venerdì, agosto 31, 2007

Energia senza fili

Leggo che gli scienziati del Massachussets Institute of Technology hanno messo a punto un sistema, chiamato WiTricity in grado di trasmettere energia senza usare i fili, basato sul fenomeno della induzione elettromagnetica scoperto da Faraday nel 1831, lo stesso sulla base del quale i ricercatori dell'Università di Tokyo hanno sviluppato nello scorso maggio un materiale in grado di trasmettere elettricità senza cavi in un piccolo raggio d'azione. Sono i primi passi di un futuro libero dai cavi che si avvicina sempre di più. Di questa possibilità, che ha il sapore della fantascienza, ne aveva già parlato e lo aveva sperimentato, Nikola Tesla, uno scienziato a cui dobbiamo molto per l’utilizzo dell’energia elettrica: è lui l’inventore dei motori a corrente alternata che hanno permesso la seconda rivoluzione industriale. Nikola Tesla è famoso per gli studi sull’induzione elettromagnetica e sulla trasportabilità dell’energia mediante campi elettromagnetici. Le sue idee ci porteranno anche la quarta rivoluzione? Senz’altro è attinente alla quarta dimensione: quella della mente.
Io penso che ci sia già una energia che si trasmette senza fili e si chiama intelligenza: è l’energia del nostro spirito, quella del nostro pensiero, che spinge in là e va oltre quella fisica…ma cos’è quella fisica? Non sarà certo quella dovuta al ristabilimento di uno sbilanciamento indotto, quella che fa accendere le lampadine e girare i motori. Allora?
La nostra energia senza fili crea anch’essa un campo magnetico, è quella stessa espressa dalle telecomunicazioni, ma a differenza di quella elettromagnetica, quella della nostra mente emette elettroni che danno vita a qualcosa che possiamo chiamare senza perifrasi: Spirito. Sono questi elettroni a continuare la vita immortale, sono quelli che ci riportano all’Universo; perché –senza scomodare Parmenide- tutto quello che pensiamo è possibile. Per questo alla fine tutto ciò che è materia si risolve in una manifestazione dello Spirito. Allora possiamo scoprire che c’è un’energia che è sempre stata senza fili: è quella che spinge la legge dell’armonia e dell’universo a ristabilire le giuste condizioni di equilibrio; è una energia che si avverte soprattutto quando si ama. Possiamo allora chiamare questa energia spirituale: amore.
Così, come sempre, non scopriamo mai nulla di nuovo.

martedì, agosto 28, 2007

Fucili e comportamenti

Bossi: ‘Finora gli è andata bene. Noi padani pagavamo e non abbiamo mai tirato fuori il fucile, ma c'è sempre una prima volta’. Per la stupidità, no. Poi vorrei sapere a chi gli è andata bene. A chi? A quelli che sono in Parlamento o è stato ministro come lui? A chi governa, attraverso il suo partito, molte città e comuni d’Italia?
Avrei giurato che il lunedì, dopo essere stato a cena con il suo compagno di merende Berlusconi, tutto rientrava ed infatti anche se il boss non ha deplorato Bossi per la sua uscita, c’è stata immancabile la solita retromarcia con: ‘volevo dire un’altra cosa…’. Ci mancherebbe. Tutto continua con le sceneggiate e le astrusità delle Padanie, dei dio Po, dello stato delinquenziale…che poi tutto si rivela come solo una questione di dane’, di soldi.
Poi lo stato è sempre più ‘Cosa Loro’. Il capo, Berlusconi, lo sa. Bossi non lo aveva aiutato forse a fare le leggi ad personam con il padano Castelli? Forza Bossi, domani tutto passa…e per il fucile se ne riparlerà un’altra volta. In democrazia capita spesso che a governare siano i mediocri, qualche volta gli sciocchi, ma poi non dura. Ma lasciamo perdere le questioni ‘dure’ i leghisti, si sa, in quello sono competenti.
Oggi Bossi è passato a dire che la protesta si ridimensionerà ad uno sciopero delle giocate del Lotto. Sic! Che rivoluzionari! I padani non giocheranno al Lotto per qualche giorno. I fucili possono attendere…chissà se avesse detto questa cosa Caruso. In fondo…ma proprio in fondo, i soggetti politici sono questi: da Berlusconi a Bossi passando per Previti, Dell’Utri, Calderoni, Giovanardi, Bottiglione, Casini tutti difensori della grande famiglia: la loro.

sabato, agosto 25, 2007

Ho imparato…

Molte cose si devono imparare nella vita.
Io nella mia ho imparato che quando vuoi vendicarti di qualcuno, lasci solo che quel qualcuno continui a farti del male.
Ho imparato che il modo più facile per crescere come persone è circondarmi di persone più intelligenti di me.
Ho imparato che ogni persona che conosci merita di essere salutata con un sorriso.
Ho imparato che quando serbi rancore e amarezza, la felicità va da un’altra parte. Ho imparato che un sorriso è un modo economico per migliorare il tuo aspetto. Ho imparato che bisognerebbe sempre usare parole buone, perché domani forse si dovranno rimangiare.
Ho imparato che l’amore e non il tempo guarisce le ferite. Ho imparato che nessuno è perfetto, finché non ti innamori.
Ho imparato che non posso scegliere come mi sento, ma posso sempre farci qualcosa.
Ho imparato che tutti vogliono vivere in cima alla montagna, ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali.
Ho imparato che la vita è dura, ma io di più.

lunedì, agosto 20, 2007

Un bicchiere d’acqua di mare

Per un principio omeopatico, possiamo dire che in un bicchiere d’acqua di mare c’è tutto. Un bicchiere d’acqua di mare è la medicina omeopatica più efficace: dentro c’è il mondo, ci sono tutti gli elementi che compongono la Terra; tutte le sostanze del nostro essere. In un bicchiere d’acqua di mare c’è la sostanza vitale, c’è il sale, la sapienza.
Con le diluizioni previste dal manuale omeopatico, in teoria una sostanza gettata in mare a New York la si può raccogliere diluita a Genova, oppure in India. Il fiume sacro Gange che scarica nell’Oceano indiano, tramite il collegamento dei mari, fa che tutte le sue cose arrivino qui; in dosi omeopatiche possiamo allora dire che il nostro ‘tutto’ è qui: è nel nostro mare.
Sarà per questo che il mare è simbolo dell’inconscio. Sarà per questo che ci piace stare in riva al mare.

venerdì, agosto 17, 2007

Assedio alle città

Sempre più assisteremo alla miseria che assedia il nostro mondo, che poi è di tutti. Ricordo le baracche che circondavano, negli anni ’50, Roma: oggi ritornano. Oggi che siamo diventati ricchi, torniamo a vedere lo spettacolo della miseria: sono infatti circa 9.000 i senza fissa dimora nella capitale. Una cifra difficile da stimare con precisione, visto il continuo spostamento dei senza casa alla ricerca di ricoveri dove fermarsi. Sono almeno duemila le persone che vivono all’aperto, per strada o sotto ripari di fortuna, otto o novemila, invece, coloro che vivono in automobili, capanne, grotte, porticati o sotto qualche ponte. Questi sono i dati raccolti dalla comunità di Sant’Egidio e dalla Caritas, che forniscono pasti caldi e qualche vestito.
E Genova? Anche qui nascono veri e propri ostelli della disperazione. Sotto i ponti, a lato dei torrenti, nelle case diroccate, nei manufatti industriali abbandonati sorgono le bidonville: dove materassi, cartoni, stracci testimoniano le notti all’addiaccio di tanti homeless. Anche qui crescono i poveri provenienti dall’estero. E se gli italiani scelgono spesso la vita in solitudine, per questi ultimi prevale la vita di comunità. Così c’è da pensare che gli assedianti aumenteranno; questi si chiamano rom, zingari, rumeni, extracomunitari, ecc. che per raccogliere qualche nostra briciola, perdono la loro dignità Noi invece perdiamo ogni giorno l’umanità. Cosa fare?
Il problema è soprattutto intorno alle città e nelle città: un’altra contraddizione del nostro sviluppo che crea miseria sulla miseria. Ricordo che i nostri paesi, quelli dell’immediato entroterra si sono svuotati negli anni; sappiamo tutti come quelle zone hanno consentito di vivere, con una economia rurale povera ma dignitosa, a molte generazioni dei nostri antenati: perché non recuperare questa economia famigliare, che si reggeva sul bosco e sulla fascia di terra? Sarebbe anche un momento per fare rivivere una terra abbandonata e soggetta alla desertificazione. Una prospettiva ecologica per risanare molte storture con la riscoperta del valore della terra: la madre di tutti.
Invece che le baracche facciamo rivivere i paesi abbandonati. Può essere una proposta fattibile.

martedì, agosto 14, 2007

Vacare

Le città vuote a ferragosto sono le stesse del lontano 1962, epoca del film ‘il Sorpasso’; dove all’inizio si fotografava bene la città di Roma deserta. Allora le città, svuotate per la vacanza d’agosto, rappresentavano un fatto nuovo per l’Italia, erano l’annuncio del boom economico. Di quella realtà, e di quel film, proseguono, insieme ai riti di massa, quali le code sull’autostrada, le resse sulla spiaggia, il pienone nei ristoranti, gli assalti agli autogrill e, ahimé, alla maleducazione stradale, con i conseguenti morti, anche i personaggi interpretati da Vittorio Gassman. Qualcosa sopravvive sempre.
Proseguono i tipi infingardi, individualisti, amorali, ipocriti e bigotti, sono i Bruno Cortona- il protagonista del film- di allora. Questa Italia del dopo Berlusconi, prosegue con le sue maschere tragico-comiche. Infatti, quanti sono i Cosimo Mele? I Fabrizio Corona? I Luciano Moggi? Tutti furbastri che attraversano il tempo di un’italietta difficile da superare.
Torniamo alle città vuote. Oggi 15 agosto la mia città è silenziosa. Potrebbe essere un momento di riflessione. Potrebbe essere utile per ascoltare quelle voci che partono da dentro. Così la vacanza, momento per vacare, potrebbe lasciare la titolarità del mondo esterno per spingerci all’interrogazione: dove andiamo? Domanda retorica: siamo in effetti tutti già partiti. Per dove? Per la vacanza che vuol dire vacuità. Aspettiamoci allora il ritorno delle veline, dei grandi fratelli e i ritorni sull’isola dei famosi…in fondo dove vogliamo andare ci siamo già.

lunedì, agosto 13, 2007

Il '68 in Italia

Il ’68 in Italia in verità è il ’69. Il ’68 o quello che parte in Europa, dalla contestazione studentesca dopo il ’66 nelle università americane, è il maggio del ’68 francese. Nasce da lì: ‘l’immaginazione al potere’.
In Italia avremo il ’69 con ‘l’autunno caldo’ e un altro slogan: ‘Nord e Sud uniti nella lotta’. Il movimento operaio si legherà ai fermenti studenteschi e quelle lotte portarono a due importanti fatti: lo Statuto dei Lavoratori, la legge 300 del 1970, e la Classificazione Unica, ovvero la parità dei diritti tra operai ed impiegati con il superamento della parcellizzazione salariale. Ci furono anche le rivendicazioni del femminismo, che sotto certi aspetti fu l’unica vera rivoluzione di costume, la quale cambiò molto i rapporti tra i sessi in Italia, anche nella legislazione: fu abolito il delitto d’onore per cui uccidere una donna poteva comportare una pena di un massimo di 10 anni. Insieme successero anche posizioni radicali ed estremistiche, che denunciavano un bisogno di rinnovare tutta la società.
Parlare del ’68, a distanza di quasi 40 anni, può essere utile poiché l’Italia è un paese dalla memoria corta. Ora ci troviamo a parlarne per un articolo del deputato di AN Italo Bocchino, sulla rivista CON- conservatori contemporanei. Dire, come fa la rivista: ‘Maledetto ’68. Maledetto l’anno in cui si avviò lo sfascio dell’Italia. Il movimento tanto celebrato per quaranta anni è stato in realtà il peggiore della recente storia nazionale’. Non aiuta la comprensione.
Sappiamo bene che l’autoritarismo, come il fascismo, maschera un conservatorismo italiano sempre pronto ad uscire per ricacciare indietro le conquiste laiche e civili. Non abbiamo bisogno di autoritarismo, ma di autorità e saggezza; di idee illuminate e di etica civile. Questo è quello che manca.
Poi la storia insegna che nulla succede mai per caso, così come con gli eccessi si sconta un karma inevitabile: cicli inarrestabili di una storia di ‘coazioni a ripetere’, perché con il sentito dire non si fa esperienza. E oggi? Oggi ci sarebbe ancora bisogno che la gioventù riprovi a fare le sue battaglie: i temi etici e laici per battersi non mancano certo.

martedì, agosto 07, 2007

Buoni sorrisi a tutti

Lo so per alcuni è difficile e per tutti non è sempre facile, ma sorridere è la cosa più semplice e positiva per ognuno di noi: è la medicina contro tutte le malattie.
Come ogni pensiero crea una energia, che si riflette sulla nostra esistenza materiale, così ogni sorriso genera emozioni positive che ci mantengono nel bene ed in salute.
Noi possiamo sperimentare con i nostri pensieri le condizioni che assomigliano all’inferno e al paradiso. Se pensiamo male di qualcuno, quel pensiero ci ritornerà indietro creando le premesse per una negatività, il cui male colpisce anche noi: è come se mangiassimo del cibo avariato. Instauriamo un circolo negativo. Sorridendo generiamo invece un circolo virtuoso di benessere. Chi sorride produce buone azioni, dimostra di essere in pace con sé e quindi la voglia di trasmetterlo agli altri.
L’ottimismo poi ci salva sempre: è una forza creatrice che fa trovare soluzioni nuove ai problemi. La storiella delle due rane cadute fortuitamente in un secchio di latte insegna: una delle due, pessimista, si deprime e non riuscendo a trovare una via di uscita, pensando di patire una lunga agonia, preferisce morire subito e smettendo di nuotare, annega. L'altra, ottimista, coglie invece il lato positivo della situazione constatando che se dovrà morire non sarà di fame, così viene colta da una grande contentezza e ilarità e si mette a cantare e a ballare. Tanto salta e tanto balla che il latte diventa burro, permettendole così di uscire dal secchio e avere salva la vita. Morale: essere ottimisti conviene sempre, anche quando non sappiamo il perché.
Ora, rilassati ed in vacanza, l’augurio che più mi piace fare è: tanti e buoni sorrisi a tutti.

sabato, agosto 04, 2007

6 giorni a Viganella

Il paese si chiama Viganella ed è diventato famoso per avere installato, sulla montagna che lo sovrasta, uno specchio di circa 40 metri quadrati per portare il sole sulla sua piazza che rimaneva buia dall’11 novembre al 2 febbraio. La trovata è del sindaco del piccolo paese della Val Antrona, (il nome non è un caso) Pierfranco Midali, che con entusiasmo è riuscito a concludere il progetto che ha destato curiosità in tutto il mondo.
Bisogna dire che lo specchio- a 900 metri di distanza dal paese- è programmato da un computer, che seguendo la traiettoria del sole riflette i suoi raggi luminosi sulla piccola piazza del paese. Il progetto è stato seguito dall’ingegnere Barlocco Emilio e dall’architetto Giacomo Bonzani.
Ho incontrato Pierfranco Midali nel suo ufficio e mi ha mostrato la rassegna stampa dell’evento: un volume di oltre 300 pagine con i ritagli di giornali e riviste che parlano di Viganella e il suo specchio riflettente il sole. Da Al Jazira alla BBC, dal quotidiano giapponese al The Times, tutti hanno un articolo ad hoc. E non è ancora finita…oggi 31 luglio 2007, su La Prealpina - un quotidiano locale- si accenna ad un secondo miracolo: ‘Dopo il sole, la luna in piazza’. Ma il sindaco mi spiega che l’esperimento della luna non è proprio riuscito: ‘La luna ha un’altra traiettoria, più breve e più ‘bassa’ per cui lo specchio non riesce a seguire’. Il sindaco poi mi dice che su Cronaca Vera per martedì 7 agosto uscirà un nuovo articolo. Lui stesso si meraviglia: ‘Se avessi pagato tutti gli spazi occupati sui giornali, sarebbe una cifra per costruire altri 2 o tre specchi…’. Auguri sindaco.

Io, in questo paese ho trovato anche un’altra ‘riflessione’; ho provato a riflettere sulla luce della mente superiore, sullo spirito che illumina la nostra anima.
Così ho passato 6 giorni di studio sui meccanismi della nostra mente per imparare ad usare le nostre energie in modo positivo. 6 giorni quindi per trovare una dimensione spirituale autonoma e libera.
Il pensiero rivolto verso una energia meravigliosa che tende al bene è da imparare. La nostra ignoranza, i nostri pensieri negativi; i nostri automatismi quotidiani risucchiano tutte le energie e impediscono di andare verso il senso ultimo della nostra vita: conoscere se stessi e quindi conoscere Dio. Spirito e corpo sono una sola cosa: energia. Questa energia che ci attraversa ha un potere creatore che ci conduce a Dio. Ecco la vera luce: il sole interno…e lo specchio questa volta era il nostro sforzo a orientarci in positivo.
Diventare noi stessi, ossia chi siamo, significa diventare Dio…perché noi siamo cloni di Dio.
Il corso è stato tenuto da David Racah, il quale ha sviluppato in 20 anni di studio, di ricerche ed esperienze, una tecnica per svolgere un percorso di consapevolezza che aiuta a metterci in contatto con la parte spirituale in noi.
Questa mia esperienza del corso di Mindwatching è stata una ulteriore conferma di un mio sentire: la bellezza che ognuno porta in sé, lo spirito divino in noi se viene ascoltato ci porta alla gioia, alla felicità, ci aiuta a crescere.
Le parole in sintesi al lavoro svolto sono: ‘Sii consapevole dell’energia che produci’