domenica, dicembre 28, 2008

Anno nuovo?

L’anno nuovo 2009, inizia con il vecchio più vecchio: le guerre. Molte sono le guerre che si trascinano da tempo e che fanno vittime innocenti, uccidendo donne e bambini. E’ giusto che l’anno scada una settimana dopo il Natale…che natale sarebbe se non nascesse il nuovo anno? Ma che senso ha andare a Betlemme e gridare ‘Pace a tutti gli uomini di buona volontà’?
In questi giorni di fine 2008, sulle pagine dei quotidiani balza la guerra tra israeliani e palestinesi nella striscia di Gaza: un conflitto che sembra non avere fine. 60 anni fa, finita la diaspora ebraica, nasceva quella palestinese. Il 2008 è stato anche il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
L’odio fomentato da interessi di diversa natura continua a seminare morti.
E’ di questi giorni l’affermazione di Bush che la guerra in Iraq non è ancora finita; a pensare che lo stesso aveva festeggiato la fine di quella su una portaerei.
E in Afghanistan? Nel Congo? In Darfur, in Pakistan, in Cecenia, in Libano, in Sri-Lanka…in Georgia?...per citarne qualcuna a memoria?
La risoluzione dei conflitti violenta e per via militare, non sana mai le ferite inferte e alimenta continui odi e vendette. Come faide ancestrali le guerre perpetuano l’orrore che siamo capaci di produrre e subiamo. Caino continua ad uccidere Abele e noi figli dell’assassino e dell’assassinio continuiamo come una condanna divina a morire in quel modo: uccisi da fratelli che non conosciamo; non vogliamo riconoscere.
Pubblicato da ITALIANS

sabato, dicembre 27, 2008

L'ospite inatteso

Ieri ho visto il film ‘L’ospite inatteso’. Un bel film che racconta in modo semplice e pacato la storia di un professore, Walter Vale, che vive monotonamente e solo in una università del Connecticut. La vita di questo grigio personaggio, interpretato da Richard Jenkins, che potrebbe rappresentare gli States di oggi, viene animata dall’insediamento abusivo nella sua casa di New York da una coppia di clandestini: lui, Tarek, siriano e lei Zainab, senegalese.
L’amore per la musica lo farà affezionare a Tarek e lo porterà a suonare il djembe un tamburo africano. Lui, Walter Vale, si ostinava a suonare il pianoforte, anche per ricordare la moglie pianista morta. L’arresto di Tarek come immigrato irregolare, dopo un contatto incidentale con la polizia in metropolitana, lo fa finire in un centro di detenzione nel Queens. Il suo fermo è una vera e propria prigionia. L’arrivo della madre del ragazzo, Mouna, rinnova l’amicizia e l’impegno di Walter per Tarek, per farlo uscire…non ci riuscirà e alla fine i due siriani lasceranno gli USA. Un film che denuncia la fine del valore dell’accoglienza e della libertà che ha fatto grande e forte l’America del nord; anzi con lo spirito di libertà e accoglienza è nata la nazione stessa. Un messaggio forte e triste a testimoniare il cambiamento che è avvenuto negli USA dopo l’11 settembre 2001. E’ anche la metafora della fine di un sogno, la parabola della caduta di una civiltà. Un bel film di Tom McCarthy, per 4 attori perfetti: Richard Jenkins, Haaz Sleiman(Tarek), Danai Jekesai Gurira (Zainab), Hiam Abbass (Mouna).

venerdì, dicembre 19, 2008

Auguri diversi

‘Quando la fame si fonderà con la noia e la disperazione con la rabbia, quando i rabbiosi del mondo intero saranno tutti uniti, allora non potrai neppure sparare perché sparerai su di te. La divina collera dei poveri è profezia sempre in agguato!’. Così terminava di parlare il quinto gufo, nella Grande Notte, nell’opera teatrale di Davide Maria Turoldo: Gufi come angeli.
Quella Grande Notte non è quella di Natale, è quella del mondo prigioniero di un potere oppressore dell’umanità. Un mondo che si è perso e non riconosce più niente. Per noi si spera ci sia un’altra Grande Notte in cui guizzino milioni di stelle che facciano respirare l’infinito e sentire il pianto di un bambino fragile, indifeso, con il volto di ogni povero: è la notte del riscatto, la notte del Natale.
Ho citato Padre Davide Maria Turoldo perché quest’anno ho letto un suo piccolo libro, Profezia della povertà, che ho trovato davvero profetico. Questo prete, filosofo e poeta sosteneva che lo spirito di povertà è quello che salva il mondo. I rapporto tra gli uomini dovrebbero essere improntati sullo spirito di povertà, così come la stesa economia. Una povertà da intendere soprattutto come libertà dalle cose; povertà non come miseria, ma come rifiuto della brama di possesso. L’uomo perciò sia apprezzato non per quello che possiede, ma per quello che è.
Con l’attraversamento della attuale crisi forse saremo obbligati a riscoprire lo spirito di povertà: uno spirito che guardi all’essenziale, ai valori veri. Sperando che non si avveri la profezia della divina collera dei poveri, ma solo quella di assumerne lo spirito; chissà allora se usciremo dalla crisi come persone migliori. Tanti auguri a tutti e benvenuta crisi.

mercoledì, dicembre 17, 2008

Questione etica

La questione etica è sempre al primo posto per trasformare la politica. Gli scandali continui di tangenti e collusioni mafiose lo testimoniano. E’ inutile cambiare sigle e fondare nuovi partiti quando gli uomini scelti da queste organizzazioni ad esercitare le funzioni pubbliche si trovano sempre con le dita sporche di marmellata, rubata dal nostro armadio.
Questo problema di collusione tra politica, affari e criminalità se leggete il libro, di Saverio Lodato e Roberto Scarpinato, ‘Il ritorno del Principe’ capirete quanto è radicato nella politica italiana. Il libro risulta una lunga riflessione sul declino della nostra civiltà. Alle innumerevoli domande, poste come artificio per chiarire la regressione della nostra classe dirigente, gli autori forniscono risposte precise: il dilagare dell’illegalità, che produce un senso di solitudine nei cittadini con la conseguente disgregazione della società, come la predazione delle risorse destinate allo stato sociale e allo sviluppo, riducono lo Stato sempre più esposto alle involuzioni illiberali e autoritarie.
Ancora oggi la ‘casta’ quando parla di riformare la Giustizia lo fa non per accelerare i processi e garantire l’esecuzione della pena ai condannati, due fattori di malfunzionamento causa prima di ingiustizia, ma per depotenziare i controlli e garantire l’impunità degli appartenenti al potere.
Cosa auspicare? Bisognerebbe scendere in piazza e far sentire ai nostri eletti quanta rabbia abbiamo verso questi comportamenti. A dire il vero questo moto di indignazione popolare era quello che ha aiutato il pool di ‘Mani Pulite’ a fare un po’ di pulizia nei primi anni ‘90; ricordo i militanti leghisti davanti a Palazzo di Giustizia di Milano incitare Antonio Di Pietro a continuare la sua opera. Tutta la popolazione, come i giornali, erano a fianco di quei magistrati per sostenerli nelle indagini utili a smascherare il giro d’affari illegale e di ruberie svolto dagli amministratori pubblici.
Purtroppo in Italia un fascismo mascherato da democrazia continua con un potere esercitato con la corruzione e il ricatto. In Italia, a differenza di altri paesi europei, i furbi e i violenti continuano a trovare consensi.

mercoledì, dicembre 10, 2008

Parliamo d'amore

Ti ho scritto tempo fa di non rifarti il seno e di non gonfiarti le labbra…di lasciar stare le rughe. Ti ho scritto nel frattempo altre lettere d’amore. Ti ho detto che ti amavo così come sei; che non ti perdevo e tu non mi avresti lasciato.
Quello era tutto, ed era solo poco o niente per quel che sentivo. Sì, perché dell’amore non si può parlare. Dell’amore siamo analfabeti. Dell’amore ci piace sapere tanto e vorremmo conoscere tutto, ma quando lo troviamo l’unica cosa che veniamo a conoscere è la nostra fragilità, la nostra inadeguatezza. E non siamo più competenti di niente; non siamo né professori, né scienziati, ma quali studiosi, esperti o peggio santi…siamo semplicemente degli idioti, idioti naturali.
Di fronte al mistero dell'amore e della natura ogni volta ci sorprendiamo. Così l'altro è giustamente un mistero e quello che amiamo non ci appartiene. Tu non sei mia ed io non sono tuo, noi siamo insieme due piccole luci che s'illuminano a vicenda: due luci che non si possono afferrare. Se poi la mia luce riesce ad illuminare il tuo volto tu di rimando illumini il mio.
No, non esiste l'amore esclusivo. Per questo siamo sempre pronti a ripartire; sempre pronti ad amare. E' per l'amore che continuiamo la storia. E' così che tutto continua.
Scusa la mia pretesa di parlare d'amore, ma di quell'amore che c'è nella nostra vita, vive sempre se qualcuno ne parla.

domenica, dicembre 07, 2008

Clausole costituzionali nordamericane

A causa di clausola costituzionale, se vorrà diventare segretario di Stato Hillary Clinton dovrà accettare una riduzione dello stipendio rispetto a quello di Condoleezza Rice, la beniamina del presidente Bush, che attualmente ricopre quella carica. Questo perché a gennaio la ex first lady approvò un aumento di stipendio, insieme con il resto del Congresso, per la Condoleezza Rice.
Queste sono le norme che regolano i conflitti di interessi anche per il futuro negli Stati Uniti. E in Italia? In Italia il nostro Presidente del Consiglio può permettersi tutto e di più. Può aumentare o diminuire i canoni televisivi sebbene lui possegga le televisioni; può intervenire per aiutare le banche anche se lui possiede una banca, può decidere di sindacare su televisioni e su direttori di giornali, anche se possiede giornali e televisioni che lo sostengono.
In Italia il conflitto di interessi è un argomento che non interessa poiché da sempre il potere politico è stato colluso con quello finanziario e con apparati criminali. La nostra ‘Casta’ ha sempre goduto di impunità e ha dimostrato la capacità di legiferare in tempi record su ogni argomento che mettono in discussione il suo operato. Tutto l’opposto degli USA. Tutto l’opposto del Paese preso sempre dal nostro capo del Governo ad esempio di libertà.

giovedì, dicembre 04, 2008

I Diritti della Rete

Leggo che stimolato dalla visita al Polo tecnologico di Poste italiane all'Eur di Roma, Berlusconi ha preso un importante impegno per una iniziativa italiana durante il prossimo G8, che si terrà in Italia. Berlusconi si impegna ad avanzare una ‘proposta di regolamentazione di internet in tutto il mondo, essendo internet un forum aperto a tutto il mondo una proposta fatta con una prospettiva internazionale, in cui l'Italia possa essere avanguardia. Queste tecnologie sono il futuro per tutto il mondo’. Berlusconi però ricordo che ammise di non sapere niente di internet, e per quel motivo di sentirsi vecchio. Certo che la classe politica italiana su quel piano è da considerarsi quasi tutta vecchia; esiste molto analfabetismo informatico per cui avere un presidente come Barak Obama per noi italiani resta un sogno. Penso che quella proposta gli sia stata suggerita da qualcuno che ne capisce; magari l’ex ministro Lucio Stanca.
Allora per non pensare male, io intendo la regolamentazione proposta come un atto per estendere a tutti i cittadini del mondo il diritto all’accesso e alla condivisione delle risorse di internet. Il giorno 10 dicembre del 1948, giusto 60 anni fa, si votava all’ONU la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, ora si tratta di considerare la questione dei diritti umani in Rete come parte integrante per sviluppare i temi dell'accesso, della sicurezza, della condivisione e della multiculturalità. Internet è uno strumento di condivisione e partecipazione mai posseduto dall’uomo: questo ci ha fornito lo spazio pubblico più grande che l’umanità abbia mai conosciuto; quindi da considerare un bene comune, come l'acqua, l'aria, il clima e i diritti universali.

mercoledì, dicembre 03, 2008

Decreto Pisanu

Il 31 dicembre decade l’art. 7 del ‘Decreto Pisanu’ che metteva l’obbligo di identificare gli utenti che accedevano ad internet presso postazioni pubbliche. Quella misura urgente era dettata per contrastare il terrorismo internazionale; tale norma fu introdotta per decreto pochi giorni dopo gli attentati terroristici di Londra del luglio 2005. Senza alcuna analisi d'impatto economico-sociale e senza discussione pubblica quella limitazione fu approvata con voto congiunto di maggioranza e opposizione quando al governo sedeva il centro-destra. Quella legge e i suoi effetti sono stati poi prolungati dall'esecutivo Prodi: altri 12 mesi di vita, fino alla fine del 2008. L'emergenza faceva così un altro passo sulla via della normalità. Nemmeno il severo Patriot Act USA, approvato dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, prevede l'identificazione forte di chi si connette a Internet da una postazione pubblica.
Ora il Centro Nexa su Internet & Società del Politecnico di Torino sollecita che venga definitivamente meno l’obbligo di identificazione degli utenti che accedono a postazioni pubbliche di accesso ad Internet (come quelle in aeroporti, stazioni, centri commerciali, bar, circoli privati): si renderebbero così realizzabili progetti di utilità sociale ed economica, come coperture wi-fi municipali a basso costo, progetti contro il digital divide in aree rurali o montane, accesso Internet per turisti, studenti e scienziati che partecipano a conferenze nel nostro paese.
Il decreto Pisanu ancora prima che determinare una sostanziale limitazione al libero utilizzo dei mezzi di comunicazione, rappresenta una barriera per un libero mercato concorrenziale, trasparente e soprattutto tecnologicamente neutrale che non discrimini tra particolari tecnologie imponendo l’uso di sistemi economicamente gravosi. Per questo anche il gruppo dei WiFighters si associa al Centro Nexa per chiedere che quel decreto non venga prorogato e si lasci decadere.
E’ notizia di questi giorni che l’Italia è terzultima in Europa per quanto riguarda l’utilizzo di connessioni interne di qualunque tipo. Anzi, viene riferito che c’è una diminuzione degli utenti.
Nel 2008 le famiglie che accedono alla rete sono il 42% rispetto al 43% del 2007. Secondo i dati diffusi da Eurostat, si tratta di un caso unico nelle Ue, tutti gli altri 27 paesi mostrano un aumento della diffusione tra le famiglie.
Le limitazioni del decreto Pisanu non aiutano certo a promuovere l’utilizzo di internet.

domenica, novembre 30, 2008

Social card? Per chi?

Niente da dire sulle misure anticrisi del Governo, solo rimarcare che sono insufficienti per affrontare una crisi che sarà lunga e di proporzioni grandissime: durerà qualche anno e cambierà il nostro modo di vivere odierno. Cambieremo il modo di consumare, anche se si farà di tutto per mantenere quello attuale.
Una cosa però non si comprende: perché si è scelto di istituire una ‘social card’ invece che far pervenire i soldi direttamente sulle pensioni di chi ne avrebbe diritto? La ‘social card’ ha tutto il sapore di essere un’altra trovata italiana per fregare soldi allo Stato: in realtà servirà ad arricchire chi la stamperà e chi incasserà la commissione sull’uso. Alla faccia dei poveri.
Inoltre non tutti i negozi, dove andranno a fare acquisti i poveri che beneficiano di questo aiuto, saranno muniti dell’apparecchio per utilizzare questa ‘card’. Chi va dal fornaio sotto casa – l’importo che si ha a disposizione con questa ‘social card’ equivale ad 1 euro e 33 centesimi al giorno- non troverà certo il modo di usarla.
Allora torna la domanda: perché la ‘social card’? Forse per farne un cimelio di regime o un articolo da collezionisti? Chissà. Speriamo solo che la crisi oltre che trasformare i consumi ci faccia diventare anche più saggi.

lunedì, novembre 24, 2008

Crisi

Un amico mi ha raccontato di essere andato alcune sere fa alla presentazione di una nuova auto da 45 mila euro. ‘C’era aria di festa, c’era la musica, tante belle ragazze sorridenti, luci colorate e tante persone. Sembrava di partecipare ad un ballo su Titanic’. Così mi ha sintetizzato la serata. Sì, con la crisi economica che avanza inesorabile e si protrarrà per diversi anni, assistendo a certe manifestazioni rendono il senso del Titanic…
Il paragone è forte, però capita spesso di avvertire una discrasia tra la realtà della popolazione con chi è al governo del Paese. Questi ultimi fanno gli ottimisti e invitano a consumare. Per il premier italiano l’uscita della crisi dipenderà dai consumi dei cittadini. Consumare di più? Con quali soldi? Per un premier che considera il pool di ‘Mani Pulite’, come il responsabile dell’interruzione della crescita del benessere italiano, c’è poco da stare allegri: quest’uomo non ha certo la cultura per affrontare una crisi internazionale come quella che attraversiamo. Chi si è dimenticato che per salvare la lira ci fu una manovra finanziaria che tassò anche i conti correnti? Le tangenti, la corruzione politica, le vessazioni affaristiche portarono l’Italia sull’orlo della bancarotta e si deve dire grazie a Ciampi, Amato e Prodi se siamo riusciti ad entrare nell’Euro. Ricordo anche che nel 1993 la Fininvest rischiò il naufragio e i conti furono messi in ordine da Franco Tatò. Giulio Tremonti come mai sta zitto, lasciando parlare a vanvera Berlusconi, come sempre?
*Pubblicato su Italians

lunedì, novembre 17, 2008

Il computer sostenibile di Giovanna Sissa


Un incontro a Palazzo Ducale, nel Salone del Minor Consiglio, è stata l’occasione per ascoltare diverse opinioni, di esperti del campo informatico e no, sul ‘computer sostenibile’. Coordinati dal giornalista Mario Bottaro sono intervenuti: Andrea Ranieri, Joy Marino, Paola Girdinio, Maurizio Martelli e Serge Latouche.
L’occasione dell’incontro è stata la presentazione del libro di Giovanna Sissa: Il computer sostenibile –riduzione dei rifiuti elettronici, riuso dei pc e open sourse.
Per Mario Bottaro ‘sostenibile’ è diventato da aggettivo un suffisso: tutto si accompagna alla parola sostenibile e con questo libro di Giovanna Sissa ora sappiamo che anche il pc è diventato sostenibile; sappiamo che il nostro pc crea danni all’ambiente al pari di molti altri prodotti di consumo: anche i pc diventano rifiuti che sarà difficile riciclare e smaltire.
Il primo ad intervenire è stato Andrea Ranieri, assessore alla Cultura del Comune di Genova: ‘con questo libro ho scoperto che il pc, da strumento che aiuta il mondo, è invece con la sua materialità di plastica è difficile da smaltire; è un prodotto che inquina al pari di altri. Nel libro ci sono molte parole che iniziano con la lettera R; oltre alle azioni Ridurre, Riusare, Riciclare, ci sarebbe da aggiungere Riconcettualizzare il Pc. Ripensarne l’utilizzo, la funzione, la missione’.
Per l’autrice del libro, Giovanna Sissa, prolungando la vita del nostro pc, del prodotto hardware, si contribuisce alla compatibilità ambientale. Non è il pc che diventa obsoleto, ma spesso è il software, il programma che lo fa funzionare, a diventare per ragioni di mercato a non essere più adeguato, allora con l’open source noi possiamo allungare la vita al pc. Non è un caso che sulla copertina del libro ci sia un pinguino: è il logo di Linux, un sistema operativo open source, ovvero aperto, libero e gratuito che può adattarsi alle esigenze di chi lo usa e quindi questa potrebbe essere la risposta per il pc sostenibile. I rifiuti dei pc, che sono quelli dei prodotti elettronici sono di dimensioni enormi. Ognuno di noi ha a disposizione una dimensione di terra verde pari a due campi di calcio; il 4% è quello che si mangia il pc…questa terra l’abbiamo in prestito e poi dovremo lasciarla a chi viene dopo. La R di Responsabilità è quella che investe tutto: è La R principale. Un’altra R è il Ripensare, il comprendere la bulimia del possesso, controllare i consumi.
Per Joy Marino il pc è un test nato per conoscere la materialità di un mondo che è per definizione immateriale. Nel Pc c’è molta ferraglia e può essere utilizzato a lungo se preleviamo ciò che ci serve da internet. Il web può essere condivisione, elemento sociale; infatti internet mette in comunicazione milioni di persone: è un valore che si moltiplica per se stesso, accresce la conoscenza. Sostenibile è considerare componenti che abbiano una vita lunga: fibre ottiche, modem.
Maurizio Martelli: ‘L’open source non è una risposta ma è un modello. I Sistemi Operativi vengono prodotti per il mercato e introdotti per induzione dovuta al deprezzamento di quelli esistenti. Il problema della durata può essere una scelta aziendale o personale da fare pianificando gli acquisti. Inoltre del pc va insegnato l’uso e la fruizione con la collaborazione delle scuole’.
Paola Girdinio: ‘la soluzione è difficile. Il concetto di sostenibile è rivolta all’ambiente e l’emissione di CO2 nell’aria aumenta sempre. C’è un approccio pragmatico femminile che consiglia di consumare meno e aumentare il ciclo di vita dei prodotti: questo è solo uno dei modi. Bisogna impegnarci tutti per incidere nelle scelte a produrre meno emissioni nocive nell’aria; meno ossido di carbonio.
Per Serge Latouche è già stato detto tutto. Più che riconcettualizzare, bisognerebbe rigovernare le scarse risorse. Qui si tratta del valore della conoscenza, del sapere. L’informazione è ancora più attuale: il sapere non si consuma, è un prodotto che aumenta. Le R sono tante e portano al Rifiuto. La crisi economica, l’economia della scarsità, ci spingerà verso tecnologie diverse dove non si butta via niente. Non sono un esperto di computer e in un mio ultimo libro, La felicità della decrescita, l’ho citato solo due volte. I miei colleghi si riempiono la bocca di immateriale, ed io ho scoperto che un microchip ha un impatto terrificante con la natura: molte navi scaricano in Nigeria migliaia di computer rifiuto. In verità il pc è insostenibile; questo sarebbe il titolo giusto. Circa le R, bisognerebbe Riconcepire più che Riconcetualizzare; bisognerebbe andare a monte e non a valle. Bisognerebbe fare come con le fotocopie dove l’apparecchio viene dato in comodato d’uso. Il riutilizzo del pc l’ho visto fare in Africa dove si sono specializzati a riciclare gli scarti, tutti gli scarti del pianeta.
Una soluzione sarebbe il tecno-digiuno, non perché i pc siano cattivi in sé…solo il cellulare con il coltan è cattivo; con il tecno-digiuno dovremo dimostrare la nostra capacità a farne a meno: una forma di liberazione. Non è solo il pc da rendere sostenibile, ma tutto il mondo.

venerdì, novembre 14, 2008

pietà per Eluana

Finalmente un atto di pietà cristiana. Un atto che mette fine ad una situazione innaturale, perfida e crudele come quella dello stato vegetativo durato 17 anni di Eluana Englaro. La Chiesa Cattolica non aveva nessun diritto di interferire nell’applicazione di una legge dello Stato italiano. Finalmente, con la sentenza definitiva, la Cassazione ha chiuso una agonia che allontanava la pietà e l’amore per una vita pienamente vissuta. Cosa aveva di naturale quel metodo di alimentazione naso-gastrica? Niente. Con le cellule dalla corteccia cerebrale necrotizzate, Eluana Englaro non aveva nessuna possibilità di uscire dallo stato vegetativo. Lo Stato laico deve rispondere per tutti: credenti e no.
La Chiesa Cattolica, sostenitrice a suo dire del rispetto naturale, nell’assumere la posizione intransigente di non staccare quel tipo di alimentazione artificiale era come se paradossalmente autorizzasse l’utilizzo del profilattico per il controllo delle nascite.

lunedì, novembre 10, 2008

Su Pio XII

Una domanda pertinente: perché Pio XII ha scomunicato i comunisti e non i nazisti? Eppure Hitler come Goebbels erano cattolici. Così chi era ed è iscritto al Partito Comunista è stato posto fuori dalla Chiesa Cattolica da un Papa che ora viene beatificato. In Italia fu usata l’arma della scomunica per aiutare la Democrazia Cristiana a combattere il P.C.I. era una forte ingerenza nella politica che si combatteva più per carattere ideologico che per programmi di governo.
Non va neppure dimenticato l’apporto che diede la Chiesa Cattolica sotto Pio XII nell’aiutare i gerarchi nazisti a fuggire all’estero: Erich Priebke, Josef Mengele, Adolf Eichmann, furono garantiti dal Vaticano. Oggi non si scomunica più nessuno e si chiude gli occhi di fronte ai sacrileghi: chi fa la comunione ed è divorziato, chi appartiene alle cosche camorristiche e mafiose, i pedofili…e per quanto riguarda le guerre moderne? Mai nessuna scomunica per i perpetuatori di stragi e genocidi. Ancora: da Hiroshima, al Vietnam e dal Ruanda ai Balcani, nessuna condanna contro i bravi assassini cristiani. Allora? Quella scomunica, come altri comportamenti non fanno certo Papa Pio XII un santo. E poi ce n’è proprio bisogno?

giovedì, novembre 06, 2008

Abbronzati diversi

Oggi tutti i giornali parlano della battuta di Berlusconi su Barak Obama definito giovane bello e ‘abbronzato’. Non so quanto sia giusto dare importanza ad un barzellettiere, però qualcosa ho scritto anch’io.
Barak Obama non è abbronzato, è un meticcio, nato dall’incrocio tra una donna del Kansas e un keniota. Berlusconi è abbronzato, è un padano che usa spessi strati di fondo tinta ed è figlio di due italici. Barak Obama non è abbronzato, ha un colore della pelle naturale e ha sposato una donna nera. Berlusconi è abbronzato, e il suo colore della pelle, come quello dei capelli, non è naturale e ha sposato una donna bianca.
Barak Obama non è abbronzato, dovete dirlo a Berlusconi, fateglielo sapere. Berlusconi è bianco, dovete dirlo a Obama, ma forse lui lo sa già, anche se lo vede abbronzato; dovete dirgli che i capelli di Berlusconi sono finti, ma ad Obama forse non interessa: questo interessa agli elettori del PdL, come la sua capacità di fare il premier e la sua simpatia.
Fra poco Obama e Berlusconi si incontreranno e sarà una gara ad apparire più abbronzato…scusate la gara in verità la farà solo uno dei due: quello che si abbronza per apparire, quello per intenderci tanto ricco ma con poca classe, senza savoir faire come si dice; quello che racconta le barzellette sui malati di Aids, sui miracoli e fa il gesto di sparare ai giornalisti davanti a Putin…
Peccato che tutti i soldi del mondo non siano sufficienti ad acquistare cultura, rispetto, intelligenza e spiritualità.

martedì, novembre 04, 2008

Barak Obama speranza del mondo

Tutto quello che sta succedendo in Italia per la scuola pubblica è salutare: la generazione dei ventenni, e degli studenti, dopo il salto delle generazioni dei trentenni e quarantenni odierni, ritorna nelle piazze a protestare; ritorna per prendere in mano il suo futuro. Una ventata di ‘io non ho paura’ e di ‘giù le mani dal nostro futuro’, serve; serve a sconfiggere le manovre costruite per intimorire il movimento dei giovani delle scuole e delle università.
Nella società del ‘villaggio globale’, del mondo assimilato ad un unico paese, Barak Obama rappresenta una grande novità, a parte l’etnia nera, lui è uomo di 47 anni contrapposto ad un uomo di 72 anni. Barak Obama è anche la metafora non solo generazionale ma fisica di ciò che sta avvenendo nel mondo: quel meticcio è il nostro futuro; lui è il frutto dell’incontro e della nostra bastardità.
Barak Obama è una svolta necessaria e utile per affrontare una fase storica difficile, dovuta alla tempesta finanziaria che accelera la fine della nostra civiltà occidentale quale paese della sera.
Insieme a Obama auguriamoci che milioni di giovani escano, scendano in piazza e si organizzino per governare un futuro ricco di grandi trasformazioni che cambierà in modo radicale il nostro modo di vivere odierno. Spesso l’umanità ha saputo nei periodi bui trovare le risorse giuste per uscirne indicando idee e uomini adatti a sostenerle. Barak Obama è uno di questi.
Questo post è stato pubblicato oggi 5 novembre sulla rubrica Italians del c0rsera online

mercoledì, ottobre 29, 2008

La coscienza al Festival della Scienza di Genova

Giornata all’insegna di un diverso che è nell’uomo; dentro l’uomo. Un appuntamento al festival della Scienza del 27 ottobre è con Nicholas Humphrey e la necessità della coscienza, con questo filosofo psicologo indagheremo un passaggio importante per l’evoluzione: la fenomenologia della coscienza. Il titolo completo di questa Lectio Magistralis è: ‘Perché gli zombie umani sarebbero un vicolo cieco evoluzionistico’. Introduce: Vittorio Bo
‘La scienza non spiega la coscienza’: questo è bene saperlo e Nicholas Humphrey, filosofo e psicologo, lo dice subito; insieme al presentarsi come un fisicista, un darwinista convinto, per cui questa qualità fenomenica è frutto della selezione naturale: un sistema utile per ottenere un adattamento all’ambiente. Gli umani sviluppando questa esperienza di sensazioni hanno costruito una ‘nicchia dell’anima’. La coscienza è l’elemento soggettivo che dà vita alle sensazioni. Con il libro ’Rosso’, pubblicato lo scorso anno, l’autore spiega le sensazioni per cui riceviamo informazioni dai sensi e poi con la mente le interpretiamo: con ciò che ‘sentiamo’ e con l’introspezione noi facciamo esperienza, così conosciamo di più…
La coscienza diventa l’interiorizzazione di esperienze vissute. Partendo dal colore Rosso, Nicholas Humphrey ci racconta il lungo passaggio di rielaborazione delle sensazioni. I filosofi hanno cercato di rispondere agli interrogativi posti dalla coscienza, ma gli aspetti fenomenologici non esistono nelle coscienze. Allora cosa è successo? Come è arrivato il cervello a tutto questo? Dietro c’è la matematica. Dietro c’è l’illusione, un passaggio importante per comprendere le differenti realtà; gli altri punti di vista. L’illusione spiega paradossalmente il trucco che ci inganna e il perché.
Una risposta alla coscienza più che dai filosofi ci viene fornita dagli artisti; dai poeti, pittori, scrittori…descrivendo le loro sensazioni, dimostrano il piacere, la gioia nell’avere coscienza: la gioia di vivere sembrerebbe adattiva alla nostra vita. L’aspetto fenomenologico della gioia è un momento conscio, un momento ‘dentro’; la coscienza del ‘qui ed ora’. Cosa rende così straordinario tutte le cose che scopriamo? Che accarezziamo? Che sentiamo? Tutto l’incantamento avviene con la sensazione e la nostra coscienza in conclusione non spinge al soprannaturale, ma tutto quello che è bello dovrebbe essere riservato a noi stessi.
Siamo noi a vedere tutto quello che c’è in Natura; lei da sola non ha niente da dire, siamo noi a raccontarla come nessuno ha mai saputo dirlo. Ecco siamo noi gli autori di tutto. Qui le citazioni di poeti e artisti si susseguono Rilke, Wilde, Blake, Keats, ecc. I molti artisti parlano senza dirci che dobbiamo contare solo su noi stessi. Per l’essere umano il senso del sé è l’ossessione del trarne qualcosa che riconosce solo suo, privato. Ogni pensiero ha un proprietario, le tracce sono la nostra importanza metafisica. ‘Ogni uomo allora è un’isola con la sua coscienza fenomenica. Nessuna mente può avere più interesse del proprio io. La coscienza è questa potenza: l’autosviluppo di esseri unici, irripetibili, diversi. Noi oggi siamo qui per questo. Siamo opere d’arte e per essere la nostra coscienza’.
Questa conclusione finale può essere spiazzante ma, per Nicholas Humphrey lui ateo, l’anima è la nostra individualità, il nostro tentativo d’evoluzione. In quella ‘nicchia dell’anima’ vive la nostra coscienza. Lo zombie è un umano senza coscienza: è uno zombie filosofico, un altro da noi che non potrebbe esistere. Noi evolviamo con la coscienza.

lunedì, ottobre 27, 2008

Il popolo del Circo Massimo

Quel popolo del Circo Massimo è un popolo che conosco bene. Quel popolo ha attraversato anni e anni di opposizione rimanendo con i sogni di pace, di libertà, pane e legalità: cose semplici a parole, ma di difficile mantenimento.
Per questo quel popolo di gente onesta è sempre pronto a scendere in piazza per riuscire a far sentire la sua voce, troppo spesso sbeffeggiata da un potere arrogante che parla dalle televisioni.
Quando succede che milioni di persone si muovono, affrontando sacrifici, spinte solo da ideali di democrazia e giustizia, non è mai una cosa vana per cui non se ne può far niente. Quel movimento genera una energia che si moltiplica per se stessa, generando forze di cambiamento. Quando la protesta è anche proposta, chi la sbeffeggia ha poco da stare tranquillo poiché quella forza pacata e serena riesce a far rimbalzare accuse e negatività. Quel popolo rinfrancato dall’essersi incontrato in così tanti in un luogo preciso, riparte con fiducia per la costruzione di una democrazia messa sempre in pericolo da suffragi universali o da sondaggi virtuali. Una democrazia ora messa in pericolo anche dalla crisi economica.
Il cambiamento potrebbe avere un percorso anche breve per il precipitare di una crisi finanziaria per cui le promesse di un im-prenditore di far tutti più ricchi, soprattutto non pagando le tasse, affonderà nella cruda realtà. Quel popolo sono sicuro è pronto a trasformare le difficoltà in risorse per trasformazioni profonde del nostro modo di vivere, pensando in armonia con l’ambiente e la giustizia sociale.

sabato, ottobre 18, 2008

Il dono sovvertitore

Ci sono molte cose che non vanno in economia, questa ‘scienza’ che si è trasformata in legge pretendendo di dare un senso ai nostri bisogni soddisfacendoli con il mercato. L’ultima crisi dell’economia mondiale è significativa, ci si accorge che c’è nascosta una grande truffa: la logica di mercato per cui attraverso lo sviluppo esiste la possibilità di ottenere la prosperità materiale per tutti. Oggi sappiamo che questa economia può essere dannosa e insostenibile per il pianeta.
Tutti dovremmo avere presente che quello che diamo e riceviamo è in larga misura frutto di uno scambio gratuito. Quello che viene dato dai genitori ai figli non ha prezzo; non si può quantificare quello che si dona per amore. Nelle relazioni d’amicizia avviene uno scambio di cose che si pagano con il piacere, con un senso di aiuto e simpatica reciprocità. Allora cosa misura l’economia? Come recuperare tutto il valore vero? Tutto quello che non è quantificabile in moneta, vale? Eccome se vale, e vale semplicemente donando. Con il dono, con la pratica del regalo agli altri, noi liberiamo la società dal crimine costruendo una comunità tra simili e umani solidali. Con il dono si potrebbe creare una società più giusta; il dono diventerebbe un fatto sovvertitore. In economia non c’è spazio per i sentimenti: Adam Smith si rallegrava del fatto che non ci aspettavamo il nostro sostentamento dalla ‘benevolenza del macellaio’; ma oggi la perdita di valori si accompagna con arricchimenti facili, corruzioni, truffe, reati…così per recuperare si chiedono norme, codici di deontologia…il dono porterebbe in sé il vero valore morale. Donare è un paradosso che nasconde la verità: quello che si dona in realtà si scambia con il piacere di dare. Generalizzando l’atto del donare, come norma comune, il possesso di beni non determinerà più lo stato sociale: quei beni non saranno denaro da trasformare in potere e quindi cadrà ogni valore astratto del mercato. Il valore del dono è la relazione: quello che si scambia è conoscenza, fiducia, umanità, sentimento; è dare valore ad un altro aspetto del bisogno, e quello che non ho non mi manca.
Questa teoria, che trovo bellissima, è sostenuta da Serge Latouche, economista francese, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi. Per Serge Latouche questa alternativa economica esiste già ed è in Africa: in zone come la Mauritania, Camerun, Senegal, dove emerge una ‘società informale’ c’è una vera e propria alternativa storica allo sviluppo di come lo intendiamo noi.
Come sostiene Serge Latouche, bisogna mettere in discussione i concetti di crescita, povertà, bisogni fondamentali, tenore di vita e decostruire il nostro immaginario economico, che è ciò che affligge l’occidente e la mondializzazione.
Non si tratta ovviamente di proporre un impossibile ritorno al passato, ma di pensare a forme di un’alternativa allo sviluppo: in particolare la decrescita condivisa e il localismo. La pratica del dono può essere senz’altro una via. Ancora una volta forse dovremo guardare all’Africa non solo per conoscere le nostre origini ma per ritrovare la saggezza per il nostro futuro.

giovedì, ottobre 16, 2008

Serata Peruviana

Serata riuscita bene ieri sera al circolo Arci Zenzero; con lo spunto del mio viaggio in Perù del mese di maggio scorso, ci siamo trovati in circa 40 persone, tra amici e conoscenti a parlare di quella grande nazione. In conclusione abbiamo assaggiato alcune ricette della cucina peruviana preparate dalla Gastronomia: Segreti e Sapori di Genova. Ecco alcune immagini del viaggio in Perù fatto con mia moglie Anna.

Qui elenco ci sona altri video girati in Perù:
http://it.youtube.com/watch?v=3_qEX7DeRxc
http://it.youtube.com/watch?v=kpmg4jald2E

venerdì, ottobre 10, 2008

La crisi economica

L’immane crisi economica finanziaria chiude un’epoca e segna il declino del nostro mondo, ossia della civiltà occidentale. La crisi economica investe tutto il pianeta, ma quello che ne conseguirà sarà la fine del nostro modo di intendere la vita. Non finirà il libero mercato in quanto tale, con gli aspetti di motore dello sviluppo economico, ma la politica dovrà esserne sempre più il controllore. Nel nome dell’economia libera di mercato, senza controlli, si sono compiuti dei grossi misfatti: c’è stato l’inganno di milioni di persone verso beni inconsistenti, spinta verso consumi esagerati; non si può fare come gli statunitensi, che consumano di più di quanto producano. Quello stile di vita nordamericano, sostenuto da George W Bush, non poteva durare: prima o poi tutto si paga. Così come si pagano le guerre con la generazione di nuove violenze.
Oggi i neocons si rimangiano tutti i loro slogan. In Italia poi abbiamo a capo del governo un simbolo di quel pensiero, Silvio Berlusconi: un ultrasettantenne amico di Bush, che dovrebbe gestire il fallimento di una ideologia abbracciata da lui anche per forti interessi personali. Cosa potrà succedere? Ancora più danni. Gli italiani, penso, piangeranno lacrime amare per avere mandato al governo per la terza volta un im-prenditore pensando che avrebbe fatto tutti più ricchi, soprattutto non pagando le tasse. La tassa che sopraggiungerà sarà una vera mazzata: pagheremo le banche e una economia disastrosa sostenuta proprio da lui, un ‘principe’ dell’economia virtuale, del prodotto anch’esso fittizio come un derivato: le televisioni e la loro pubblicità.

domenica, ottobre 05, 2008

I miei articoli su mantelocale.it

Mentelocale.it è per me uno spazio prediletto e molti miei scritti vengono pubblicati lì. Per un accordo, quello che il web magazine o portale genovese mentelocale.it mi pubblica chiede una sorta di esclusiva; ovvero desidera che quello scritto sia rintracciabile attraverso i motori di ricerca solamente su mentelocale.it
Io non ho problemi per quello e devo dire che avendo su quel sito un riscontro di letture molto alto e qualificato, per il riferimento territoriale, sono anche contento di contribuire alla confezione di quel quotidiano di notizie e cultura.
Qui segnalo ad ogni modo il link dove è possibile rileggere quello apparso su mentelocale.it
Ho voluto segnalare questa cosa poichè di converso quello che è pubblicato su questo blog non lo troverete su mentelocale e viceversa.
L’ultimo mio articolo è una mia riflessione sul cinema nella mia vita:

sabato, ottobre 04, 2008

Il male oggi e sempre

Per Hannah Arendt la vera forza del male e del potere sta nella ragnatela di competenze delegata a uomini mediocri a impiegati senza pensiero; quello che compie l’esercito degli sgherri, dei gregari, adulatori, sudditi fedeli è la vera forza del male: la via per compiere i grandi crimini contro l’umanità.
Io aggiungo che anche quella fitta rete clientelare, dove prolifica la raccomandazione e lo scambio di favori, insieme al rafforzamento delle convinzioni negative verso gli altri, i diversi da noi, sono fattori di degrado morale e fonte di mali. Come esistono i circoli virtuosi, dove l’energia positiva si propaga per diffondere il bene, così esistono i circoli malefici dove le negatività si espande creando pregiudizi, paure e insicurezze che sfociano verso la ricerca di un capro espiatorio con cui si pensa di purificare un male che è, e rimane, solo nostro.
Il momento storico, che viviamo in Italia oggi, ha tutte le caratteristiche di un circolo malefico: una classe di governo alimenta messaggi di paura dove, per rimandi proiettivi, riceve dalla massa segnali di violenza gratuita: uno sfogo alle nostre parti più animalesche e immature.
Fermare questi meccanismi, una volta innestati, non è facile. Abbiamo come una maledizione a ricapitolare nella nostra vita, una sorta di filogenesi della malvagità, tutto un passato di violenza e crudeltà per imparare a conoscere che solo il bene, come la pace, può farci vivere felici. Ogni volta si deve sperimentare sulla propria pelle il male per conoscere il bene. L’uomo rinasce ogni volta bambino e per diventare adulto pare debba soffrire ogni volta…è possibile?
E’ possibile che le guerre siano sempre appuntamenti irrinunciabili nella storia dell’umanità? Eppure nascono così, semplicemente con paure, innalzamento di muri e tanta ignoranza sul nostro essere profondo, l’incapacità a interrogare la nostra intima verità.
Allora osservate tutti i nostri politici e guardate quanto ci rappresentano in superficialità, in progetti di difesa e attacco, scoprirete così quel gioco di proiezione che fa girare il male e allontana la medicina di ogni tragedia: l’amore. L’amore per l’umanità intera.

venerdì, ottobre 03, 2008

Maschere

Me lo ha fatto notare mia moglie…’hai visto come Veronica Lario, alias Miriam Bartolini - o viceversa dato che ormai è Veronica per tutti- assomiglia sempre di più a Berlusconi? Forse che vadano dallo stesso chirurgo estetico? Pare proprio di sì’. Già un po’ si tende a somigliare per via della convivenza, per via dei memi che ci si scambia involontariamente; se poi si hanno in testa gli stessi modelli di ‘bellezza’ allora è fatta! Sono una coppia perfetta. Sono la leghista e il forzaitaliota entrati in simbiosi: l’unione degli opposti…e non maschio e femmina ma più precisamente l’ortolana e il nazionalista; chi cura l’orticello di casa e chi mira a fare lo statista.
Ho sempre pensato che la telenovela famigliare del ‘Berluskaz’ -nome datogli da Bossi- fosse una storia molto lineare: anche al tempo della lettera della moglie a La Repubblica; cosa c’era da pubblicare? Niente. Il lamento di una donna trascurata…il richiamo alla serietà e alla responsabilità ad un guitto sul palcoscenico d’Italia…ma lei non è forse un’altra attrice? Lo spettacolo aveva lo stesso copione. Ora abbiamo anche la stessa maschera: Silvio-Veronica

mercoledì, ottobre 01, 2008

Il mito di Berlusconi

Il mito Berlusconi può essere lo strumento per indagare una realtà che sfugge. Questo personaggio controverso, che si ama o si odia, porta in sé aspetti mitologici: il mito è sempre in agguato, con la pretesa di raccontare cose di cui conosciamo poco o niente, ci riporta a quello che di reale c’è nel nostro presente. Il mito è innanzi tutto un racconto. Oggi sappiamo che i miti possono essere fabbricati ma, come succede nella pubblicità, vengono sondati; quindi si osserva come le persone reagiscono. Così il mito si rettifica e si corregge sulle reazioni degli altri, ma non si ha un complotto, si ha soltanto un tipo di organizzazione sociale, un mito che circola.
Il pensiero greco si è sforzato di trovare dietro il mito un significato di carattere razionale. L'unica cosa che bisogna comprendere è che la spiegazione razionale non cancellerà mai il mito; ovvero mito e razionalità coesistono.
Ernst Bloch racconta che nel 1933, poco prima dell'avvento del nazional-socialismo, ci fu una discussione nel palazzetto dello sport a Berlino tra un rappresentante del partito comunista tedesco e un rappresentante nazista: il comunista entra e comincia a spiegare la caduta tendenziale del saggio di profitto secondo Marx, la gente non capisce niente, e aggiunge Bloch, pur dicendo delle cose vere, queste verità non fanno presa; arriva invece il nazista che comincia a parlare in termini mitici della pugnalata alle spalle che gli ebrei e i demoplutocrati hanno dato al popolo tedesco, fa dei discorsi che hanno una grande presa emotiva, usa quei termini come patria, casa, quelle forme di richiamo all'identità delle persone ed esce tra le ovazioni di tutti.
Il principio che Bloch ritiene più originale di tutta la sua filosofia è quello di aver scoperto che la nostra coscienza del presente, che a noi sembra così cristallina, così trasparente, è in realtà opaca, e che quindi il presente in effetti è oscuro. Usando un proverbio cinese Bloch diceva che ‘alla base del faro non c'è luce’. Noi viviamo un’ombra che possiamo illuminare attraverso la conoscenza e la speranza, quello che è il centro del nostro essere. Dobbiamo buttare luce, dare senso a ogni momento della nostra esistenza. Questo accade ad esempio attraverso l'arte, attraverso la musica in particolare, dove si ha il massimo di esattezza matematica e il massimo di pathos.
Indagando il mito scopriamo così di quanta arte, di musica, poesia, bellezza, estetica ed etica abbiamo bisogno oggi. Ecco leggendo il mito possiamo salvarci dal mito stesso, da quello che ci muove nelle direzioni dell’odio e della intolleranza; in questo caso da quello di Berlusconi.

lunedì, settembre 29, 2008

Alcune considerazioni sulla salute oggi

Il sistema sanitario crea incessantemente nuovi bisogni terapeutici; si sono moltiplicati a dismisura gli esami diagnostici specialistici a scapito dell’indagine personale. Chi ricorda più che l’incontro con il medico era essenzialmente verbale? La visita medica era una conversazione. Il paziente raccontava ed il medico ascoltava e ascultava. Era un dialogo intimo che metteva in chiaro uno stato del sentire, preliminare alla diagnosi, per cui già in quella fase entrava in funzione insieme l’aspetto terapeutico.
‘Oggi più aumenta l’offerta di sanità, più aumenta la richiesta di questo bene. E’ come se ci scoprissimo tutti ammalati di una specifica malattia, nello stesso momento in cui si dice che è stato scoperto un sistema per diagnosticare e guarire quel male. E’ possibile? Sembra di si. La medicina che cura i sintomi mantiene in vita la malattia. I farmaci diventano un business incredibile’.
Queste cose le diceva un grande pensatore Ivan Illich, nel 1999. Egli usava l’istituzione sanitaria come un esempio controproducente: il paradosso sociale e culturale per cui la terapia produce malattie.
Il rifiuto della vecchiaia, come del dolore e della morte, ci porta a prolungare la vita in modo disumano, artefatto, indegno. Lo sradicamento operato dalla diagnostica ossessiona malati e anziani spingendoli a rifiutare la loro condizione.
Quanto più è alta l’offerta clinica di intervento per la salute, tanto più si sente la mancanza di salute. La diagnosi ‘obiettiva’ degli strumenti tecnologici, crea una patologia ‘soggettiva’. Tanto più cresce la modernità, tanto più sale l’angoscia.
Cosa dobbiamo pensare? La salute oggi è questa.

domenica, settembre 21, 2008

Pasticcio Alitalia

Per me il pasticcio Alitalia reca un difetto di fondo: il volere continuare a mantenere la compagnia aerea nell’ambito italiano. Non riusciamo ancora a pensare in termini europei. Sarebbe come che una compagnia di volo nordamericana si ostinasse a rimanere del Minnesota…
Questo peccato è dovuto soprattutto al premier Berlusconi quando in campagna elettorale, quasi come uno spot pubblicitario al suo partito e al suo slogan ‘Rialzati Italia’, entrò a gamba tesa nella trattativa di Alitalia con Air France.
Ora ne paghiamo le conseguenze. La verità è che in Europa non esistono più compagnie aeree di bandiera nazionali. Il mercato dei servizi di trasporto aereo è sempre più internazionale e ha bisogno non solo di know-how ma di sinergie industriali- economiche.
Poi diciamo la verità: quanto costava ali italiani la soluzione CAI? Chi ci raccontava i conflitti di interessi? Quando intervenne Berlusconi nell’affare Alitalia i suoi organi di informazione plaudevano dicendo che si era risparmiato agli italiani un salasso…ora stanno tutti zitti. Nessuno dice quanto quell’operazione costava e, per usare lo slogan caro alla destra, come metteva le mani nelle tasche degli italiani. Certo è che la cosa è sempre più complicata. L’Europa rimane, nella testa dei potenti nostrani, sempre una soluzione astratta.

martedì, settembre 16, 2008

Il triangolo drammatico

L’io si difende per combattere una sua radicata paura e senso di inadeguatezza, dovuto agli oggettivi limiti fisici e mentali, con resistenze, ricerca di dominio, avidità; attacchi e difesa diventano così strategie per risolvere i problemi. Ma questo è illusorio, perché semplicemente l’io stesso è il problema. Per osservare questa parte che gestisce la nostra vita abbiamo bisogno di consapevolezza; abbiamo la necessità di diventare testimoni e osservatori della mente.
Generalmente le risposte ai problemi che sorgono quotidianamente sono dettate da meccanismi automatici: sono forme di difesa inconsapevoli che spesso perpetuano la sofferenza; anzi si potrebbe affermare che sono le stesse che generano il dolore.
Il dramma vive in noi. Il dramma vive e si ama poiché il dramma è la nostra storia. Il dramma solitamente scaturisce all’interno della relazione di coppia, ma anche nella solitudine si attivano i meccanismi classici del dramma: quando ci sentiamo in colpa, siamo dispiaciuti, in ansia; quando lasciamo che il passato o il futuro oscurino il presente, creiamo un tempo psicologico in cui il nostro essere non vive: creiamo il dramma. Non vivendo il presente noi creiamo il dramma.
Quando l’io vive un circolo che scambia ruoli continuamente tra colpa, peccato, redenzione- tra vittima, carnefice e salvatore- i problemi diventano il dramma…ossia, il problema e il dramma sono la stessa cosa.
Stephen Karpman ha individuato nello scambio dei tre ruoli: Vittima, Persecutore e Salvatore quello che origina il dramma. Per Karpman il triangolo drammatico è il modello teorico più rappresentativo per comprendere i meccanismi del dramma.
La colpa è il meccanismo principale del dramma che prevede solitamente una Vittima e il suo Persecutore. La colpa viene rimandata come una pallina di ping pong da uno all’altro, finchè non compare il Salvatore, ovvero chi si prende la colpa oppure ne indica l’origine in uno dei due protagonisti. A questo punto il triangolo drammatico è compiuto e la possibilità di uscita non esiste più. Tutto viene giocato all’interno di uno spazio predefinito: il triangolo. Appunto.
Il Persecutore esprime forza e aggressività, nascondendo debolezza e paura
La Vittima esprime dolore e debolezza, nascondendo forza.
Il Salvatore esprime bontà ed interesse, nascondendo bisogni personali e solitudine.
Voi state per caso giocando? Siete dentro il triangolo? Osservatevi: ptreste uscire dal dramma che assilla la vostra vita.

martedì, settembre 09, 2008

I difensori del fascismo

I difensori del fascismo continuano. Il regima fascista è finito da oltre 60 anni in un bagno di sangue e dopo una immane tragedia, che ha segnato come mai nessuno il XX secolo; eppure c’è chi per motivazioni ideologiche e nostalgiche ritorna a scusare e difendere chi uccideva e spargeva terrore negando la libertà nel nome del fascismo mussoliniano.
Qualcuno di questi individui, che difendono quelle scelte scellerate, veste la carica di ministro e di rappresentante delle istituzioni democratiche: sono personaggi cresciuti nel dopoguerra e che non hanno minimamente provato cosa era quel regime…questo è penoso. Non farebbero meglio a pregare in silenzio? Pregare per invocare una pietà che loro non hanno per i vivi oggi? Sono quelli che criminalizzano i clandestini e non vogliono estendere i diritti civili alle coppie di fatto. Ma si sa, il fascismo ha sempre un suo fascino viscerale: è come il tifo nel calcio che scambia per ideale l’indossare una maglietta colorata in maniera diversa. A loro piace il nero e la pena di morte sarebbe in fondo una consequenziale scelta per eliminare chi non ci sta. Ricordate il teschio sulla bandiera nera e il motto: Me ne frego? Quelli erano i ragazzi di Salò; erano quelli che oggi chiamiamo i fondamentalisti islamici: un Osama Bin Laden si trova sempre per fargli imbracciare il fucile. Io non mi sento di onorare i camerati…come non mi sento di onorare Hitler o Saddam Hussein.
Io spero che La Russa e Alemanno non abbiano mai ad incontrare le bande di Salò: avremmo fallito il compito di evolvere nella libertà verso la libertà.

venerdì, settembre 05, 2008

La svolta della filosofia di Giusy Randazzo

Ieri 4 settembre ho presentato insieme a Stefano Bigazzi, presso la libreria Feltrinelli di Genova, il libro di Giusy Randazzo, La svolta della filosofia. Qui ci sono le mie considerazioni.
Il tema è forte e il titolo del libro è impegnativo: ‘La svolta della filosofia’. Questo libro, di Giusy Randazzo, inaugura, con l’altro di Vesna Bijelic, ‘Parole, prospettive e cambiamento’, la collana di Consulenza filosofica per la Cieffepi – Erga edizioni. La filosofia, per le mie reminiscenze filosofiche, ha già fatto diverse svolte: io ricordo l’annuncio di Karl Marx quando disse che la filosofia aveva fino a lui interpretato il mondo, e dopo di lui doveva cambiarlo. Non sappiamo quanto ci sia riuscito, certo è che dopo Marx il mondo non è stato più lo stesso. Marx comunque ci ha dato soprattutto uno strumento per interpretarlo: il materialismo come motore dello sviluppo umano.
Per Giusy Randazzo, docente di filosofia e presidente dell’associazione degli Psicofilosofi italiani, la consulenza filosofica diventa è uno strumento essenziale per sviluppare il dialogo, lo scambio di saperi e di interrogazioni: uno scambio di verità. Questo libro è il contributo analitico e scientifico, che offre molti spunti di riflessione, affinché la filosofia ritorni ad essere un elemento pregnante della nostra esistenza.
Giusy Randazzo nell’affrontare questo tema parte dal mito; parte dalla nascita del sapere. Una grande filosofa del secolo passato, Maria Zambrano, diceva che non c’è azione umana che non sia riferita al mito; il mito è all’origine della storia umana e la filosofia come amore per il sapere, aiuta l’uomo a tendere verso la consapevolezza della propria esistenza.
Il libro inizia il suo excursus filosofico da Eros e Psiche, ovvero dall’incontro tra ciò che unisce e ciò che fugge; tra il desiderio di possesso materiale e fisico e la spiritualità immortale e alata. Tutto questo per risanare una ferita che è anche nei fatti istituzionali e sociali: la scissione di un sapere psicologico che andrebbe riportato all’origine filosofico; per cui si svilupperebbe un sapere generante una consapevolezza che aiuterebbe moltissimo l’uomo a ritrovare nel senso della sua vita anche l’armonia con la Natura.
Illuminante è l’episodio autobiografico che Giusy Randazzo racconta a pag. 110 nel capitolo ‘la follia secondaria’: la sovrastruttura del linguaggio diventa elemento di ‘follia’ ovvero di incomunicabilità poiché genera spesso ‘grammatiche’ diverse. La filosofia può riunirle donandoci la consapevolezza della libertà e soprattutto come sostiene Giusy Randazzo quello scambio di domande tra le persone che stimolano altre interrogazioni per cui non c’è fine al sapere.
Oggi assistiamo come la grandezza e la complessità della scienza nella conoscenza della natura, mettano l’uomo continuamente di fronte a domande cui è difficile rispondere. L'uomo allora sprofondandosi nella presenza del mistero dell'infinito, può dilatare senza limiti il progetto del suo essere come già avevano intravisto Eraclito col Logo ed Aristotele che presenta l'intelletto come ‘capace di diventare e di fare tutte le cose’.
Io ho trovato interessante il capitolo su ‘la rinascita del filosofo’ (pag.28), dove si sostiene che chiunque si vergognerebbe a definirsi filosofo. (Gerd B.Acherbach); questo per sovrastima della filosofia e sottostima di noi stessi, eppure la filosofia come il tendere alla conoscenza è un atto d’amore verso se stessi e il mondo.
Ricordate come la Bibbia usi il termine ‘conoscenza’ per indicare l’unione intima fisica e spirituale? Ecco allora che ‘il tendere’, il ricercare la Sophia, spiega bene Giusy Randazzo, significa ricercare la sapienza, la saggezza e la Verità; la propria verità cui io aggiungo in sintesi la conoscenza di se stessi per essere quello che siamo.
Ricordando come la divisione del sapere filosofico e il sapere psicologico sia iniziato con Cartesio, e poi con Kant venga assunto come principio tra la Ragion pura e la ragion pratica: tra conoscenza e comportamento, Giusy Randazzo conclude riportandoci alle origini del sapere di sé e del sapere di non sapere. La filosofia di Socrate.

sabato, agosto 30, 2008

Essere cristiani oggi

Essere cristiani in questa società è una stravaganza. Essere cristiani nella società berlusconiana e leghista è un paradosso. Ma come si può sostenere di essere cristiani invocando misure contro gli immigrati, i rom e gli stranieri ecc.? Se poi si parla di chiesa cattolica, di istituzione religiosa, il cristianesimo diventa ancora di più un artificio.
La chiesa che sostiene sia una eutanasia non alimentare più artificialmente dopo 16 anni un corpo che non ha più relazioni con niente, è cristiana? Magari insegna che il sacrificio di Cristo è stato giusto per la nostra salvezza, per cui la pietà la prova dopo, ma per noi la pietà possiamo invocarla prima? Una chiesa che non cerca più la dignità di una vita, e che di questa ne fa un mero principio quantitativo, che cosa indica?
Essere cristiani in questa società è davvero difficile e insieme quasi inutile: come dare perle ai porci; come regalare saggezza a chi non vuol sentire.
Dogmi e preti, catechesi e teologia lavorano tutti per disegnare un Dio ridicolo. Quel Dio non è il nostro, quello che si può sempre incontrare nei nostri cuori facendo silenzio e dove con umiltà si può ascoltarlo. Provate e sentirete che dice cose molto diverse dai Papi, dai potenti e da quelli che si ostinano a chiamarsi credenti.

sabato, agosto 23, 2008

Il piccolo fascista

Famiglia Cristiana il settimanale cattolico più venduto in Italia, denunciava nel numero passato un pericolo fascista nella società italiana e insieme il governo che era su quella stessa strada…niente di anormale; si potrebbe dire che il pericolo avvertito da quel giornale è sempre ben presente: per cui è facile cadere in un regime fascista senza grandi scossoni.
Voglio ricordare che il fascismo, come il nazismo, non sono solo fenomeni politici ma anche il disperato tentativo di fermare la capacità dell'uomo di andare oltre il presente e prefigurare un mondo migliore. In tutti noi c’è un ‘piccolo fascista’ ed è rappresentato dalla parte più arcaica: è la forza della conservazione, quello che ci tiene legati al sangue, alla tribù; a quella fame che doveva essere ingordigia, a quella violenza che è anche crudeltà. E' il piccolo fascista che ci impedisce di crescere e ci spinge a cercare un papà duce.
Il fascismo è un partito che trasversalmente è sempre presente in politica; lo si riscontra spesso nel perbenismo, in certe mentalità, tipo di educazione e assunzione di ruoli dove si recitano copioni che non ci vogliono ne soli, ne adulti, ne responsabili.
Piero Gobetti, giovane antifascista liberale, assassinato nel 1926 a Parigi a 25 anni, sosteneva con ragione che il fascismo è la biografia dell’Italia. Per questo non dobbiamo ritenerci immuni mai. Oggi che con lo spauracchio degli immigrati e l’agitarsi del bisogno di ‘sicurezza’, questo piccolo fascista può esplodere come una psicologia di massa.
La comparsa di chi assume su di sè tutte le proiezioni collettive l’abbiamo, e con facilità potrebbe presentarsi come un nuovo duce. Certo che il fascismo non si presenterà con vecchi gagliardetti, camice ritinte o proclami…magari si farà vedere con una scopa in mano, campione della pulizia, come una volta qualcun altro con un fascio di grano davanti alla trebbiatrice a dare il via alla mietitura...magari non ci sarà una divisa d’orbace e quella potrà essere anche un semplice vestito blu con cravatta regimental…ma il fondo illiberale e totalitario tornerà ad opprimerci.
Voi chiamatelo come volete. Io continuo a chiamarlo fascismo.

mercoledì, agosto 20, 2008

‘Perché non posso non dirmi comunista’ di Mario Alighiero Manacorda


‘Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)’ è un libro dello scorso anno di Piergiorgio Odifreddi, il matematico impenitente e scrittore divulgativo di logica scientifica, che richiama nel titolo un libro dell’anno 2000 di Mario Alighiero Manacorda: ‘Perché non posso non dirmi comunista. Una grande utopia che non può morire’. Mentre il libro di Piergiorgio Odifreddi è un aiuto a superare il fondamentalismo religioso, quello di Mario Manacorda risulta utile invece a ritrovare l’adesione ideale ad un progetto di società che è entrato profondamente in crisi.
Il piccolo libro di Mario Alighiero Manacorda, giovane vegliardo novantaquattrenne, ex docente di pedagogia e storia della pedagogia nelle università di Cagliari, Viterbo, Firenze e Roma, illustra le ragioni della sua adesione all’idea comunista: una utopia che conserva tutta la sua capacità di riscatto economico, morale e spirituale del mondo.
Mario Alighiero Manacorda resta insieme a Pietro Ingrao uno dei due grandi vecchi del comunismo italiano. Le passioni non invecchiano e i due continuano a testimoniare gli ideali comunisti per cui si sono battuti tutta la vita mantenendo giovane con il cuore anche la mente.
In un momento di grave crisi del pensiero comunista, dove i partiti che si richiamano a quella società stanno sparendo, o cambiando radicalmente le loro finalità come la Cina, Manacorda continua a dichiararsi comunista e a testimoniare il significato di questa scelta guardando al passato, quando il comunismo ha rappresentato le speranze secolari di milioni e milioni di uomini in tutto il mondo, con l’obiettivo di emanciparsi e uscire dalla schiavitù ed ignoranza.
Il fallimento dei socialismi reali, e la loro scelta rivelatasi perdente, non ha fatto venire meno l’obiettivo di riprovare a costruire una società comunista che rimetta in campo i suoi valori. Potrebbe nascere sotto altri nomi o altre bandiere ma quei motivi saranno sempre gli stessi.
Carlo Marx e Antonio Gramsci sono i pensatori che hanno guidato il ragionamento di Mario Alighiero Manacorda:
Il pensiero filosofico e storico di Carlo Marx è sempre attuale e secondo Manacorda rivivrà nelle aspirazioni dell’uomo per creare quel mondo più libero e giusto che dia una misura di umanità al proprio destino: ‘E se considero il l’assetto che abbiamo ricevuto dalla natura, che è, come per tutti i viventi, il destino di una continua lotta per la sopravvivenza; continuo a sperare che l'uomo possa passare a una gioiosa gara per la convivenza. E anche per questo non posso non dirmi comunista’. (pag. 71)
Per quanto riguarda Antonio Gramsci, invece commenta: ‘Ogni acquisizione logica e morale, di vita civile, non è innata, ma da apprendere attraverso un adeguamento o conformizzazione agli aspetti più elevati della civiltà storicamente raggiunta: solo così ciò che si acquisisce attraverso l'esperienza diventa una ‘seconda natura’ e la necessità diviene libertà. Anzi, questo della «seconda natura», da conquistare attraverso l'educazione, è anch'esso tema ricorrente in lui. Significa che il cucciolo ‘naturale’ dell'uomo deve faticosamente entrare in quella seconda natura che è la storia’. (pag. 84)
Carlo Marx, il comunista per antonomasia, in questa analisi lucida e profonda, ma mai retorica, diventa liberale, diventa il ‘Macchiavelli del proletariato’, umanista, spiritualista, antistalinista. Per questo non è possibile, secondo Manacorda, non riconoscersi comunisti. Ognuno a modo proprio, nonostante le etichette che ciascuno di noi si dà o riceve dagli altri, accidentali e approssimative. Nella riscoperta del valore etico-politico troviamo le ragioni del suo impegno; ragioni ancora valide e forti per tutti quelli che ancora si vogliono professare comunisti. Tutto questo rigorosamente e originalmente ancora valido oggi come ieri.
Ecco il link dove potrete ordinarlo se non lo trovate in libreria:

lunedì, agosto 18, 2008

Guerra in Georgia

Tutti hanno visto come Vladimir Putin racconti bugie sullo stato della guerra in Georgia: la parola d’ordine sembra quella di annunciare il ritiro, mentre le truppe russe avanzano per occupare militarmente tutta la Georgia. La questione è drammatica e il governo italiano, con a capo l’amico barzellettiere ufficiale di Putin, e bugiardo anch’esso per antonomasia, sta a guardare e comunica che c’è stato uno scambio di telefonate con Putin. Ma per raccontarsi cosa? L’ultima su Pierino? Certo che la considerazione di Putin per Belusconi si è notata tutta: una bella risata in attesa anche di una manata sulle spalle. ‘Mi fai sempre ridere, amico Silvietto. Tu si che mi capisci, altro che Bush che fra poco non sarà più presidente. Tu sei un amico sempre in piedi…’: questo è quello che verosimilmente può avere risposto Putin all’amico di ribotte Silvietto.
In fondo poi gli italiani se ne fregano della Georgia e di Putin. Loro hanno votato alla grande Berlusconi per cui va bene tutto. Lui li rappresenta bene: una barzelletta, una pacca sulle spalle, qualche commento sulle donne e via a far ribotta e insieme qualche affare. Oggi va così. Per fermare Putin occorrerà un intervento deciso dell’Europa seria.

venerdì, agosto 15, 2008

Estate dei divieti

La prima estate del quarto governo Berlusconi si è caratterizzata per la sfilza di divieti attuata dai sindaci in base al decreto governativo sulla sicurezza che gli conferisce i poteri di ‘sceriffi’.
Così le proibizioni non si sono fatte attendere e ognuno ha trovato un suo modo di intendere la sicurezza.
Volete qualche esempio?
A Lucca è proibito far fa mangiare ai piccioni: può costare fino a 500 euro di multa. A Eboli c’è la stessa cifra di multa per le effusioni amorose in auto. A Genova non si può passeggiare con una bottiglia di bevanda alcolica in mano, tra i carruggi del centro storico. A Lavagna multa di 250 euro a chi si avvicina alle prostitute. A Forte dei Marmi, cuore della Versilia chic, è vietato tagliare l'erba nel weekend o nelle ore pomeridiane. A Positano e Capri è vietato camminare con gli zoccoli. Troppo rumorosi. In alcune spiagge non si può abbandonare il telo mare per prenotare il posto. A Viareggio è proibito appoggiare i piedi sulle panchine sulla passeggiata del lungomare a qualsiasi ora del giorno. A Voghera invece non ci si può sedere dopo le 23. A Novara, vietato sostare in più di due persone nei parchi pubblici dopo le 23.30. Multa da 25 euro a 500. Niente massaggi da personale ambulante sui litorali toscani e romagnoli. Multa da 2 mila euro a 10 mila. Ad Eraclea, Venezia, è vietato anche costruire castelli di sabbia, perché ostruiscono il passaggio ai bagnanti e non si possono scavare buche.
A Mintumo, Latina, non si possono usare i risciò a pedali sul lungomare nei fine settimana di luglio e in tutto il mese di agosto. Multa 500 euro
Proibiti i massaggi in spiaggia, richiedere l’elemosina in centro città, fare volantinaggio in spiaggia…
Mi fermo qui poiché chissà ancora quanti divieti si aggiungeranno a questi elencati. La cosiddetta ‘tolleranza zero’ è certo che soprattutto abbassa l’intelligenza.
Buon ferragosto

domenica, agosto 10, 2008

La comunicazione rispettosa

Una peculiarità degli esseri umani è di essere dotati di un sistema di comunicazione meraviglioso con cui possono dare espressione ai pensieri della mente e descrivere in dettaglio la loro percezione del mondo. Il linguaggio e la sua ricchezza è senz’altro quello che ci contraddistingue dagli altri animali. Noi umani abbiamo sviluppato, attraverso millenni di storia ed evoluzione biologica del cervello, un linguaggio così vario e complesso che è capace anche di costruire la realtà. Il linguaggio umano nelle diverse interazioni è in grado di suggestionare la nostra mente creando scenari nuovi e permettendoci di vivere vite diverse.
Questo nostro linguaggio è un potente mezzo che ci rivela e rende possibile il nostro benessere come il malessere. Grazie al linguaggio siamo perfino arrivati a curarci e grazie alla comunicazione assertiva possiamo migliorare la qualità della nostra vita. Sembrerebbe una cosa da poco e invece è molto. Ad esempio ringraziare, fare agli altri quello che ci aspettiamo, usare le parole giuste, sono comunicazioni che innestano catene di positività e fanno vivere bene. Spesso invece per conformismo tendiamo a giudicare e classificare gli altri ponendoli in categorie precise: stupido, cattivo, bravo, incapace, ecc. Con queste gabbie ci imprigioniamo da soli; sappiamo invece che ognuno non può identificarsi con quel giudizio e categoria.
I personaggi politici sono in buona parte un esempio di comunicazione negativa: quelli che scaricano frustrazioni, ambizioni, inimicizie, odi e vendette danneggiano loro stessi e non convincono nessuno.
Un altro aspetto che denota il livello di società è la qualità del linguaggio: l’appiattimento dei discorsi, dei contenuti e della forma accompagnata spesso da parole volgari, denigranti e improprie rivela il punto basso in cui ci troviamo.
Esempio: potremo trovare forme di sfogo senza danneggiare qualcuno? Senza mandare ogni volta a fanc… il prossimo?
Altro esempio è l’uso dell’avverbio: assolutamente. Avete sentito come e quanto viene usato? Ultimamente si sente spesso dire ‘assolutamente si’, ‘assolutamente no’ o ancora ‘assolutamente’ e basta. Così, da solo, che non vuol dire nulla. Questo avverbio diventa l’elemento di camuffamento delle nostre debolezze…abbiamo sempre meno certezze e posizioni assolute, eppure vogliamo far sapere che assolutamente noi siamo quelli che dichiarano –magari dopo un ‘voglio dire’ -quello che diciamo. Ahimé, senza alcuna consapevolezza.
Con tutta la ricchezza del nostro linguaggio purtroppo in questo momento storico ci troviamo nel piuttosto che e nel quant’altro, che vorrebbe sopperire tutto quello che noi facciamo intendere di sapere, ma che in realtà è davvero altro.

sabato, agosto 09, 2008

Guerra in Ossezia

Oggi leggiamo su tutti i quotidiani del conflitto in Ossezia…una regione della Georgia ai confini della Russia che chiede l’indipendenza. Sono molte le zone dell’ex impero russo, a noi spesso sconosciute, chiedono l’ autodeterminazione del loro territorio. Sono le numerose ferite che la caduta del regime sovietico ha messo allo scoperto. Conosciamo in molti la Cecenia per i gravissimi atti terroristici e per la lunga guerra che vede impegnata la Russia. Chi non ricorda la tragedia inumana di Beslan? Con il suo altissimo numero di vittime dell'odio, fra cui moltissimi bambini e ragazzini, è avvenuta in una delle tante Repubbliche che costellano le parti periferiche della Federazione Russa. Accanto alla Cecenia ci sono molte piccole repubbliche: Dagestan, Tartari, Cerkessia, Karelia (accanto alla Finlandia), Adigezia, Altaj, Buriati e anche l’Ossezia…regioni di cui sappiamo ben poco. Sì, l’Ossezia è divisa in Ossezia del nord –dove si trova Beslan- e Ossezia del sud che fa parte dal 1991 della Georgia. La superficie della regione è di 3900 Km², con appena 70.000 abitanti. L'Ossezia Meridionale si è dichiarata repubblica indipendente dalla Georgia nel 1992, senza però nessun riconoscimento ufficiale da parte di altre Nazioni; il capoluogo è Tskhinvali (40.000 ab.). Queste unità territoriali, assieme al Dagestan, formano l'estrema propaggine meridionale dell'Europa. Infatti i geografi situano il confine del nostro continente proprio lungo la catena del Caucaso; la Georgia, dunque, si trova già in Asia. E, particolare piuttosto curioso, l'Ossezia del Nord è in Europa, mentre l'Ossezia del Sud è in Asia. L'Ossezia del Sud si trova nella parte meridionale del Caucaso e presenta caratteristiche geografiche similari a quelle del nord con prevalenza montuosa. Le principali risorse economiche sono l'allevamento di ovini, l'agricoltura (mais, tabacco e legumi), lo sfruttamento forestale e l'estrazione mineraria (piombo, zinco). La maggioranza della popolazione fa parte dell'etnia degli Osseti, di ceppo europeo e di religione cristiana ortodossa, vi è inoltre una minoranza di musulmani.
Io ho conosciuto molti luoghi, molte nazioni, sconosciute che formavano l’ex Unione Sovietica leggendo Imperium di Ryszard Kapuscinki. Imperium, libro edito da Feltrinelli, raccontava lo sgretolamento dell’impero comunista che si è dissolto come neve al sole lasciando Stati, paesi, etnie, culture dimenticate a fare i conti con il loro futuro, ricominciando da un passato violentato e mai sopito.
Kapuscinski è stato molto abile a descrivere quella realtà sommersa dalla violenza, che riaffiorava come in una Babele di lingue, di culture e di rivendicazioni. Quello che si è consumato tra il 1986, anno dell’incidente di Cernobil, il 1989 anno della caduta del Muro di Berlino ed il Natale del 1992, quando con le dimissioni di Gorbacev, è la lenta e inesorabile agonia di un impero in profonda crisi, un regime che non trova più le energie per sollevarsi. Nel 1992 l’Urss cessa di esistere e nasce la CSI, la confederazione russa ovvero la Russia che raggruppa gli Stati dell’ex Unione sovietica eccetto 4 Stati: la Lettonia, la Lituania, l’Estoni e la Georgia.
Con questa guerra improvvisa, scoppiata in questi primi giorni d’agosto 2008, risulta sempre più chiaro che le ferite continuano a sanguinare. Ancora problemi di identità? Di semplice voglia di autodeterminazione? Certo è che viviamo un mondo che, in un quadro di cicli storici ondivaghi, tocca nuovamente un punto basso. Una brutta storia di regressione.

lunedì, agosto 04, 2008

The last lecture

La morte come una occasione per riflettere sul mistero della vita e insieme per apprezzare quello che ci viene dato. Un esempio chiaro c’è dato dalla testimonianza di Randy Pausch, un professore università di scienze informatiche alla Carnegie Mellon University in Pennsylvania, che aveva 47 anni, la tendenza al sorriso, la passione per i pelouches che si vincono al luna park, tre splendidi figli e un passato da progettista di realtà virtuale per la Disney.
L’occasione è stata data in una lezione universitaria denominata the last lecture che è tradizione presso la stessa prestigiosa università dove insegna Randy Pausch, che non l'ha fatto solo per caso; infatti egli ha dovuto prendere questo invito alla lettera: il discorso, a fine settembre dello scorso anno, per lui è stato davvero l'ultima. Randy Pausch è morto alcuni giorni fa.
La lezione è stata un atto di consapevolezza sulla sua ‘fine’, ma non per parlare della morte, ma per raccontare la vita. Così, in un aula davanti a 400 studenti, si è raccontato, senza commiserazione, armato di coraggio e ironia, deciso a ‘rinchiudere tutto me stesso in una bottiglia che poi i miei figli un giorno apriranno’. Per settantacinque minuti si è raccontato, ha fatto ridere il pubblico, lo ha commosso, ha parlato dei suoi sogni infantili, di come è cresciuto, di ciò che considerava giusto e di ciò che considerava sbagliato.
La sua vita era fatta di sogni coltivati nell’infanzia, una infanzia felice e dove crescendo scopre che gli impedimenti a sviluppare i sogni sono la prova per misurare quanto a quei sogni credeva. Dopo aver sbattuto davanti a dei rifiuti, lui è riuscito a lavorare per la Disney, come aveva sognato visitando un parco disneyland da bambino. ‘Non è vivendo più a lungo che si batte la morte, ma vivendo bene e realizzandosi pienamente’: questo è il messaggio che ha voluto lasciare soprattutto a tre persone: i suoi figli.
A questo link troverete, sottotitolato in italiano, la sua ultima lezione.

domenica, agosto 03, 2008

Frasi e aforismi per divertirsi un po'


Era tanto aggressivo e arrogante che sulla tomba fece scrivere: ma che cazzo guardi?
Tra le tombe ne ho vista una con su scritto: ‘Ve l’avevo detto che stavo poco bene’.
Tutti gli anni mia madre faceva il tacchino al forno: un’imitazione di merda.
Mia sorella nella vita ha conosciuto alti e bassi...e se li e' sempre fatti tutti.
Sono stato in banca per dare un'occhiata ai miei risparmi. Ho scoperto di avere tutto il denaro che mi serve. Se muoio domani.
Le conversazioni dal parrucchiere sono la prova inconfutabile che le teste sono fatte per i capelli.
La Natura è fantastica. Un miliardo d'anni fa non avrebbe mai sospettato che noi avremmo portato gli occhiali, eppure ci ha fatto le orecchie!
Vorrei morire ucciso dagli agi. Vorrei che di me si dicesse: "Com'è morto? Gli è scoppiato il portafogli".
E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili.
Non prendere la vita troppo sul serio, comunque vadano le cose, non ne uscirai mai vivo...
Ho mandato a fare in culo Fanfani, Andreotti, Craxi, tutti schiattati o quasi, schiatterà pure tu Silvio…il guaio che ritornano sempre tutti sotto mentite spoglie.
A.A.A. Cercasi ragazzo di razza, perché BASTARDO l'ho già avuto!

giovedì, luglio 31, 2008

Alitalia rialzati e vola?

Alitalia paradigma del disastro italiano. Non solo dietro le ambizioni di uno pseudo-statista si cela il fallimento di un carrozzone italiano, che è fuori dalle regole di mercato, ma anche la prospettiva di uscire dalla visione provinciale di un nazionalismo di bandiera che non è sentito neppure da chi lo promuove.
L’Alitalia salvata da una cordata italiana, sarà comunque piccola per affrontare le sfide di un mercato internazionale. E’ di questi giorni la notizia della fusione tra British Airways e Iberia. La Spagna e l’Inghilterra non ci hanno pensato neppure lontanamente di fermare queste nozze in nome della difesa di una compagnia di bandiera nazionale. Nel frattempo si sta delineando un’intesa tra la United Airlines, alleata con la Continental, e la Lufthansa.
Facendo riferimento al mercato, non dimentichiamo che Silvio Berlusconi ha fatto scappare Air France, e alla faccia delle regole di mercato cui dovrebbe intendersene, ora vuol farne una sulle spalle degli altri e con i nostri soldi. Bravo. Bella trovata. Ma cosa ci si aspettava dal furbone?
Il tempo passa. Sono passati oltre quattro mesi dalle sortite elettorali di Silvio Berlusconi e sono ancora dietro a fare i conti. Gli industriali italiani coinvolti nel salvataggio di Alitalia, prima di metterci del loro vogliono garanzie. Ci saranno le contropartite riconoscenti di Berlusconi ma gli azionisti di quelle imprese non saranno disposti a pagare…come non dovremmo esserlo noi cittadini contribuenti che quando cerchiamo un aereo per spostarci lo cerchiamo conveniente e funzionale.
I 2.100 esuberi proposti da Air France, per la nuova Alitalia diventeranno oltre 5.000 e non è detto che basteranno. I sindacati erano felici dell’intervento di Berlusconi che prometteva un rilancio a meno costi. Ora dopo avere ottenuto un prestito dal governo di 300 milioni di euro a primavera, con l’estate in corso i soldi sono finiti e nessuno ci mette davanti i conti. In questo momento c’è stato il richiamo ai sindacati di accettare il tutto senza critiche. Pagheranno ancora i cittadini alla faccia delle promesse. L’unica cosa certa è lo slogan per il rilancio e di slogan il nostro se ne intende. ‘Rialzati Italia’ era quello elettorale, ‘Io amo l’Italia e volo Alitalia’ è quello nuovo. Ho la sensazione che questa Italia non si rialzi e tantomeno voli.

domenica, luglio 27, 2008

L'evoluzione non ha bisogno di Dio

Un buon argomento per riflettere su questo punto viene fornito dalla discussione a Genova sulla costruzione di una moschea, per permettere ai fedeli musulmani di pregare Allah, che è poi lo stesso Dio d’Abramo pregato dai cattolici e dagli ebrei…insomma il Dio del Libro, quello definito Unico Dio. La discussione è singolare ed è sostenuta per una parte dalla paura dell’altro. Dio in questo caso non aiuta davvero.
In fondo si comprende che chi muove gli uomini non è la ricerca di un consenso divino, ma soprattutto la lotta per accaparrarsi le risorse e vincere la sfida della sopravvivenza. Per questo non esiste uguaglianza e lo stesso Dio diventa molto diverso, diventa di parte…vi ricordate il ‘Gott mit uns’?
Darwin spiega bene questi meccanismi. Il successo riproduttivo degli organismi più adatti a un certo ambiente non è affatto casuale e quello che determina l’evoluzione delle specie è piuttosto semplice. La Natura poi non premia a caso e non indirizza l’evoluzione verso nessuna meta. L’evoluzione è necessaria ma non porta a Dio. Eppure questo Dio, che si rivela nel disegno umano tanto ambiguo, potrebbe essere d’aiuto; basterebbe pensarlo unoo che ride. Una sua risata oltre che rendere superfluo il mondo di là, migliorerebbe quello di qua.
Per ora tutto aiuta a esclamare la frase attribuita a Bunuel: ‘Grazie a Dio sono ateo’.

sabato, luglio 26, 2008

Emergenza clandestini?

Emergenza clandestini?
C’è nel mondo un paese dove sono passate tutte le civiltà; sono passate genti di ogni cultura e colore. C’è nel mondo un luogo che è divenuto unico per ricchezza d’arte, per varietà di lingue, di cibi, di paesaggi, costumi, tradizioni…
C’è nel mondo una regione da dove sono partiti uomini per ogni dove; sono uomini che hanno attraversato montagne, deserti e mari per imparare e portare qualcosa di loro. C’è nel mondo una storia che è diventata Storia di tutta l’umanità.
Sapete qual è quel paese, quel luogo e regione del mondo? E’ l’Italia.
Sapete qual è la storia che continua ad essere Storia? La nostra, la storia italiana.
Eppure per strane onde, per flussi e riflussi, l’Italia riesce a dimenticare d’essere se stessa: quello che ha fatto diventare italiani, quelli che l’hanno raggiunta. Eppure per strane relazioni con se stessi alcuni uomini, dimenticando i loro antenati e inventandosi genie stanziali, hanno creato identità perverse. Eppure non c’erano barbari che non facessero paura; non c’erano stranieri che arrivassero soli: qui trovarono qualcosa che li avrebbe cambiati. Impararono una lingua, impararono a mangiare cibi nuovi; impararono a vedere chiese, palazzi, montagne e mari come mai in nessun luogo ce ne fossero stati.
Qui si sono fermate, e continuano a fermarsi, persone che hanno unito più che geni saperi; condividendo clima, paesaggi e destini. Questa è l’Italia, la mia Italia, ed io non ho paura.

sabato, luglio 19, 2008

Rimpiangere Prodi?

Statali: 400 milioni in meno. Mi sembra che si inizi a rimpiangere il governo Prodi. Vi ricordate il martellamento dell’opposizione nei riguardi di Prodi? Se ne deve andare…il peggior governo dell’Italia. Gli italiano non sono mai stati così male. Tutti slogan che ripetuti ossessivamente diventavano credibili: gli italiani entravano nel clima preelettorale mentre il capo dell’opposizione cercava di fare acquisti di senatori per rendere immediato il voto.
Non che il governo Prodi brillasse di grandi iniziative di rinnovamento e desse segnali di fiducia per il futuro, ma lentamente seguiva un piano di risanamento dell’andamento economico, senza il quale ogni politica diventa una chimera. Il risanamento era seguito da Padoa Schioppa, che aveva avviato un ciclo virtuoso di risparmi senza creare contraccolpi nella base sociale. Un obiettivo a breve sarebbero stati i salari, ma tutto precipitò. La fine come vi ricordate fu salutata dall’opposizione in Parlamento con brindisi a base di champagne.
Ed ora? Lacrime e sangue per tutti. In verità qualche accenno era stato fatto anche da Berlusconi; ma si sa dal riccone per antonomasia non ci si aspetta certo una richiesta di sacrifici: lui ci ha levato subito l’ICI, fra poco ci toglierà il bollo auto e poi ridurrà le tasse. Che bello. Non dobbiamo diventare come lui?
Ho paura che finito il lavoro per rendere impunito lui e la casta dei politici, si richiamerà Prodi. L’Europa ci guarda sempre più preoccupata. Intanto 2 leggi fatte nei 5 anni del governo di Berlusconi sono state bocciate: condoni (pagamento IVA) e assegnazioni frequenze televisive (Rete4). Non parliamo poi di altre leggi bocciate, come l’inappellabilità in caso di assoluzione: alla fine bisogna risultare innocenti. Come dire che in Italia qualcuno sconta le pene…in verità sì, siamo noi fuori dal carcere nel vedere i troppo furbi.

giovedì, luglio 17, 2008

La Costituzione italiana come risorsa

Il recupero dello Stato etico politico voluto dalla nostra Costituzione è la prima risorsa da recuperare. Una risorsa capace di portare nuove capacità di investimento anche finanziario ad un paese, che per pagare un enorme debito pubblico accumulato negli anni da 1980 al 1994, ci fa pagare cifre enormi di interessi facendo tagliare risorse ai servizi.
Ma come può la nostra Costituzione liberare risorse finanziarie? Questo lo ha spiegato il prof. Gianni Marongiu, docente di Diritto Finanziario presso l’ateneo genovese, in un incontro promosso nei giorni scorsi dal circolo territoriale Portoria Carignano del PD e dal Movimento dei Repubblicani Europei.
Sì, per Gianni Marongiu esistono le risorse a costo zero per ripartire: ‘sono risorse recuperabili in ogni luogo dove posiamo lo sguardo, in ogni anfratto. Basta raccoglierle’. Sono risorse che deriverebbero dalla lotta all’evasione fiscale conteggiata in 330 miliardi di euro (4 volte la media europea). Sono risorse recuperabili nel perseguire la corruzione, le varie mafie, a ndranghete e corone unite che controllano il territorio e tassano loro con il pizzo, per cui chi paga quello poi non paga lo Stato. La corruzione è un capitolo dolente, ma è molto rappresentativo dell’andamento economico: chi ha meno corruzione ha proporzionalmente più sviluppo economico. La corruzione significa servizi scadenti, inefficienza amministrativa, mancanza di controlli, perdita di diritti...
Inoltre l’esclusione della tassa burocratica’, quella che ci fa fornire 8 documenti, invece di 3 come ogni stato europeo, utili per aprire una attività, con il recupero dell’assenteismo nel lavoro, che è come una evasione fiscale, dove si percepisce uno stipendio senza lavorare, libererebbe altri soldi.
Anche la certezza del diritto, la giustizia civile, per cui non bisogna attendere 10 anni per una sentenza civile, aiuterebbe a non far scappare delle risorse da parte di investitori stranieri.
Ecco, recuperando il valore etico politico della nostra Costituzione potremmo trovare anche le risorse finanziarie per investire. Un bel invito nell’anno in cui la nostra Costituzione compie 60 anni. L’etica paga sempre. Non mi pare che questo governo si stia muovendo in quella direzione.
Pubblicato da Italians sul 'Corriere della sera' online

martedì, luglio 15, 2008

Il piccolo karma in soccorso?

Ecco a chi bisognerebbe prendere le impronte digitali: ai nostri politici. Dopo l’arresto di Ottaviano Del Turco per mazzette, tangenti per 6 milioni. Purtroppo la ‘casta’ con il suo massimo rappresentante, colpiscono ancora: gli arresti sono dovuti a un teorema, i veri delinquenti sono i magistrati. Gli italiani sono contenti. Un sondaggio di un quotidiano dice che la credibilità del premier passa dal 59% di giugno al 55 di luglio: ha ancora la maggioranza assoluta. Incredibile. Ma cosa deve succedere in Italia per cambiare qualcosa? Bisogna invocare i fucili di Bossi? Andare in pellegrinaggio dalla Madonna? Ancora solo aspettare?
Sì, basta aspettare. Io credo che esista una legge del ‘piccolo karma’ per cui certi comportamenti si iniziano a pagare già in questa vita. Credo che chi vive per il potere, per il denaro e faccia il furbo, paghi. Naturalmente non saranno certo dei magistrati a ristabilire la grande legge dell’armonia, cui il karma è strumento, ma l’introduzione in quelle coscienze di semi generanti cambiamenti di vita.
Corsi e ricorsi, come le coazioni a ripetere gli errori, potrebbero essere letti come la strada per giungere al bene, passando obbligatoriamente dal male…da quel male che viviamo quotidianamente.
Intanto prendiamo le impronte digitali alle nostre ombre, alle parti sconosciute di noi stessi, pensando di controllare quel male solo nostro.

domenica, luglio 13, 2008

Aspetto...cosa devo fare?

Cosa sarà mai stata la ‘coazione a ripetere’ il voto a Berlusconi? Sarà stata la propaganda televisiva e le reiterate bugie contro Prodi? Così dopo circa 90 giorni dal voto ci ritroviamo a rivivere un film già visto: le leggi ad personam e l’economia, le istituzioni e il prestigio internazionale dell’Italia che stanno crollando precipitosamente.
Si dice che in democrazia si ha il governo che si merita; a questo proposito bisogna ricordare che non è Berlusconi il male, ma come sempre il male vince e prolifica nel comune senso del pudore (dove il pudore non esiste), in quella ‘pancia’ conformista per cui è tutto scontato, normale: il mondo è sempre andato così…cosa vogliamo fare? Vince quello.
Per questo io non mi sento di meritare, oltre che Berlusconi, Alfano, Bondi, Bossi, Rotondi, Scajola…ecc. allora cosa posso fare? Niente, devo solo protestare e aspettare. Protesto, sperando che serva a qualcosa, ma il clima è quello che è: quello che si vede in giro è poco edificante e allora aspetto. Nell’attesa vivo e cerco di vivere al meglio: l’amore e le amicizie, buone letture, bei film e teatro. Cerco una qualità della vita migliore; questa non me la dà certo il governo. Aspetto, perché ho capito che l’unica arma che abbiamo contro Berlusconi è il tempo: lui ha 72 anni e per quanto gli interventi di chirurgia estetica e di medicina siano importanti non sono certo eterni. Aspetto, perché ho compreso che i regimi in Italia non durano meno di 20 anni e questo è iniziato già da un bel po’; è iniziato nel 1984 con il decreto di Craxi che salva le televisioni di Berlusconi, che trasmettevano in regime di illegalità: il decreto è un ‘tampone’ che da ‘provvisorio’ diventa ‘transitorio’- in attesa di una legge sulle televisioni. Nel 1990 finalmente si fa la legge chiamata Mammì, che sancisce il duopolio, ricevendo la benedizione della partitocrazia. Il resto è la storia della cosiddetta seconda Repubblica.

giovedì, luglio 10, 2008

Arriva l'estate e insieme...

Raccontatami da un amico cieco:
Quest’anno appena sono andato in spiaggia mi sono messo a gonfiare il mio cannotto, ma subito ho iniziato a sentire un brusio e poi le prime frasi: ‘sporcaccione, porco, mai visto una cosa simile, ci sono dei bambini, vergogna, che schifo’…
Poi si è avvicinato un signore e mi ha detto che stavo gonfiando una bambola di gomma…
‘Porca miseria, allora mi sono trombato il cannotto per tutto l’inverno passato!?!’

martedì, luglio 08, 2008

Che strano paese è l'Italia

Che strano paese è l’Italia; mentre si accusa la ‘casta’, la classe politica, ecco che questa trionfa con Berlusconi, che la promuove invocando blocca processi ad hoc e immunità per le alte cariche dello Stato, ovvero lui medesimo. Mentre si denunciano i corrotti, gli inquisiti, i condannati ed i recidivi che siedono in Parlamento, ecco che si invocano leggi sulla sicurezza attaccando la magistratura politicizzata. Poi arriva la spazzatura e Silvio Berlusconi, che con il fratello Paolo se ne intende -è uscito dal processo sulla discarica di Cerro, in cui era accusato di corruzione, peculato, frode nelle forniture pubbliche, con un risarcimento record, mai visto prima: 50 milioni di euro- annuncia: ‘ghe pensi mi’. La gente ci crede.
Che strano paese è l’Italia, oggi si ha paura di tutto, in primo luogo degli zingari e stranieri: sembrano loro i responsabili di tutto il degrado italiano. Intanto ha successo un libro, Gomorra, di Roberto Saviano che descrive come sia stata interpretata qui in Italia la legge della concorrenza capitalista: l’illegalità alla base di ciò che appare legale. Ancora rifiuti, ancora rimozioni; vanno bene le merci, non le persone. Chi detiene il potere va riconosciuto, l’altro chi è?
Che strano paese è l’Italia, a Genova i portuali scioperano contro la magistratura… Berlusconi non ci aveva ancora pensato, ma uno sciopero contro la magistratura potrebbe venire bene anche a lui. Sciopero delle televisioni. Scene di straordinario conflitto. E se domani scioperassero anche i mafiosi? Intanto per la legge sull’immunità, Berlusconi ha messo premura al Parlamento: la legge è urgentissima poiché si rischia di vedere fare un processo per un atto di corruzione che lo vede imputato. Per un momento non interessano più le priorità dei cittadini: salari, sicurezza, economia, criminalità…ora c’è altro a cui pensare.
*Pubblicato da Italians oggi 9 luglio 2008

sabato, luglio 05, 2008

Dell'amore

Ti ho scritto tempo fa di non rifarti il seno e di non gonfiarti le labbra…di lasciar stare le rughe. Ti ho scritto nel frattempo altre lettere d’amore. Ti ho detto che ti amavo così come sei; che non ti perdevo e tu non mi avresti lasciato.
Quello era tutto, ed era solo niente per quel che sentivo. Sì, perché dell’amore non si può parlare. Dell’amore siamo analfabeti. Dell’amore ci piace sapere tanto e vorremmo conoscere tutto, ma quando lo troviamo l’unica cosa che veniamo a conoscere è la nostra fragilità, la nostra inadeguatezza. E non siamo più competenti di niente; non siamo né professori, né scienziati, ma quali studiosi, esperti o peggio santi…siamo semplicemente degli idioti, idioti naturali.
Di fronte al mistero dell'amore e della natura ogni volta ci sorprendiamo. Così l'altro è giustamente un mistero e quello che amiamo non ci appartiene. Tu non sei mia ed io non sono tuo, noi siamo insieme due piccole luci che s'illuminano a vicenda: due luci che non si possono afferrare. Se poi la mia luce riesce ad illuminare il tuo volto tu di rimando illumini il mio.
No, non esiste l'amore esclusivo. Per questo siamo sempre pronti a ripartire; sempre pronti ad amare. E' per l'amore che continuiamo la storia. E' così che tutto continua.
Scusa la mia pretesa di parlare d'amore, ma di quell'amore che c'è nella nostra vita, vive sempre se qualcuno ne parla.

mercoledì, luglio 02, 2008

Il potere

Il potere…questo benedetto potere, come si concretizza? Semplice fare e farsi chiedere raccomandazioni. Il lavoro di questi solerti uomini di potere alla fine si riduce in uno scambio di favori. Non esiste nessun senso etico del potere: quando arrivi in un dato posto si sa in anticipo che poi si deve rendere il favore. In Italia si è costituita una rete clientelare così fitta e ramificata per cui è difficile uscirne senza una rivoluzione. Destra e Sinistra, come partiti vecchi e nuovi, non ne sono immuni. Questo andazzo è a conoscenza di tutti i cittadini italiani e non servono le intercettazioni telefoniche per averne le prove.
Ora i nuovi padroni dell’Italia vogliono bloccare la magistratura nell’effettuare le intercettazioni, ma è una cosa ridicola poiché per salvare le loro vergogne aiuteranno i criminali di ogni risma.
Se intercettassero il sottoscritto, come penso qualunque altro cittadino onesto, non ascolterebbero niente di particolare: con gli amici, i veri amici, sentirebbero parlare di molte storie di vita, quella che scorre con sentimenti di solidarietà, di amore; ascolterebbero racconti di viaggi, di consigli di libri da leggere e mai di raccomandazioni…si potrebbe obiettare, ma tu chi potresti raccomandare? E a chi? Nessuno. E’ vero, io potrei solo chiederle…e questo è il bello: ho scoperto che non chiedendo sono più ricco di Saccà e Berlusconi. Soprattutto non ho incubi giudiziari.

martedì, luglio 01, 2008

I virus del linguaggio

I virus del linguaggio sono inarrestabili. L’ultimo in ordine di tempo è ‘assolutamente’. Si sente spesso dire ‘assolutamente si’, ‘assolutamente no’ e poi anche solo ‘assolutamente’, che non vuol dire nulla, ma si dice. Di questi avverbi e frasi fatte si infarcisce la nostra lingua quotidiana in modo contagioso. Notate come si dice anche, in questo modo forse per apparire forbiti, ‘quant’altro’? Qualche tempo fa c’era ‘l’attimino’, prima ancora c’era ‘a livello di…’, poco fa e ancora persiste il ‘voglio dire’.
Oggi si parla tanto, si scrive tanto, tuttavia il vocabolario è limitato, ripetitivo e domina un generale abbrutimento della lingua. Evidentemente c’è un plagio dovuto al livello culturale della televisione, per cui viviamo tra parolacce, bestemmie e improperi. Come uscirne? Ma poi perché?
Forse è bene lasciare questa lingua, diventata gergo, proliferare. La vitalità di una lingua comporta anche questo pericoloso imbarbarimento. Il ‘vaffanculo’ che si sente spesso, quasi come il ‘voglio dire’, dice di più di ogni altra cosa…e allora?
La lingua, il nostro modo di parlare, sicuramente è in relazione al nostro modo di essere e di vivere: merda, cazzo, culo, ecc. spesso sono parole improprie al comunicare, ma dicono chi siamo e cosa stiamo facendo, più di ogni altra cosa.
Ecco viviamo e stiamo male. Spero allora che nasca il momento di riscoprire la poesia, il piacere di usare parole belle, profumate, intense con il gusto di trovare quella precisa, coerente, originale. Ecco allora che staremo bene; saremo positivi e il male non ci farà paura poiché avremo molte più parole per tenerlo fuori.

domenica, giugno 29, 2008

La Chiesa oggi

Leggo su un quotidiano che…’Seguendo, a modo suo, il filo che lega spiritualità e fisicità Benedetto XVI sta compiendo una grande rivoluzione con piccoli gesti: tentare il rilancio della religione cattolica utilizzando la forza fisica e simbolica del rito, degli oggetti, dei simboli e dei paramenti...il suo rilancio, la sua ripartenza, passa dalla celebrazione della messa in latino ma anche dalla stola di lana bianca riveduta e corretta, dai cappelli a larghe tese ai mocassini dello stesso punto di rosso antico, da altri copricapi e coprispalla ai grandi crocifissi pettorali. Come quello d'oro con diamanti e zaffiri che Silvio Berlusconi ha regalato a Sua Santità nel giorno della visita in Vaticano’.
Proprio in questi giorni ho terminato di leggere, Profezia della povertà di David Maria Turoldo. Questo prete, filosofo e poeta sosteneva che lo spirito di povertà è quello che salva il mondo. I rapporto tra gli uomini dovrebbero essere improntati sullo spirito di povertà, così come la stesa economia. Una povertà da intendere soprattutto come libertà dalle cose; povertà non come miseria, ma come rifiuto della brama di possesso. L’uomo perciò sia apprezzato non per quello che possiede, ma per quello che è.
Per padre Turoldo la povertà era una profezia poiché era la cosa che poteva garantire a tutti i beni; infatti guardandoci in giro non mancano i beni, non sono le cose che difettano.
I pensieri di David Maria Turoldo centravano l’essenza della religiosità cristiana: ‘Cristo è il protagonista del dramma umano; non c’è novità nella storia umana. Cristo è lo spirito della povertà e senza povertà non c’è salvezza. Niente si avvicina di più alla libertà che la povertà. Senza lo spirito di povertà, anche il povero è uguale al ricco, poiché il povero aspira ad esserlo domani’.
Queste pregnanti parole evangeliche sono sempre attuali e continuano ad essere un messaggio rivoluzionario per il credente.
La Chiesa dovrebbe ripensare a questa condizione e diventare essa stessa povera. Con Benedetto XVI invece si va verso il suo opposto. Gli stessi paramenti sacri di Benedetto XVI sono improntati allo sfoggio di ricchezza. La veste bianca di Papa Giovanni Paolo II è stata sostituita da vesti ricamate, si è rispolverato il camauro (berretto rosso dal bordo d’ermellino) e le mitre intessute d’oro. La Chiesa Cattolica sembra abbandonare il Concilio Vaticano II per ritornare ad un tempo passato. Quale messaggio e richiamo alla fraternità cristiana può esserci negli orpelli degli abiti e dei gioielli? Si può chiamare rivoluzione questo ritorno al passato? Non ci sarà solo una affermazione del potere temporale? Quello che in fondo tutti gli uomini all’interno delle istituzioni cercano da sempre?