sabato, novembre 25, 2006

La tecnologia ci potrebbe salvare

La tecnologia ci potrebbe salvare, da subito…se la sapessimo usare con intelligenza. La tecnologia, la scienza e le nuove scoperte informatiche ci aiuterebbero non solo a vivere meglio, ma a sporcare meno la Terra. Il problema dello smog, dei consumi e della devastazione ambientale è tutto collegato al nostro modo di vivere. La tecnologia applicata bene, ci potrebbe sollevare da molti affanni e storture.
Il lavoro ad esempio: con Internet, e le soluzioni Intranet, si potrebbe già lavorare in moltissimi modi da casa. Ecco che molte persone non spostandosi, eviterebbero di consumare inutilmente carburante ed inquinare le città. Poi con le teleconferenze, usando la tecnologia tipo Skype, si eviterebbe di far muovere persone da una città all’altra, se non da continenti diversi. Altri risparmi di costi ed energie.
Infine fare diventare Internet come la radio, oggi è già possibile con la tecnologia WiMax. Attraverso le onde radio si può già estendere la possibilità di entrare in Rete in modo facile, come accendere una radiolina. Pensate, si potrebbero trasferire tutti i tipi di file semplicemente per via aerea; quindi foto, documenti, filmati, musica e altro potrebbero essere scambiati facendo ‘click’ su una icona di un piccolo schermo, come quello esistente sui telefonini.
A proposito lo sapete che qualcuno aveva anche pensato di far viaggiare via etere non solo la musica, le immagini, voci e scritte ma anche l’energia? Si chiamava Nicola Tesla e aveva sviluppato un progetto già nel 1899. Poi non se ne fece più niente e per molti rimase un mistero.
Ci pensate? Avere l’energia a portata d’aria: una rivoluzione che avrebbe degli sviluppi incredibili. Tutto girerebbe innalzando al cielo una piccola antenna: luce, pc, auto, radio, tv, lavatrici, macchine funzionerebbero come per magia…
Ma non è stata la tecnologia a scombussolare tutto? Forse sì. E’ stato il suo uso stupido, non indirizzato a migliorare l’uomo, ma il suo potere. Ma se solo per poco, si riesce a generare nuove consapevolezze, ecco che si può riscattare con l’uomo, anche la tecnologia. Basta volerlo. Basta gridarlo: la tecnologia può salvare l’uomo, non trasportandolo su un altro pianeta ma, fornendo strumenti di conoscenza e rispetto di sé, mettendola al servizio di tutti.

venerdì, novembre 24, 2006

Viva il Panettone e la Mortadella

Tremonti aveva pronosticato che Prodi non sarebbe arrivato a mangiare il panettone di Natale; invece Prodi lo mangerà e tireremo tutti un sospiro di sollievo: l’incubo Berlusconi si allontana sempre di più. Non mi fido né delle finte interviste, né delle dichiarazioni di ‘tenuta’. Berlusconi cederà solo sulla distanza. Distanza lunga. Esisterà sempre il rischio di vederlo ritornare, magari con i capelli ‘rasta’ e un lifting da trentenne. Sarà per caso un highlander?
A proposito di tasse, io ho fatto il calcolo delle mie, sul link del Corsera online, e mi dice che pagherò 98 euro in meno. Bene. Alla faccia di chi diceva il contrario.
Ora attendiamo la grande manifestazione di piazza della destra, dove per partecipare ci vorrà il kit - a differenza della fantasia artigianale della sinistra.
Il Kit è una ‘fissa’ della destra: lo ricordate quello del candidato perfetto? Camicia celeste, cravatta regimental, sorriso incorporato, fondo tinta, mano asciutta…
Ora invece occorreranno i boxer in puro cotone (made in China) con la scritta: ‘Ho pagato le tasse a Prodi’; la t-shirt con stampato: ’67 nuove tasse- I ricchi non piangono ma io sì’. C’è anche l’ombrello con la dicitura: ‘Piovono tasse, governo ladro di libertà’…già la libertà vera per loro è quella di non pagarle. Infatti la manifestazione è indetta per la libertà. Ma perché in Italia la libertà c’era solo quando governava la destra? Semmai con loro era in pericolo. Con loro c’erano i condoni, le promesse di non pagare più nulla, di essere furbi…ecco ora come ci troviamo dopo 5 anni. Spero che dopo 5 di Prodi tutto cambi. Vale a dire che non ci sia più nessuno dei due.
* Pubblicato oggi su L’Unità

giovedì, novembre 23, 2006

Habib e la casa

Solo pochi mesi fa Habib aveva gioito e festeggiato per l’Italia campione del mondo. Per Allah, lui si trovava proprio nel paese vincitore della Coppa del Mondo di Calcio; per quello aveva telefonato subito alla famiglia per fare sentire i cori e i boati di allegria: tutto vero e bello. Per Allah, si sentiva davvero fortunato.
Habib ora invece avrebbe mandato al diavolo: Gattuso, Buffon, Cannavaro, insieme a tutto il resto…colpa della burocrazia, che fa del contratto di lavoro un contratto di vita. Come si può subordinare affetti, identità, famiglia, valori al contratto di lavoro? Un lavoro che per vivere ti fa adattare a qualunque situazione, prezzo e maniera: con straordinari, umiliazioni, silenzi.
Si capisce quanto poco vali, quanto i diritti umani siano aleatori. Tu conti per le braccia, per la fatica, per il resto non vali nulla. Ecco, forse invece che le braccia, avesse avuto dei ‘buoni piedi’, allora sarebbe cambiato il suo destino. Eppure i piedi erano buoni, lo avevano condotto qui. Ne aveva fatta di strada Habib: aveva attraversato una parte del Sahara, aveva camminato tantissimo…grazie ai suoi buoni piedi.
Ora era fermo in coda aspettando il rinnovo del permesso di soggiorno e si sentiva una bestia da marchiare. Extracomunitario, lui era quello: un extracomunitario, ma ‘extra’ a chi? Gli uomini erano andati, prima che lui nascesse, sulla Luna: ‘Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità’…là eravamo tutti extracomunitari, e l’umanità era una…sulla Luna. Pensieri semplici di Habib. Ora dove potrà trovare casa Habib?

martedì, novembre 21, 2006

il telefonino

A me piace il telefonino, un telefono piccolino, un telefono senza fili che fa a volte cose strane. Mi piace quando suona e compare il tuo nome.
Mi piace tanto che me lo porto dietro ovunque. E’ bello sapere che con il telefonino ti posso raggiungere in ogni momento. Non importa dove sei, con il telefonino mi sei vicino. E’ bello il telefonino.
E’ bello ascoltare la tua voce in posti impensati. Come ora qui. Qui sopra un ponte con il fiume sotto. Qui mentre decido di chiamarti e dirti che è tutto finito…
fra poco questo telefonino lo caccerò giù. Lo lascerò cadere nel fiume. Perderò il telefonino e insieme penserò di avere perso anche te. E’ così che finisce oggi un amore. Finisce qui, con il telefonino trascinato dal fiume lontano. E’ bello far morire d’amore il telefonino. E’ bello come l’amore del vicino. Come l’amore che consumiamo d’estate. L’amore che chiamiamo così per credere di non essere soli. Così è l’amor fou. E’ bello il telefonino…Domani ne comprerò un altro.

sabato, novembre 18, 2006

Sui Diritti

Dopo la lezione di Carlo Augusto Viano sulla laicità, grazie al circolo Calogero-Capitini, ieri, venerdì 17 novembre, c’è stato l’incontro per parlare di diritti. Questa volta a parlarne è stato il professore Mauro Barberis.
Dopo l’introduzione di Marco Fallabrini e Mario Menini, si è affrontato il diritto come elemento che sostiene la democrazia, e come ingrediente per misurarne di quest’ultima la qualità, negli aspetti storici e filosofici.
Mauro Barberis ha esordito citando il titolo di un famoso libro di Sigmund Freud: Totem e tabù. ‘Sì- ha detto- i diritti sono totem e tabù della nostra epoca e della nostra tribù’. I diritti sono totem in quanto idoli da seguire e tabù per il loro contro-perseguire. Come il tabù tra genero e suocera- ricordato nel libro di Freud- la difficoltà dei diritti è quella di parlarne in modo esogamico; ovvero fuori del gruppo sociale.
Mauro Barberis parla di diritti anche nel suo ultimo libro, Etica per giuristi, edito da Laterza. In quel libro affronta il discorso giuridico ed etico di concetti come libertà, democrazia, costituzioni e, appunto, i diritti, come valori apparentemente condivisi, ma insieme più contradditori.
Come muoverci? Questo è l’interrogativo che Mauro Barberis ci porta a formulare, per poi darci una possibile risposta, dopo un excursus storico.
La parola diritti trova un senso nella norma giuridica nella civiltà occidentale. Dal diritto romano via, via si procede con passaggi in progress che trovano nelle tre grandi rivoluzioni un loro momento topico. Le rivoluzioni sono quella americana, quella francese e quella russa. Nella costituzione americana e poi nelle successive fino a quella dei Diritti dell’Uomo ci sono elencati, seppur idealmente, i passaggi dei diritti ritenuti fondamentali dell’umanità. Ci sono i passaggi dei diritti politici, di quelli sociali e quelli individuali. Sono le basi del percorso della civiltà occidentale. Cose che non si studiano a scuola. Oggi siamo arrivati alla quarta generazione dei diritti; sono quelli ambientali, della salute…tutti sono riferibili alla libertà.
Ma bisogna tenere presente che non c’è un elemento comune, che fa dei diritti un concetto universale. I diritti sono ‘interessi giustificati’; hanno ragioni di diverso carattere. Ma non c’è un carattere, una ragione che li unisca tutti? No, i diritti sono plurali ed ogni diritto è fondamento di se stesso. O diritti sono utilizzabili ad hoc.
Mauro Barberis però avanza per fare comprendere meglio il carattere dei diritti, le ragioni di chi li critica, chi li contesta. Per Burke con i diritti finiscono i cavalieri e la cavalleria ed inizia l’era dei geometri e ragionieri. Per Bentham sono menzogne e assurdità. I diritti divengono inflazionati ed entrano anche in conflitto tra loro. Un esempio, raccontato da Mauro Barberis, è quello del 1994, dove contro la censura, operata su opere cinematografiche di carattere religioso, il comitato Otto Preminger insorgeva in Austria rivendicando il diritto alla libertà d’espressione. Invece a Strasburgo prevalse la libertà di religione e perse la causa che sembrava ovvia e vinta. Nello stesso nome dei diritti si può fare tutto. I diritti possono essere una religione, fino ad evocare uno scontro di civiltà? Si può fare la guerra dei diritti come la guerra di religione? Queste sono le domande che precedono la riposta a quella iniziale. Cosa fare? Come si può dialogare?
I diritti non sono comuni, non sono neutrali, universali e comprensibili a tutti. I diritti sono come dei della propria tribù. Nei confronti degli altri il linguaggio dei diritti diventa religioso. ‘I miei dei sono quelli che mi hanno fatto progredire’. Questo possiamo dire agli altri. Ma sono sempre i propri dei.
‘Allora la risposta su come e cosa fare per dialogare è ricercare un sincretismo religioso. Dobbiamo costruire un Pantheon dove ognuno possa seguire e pregare i propri dei’. Questa risposta chiude la lezione e conferenza di Mauro Barberis. Il dibattito è aperto. Le idee e la nostra mente hanno qualcosa di più per elaborare una convivenza tra le diverse culture che compongono il mondo globalizzato di oggi.
Un altro bel risultato delle iniziative promosse dal circolo Calogero Capitini e dal suo presidente Luigi Fasce.

domenica, novembre 12, 2006

Taglia 42 per tutti

Il ministro Melandri si è rivolta agli stilisti di moda affinché abroghino la taglia 38; può essere un’idea, ma forse il messaggio non andava diretto a loro. Il motivo, che ha fatto apprezzare agli stilisti le donne sempre più magre, era perché alle sfilate i presenti non guardavano i vestiti ma le modelle…guai a far sfilare in passerella delle donne ben tornite e formose: gli occhi erano per le curve audaci e i desideri non erano rivolti al vestito, ma al contenuto.
Oggi abbiamo gli obesi e gli stecchi. Abbiamo solo i grassi e i magri. Non ci sono più le mezze misure. Come le mezze stagioni. Si dice che sta sparendo anche la classe media. In ‘medio stat virtus’, anche quello si diceva, e con il ‘centro’ ci hanno giocato poi tutti i politici fino a far comparire una ‘Italia di mezzo’. Ma di medio, ci fan vedere solo il dito.
Oggi è sorta l’esigenza salutare di dimagrire, e nello stesso tempo di non creare la psicosi del grasso. Ancora la ricerca di una via di mezzo: che sarebbe quella di una sana distribuzione delle risorse. Di tutte le risorse: materiali, umane, economiche e spirituali.
Le preoccupazioni principali, però mi è parso di capire, sono per quelle ragazze sempre più magre, che hanno dei disturbi alimentari. L’educazione alimentare dovrebbe essere un primo passo verso tutte quelle forme distorte di assunzione di cibo. Poi ci vorrebbe un codice deontologico della pubblicità su questa materia; perché ora abbiamo perfino l’acqua che è diventata ‘vitasnella’.
Non esistono cibi che fanno dimagrire e quindi non ci sono formaggi, merendine light o dolcificanti artificiali che non fanno ingrassare. Anzi se prendiamo la aspartame –un dolcificante sintetico- scopriamo che fa dimagrire sul serio…provocando tumori. Attenti quindi alla pubblicità.
Ecco se devolvessimo tutto quanto spendiamo per dimagrire, ancora meglio per non ingrassare, riusciremmo forse a sconfiggere la fame nel mondo. E la taglia 38? Potrebbe diventare una 42 per tutti.

lunedì, novembre 06, 2006

Il Tirannicidio

Il tirannicidio è forse l’unica sentenza di morte ammissibile…forse. Rimane il fatto che moralmente è una condanna a morte, che colpisce un uomo come noi. Colpisce quindi tutta l’umanità. Colpisce con i nostri peccati anche la pietà e la possibilità del riscatto. Noi non siamo mai una sola persona. Il male che vediamo è il male che possediamo. Tutti ed ognuno.
Inoltre si può sempre riflettere come fece Hannah Arendt, durante il processo di Gerusalemme nel 1961, quando fu condannato a morte Adolf Heichmann, responsabile della morte di oltre 5 milioni di ebrei.
Con un libro titolato ‘La banalità del male- Eichmann a Gerusalemme’, Hannah Arendt aveva affrontato il problema morale, sociale, giuridico e politico che sta dietro ai crimini contro l’umanità: la mancanza di un pensiero critico, l’accettazione ubbidiente di ordini nel nome di un dovere ‘superiore’.
Il male commesso da Heichmann, un uomo insignificante, era stato possibile perché inconsapevolmente svolto da altre migliaia di persone: brave massaie, buoni soldati, onesti impiegati, scrupolosi generali e servizievoli cittadini che avevano messo in moto una feroce macchina di morte.
Così si può dire di ogni despota, di ogni dittatore, di ogni personaggio pubblico, che ha la particolare capacità di tirare fuori il male dentro di noi: quel male banale. Appunto.
Saddam Hussein ha potuto svolgere per molti anni la repressione del suo popolo perché molti suoi cittadini comuni, molti suoi bravi generali e militari, sostenuti dagli stessi paesi che ora lo processano, lo hanno ‘aiutato’. Lo stesso popolo che esulta alla condanna, prima era al suo acritico servizio.
Infine Saddam Hussein non è Osama Bin Laden; di quest’ultimo era un nemico. Saddam Hussein era il più occidentale dei dittatori.
Ora nel popolo iracheno assistiamo invece ad un male nuovo. Ora in Iraq si rivendica, con il terrorismo, appartenenze di sangue e di religione…un altro aspetto della banalità di esseri persi nella ricerca di qualcosa che non hanno.
*Pubblicato oggi su L'Unità

giovedì, novembre 02, 2006

Wonderjock

Una notizia strepitosa dopo il Wonderbra, il reggiseno definito delle meraviglie, che alza il seno delle donne donandogli un rotondità sexy, ecco apparire sul mercato, una versione wonderbra maschile, per rendere attraenti gli uomini…naturalmente da alzare e gonfiare questa volta non c’è il seno, ma l’apparato idraulico-genitale.Dopo il reggiseno, in verità, era uscito anche lo slip che ridisegnava i sederi piatti: quelli ‘brasiliani’ erano da allora disponibili a tutte. Dietro ad ogni operazione si nascondeva una parola magica. Per i reggiseno: PushUp; per gli slip: CurvesUp, e per le nuove mutande da uomo? Ecco il Wonderjock. ‘Meraviglioso Giacomo’: così si potrebbe tradurre tout-court il nuovo neologismo; intendendo jock come una contrazione di Jack. Potrebbe essere anche un riferimento alla pianta Jock Horror, una cannabis che inebria in modo allegro, oppure Jock, come termine colloquiale che in Gran Bretagna indica uno scozzese…penso però che in questo caso si faccia riferimento a Jockstrap, un semplice sospensorio.
Certo che tutto è frutto dei tempi in cui viviamo e allora in questi si sente l’esigenza di ‘alzare’ i testicoli, piuttosto che la mente; si sente di elevare i genitali piuttosto che l’intelligenza.