mercoledì, ottobre 29, 2008

La coscienza al Festival della Scienza di Genova

Giornata all’insegna di un diverso che è nell’uomo; dentro l’uomo. Un appuntamento al festival della Scienza del 27 ottobre è con Nicholas Humphrey e la necessità della coscienza, con questo filosofo psicologo indagheremo un passaggio importante per l’evoluzione: la fenomenologia della coscienza. Il titolo completo di questa Lectio Magistralis è: ‘Perché gli zombie umani sarebbero un vicolo cieco evoluzionistico’. Introduce: Vittorio Bo
‘La scienza non spiega la coscienza’: questo è bene saperlo e Nicholas Humphrey, filosofo e psicologo, lo dice subito; insieme al presentarsi come un fisicista, un darwinista convinto, per cui questa qualità fenomenica è frutto della selezione naturale: un sistema utile per ottenere un adattamento all’ambiente. Gli umani sviluppando questa esperienza di sensazioni hanno costruito una ‘nicchia dell’anima’. La coscienza è l’elemento soggettivo che dà vita alle sensazioni. Con il libro ’Rosso’, pubblicato lo scorso anno, l’autore spiega le sensazioni per cui riceviamo informazioni dai sensi e poi con la mente le interpretiamo: con ciò che ‘sentiamo’ e con l’introspezione noi facciamo esperienza, così conosciamo di più…
La coscienza diventa l’interiorizzazione di esperienze vissute. Partendo dal colore Rosso, Nicholas Humphrey ci racconta il lungo passaggio di rielaborazione delle sensazioni. I filosofi hanno cercato di rispondere agli interrogativi posti dalla coscienza, ma gli aspetti fenomenologici non esistono nelle coscienze. Allora cosa è successo? Come è arrivato il cervello a tutto questo? Dietro c’è la matematica. Dietro c’è l’illusione, un passaggio importante per comprendere le differenti realtà; gli altri punti di vista. L’illusione spiega paradossalmente il trucco che ci inganna e il perché.
Una risposta alla coscienza più che dai filosofi ci viene fornita dagli artisti; dai poeti, pittori, scrittori…descrivendo le loro sensazioni, dimostrano il piacere, la gioia nell’avere coscienza: la gioia di vivere sembrerebbe adattiva alla nostra vita. L’aspetto fenomenologico della gioia è un momento conscio, un momento ‘dentro’; la coscienza del ‘qui ed ora’. Cosa rende così straordinario tutte le cose che scopriamo? Che accarezziamo? Che sentiamo? Tutto l’incantamento avviene con la sensazione e la nostra coscienza in conclusione non spinge al soprannaturale, ma tutto quello che è bello dovrebbe essere riservato a noi stessi.
Siamo noi a vedere tutto quello che c’è in Natura; lei da sola non ha niente da dire, siamo noi a raccontarla come nessuno ha mai saputo dirlo. Ecco siamo noi gli autori di tutto. Qui le citazioni di poeti e artisti si susseguono Rilke, Wilde, Blake, Keats, ecc. I molti artisti parlano senza dirci che dobbiamo contare solo su noi stessi. Per l’essere umano il senso del sé è l’ossessione del trarne qualcosa che riconosce solo suo, privato. Ogni pensiero ha un proprietario, le tracce sono la nostra importanza metafisica. ‘Ogni uomo allora è un’isola con la sua coscienza fenomenica. Nessuna mente può avere più interesse del proprio io. La coscienza è questa potenza: l’autosviluppo di esseri unici, irripetibili, diversi. Noi oggi siamo qui per questo. Siamo opere d’arte e per essere la nostra coscienza’.
Questa conclusione finale può essere spiazzante ma, per Nicholas Humphrey lui ateo, l’anima è la nostra individualità, il nostro tentativo d’evoluzione. In quella ‘nicchia dell’anima’ vive la nostra coscienza. Lo zombie è un umano senza coscienza: è uno zombie filosofico, un altro da noi che non potrebbe esistere. Noi evolviamo con la coscienza.

lunedì, ottobre 27, 2008

Il popolo del Circo Massimo

Quel popolo del Circo Massimo è un popolo che conosco bene. Quel popolo ha attraversato anni e anni di opposizione rimanendo con i sogni di pace, di libertà, pane e legalità: cose semplici a parole, ma di difficile mantenimento.
Per questo quel popolo di gente onesta è sempre pronto a scendere in piazza per riuscire a far sentire la sua voce, troppo spesso sbeffeggiata da un potere arrogante che parla dalle televisioni.
Quando succede che milioni di persone si muovono, affrontando sacrifici, spinte solo da ideali di democrazia e giustizia, non è mai una cosa vana per cui non se ne può far niente. Quel movimento genera una energia che si moltiplica per se stessa, generando forze di cambiamento. Quando la protesta è anche proposta, chi la sbeffeggia ha poco da stare tranquillo poiché quella forza pacata e serena riesce a far rimbalzare accuse e negatività. Quel popolo rinfrancato dall’essersi incontrato in così tanti in un luogo preciso, riparte con fiducia per la costruzione di una democrazia messa sempre in pericolo da suffragi universali o da sondaggi virtuali. Una democrazia ora messa in pericolo anche dalla crisi economica.
Il cambiamento potrebbe avere un percorso anche breve per il precipitare di una crisi finanziaria per cui le promesse di un im-prenditore di far tutti più ricchi, soprattutto non pagando le tasse, affonderà nella cruda realtà. Quel popolo sono sicuro è pronto a trasformare le difficoltà in risorse per trasformazioni profonde del nostro modo di vivere, pensando in armonia con l’ambiente e la giustizia sociale.

sabato, ottobre 18, 2008

Il dono sovvertitore

Ci sono molte cose che non vanno in economia, questa ‘scienza’ che si è trasformata in legge pretendendo di dare un senso ai nostri bisogni soddisfacendoli con il mercato. L’ultima crisi dell’economia mondiale è significativa, ci si accorge che c’è nascosta una grande truffa: la logica di mercato per cui attraverso lo sviluppo esiste la possibilità di ottenere la prosperità materiale per tutti. Oggi sappiamo che questa economia può essere dannosa e insostenibile per il pianeta.
Tutti dovremmo avere presente che quello che diamo e riceviamo è in larga misura frutto di uno scambio gratuito. Quello che viene dato dai genitori ai figli non ha prezzo; non si può quantificare quello che si dona per amore. Nelle relazioni d’amicizia avviene uno scambio di cose che si pagano con il piacere, con un senso di aiuto e simpatica reciprocità. Allora cosa misura l’economia? Come recuperare tutto il valore vero? Tutto quello che non è quantificabile in moneta, vale? Eccome se vale, e vale semplicemente donando. Con il dono, con la pratica del regalo agli altri, noi liberiamo la società dal crimine costruendo una comunità tra simili e umani solidali. Con il dono si potrebbe creare una società più giusta; il dono diventerebbe un fatto sovvertitore. In economia non c’è spazio per i sentimenti: Adam Smith si rallegrava del fatto che non ci aspettavamo il nostro sostentamento dalla ‘benevolenza del macellaio’; ma oggi la perdita di valori si accompagna con arricchimenti facili, corruzioni, truffe, reati…così per recuperare si chiedono norme, codici di deontologia…il dono porterebbe in sé il vero valore morale. Donare è un paradosso che nasconde la verità: quello che si dona in realtà si scambia con il piacere di dare. Generalizzando l’atto del donare, come norma comune, il possesso di beni non determinerà più lo stato sociale: quei beni non saranno denaro da trasformare in potere e quindi cadrà ogni valore astratto del mercato. Il valore del dono è la relazione: quello che si scambia è conoscenza, fiducia, umanità, sentimento; è dare valore ad un altro aspetto del bisogno, e quello che non ho non mi manca.
Questa teoria, che trovo bellissima, è sostenuta da Serge Latouche, economista francese, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi. Per Serge Latouche questa alternativa economica esiste già ed è in Africa: in zone come la Mauritania, Camerun, Senegal, dove emerge una ‘società informale’ c’è una vera e propria alternativa storica allo sviluppo di come lo intendiamo noi.
Come sostiene Serge Latouche, bisogna mettere in discussione i concetti di crescita, povertà, bisogni fondamentali, tenore di vita e decostruire il nostro immaginario economico, che è ciò che affligge l’occidente e la mondializzazione.
Non si tratta ovviamente di proporre un impossibile ritorno al passato, ma di pensare a forme di un’alternativa allo sviluppo: in particolare la decrescita condivisa e il localismo. La pratica del dono può essere senz’altro una via. Ancora una volta forse dovremo guardare all’Africa non solo per conoscere le nostre origini ma per ritrovare la saggezza per il nostro futuro.

giovedì, ottobre 16, 2008

Serata Peruviana

Serata riuscita bene ieri sera al circolo Arci Zenzero; con lo spunto del mio viaggio in Perù del mese di maggio scorso, ci siamo trovati in circa 40 persone, tra amici e conoscenti a parlare di quella grande nazione. In conclusione abbiamo assaggiato alcune ricette della cucina peruviana preparate dalla Gastronomia: Segreti e Sapori di Genova. Ecco alcune immagini del viaggio in Perù fatto con mia moglie Anna.

Qui elenco ci sona altri video girati in Perù:
http://it.youtube.com/watch?v=3_qEX7DeRxc
http://it.youtube.com/watch?v=kpmg4jald2E

venerdì, ottobre 10, 2008

La crisi economica

L’immane crisi economica finanziaria chiude un’epoca e segna il declino del nostro mondo, ossia della civiltà occidentale. La crisi economica investe tutto il pianeta, ma quello che ne conseguirà sarà la fine del nostro modo di intendere la vita. Non finirà il libero mercato in quanto tale, con gli aspetti di motore dello sviluppo economico, ma la politica dovrà esserne sempre più il controllore. Nel nome dell’economia libera di mercato, senza controlli, si sono compiuti dei grossi misfatti: c’è stato l’inganno di milioni di persone verso beni inconsistenti, spinta verso consumi esagerati; non si può fare come gli statunitensi, che consumano di più di quanto producano. Quello stile di vita nordamericano, sostenuto da George W Bush, non poteva durare: prima o poi tutto si paga. Così come si pagano le guerre con la generazione di nuove violenze.
Oggi i neocons si rimangiano tutti i loro slogan. In Italia poi abbiamo a capo del governo un simbolo di quel pensiero, Silvio Berlusconi: un ultrasettantenne amico di Bush, che dovrebbe gestire il fallimento di una ideologia abbracciata da lui anche per forti interessi personali. Cosa potrà succedere? Ancora più danni. Gli italiani, penso, piangeranno lacrime amare per avere mandato al governo per la terza volta un im-prenditore pensando che avrebbe fatto tutti più ricchi, soprattutto non pagando le tasse. La tassa che sopraggiungerà sarà una vera mazzata: pagheremo le banche e una economia disastrosa sostenuta proprio da lui, un ‘principe’ dell’economia virtuale, del prodotto anch’esso fittizio come un derivato: le televisioni e la loro pubblicità.

domenica, ottobre 05, 2008

I miei articoli su mantelocale.it

Mentelocale.it è per me uno spazio prediletto e molti miei scritti vengono pubblicati lì. Per un accordo, quello che il web magazine o portale genovese mentelocale.it mi pubblica chiede una sorta di esclusiva; ovvero desidera che quello scritto sia rintracciabile attraverso i motori di ricerca solamente su mentelocale.it
Io non ho problemi per quello e devo dire che avendo su quel sito un riscontro di letture molto alto e qualificato, per il riferimento territoriale, sono anche contento di contribuire alla confezione di quel quotidiano di notizie e cultura.
Qui segnalo ad ogni modo il link dove è possibile rileggere quello apparso su mentelocale.it
Ho voluto segnalare questa cosa poichè di converso quello che è pubblicato su questo blog non lo troverete su mentelocale e viceversa.
L’ultimo mio articolo è una mia riflessione sul cinema nella mia vita:

sabato, ottobre 04, 2008

Il male oggi e sempre

Per Hannah Arendt la vera forza del male e del potere sta nella ragnatela di competenze delegata a uomini mediocri a impiegati senza pensiero; quello che compie l’esercito degli sgherri, dei gregari, adulatori, sudditi fedeli è la vera forza del male: la via per compiere i grandi crimini contro l’umanità.
Io aggiungo che anche quella fitta rete clientelare, dove prolifica la raccomandazione e lo scambio di favori, insieme al rafforzamento delle convinzioni negative verso gli altri, i diversi da noi, sono fattori di degrado morale e fonte di mali. Come esistono i circoli virtuosi, dove l’energia positiva si propaga per diffondere il bene, così esistono i circoli malefici dove le negatività si espande creando pregiudizi, paure e insicurezze che sfociano verso la ricerca di un capro espiatorio con cui si pensa di purificare un male che è, e rimane, solo nostro.
Il momento storico, che viviamo in Italia oggi, ha tutte le caratteristiche di un circolo malefico: una classe di governo alimenta messaggi di paura dove, per rimandi proiettivi, riceve dalla massa segnali di violenza gratuita: uno sfogo alle nostre parti più animalesche e immature.
Fermare questi meccanismi, una volta innestati, non è facile. Abbiamo come una maledizione a ricapitolare nella nostra vita, una sorta di filogenesi della malvagità, tutto un passato di violenza e crudeltà per imparare a conoscere che solo il bene, come la pace, può farci vivere felici. Ogni volta si deve sperimentare sulla propria pelle il male per conoscere il bene. L’uomo rinasce ogni volta bambino e per diventare adulto pare debba soffrire ogni volta…è possibile?
E’ possibile che le guerre siano sempre appuntamenti irrinunciabili nella storia dell’umanità? Eppure nascono così, semplicemente con paure, innalzamento di muri e tanta ignoranza sul nostro essere profondo, l’incapacità a interrogare la nostra intima verità.
Allora osservate tutti i nostri politici e guardate quanto ci rappresentano in superficialità, in progetti di difesa e attacco, scoprirete così quel gioco di proiezione che fa girare il male e allontana la medicina di ogni tragedia: l’amore. L’amore per l’umanità intera.

venerdì, ottobre 03, 2008

Maschere

Me lo ha fatto notare mia moglie…’hai visto come Veronica Lario, alias Miriam Bartolini - o viceversa dato che ormai è Veronica per tutti- assomiglia sempre di più a Berlusconi? Forse che vadano dallo stesso chirurgo estetico? Pare proprio di sì’. Già un po’ si tende a somigliare per via della convivenza, per via dei memi che ci si scambia involontariamente; se poi si hanno in testa gli stessi modelli di ‘bellezza’ allora è fatta! Sono una coppia perfetta. Sono la leghista e il forzaitaliota entrati in simbiosi: l’unione degli opposti…e non maschio e femmina ma più precisamente l’ortolana e il nazionalista; chi cura l’orticello di casa e chi mira a fare lo statista.
Ho sempre pensato che la telenovela famigliare del ‘Berluskaz’ -nome datogli da Bossi- fosse una storia molto lineare: anche al tempo della lettera della moglie a La Repubblica; cosa c’era da pubblicare? Niente. Il lamento di una donna trascurata…il richiamo alla serietà e alla responsabilità ad un guitto sul palcoscenico d’Italia…ma lei non è forse un’altra attrice? Lo spettacolo aveva lo stesso copione. Ora abbiamo anche la stessa maschera: Silvio-Veronica

mercoledì, ottobre 01, 2008

Il mito di Berlusconi

Il mito Berlusconi può essere lo strumento per indagare una realtà che sfugge. Questo personaggio controverso, che si ama o si odia, porta in sé aspetti mitologici: il mito è sempre in agguato, con la pretesa di raccontare cose di cui conosciamo poco o niente, ci riporta a quello che di reale c’è nel nostro presente. Il mito è innanzi tutto un racconto. Oggi sappiamo che i miti possono essere fabbricati ma, come succede nella pubblicità, vengono sondati; quindi si osserva come le persone reagiscono. Così il mito si rettifica e si corregge sulle reazioni degli altri, ma non si ha un complotto, si ha soltanto un tipo di organizzazione sociale, un mito che circola.
Il pensiero greco si è sforzato di trovare dietro il mito un significato di carattere razionale. L'unica cosa che bisogna comprendere è che la spiegazione razionale non cancellerà mai il mito; ovvero mito e razionalità coesistono.
Ernst Bloch racconta che nel 1933, poco prima dell'avvento del nazional-socialismo, ci fu una discussione nel palazzetto dello sport a Berlino tra un rappresentante del partito comunista tedesco e un rappresentante nazista: il comunista entra e comincia a spiegare la caduta tendenziale del saggio di profitto secondo Marx, la gente non capisce niente, e aggiunge Bloch, pur dicendo delle cose vere, queste verità non fanno presa; arriva invece il nazista che comincia a parlare in termini mitici della pugnalata alle spalle che gli ebrei e i demoplutocrati hanno dato al popolo tedesco, fa dei discorsi che hanno una grande presa emotiva, usa quei termini come patria, casa, quelle forme di richiamo all'identità delle persone ed esce tra le ovazioni di tutti.
Il principio che Bloch ritiene più originale di tutta la sua filosofia è quello di aver scoperto che la nostra coscienza del presente, che a noi sembra così cristallina, così trasparente, è in realtà opaca, e che quindi il presente in effetti è oscuro. Usando un proverbio cinese Bloch diceva che ‘alla base del faro non c'è luce’. Noi viviamo un’ombra che possiamo illuminare attraverso la conoscenza e la speranza, quello che è il centro del nostro essere. Dobbiamo buttare luce, dare senso a ogni momento della nostra esistenza. Questo accade ad esempio attraverso l'arte, attraverso la musica in particolare, dove si ha il massimo di esattezza matematica e il massimo di pathos.
Indagando il mito scopriamo così di quanta arte, di musica, poesia, bellezza, estetica ed etica abbiamo bisogno oggi. Ecco leggendo il mito possiamo salvarci dal mito stesso, da quello che ci muove nelle direzioni dell’odio e della intolleranza; in questo caso da quello di Berlusconi.