venerdì, febbraio 27, 2009

I nomi, prime ingiunzioni

Il nome è la prima ingiunzione genitoriale che viene data nella vita di ogni persona; viene formulata ancora prima che si nasca e ad essa si legano molti fattori. Il nome viene normalmente scelto attraverso le tradizioni famigliari, che richiamano persone della storia famigliare, esempio: il nome del nonno, dello zio, ecc. Vogliono tramandare la continuità della famiglia. Altre scelte sono le tradizioni religiose, nomi scelti con la credenza mistica per avere protezione e augurio: il nome dei santi, dei patroni, della tradizione paesana. Le tradizioni politiche, per cui si scelgono nomi di leader politici legati all'ideologia, sottintendono far proseguire al figlio una immaginaria rivoluzione o aspirazione politica; in questo caso spesso è come tramandare un'illusione. Poi c’è anche un aspetto dettato dalla moda che porta a far chiamare i figli come il divo o l'artista del momento, un auspicio di successo si direbbe, salvo poi scoprire che raramente il successo porta lo stesso nome. A questo proposito abbiamo le Rosselle, i Valentino, le Raffaelle, ecc.
Comunque il nome rimane il primo segno di riconoscimento sociale. Ancora prima del volto, dell'aspetto fisico, impariamo con il nome che ci viene imposto ad essere un suono. A questo suono ci si affeziona, a volte si detesta, si cambia, si modifica con altri, ma tutti hanno una loro intrinseca forza di condizionamento: questo suono parla di noi.
Ora nel merito della proibizione di far chiamare Venerdì il proprio figlio a dei genitori da parte della Corte d’Appello di Genova (successa alcuni mesi fa), si crea un precedente: cos’è un intervento di medicina preventiva? D’accordo che c’è la legge, scritta per evitare appellativi ridicoli, vergognosi precludenti serene relazioni interpersonali, ma allora ha ragione l’avvocato della coppia: Domenico, Sabato, Sabatino, Secondo, Ultimo, Lupo, Genuflessa, Crocefissa, Addolorata, Incatenata...non sono anch’essi nomi che si prestano a dinamiche negative?

giovedì, febbraio 19, 2009

Volontà coscienti

Niente succede per caso. Ci sono intrecci, relazioni che fanno scaturire energie che investono tutti, sono coincidenze significative utili a riportarci alla verità della storia: la ragione del nostro essere. Dopo l'eclatante caso Eluana, amplificato dalla televisione e dai giornali, si è innestato un processo che porterà ognuno ad un cambiamento; ad una coerenza con l'evoluzione spirituale.
Ogni trama segreta, nel suo labirintico percorso, ha come destino l'individuazione. Per giungere a questa conoscenza, in quel versante di ombre e di dolore, bisogna tacere; fare silenzio.
Per questo, nel segno della mia libertà individuale per la dignità della mia vita, vita vissuta nella consapevolezza e nel rispetto dei miei valori spirituali e della mia etica, chiedo che se per incidente o malattia, perdessi coscienza e le facoltà del mio pensiero libero e personale, che rende l'affetto e l'amore una relazione di scambio vero, ossia io continui ad amare chi mi ama, non si continui nessuna terapia, alimentazione o ossigenazione che mi faccia sopravvivere come un vegetale.
Non voglio permettere a nessuno di giocare con i miei sentimenti. Non voglio che politici, magistrati, partiti, religioni, istituzioni varie sollevino principi ideologici che niente hanno a che fare con i miei inalienabili diritti di persona: uno per tutti il conseguimento nella mia vita della felicità.

*Che dite? Bisognerà lo stesso andare dal notaio? Potrà bastare un blog?
*Aggiungo questa postilla dopo aver letto il disegno legge sul Testamento biologico.

sabato, febbraio 14, 2009

Linguaggio e malattia

Che viviamo un brutto momento ne siamo consapevoli in molti. Sta succedendo quello che Wllelhm Reich aveva definito peste emozionale: 'Una malattia che rischiamo di curare con il manganello della polizia anziché con l'educazione. Tipico di questa 'peste' rendere necessario il randello e in questo modo riprodurla'.
La peste emozionale che viviamo è in sostanza una costrizione inconscia che genera la tendenza a scaricare sulla società e sugli altri le proprie insoddisfazioni vitali. L'individuo colpito dalla ‘peste emozionale’, diventa violento e l'energia che scaturisce dai suoi piaceri insoddisfatti viene usata per lottare contro gli altri, in genere quelli che non vivono e pensano come lui.
Oggi si dovrebbe recuperare la consapevolezza che quello che costruiamo, quello che genera i nostri pensieri, sono la causa dei nostri problemi. Il nostro equilibrio e il nostro benessere dipendono da come sono le nostre relazioni con gli altri: ci portiamo dentro i conflitti irrisolti, i rancori, i brutti ricordi delle nostre relazioni.
Per contro, se i nostri rapporti con gli altri sono sereni e armoniosi, ci sentiremo molto meglio anche noi. L'amore, la gentilezza, la serenità, l'apertura e altre qualità interpersonali ci aiutano a realizzare noi stessi.
Il linguaggio, con cui ci relazioniamo costruisce la realtà. Con un determinato uso del linguaggio ci ammaliamo e sempre con questo possiamo anche guarirci: con la comunicazione assertiva possiamo migliorare la qualità della nostra vita. Sembra una cosa da poco e invece è molto. Dire grazie, fare agli altri quello che ci aspettiamo, usare le parole giuste, sono alcuni consigli che innestano catene di positività.
I politici hanno molta responsabilità sull'uso del linguaggio, anche se loro sono uno specchio di questo nostro mondo malato: i lamenti rabbiosi, le bugie e gli insulti denotano una cattiva condizione di salute. Gesti e parole volgari rivelano uno stato di sofferenza che pervade tutto e fa da cappa al nostro stare insieme male. I politici potrebbero manifestare i loro pensieri e idee in altri mille modi, ma si sa, il modello è oggi il premier con offese e smentite...non perdiamo la speranza e continuiamo a pensare il bene. Il bene per tutti. Qualcosa cambierà.

mercoledì, febbraio 11, 2009

Pensieri sull'amore

Ditemi la verità, vi prego, sull'amore, scriveva il poeta W.H. Auden e ancora nessuno l'ha raccontata. Così l'amore rimane un mistero. Dell’amore siamo analfabeti. Dell’amore ci piace sapere tanto e vorremmo conoscere tutto, ma quando lo troviamo l’unica cosa che veniamo a conoscere è la nostra fragilità, la nostra inadeguatezza. E non siamo più competenti di niente; non siamo né professori, né scienziati, ma quali studiosi, esperti o peggio santi…siamo semplicemente degli idioti, idioti naturali.
Innanzi tutto noi cerchiamo nell’altro, quello che ci piacerebbe amare, tutte le doti che non abbiamo, per scoprire poi che è pieno di difetti; tanti quanti ne abbiamo noi. Gli stessi difetti scopriremo che sono la parte di ognuno che ci contraddistingue e che in fondo poi amiamo di più.
Il mistero continua quando arriviamo a sapere che potremo perdere chi amiamo e potremo morire senza lasciarlo mai. Questa verità, mi pare scorgerla a proposito di non lasciare mai chi amiamo: ognuno diventa un po’ l’altro, assomiglia a quello che ama. Oggi ad esempio mi accorgo che io sono diventato un po' la mia lei, che amo, e lei è divenuta un po' me. Ecco allora che il mistero della diversità viene risolto con un amore che crea un’altra storia. Un’altra verità: chi si ama non muore mai.
Giriamo intorno ad un sogno che ricompare ogni volta. Se c’è qualcosa che ci fa eterni è l’amore. Con questo girare ci troviamo sempre nello stesso posto. Forse con diverse età; ma che importa, l’amore cancella il tempo.
E' dall'incontro di due individui che noi esistiamo, ed è per l’amore tra questi che poi impariamo una lingua e trasmettiamo un sapere che è qualcosa di più che imitazione, conoscenza o esperienza: è amore.
Tutto nasce da un magico incontro. Tutto nasce da sorrisi e lacrime, da teneri baci ed abbracci; dallo scambio d’emozioni dolcissime e qualche dolore.
E' così che tutto continua, e se qualche volta si perde la strada, ci si dimentica o non ci si riconosce più; se succede che finisce l'amore tra le persone, tra una coppia, l'amore non cessa d'esistere.
L'amore si trasforma e ci cambia: ci vuole pronti ad iniziare sempre la vita e non a trascinarla nel rancore e nel ricordo di ciò che era. L’amore continua.

lunedì, febbraio 09, 2009

Pensieri sulla solitudine

Ogni persona sperimenta nella sua vita la solitudine, si potrebbe affermare che è la condizione intima di tutti: nasciamo e moriamo soli; così si dice, ed è una verità. Se dovessimo poi chiedere ad ognuno di descriverci la propria solitudine si scoprirebbe che non ne esiste una sola, ma moltissime.
Ognuno ha un proprio modo di vivere e di immaginare la propria solitudine; la spiegazione non è semplice: sarà perché non troviamo facilmente quello che cerchiamo? A pensare che intorno a noi abbiamo tantissime cose che riempirebbero qualunque universo. Allora? Forse è bene così, perché è solo con la solitudine che possiamo intraprendere il viaggio che porta al centro di noi stessi; porta all’integrità e all’autonomia. La solitudine è così, la condizione primaria per la ricerca interiore. Poi stiamone certi che imparando a vedere gli aspetti positivi della solitudine, si scoprirà quanto è facile stare con gli altri in modo sereno e vero instaurando relazioni che ci arricchiscono. Io i miei momenti di solitudine li vivo abbastanza bene. Spesso ricerco la solitudine nella stessa maniera con cui cerco la compagnia, gli amici, sento che le due fasi sono necessarie; è un andamento naturale come il respiro. Prima solo e poi unito agli altri per condividere quello che è maturato in solitudine; poi ancora nuovamente solo a riflettermi in me stesso, per riuscire poi a non perdermi negli altri…e ancora via. Via come le onde del mare in eterni riflussi.
Una volta mi venne chiesto di descrivere la mia solitudine e la immaginai con me in attesa, in piena notte, ad una fermata dell’autobus in attesa che arrivi quel bus che mi riporti a casa. C’era l’angoscia dell’attesa, della solitudine eppure mi sosteneva il pensiero che da qualche parte c’era un luogo e un’altra persona, un’altra solitudine, che mi aspettava. Con quella solitudine ho scoperto la potenza dell’amore: quel sentimento che riesce a farci vivere lontani, riesce a tenerci legati e vivi anche solo con il pensiero. Che strano, è la solitudine che rende grande l’amore.

venerdì, febbraio 06, 2009

Eluana

Eluana...Eluana, quante parole su Eluana. Eluana è diventata una bandiera per parti avverse e la sua foto di bella ragazza sorridente -continuamente sbattuta in prima pagina da tutti i quotidiani- non aiuta a comprendere la pietà di un gesto profondamente cristiano, quale quello di staccare la 'spina'; in questo caso i tubicini dell'alimentazione forzata.
Eluana Englaro senza il clamore delle istituzioni, della chiesa, dei bigotti, dei giornali e televisioni, forse significherebbe pace, silenzio, intimo rispetto per chi le vuole e le ha voluto bene davvero. Oggi l'intervento del Governo, che blocca una sentenza giudiziaria, lo si potrebbe leggere come un atto totalitario; qualcosa degno delle dittature fasciste e comuniste: a decidere della nostra vita dalla culla alla bara è un consiglio dei ministri.
Ma io credo che una legge di causa-effetto, che chiamiamo anche di 'contrappasso', riesca a far rinsavire, o meglio comprendere il rispetto a chi si accanisce contro lo staccare l'alimentazione forzata a Eluana. Credo che quelle persone dovranno conoscere la pena, il dolore e la pietà di chi ama una figlia in quelle condizioni. Chi emette sentenze e si scaglia contro un atto d'amore estremo, non ha sicuramente vissuto quei sentimenti. Diversamente ci sarebbe da costoro il silenzio e la pietà.

giovedì, febbraio 05, 2009

Cattiva Italia

Io non so' quanto sia buonista o dedito all'illegalità? Sicuramente non riesco ad essere cattivo come Maroni. Ma non era lui che cantava, nel gruppo rock Distretto51, queste parole? Noi, perdenti e persi/noi, lontani e soli/noi, ancora di corsa/sempre di corsa/Ferma il treno, voglio respirare/guardare due stazioni più in là/Corre troppo in fretta l’orizzonte/per gente che binari non ha...forse ha dimenticato tutto, come il suo passato in 'democrazia proletaria'.
Io conosco diversi immigrati irregolari, cosiddetti clandestini, e mi sembra naturale, come esseri umani, aiutarli. Qualcuno per Natale l'ho invitato a pranzo e qualche volta gli ho dato dei soldi; ieri invece ho dato alcune 'aspirine' ad uno di questi: dormendo all'aperto si è preso nei giorni scorsi febbre e tosse. Io un immigrato non lo denuncerei mai. Compio un reato? E' come non denunciare chi non ti rilascia lo scontrino fiscale e non usa la tara sulla bilancia? Magari quelli sono infrazioni ammesse, si sa in Italia siamo cattivi soprattutto con i deboli, con gli ultimi.
Per i potenti e chi ci governa siamo sempre disposti a chiudere tutti e due gli occhi. Ma rimaniamo tranquilli: ora il governo si interesserà di prolungare il coma irreversibile di Eluana, mentre per tutti gli altri uomini e donne, solo perchè stranieri irregolari, sembra pronta l'eutanasia.