domenica, luglio 31, 2016

Una risposta alla decantata guerra dichiarata

Sono tutti intorno ai 30 anni; hanno frequentato le nostre scuole, conoscono il nostro mondo e con quello cresce il loro un odio profondo che trova nel partito dell'Isis un riconoscimento: poi si sa che ogni atto violento e giustificato solo da l'odio troverà in quel movimento terroristico una rivendicazione.
L'Isis ormai rivendica tutto; tutto quanto genera morte, odio, orrore e paura.
Si fa presto a dire guerra, loro lo sono con i metodi vigliacchi, nascosti e subdoli di arruolati senza divisa, patria e affetti. Per noi quale guerra? E' difficile per noi riconoscerli e combatterli.
L'ultimo trovato e responsabile dell'atto terroristico a Dacca è un cittadino canadese: Tamim Chowdhury; un uomo di 30 anni.
In molti terroristi gioca il meccanismo dell'emulazione, del trovarsi affini a quegli stessi che hanno commesso quegli atti mostruosi precedentemente contro di noi; contro il nostro vivere comune.

Si può batterli? Conoscerli anticipatamente? Prevenire i loro atti terroristici? E' difficile. Il lavoro di intelligence spesso non serve... all'apparenza questi criminali in formazione, sono uguali a noi. Pare che l'espressione del nostro nichilismo trovi in questi una dimensione ammantata di significati nuovi.
La morte per la morte nel nome di un Dio di cui è stata decretata la morte ormai da tempo proprio dalla nostra civiltà occidentale.
Nietzsche è sempre attuale: con l'epoca moderna e quella di adesso abbiamo risposto e compiuto ciò che egli si domanda:
'Ma come abbiamo potuto fare ciò? Come potemmo bere tutto il mare? Chi ci diede la spugna per cancellare tutto l’orizzonte? Che cosa abbiamo fatto quando staccammo la terra dalla catena del suo Sole? In quale direzione ora ci muoviamo? Non precipitiamo noi continuamente? Indietro, da un lato, davanti, da tutte le parti? C’è ancora un altro e un basso? Non voliamo come attraverso un nulla senza fine? Non soffia su di noi lo spazio vuoto?… Dio è morto, Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!' -(Nietzsche, La gaia scienza, p.129, Adelphi)

Perciò avremmo bisogno di un nuovo orizzonte e di un nuovo Dio che, tornando a Nietzsche, sapesse anche danzare. Avremmo bisogno di una filosofia che uccidesse insieme il capitalismo, il mondo mercificato, finanziario ed economizzato...questo potrebbe aiutarci.

sabato, luglio 23, 2016

Fatti di terrorismo ripetuti...quali possibili cause?

In un libro del 1995 Robert Cialdini- psicologo statunitense-, Le Armi Della Persuasione - Come E Perché Si Finisce Col Dire Di Sì, (Giunti editore) dedica un capitolo, 'La riprova sociale', per spiegarci dell'effetto Werther; ovvero la capacità di ripetizione dei suicidi o, nel nostro caso, di emulare le azioni di terrorismo di chi è in in preda dell'aggressività, dello stress e dell'insofferenza del proprio stato sociale. Il caso del giovane terrorista tedesco iraniano potrebbe spiegarsi così; come quello dello del terrorista tunisino a Nizza.

L'autore Robert Cialdini si avvalse per formulare la sua teoria degli studi di David Phillips fatti nel 1979-80.
David Phillips spiegò che quando uscì il romanzo di Goethe, 'I dolori del giovane Werter' -che narra del suicidio del giovane Werther- suscitò una ondata di suicidi emulativi in Europa. Effetto così potente che in diversi paesi le autorità vietarono la circolazione del libro.
Questo suffraga l’idea che noi usiamo le azioni degli altri per decidere quale comportamento tenere soprattutto se queste sono simili a noi. E' un comportamento molto infantile che rivela come spesso si è attratti da comportamenti di coetanei più che da persone che non abbiano la propria età.

Un impatto davvero negativamente formidabile di quanto la condotta dei nostri simili abbia sul comportamento umano.
Negli Stati Uniti spesso assistiamo a omicidi di massa o azioni di uccisioni senza motivo nelle scuole 'a cascata'; azioni che non rimangono mai episodi isolati. Imitazioni drammatiche. È una versione patologica del principio di riprova sociale. Queste persone agiscono in base a come altre persone disturbate hanno agito.
Questo spiegherebbe molti casi di incidenti strani. Le interpretazioni di Phillips permettono oltre che spiegare fatti conosciuti, di predirne di nuovi.
Infatti è stato dimostrato, sempre da Phillips, che se è vero che le persone si vogliono togliere la vita dopo la notizia di fatti eclatanti di terrorismo, allora cercheranno di causare incidenti più terribili possibili in modo da avere conseguenze ancora più tragiche.

Gli ultimi fatti accaduti sembra siano dentro questo solco.

venerdì, luglio 15, 2016

Spero nell'esistenza dell'inferno per i terroristi.

Io che non credo nel Paradiso, in quel godimento che c'è nell'al di là, mi tocca di sperare nell'Inferno in quella atroce punizione che esiste dopo la vita.
Sì, questo lo penso e spero per la punizione di quegli assassini che dietro la maschera islamica uccidono per poi farsi uccidere. Uccidono per uccidere e il solo fatto di essere in odio alla loro vita e quella degli altri. Fanno i martiri di un Dio che nemmeno conoscono e chiamano Allah il misericordioso.

Sì, l'Inferno dovrebbe esistere per dare a questi il giusto castigo; una punizione che altrimenti non pagherebbero per la loro crudeltà, per il loro odio.
Lo strazio e il dolore che questi assassini infondono negli altri è grandissimo: quale giustizia o legge divina può risarcire le vittime? Non c'è sicuramente un Dio così cinico e feroce; beati gli atei e i dispensatori di gioia e felicità.

Che strano Dio disegnano alcuni uomini. Già il fatto di volerlo fautore di regole assurde, di appellativi roboanti, di giudizi estremi...lascia perplessi: ma chi è questo Dio? Ma chi sono questi delinquenti che gridano il suo nome in Allah?

Ma chi è questo Mohamed Lahouaiej Bouhlel? Nome del terrore; nome di un individuo che i genitori hanno allevato, cresciuto e mai penso lo avrebbero visto come un dispensatore di morte. Per lui spero nell'inferno; per lui spero che il suo dio si faccia vivo e lo mandi a morire perennemente tra le sue vittime, in una carneficina che ha solo l'insensatezza di uomini incapaci di amore, di pietà e della vergogna possibile dei loro genitori.

Spero nell'esistenza dell'inferno. Lo so è una stupida consolazione, ma di fronte a tanto dolore e ingiustizia spero che una dannata condanna divina rimargini in parte le ferite di tanti cuori straziati.

sabato, luglio 09, 2016

Aggravante razzismo

A proposito dell’aggravante di ‘odio razzista’ per l’assassinio di Emmanuel Chidi Namdi da parte di Amedeo Mancini a Fermo; si viene a sapere che l’autore è un 38enne violento e che si altera facilmente: Il lavoro di contadino, la passione per la boxe e la squadra di pallone la Fermana per cui aveva ricevuto un ‘diaspo’ -ovvero la proibizione a recarsi allo stadio- disegnano abbastanza bene il personaggio.

Dopo tutto quello che il XX secolo ha scontato per l’idea di razzismo, -in specie quello legato all’antisemitismo e alla supremazia della ‘razza ariana’ - oggi continua come una sorta di autodifesa rozza e primitiva contro la perdita di identità e di valori. Continua con diverse sfaccettature; c’è quello di ‘classe sociale’, di ‘colore’-di pelle ma anche quello di squadra sportiva (i tifosi in fondo esercitano una sorta di razzismo), di etnia-culturale; di difesa inconscia dal ’diverso’, dallo sconosciuto…e anche quello che avanza come una guerra tra i poveri e legato alle debolezze sociali.

Io penso che il razzismo che ha fatto agire Amedeo Mancini si potrebbe inquadrare in quello originato dall’insicurezza sociale. La condizione sociale gioca un ruolo importante: il peggioramento degli standard vitali e il fatto di vedere negli altri deboli degli antagonisti sociali al raggiungimento del proprio benessere unisce nel razzismo: ci si aggrega in movimenti e partiti politici che fanno della xenofobia un loro programma. Non è un caso che alcuni partiti come la Lega Nord prendano le difese di questi personaggi minimizzando il crimine.
Poi da sempre il razzismo emerge sempre in quelle classi sociali che non vogliono perdere un livello medio di benessere. C’è da dire che anche le classi molto agiate vivono il razzismo; ma esse, proprio per il fatto di essere in cima alla scala del successo, non se ne avvalgono. Queste trovano nei deboli e nei sottomessi una sorta di ammirazione. Sotto l'implicita accettazione delle diseguaglianze sociali cova una guerra tra i poveri che non si avvede delle storture del sistema capitalista, del neoliberismo imperante che sfrutta uomini e menti.

Molto difficile usare la ragione e l'intelligenza. Tutto difficile da sradicare.