sabato, febbraio 13, 2010

Bertolaso: lo stupore è infantile, dovremmo indignarci

Da Italians -Rubrica del Corsera Online-
Caro Severgnini,
Leggo le intercettazioni e le notizie sulla questione Bertolaso e poi sento tanta gente che si stupisce. La situazione era stata riportata da vari giornali, dal Corriere come da altri. Ora in tanti si domandano se tutto questo può essere vero. Non lo so con certezza, ma è probabile, in Italia quando crediamo di aver toccato il fondo c'è sempre qualcuno pronto a fornirci di una pala per scavare. Invece di stupirsi, il popolo italiano dovrebbe impararare a INDIGNARSI. Lo stupore è un sentimento infantile, il bambino si stupisce delle cose che non conosce. Nei Paesi maturi, vedi l'Inghilterra con i rimborsi dei loro parlamentari, la gente si indigna, e infatti questi ladri di polli non si ricandidano. Dobbiamo crescere e finalmente imparare l'indignazione, che contrariamente allo stupore, non viene spazzata via dalla prossima notizia su Belen e Corona.
Fabrizio Bartolini , fbarto@gmail.com

Caro Bartolini,
la vicenda degli appalti sessualmente gonfiati mette molta tristezza. Insieme ad altre notizie in arrivo - da Roma, dalla Sardegna, da Venezia, da Milano (arresto in flagranza del presidente della commissione Urbanistica) - spingerebbe a una conclusione antropologica: l'Italia è questa, e lo è sempre stata. Rassegniamoci, non pensiamoci più. Superata la sorpresa delle intercettazioni - grandi dialoghi teatrali, peccato non si fosse a teatro - e in attesa delle sentenze, una cosa però bisogna dirla. L'Italia non è l'unico Paese al mondo dove accadono queste cose. Ma è forse l'unico dove SI PROTESTA PERCHE' VENGONO DENUNCIATE. Questo è il lato surreale delle faccenda. Ieri su "Italians" - luogo aperto a tutte le opinioni - abbiamo pubblicato una lettera dal titolo «Bertoloso è bravo? Giù botte» ( http://www.corriere.it/solferino/severgnini/10-02-12/03.spm). L'autore, Beppe Cardile, è già sicuro di come sono andate le cose. Ciò che ha letto non l'ha insospettito. Non vuole capire di più, sapere come vengono spesi i soldi pubblici. No. Ha già deciso che i magistrati agiscono per strani motivi («Per questo non riusciamo a risolvere i nostri mille problemi, per una sola evidentissima ragione: l'invidia»). Sui media governativi, intanto, è partita la solita canzone: complotto pre-elettorale. Non ricordo chi l'ha detto, ma è vero: l'Italia è l'unico Paese in cui, se il cane da guardia sente gli intrusi e abbaia, picchiamo il cane. Il presidente del Consiglio, saputa la notizia, ha detto: «I magistrati si vergognino». Un'affermazione del genere - pronunciata a caldo, senza conoscere i dettagli e le accuse - è inimmaginabile sulle labbra del capo di governo in un'altra democrazia. Sarebbe l'inizio di una crisi gravissima tra poteri dello Stato, una situazione pre-insurrezionale. In Italia, no. Niente e nessuno viene preso alla lettera. Tutto procede, in un realismo cinico, aspettando la primavera.

giovedì, febbraio 11, 2010

Si continua a fottere

L'Italia dei furbetti, del disprezzo delle regole, dello sperpero e delle ruberie del denaro pubblico continua. Ora con le previste norme di impunità tutto diventa uno status quo, che ritrova in Berlusconi l'emblema, il simbolo e l'icona perfetta.
Come si smentirebbe? A distanza di 18 anni da tangentopoli, dagli scandali delle tangenti ai partiti, della cosiddetta prima Repubblica, si è arrivati, senza soluzioni di continuità, agli scandali degli appalti Grandi Opere ed Emergenze, al ladrocinio del nostro denaro. Ma è possibile che dove gira il denaro, come la Sanità e gli appalti pubblici, ci siano sempre pronti i ladroni e i furbetti? L'occasione fa l'uomo ladro. Che dire?
Ricordo che per Berlusconi si diceva: 'Lui almeno non ruberà, è ricco di suo...'. Come si è visto al denaro è legato il potere che inebria le menti. Altro che spirito di servizio al prossimo. Ricordando un detto siciliano che dice: 'commandare è come fottere'; qui si cerca solo di fotterci in tutti i sensi.
E per il popolo bue con la giustizia e i giudici si impedisce di governare...pardon, comandare. C'è proprio bisogno di una rivoluzione.