi al primo turno; dove a Gela i DS balzano dal 14% a oltre il 18%. Poi il centrosinistra si prende il comune di Cefalù…
Dove c’è stata una conferma del sindaco uscente per il centrodestra non si è mai raggiunto i valori delle ultime elezioni: un calo su tutta la linea…a allora? Dov’è questa grande vittoria che proclama il cacciaballe Berlusconi?
Si tornerà alle urne ad Aragona e Favara, in provincia di Agrigento, a Mussomeli e Niscemi, in provincia di Caltanissetta, a Paternò e Sant'Agata Li Battiati, in provincia di Catania, a Barrafranca e Nicosia, in provincia di Enna, a Lipari, in provincia di Messina, a Belmonte Mezzagno, a Corleone, Terrasini e Villabate, in provincia di Palermo, a Pozzallo, in provincia di Ragusa, ad Avola, in provincia di Siracusa, ad Alcamo, Castelvetrano, Erice, in provincia di Trapani ed in molti casi le giunte di centrodestra confermate la volta scorsa al primo turno, ora sono a rischio.
Ancora una volta si fanno i proclami sull’onda di proiezioni mai vere. Ancora i politici le sparano grosse per pura propaganda: il clima elettorale sembra non finisca mai.

venerdì, maggio 11, 2007

Cani e gatti al family day

Non si è mai parlato tanto di famiglia da quando sono entrati in scena i DICO, ovvero la norma di legge che vuole estendere i diritti alle coppie di fatto. Il fatto è che nessuno vuole mettere in discussione la famiglia, ci mancherebbe. Nessuno vuole impedire a chiunque di sposarsi, a che pro? Nessuno attacca la famiglia come istituzione o come base naturale della costituzione della società umana, non è così dappertutto? Il concetto di famiglia va al di là delle credenze religiose, statuali o filosofiche, allora? Perché tanta paura e richiami? Sembra che i cattolici siano atterriti da una regolamentazione che estende una parte dei diritti anche a chi non ha stipulato nessun contratto religioso o civile…forse per loro anche solo religioso.
Ricordo che tempo fa qualcuno aveva proposto di iscrivere nello stato di famiglia anagrafico, anche gli animali domestici che convivono nel nucleo famigliare. Cani e gatti iscritti, a tutti gli effetti, come componenti famigliari: che cosa bella. Chi ha un animale in casa sa quanto questi siano parte vera della famiglia. Attorno a questi animali spesso ruotano sentimenti e loro stessi ne sono, in certi casi, un veicolo di senso dell’unione. Parole grosse? Forse, ma dove circola affetto, sentimento di unità, di fedeltà, di aiuto reciproco, là è una famiglia. Si potrebbe prefigurare famiglia anche l’unione di un uomo ed un cane…troppo? Intanto si nega l’essere famiglia ad un uomo ed una donna che convivono. Tanti discorsi, dibattiti per nascondere un altro senso dell’amore. La famiglia, il suo concetto, riceve attacchi da altre situazioni, che sono di carattere economico e sociale. Non certo morale o legati all’estensione dei diritti legali.
A proposito se ci saranno alla marcia del ‘family day’ cani e gatti, fateci un pensierino: anche loro sono per la famiglia…la grande famiglia cui conta solo volersi bene.
Pubblicato sulla rubrica ITALIANS e sul quotidiano Il SecoloXIX

sabato, maggio 05, 2007

Come va?

Come va? Come stai? Domande rituali che si usa rivolgere quando ci si incontra. Proviamo però rivolgercele a noi stessi. Prendiamoci un momento per pensarci: come sto? Come mi sento? Domande non banali. Spesso non lo sappiamo. Stiamo correndo o stiamo facendo qualcosa che ci fa dimenticare persino come stiamo e chi siamo. Corriamo sempre, e correre diventa il nostro modo di vivere. Persi in mille preoccupazioni, rimpianti, paure, sogni a occhi aperti, ci dimentichiamo di guardare e apprezzare le cose che ci circondano, le persone che amiamo, finché non è troppo tardi.
La vita che molti stanno vivendo non è la loro vera vita. Spesso la vita che si vive appartiene al passato, a quando eravamo giovani…oppure è rimandata ad un futuro che attende più denaro, una casa più grande, un lavoro migliore, una laurea, una fidanzata, un figlio e nel frattempo si vive un’eterna parentesi. Tutte condizioni che ci negano la felicità.
Anche quando abbiamo del tempo libero, non sappiamo come entrare in contatto con ciò che sta succedendo dentro e fuori di noi. Così accendiamo il televisore, prendiamo in mano il telefono, sfogliamo una rivista, apriamo Internet, qualsiasi cosa pur di sfuggire a noi stessi. Combattiamo tutto il tempo, anche durante il sonno. Dentro di noi c'è la guerra, ed è facile che questo faccia scoppiare una guerra con gli altri.
Cambiare questo stato di cose è possibile, se lo vogliamo. La prima cosa che dobbiamo imparare è l'arte di fermarsi: fermare i pensieri, le abitudini, le emozioni forti che ci condizionano. La paura, la disperazione, la rabbia e il desiderio possono essere fermati imparando uno stile di vita più lento, più consapevole. La consapevolezza ci mette in grado di riconoscere la forza dell'abitudine ogni volta che si manifesta. ‘Ciao, come stai? Come ti senti?’
Entriamo in contatto con noi e ci accorgeremo che sappiamo quello che va bene per noi; sappiamo quali ritmi seguire e anche quali sono le abitudini che ci condizionano. Quella forza dell’abitudine, se solo le sorridiamo, perderà molta della sua carica e riconoscendola le impediremo di dominarci e di farci soffrire.
Se inseriremo nelle nostre giornate dei momenti per rimanere in contatto con noi e il momento presente, con la vita che si svolge in quello stesso istante, potremo essere felici e apprezzare le tante meraviglie che ci circondano: un neonato, un fiore, una nuvola, una stradina sassosa, il sole che sorge nel cielo…