I nomi, prime ingiunzioni
Il nome è la prima ingiunzione genitoriale che viene data nella vita di ogni persona; viene formulata ancora prima che si nasca e ad essa si legano molti fattori. Il nome viene normalmente scelto attraverso le tradizioni famigliari, che richiamano persone della storia famigliare, esempio: il nome del nonno, dello zio, ecc. Vogliono tramandare la continuità della famiglia. Altre scelte sono le tradizioni religiose, nomi scelti con la credenza mistica per avere protezione e augurio: il nome dei santi, dei patroni, della tradizione paesana. Le tradizioni politiche, per cui si scelgono nomi di leader politici legati all'ideologia, sottintendono far proseguire al figlio una immaginaria rivoluzione o aspirazione politica; in questo caso spesso è come tramandare un'illusione. Poi c’è anche un aspetto dettato dalla moda che porta a far chiamare i figli come il divo o l'artista del momento, un auspicio di successo si direbbe, salvo poi scoprire che raramente il successo porta lo stesso nome. A questo proposito abbiamo le Rosselle, i Valentino, le Raffaelle, ecc.Comunque il nome rimane il primo segno di riconoscimento sociale. Ancora prima del volto, dell'aspetto fisico, impariamo con il nome che ci viene imposto ad essere un suono. A questo suono ci si affeziona, a volte si detesta, si cambia, si modifica con altri, ma tutti hanno una loro intrinseca forza di condizionamento: questo suono parla di noi.
Ora nel merito della proibizione di far chiamare Venerdì il proprio figlio a dei genitori da parte della Corte d’Appello di Genova (successa alcuni mesi fa), si crea un precedente: cos’è un intervento di medicina preventiva? D’accordo che c’è la legge, scritta per evitare appellativi ridicoli, vergognosi precludenti serene relazioni interpersonali, ma allora ha ragione l’avvocato della coppia: Domenico, Sabato, Sabatino, Secondo, Ultimo, Lupo, Genuflessa, Crocefissa, Addolorata, Incatenata...non sono anch’essi nomi che si prestano a dinamiche negative?