sabato, febbraio 02, 2013

Stalingrado: la follia umana

Oggi 2 febbraio è la data del mio compleanno. Il 2 febbraio è la data che ricorda la resa dei tedeschi a Stalingrado; l'inizio anche della disfatta della Germania nazista. Sono passati solo 6 giorni dal 27 gennaio, decretato giorno della memoria per ricordare le vittime della Shoah; ma anche questo 2 febbraio, come tutti i 2 febbraio, dovrebbe essere ricordato come giorno dell'inizio della disfatta nazista. Un regime che insieme a quello fascista (suo ispiratore) non solo rappresentava una scelta politica, ma il più grande attacco alla trascendenza umana, alla capacità di prefigurare una umanità degna di questo nome. La battaglia di Stalingrado è stata definita come il più grande e sanguinoso scontro della storia umana fin qui conosciuta. Una battaglia che ha coinvolto oltre 2 milioni di persone e ha avuto oltre un milione di morti. Una battaglia che nel breve tempo di 6 mesi ha consumato tragedie immani. La Germania con l'operazione denominata 'Barbarossa', invadeva nell'estate del 1942 l'URSS. Con questa operazione di guerra la Germania nazista sperimentava la nuova tecnica di guerra: prima un bombardamento a tappeto sugli obiettivi militari; un bombardamento che distruggeva ogni cosa e metteva in fuga il nemico. Seguiva l'arrivo delle truppe di terra per occupare i territori nemici. Il bombardamento a tappeto era stato sperimentato alcuni anni prima, nel 1936, sul territorio spagnolo durante la guerra civile. Guernica, una cittadina martire, ne testimonia l'efferatezza grazie ad un quadro di Picasso, che porta lo stesso nome. A Stalingrado fu quindi usata la stessa tecnica. Con un bombardamento a tappeto senza precedenti per quantità di bombe e di tempo, Stalingrado fu rasa al suolo. All'interno della città distrutta molti soldati russi resistettero in maniera eroica. Bisogna ricordare che Stalingrado è una delle città che si snoda in lunghezza lungo la riva del fiume Volga, per circa 80 chilometri. Quella battaglia si può leggere su piani diversi. I bombardamenti dei tedeschi su Stalingrado oltre che a distruggere tutto, con il genere di bombe infiammanti, bruciarono tutto ciò che era combustibile. La città non aveva più legna, carburante ecc. Qualunque cosa che poteva prendere fuoco, fu bruciata. Quella devastazione divenne la trappola e la prigione delle stesse truppe tedesche, una volta penetrati nella città: oltre 250mila soldati agli ordini di Von Paulus. La conquista della città fu fatta casa per casa. Meglio dire macerie per macerie. La popolazione di Stalingrado visse situazioni incredibili. Non bisognerebbe mai dimenticare che l'esercito tedesco era un usurpatore, un invasore crudele e spinto dall'odio; mentre dall'altra parte c'erano i patrioti; c'erano quelli che si difendevano. Un'altra insensatezza da aggiungere alla guerra, che ha già di per sé, è quella derivata dalla componente ideologica che spingeva i tedeschi a combattere contro Stalingrado quale simbolo dell'uomo Stalin. Con l'arrivo del gelo per i tedeschi quella città divenne l'inferno: non avevano nulla con cui riscaldarsi e rimasti accerchiati dalle truppe russe, assediati dalla fame arrivarono a sfamarsi mangiando i loro cadaveri. Arresisi il 2 febbraio 1943 i soldati tedeschi furono inviati ai lavori forzati in Siberia e nelle miniere di carbone. Ai prigionieri tedeschi fu detto che non sarebbero stati lasciati liberi fino a che non venisse ricostruita Stalingrado. Dopo il 2 febbraio l'Armata Rossa avanzò inesorabile fino nel cuore della Germania e con la battaglia di Berlino cessava il nazismo. Erano passati ancora due anni, di dure battaglie prima che con l'ingresso dei russi nel Reichstag e la conseguente morte di Adolf Hitler, si decretasse la fine del nazismo. Di tutta la sesta armata tedesca solo 5000 soldati fecero ritorno in patria nel 1955. Speriamo che più nessun uomo abbia a rivivere e a vedere ciò che accadde in quella città. Oggi Stalingrado si chiama Volgograd ma farebbe bene a riprendere quel vecchio nome. Non esiste più il regime sovietico e la destalinizzazione è cosa superata. Non dovrebbe essere dimenticata quella città con il suo nome.