lunedì, settembre 25, 2006

Breve vacanza

Mercoledì parto per la Maremma. Una breve vacanza in un luogo d’Italia che conosco poco. Poi vi racconterò le mie impressioni. L’Italia devo dire l’ho girata molto, ma questa parte della Toscana, no. Conosco bene Firenze, Siena, le Terre senesi, il Casentino, Viareggio, la Lunigiana, Carrara, Pisa, Lucca…ma Grosseto e i suoi dintorni, no. Sono curioso di vedere il Parco della Maremma, noto come Parco dell’Uccellina. E’ un posto dove si respira una natura in armonia con gli insediamenti umani. La foce dell’Ombrone con il monte Argentario e le colline dell’Uccellina si prestano a numerose passeggiate e viste diverse. La meta del viaggio è Principina a mare. Ecco qui una cartolina di dove soggiornerò:

giovedì, settembre 21, 2006

Per il partito dell'Ulivo

Niente da dire sulle scelte politiche di ognuno. L’importante è avere degli ideali.
Di fronte ad un mondo cinico, dove la guerra sembra l’unica risposta alla risoluzione dei problemi, fare delle scelte ed avere delle idee su come costruire la società è una cosa lodevole.
Questa premessa è doverosa per affrontare il tema di una sinistra che si dividerà ulteriormente, in occasione della costruzione del partito democratico. Se ne sente il bisogno? La sinistra da sempre si dibatte tra apparenti sofismi per dividersi in concreti schieramenti. Da sempre la sinistra perde per questo, e per questo non riesce a governare la società in continua trasformazione.
A mio parere dietro la ricerca di un partito, qualunque esso sia, c’è il bisogno di confermarci da che parte stiamo; poi ci sta anche il perseguimento di un consenso democratico, che dica quanto potere abbiamo per dare ‘gambe’ ai progetti ideali e politici. I partiti segnano sempre la vita democratica di un paese: essi ne sono la forza e anche la debolezza; debolezza consistente nell’essere spesso consorterie di personaggi di potere per il potere; di essere ‘bande’ per inciuci e spartizioni ‘familiari’.
E le idee? Per quelle io non sento la necessità di un partito che me le indichi e in certi casi, paradossalmente, me le rinfacci. Quelle idee sono tanto mie come la mia persona. Le idee di sinistra poi le considero una parte dell’ essere, dell’etica dei comportamenti, di ognuno le faccia proprie. Io non ho quindi paura di perdermi nell’affrontare la costruzione di un soggetto politico nuovo. Un partito che persegua la costruzione di una società futura più giusta, unisca persone diverse, parli ai giovani e sappia interpretare la realtà, che è sfuggita a tutti gli attuali partiti. Per fare questo però è bene ricordare che sarà necessaria una classe dirigente nuova; occorreranno uomini diversi da quelli che compongono le attuali segreterie e direzioni partitiche. Le risorse umane e ideali nuove ci sono.
Prodi in preparazione del Seminario di Orvieto del 6-7-ottobre, per la costruzione del partito democratico, ha detto bene:
‘Le divisioni del passato non hanno dunque più ragione di esistere, ma è nel futuro che dobbiamo cercare le ragioni di una unità nuova e feconda. Queste ragioni oggi sono forti ed hanno il loro fondamento nella domanda di cambiamento del Paese che sale dalla nostra gente che si attende sia un orizzonte di crescita economica e sociale guidata da criteri di equità, di merito e di solidarietà che un quadro di stabilità di governo assicurato da un sistema politico bipolare trasparente e moderno’. Benvenuto allora al partito dell’Ulivo.

sabato, settembre 16, 2006

Oriana Fallaci e l'Europa

Per la morte di Oriana Fallaci, si può dire che la passione è stata la sua caratteristica più importante. Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, che ha pubblicato i suoi ultimi interventi, l’ha descritta bene: ‘Quella di Oriana Fallaci è stata una esperienza unica; lei può essere definita la più grande giornalista che ha avuto l’Italia ed anche la nostra più conosciuta scrittrice nel mondo’. I suoi ragionamenti estremi, le sue posizioni intransigenti, le sue arrabbiature forti erano tutte autentiche. Per questo merita rispetto. Rimane il fatto che dopo le moltissime cose che ha fatto verrà ricordata solo per il suo anti-islamismo. Sentinella della civiltà occidentale, così viene definita dai politici di destra.
Certo, la cultura di Oriana Fallaci aveva radici profonde nel cuore dell’occidente: la cultura fiorentina e la filosofia greca; però la strada guerrafondaia, che aveva intrapreso contro chi crede in Maometto, nel Corano ed in Allah, come la risoluzione dei nostri problemi, non me la fa apprezzare.
Ultimamente la sua condanna era rivolta all’Europa. ‘Un' Europa che non è più Europa ma Eurabia e che con la sua mollezza, la sua inerzia, la sua cecità, il suo asservimento al nemico si sta scavando la propria tomba’: così scriveva il 16 luglio 2005. nel suo ultimo articolo sul Corriere della Sera. Era anche la presentazione al libro La Forza della Ragione, edito da Rizzoli International.
Ma io, per quel che vale, sono dell’idea che l’Europa dopo 60 anni, dopo le più grandi tragedie collettive umane del secolo passato, è divenuta il nuovo modello di convivenza pacifica, di multiculturalismo. Io continuo a pensare che la guerra auspicata dalla Fallaci contro gli islamici non ci salverà. Io concordo con Tiziano Terzani, cui aveva già risposto ad Oriana Fallaci, con le sue ‘Lettere contro la guerra’. Io penso che un nuovo equilibrio mondiale, dove l’Europa tornerà ad essere il vero centro motore della cultura mondiale, potrà essere la via per la pace. L’Europa insegna. Chi poteva immaginare di riuscire a mettere d’accordo francesi, tedeschi e inglesi? Chi poteva dire che gli italiani, gli spagnoli, gli olandesi si mettessero sullo stesso piano per fare mercato? Eppure oggi viviamo in pace in tutta l’Europa. Perché non potrebbero fare altrettanto nel medioriente? Quella vasta area del mondo dominato dalla cultura araba potrebbe integrarsi e dare vita ad un nuovo continente pacifico, che facendo sistema con le nostre risorse e intelligenze può fare progredire tutta l’umanità.
Oltretutto quelle divisioni sono insensate e senza prospettiva: cosa può tenere diviso il mondo quando le tecnologie, gli interessi economici, le naturali spinte psicologiche tendono ad unire? No, io continuo a non sentirmi in guerra con nessuno. Spero che anche gli altri condividano i miei sentimenti. Poi naturalmente rispetto le idee di chiunque, ma attenti ad armare le mani dei giovani: le ragioni di una civiltà che si ritiene superiore, sono le stesse che hanno portato alla Shoah.

venerdì, settembre 08, 2006

No, Santoro biondo no

No, per carità, Santoro non diventare biondo. Ma è possibile che l’immagine (e quale immagine), l’apparire piacenti, belli (si fa per dire) diventi una imposizione da far diventare ridicolo chi fa televisione? In questi anni ne abbiamo viste di tutti i colori: abbiamo visto i colori inverosimili del toupè di Biscardi, le sfumature rosse, viola, grigie e dorate della criniera di Mirabella, i rossi-tiziano e i marroni-castagnaccio della ‘testa’ di Paolo Limiti; i biondi rossicci della permanente di Renzo Arbore…ma ora vedendo la capigliatura, naturalmente grigia, di Michele Santoro diventare biondo-cherubino, c’è da rimanere allibiti.
Non bastavano le false bionde? C’era bisogno anche dei falsi biondi?
Aggiungendo poi che, rientrando a fare le trasmissioni per la RAI, Santoro vuole invitare Berlusconi il trash diventa improponibile. Ma come, al finto aggiungiamo il finto? Ma come, Santoro, senza Berlusconi non è più capace a fare televisione?
Per favore, non vorrei vedere rientrare Enzo Biagi, con i riccioli ed in salopette, intervistare Pippo Baudo con le finte basette bianche, oppure Luttazzi condurre l’Isola dei Famosi…per favore. Per favore: ridateci quelli senza capelli; ridateci Telly Savalas e Yul Brynner.

giovedì, settembre 07, 2006

E’ difficile essere cattivi

Sì, è più facile essere buoni che cattivi; è faticoso e complicato fare i cattivi. Invece dovremmo sapere tutti come è bello voler bene, usare la gentilezza e la cortesia: ci guadagneremmo tutti. Ad essere buoni lo spirito diventa leggero, vola, si alza e fa nascere sorrisi. Tutti noi abbiamo la necessità di gentilezza, di amicizia e compassione. Il rispetto per gli altri è la condizione prima per stabilire una relazione.
Il cattivo di solito spreca una enorme quantità di energie; deve sempre apparire il ‘duro’, l’ intransigente, colui che non deve chiedere: mai. Che fatica vivere in quel modo. Tutti sappiamo che nessuno sceglie la cattiveria così, tanto per fare il cattivo, ma si trova in quel ruolo forse per rivendicare un diritto negato, per pretendere qualcosa che altri non gli danno, per essere considerato e magari amato; ma poi va bene anche essere odiati: sempre meglio dell’indifferenza, così sanno che esisti.
Il cattivo è sempre in guerra. Il cattivo si dedica con dedizione a principi di facciata, di orgoglio, di potere. Così non si trova mai una vera pace.
Quei cattivoni, che vediamo nei film americani, disegnati a ‘tutto tondo’: cattivi fino in fondo e crudeli senza speranza, non esistono nella realtà. Tutti sappiamo di essere sia buoni che cattivi, e quando siamo solo cattivi, o almeno l’appariamo agli altri, c’è sempre qualche difficoltà di relazione, qualche turba psicologica, sociale e morale.
Un po’ di tempo fa si era scatenata la caccia ai cosiddetti ‘buonisti’: bisognava essere cattivi si disse; in politica, come nella vita non c’era spazio per i buoni, per la comprensione degli altri, per gli avversari. Era il tempo di La Russa, Gasparri, Calderoli, Castelli, Borghezio, Bossi, Cicchitto…e altri: i promotori della cattiveria tout-court.
Certo forse c’erano anche i ‘buonisti’, intesi come i falsi cortesi, coloro che volevano a tutti i costi farsi amici e continuare l’andazzo ipocrita e inconcludente; ma pensateci un po’, possono durare questi ‘buonisti’?
Non so se quel tempo sia finito; certo dovremo comprendere che alla lunga, a fare i cattivi si perde. Forza, se ci sappiamo ascoltare, se ci lasciamo parlare, spegnendo le voci ‘contro’, riusciremo a trovare la serenità e la gioia di vivere in pace. Tutto sarà più facile. Fare i cattivi richiede molto sforzo e stanca da morire.

lunedì, settembre 04, 2006

Voglio parlar d'amore

Voglio parlar d’amore perché l'amore fa la storia e la nostra storia è soprattutto d’amore.
E' per l'incontro di due individui che noi esistiamo ed è per questi che poi impariamo una lingua e trasmettiamo un sapere che è qualcosa di più che imitazione, conoscenza o esperienza; è amore.
E' per l'amore che esistono madri, padri e figli, che vivono le persone più varie ed è per questo che continuiamo la storia.
Tutto nasce da un magico incontro. Tutto nasce da sorrisi e lacrime, da teneri baci ed abbracci; dallo scambio d’emozioni dolcissime e qualche dolore.
E' così che tutto continua, e se qualche volta si perde la strada, ci si dimentica o non ci si riconosce più; se succede che finisce l'amore tra le persone, tra una coppia, l'amore non cessa d'esistere. L’amore continua.
L'amore si trasforma e ci cambia: ci vuole pronti ad iniziare sempre la vita e non a trascinarla nel rancore e nel ricordo di ciò che era…
Ecco voglio parlare d'amore, di quell'amore che c'è nella vita e vive sempre se qualcuno ne parla.
Ecco io parlerò d'amore, di quell'amore che c’è e ancora e sempre ci sarà.

venerdì, settembre 01, 2006

In memoria

C’è una bella lettera scritta da Nando Dalla Chiesa che ricorda, con una successione di ‘Ho visto…’, quanti misfatti sono stati commessi nella passata legislatura. Si ricordano le leggi ad personam, quelle sul falso in bilancio, sull’abolizione dell’imposta di successione sui patrimoni più grandi; sull’occupazione monopolistica della RAI e l’istituzionalizzazione del duopolio con Mediaset. Si ricorda la legge che abolisce l'appellabilità delle sentenze di assoluzione; l’ allungamento della durata della legislatura per votare l’impunità in un processo ad una persona; l’istituzione di una commissione, ‘Telekom Serbia’, negando quella sui gravi fatti successi a Genova durante il G8. Ancora poi, si rammenta come è stata levata ai giudici di pace la competenza sugli incidenti stradali più gravi, perché lavoravano troppo velocemente creando problemi alle assicurazioni- anche alla Mediolanum; gli insulti alle parlamentari, definite ‘vacche’ e ‘galline’, perché reclamavano le ‘quote rosa’; l’umiliazione del Parlamento e dell’opposizione, negando le discussioni su legge costituzionale e legge elettorale; l’esultare di un ministro della Repubblica italiana, al grido: ‘chi non salta italiano è’…magari andando a presenziare subito dopo, con i fazzoletti verdi padani, a un metro dal tricolore sulle bare nei funerali di Stato.
Quella lettera dovrebbe essere ricordata tutti i giorni dai parlamentari eletti nel centrosinistra, affinché non succeda più di trovarci in quella situazione. Purtroppo è risaputo che la memoria degli italiani è molto corta; poi, per i politici tutti, valgono migliaia di convenienze sempre alla faccia dei cittadini. Così conviene a certi ‘sinistri figuri’ di invocare principi da non infrangere per regalarci nuovamente altri anni di ‘straordinario’ berlusconismo.
Grazie, abbiamo già dato, mi verrebbe da dire. Grazie, ricordo quando Bertinotti per le ‘35 ore’ -di cui ora non parla più nessuno- mandò via Prodi dal governo. Grazie a questi paladini, se la politica è più partitica che altro. Insomma, prima di tutto c’è il partito: il simbolo di un’appartenenza che regala cariche, stipendi e infine anche qualche idea pronta a diventare ideologia da non infrangere. Sempre alla faccia dei più deboli. Intanto anche se ritornerà la destra al governo a loro che importa? Sarebbe ‘Un altro giro di giostra’, regalato a loro. Per noi solo un altro ‘girone dantesco’.