sabato, novembre 29, 2003

Fascismo

A mio parere Gianfranco Fini ha fatto bene a trarre una considerazione filosofica sul fascismo ritenendolo giustamente un "male assoluto". Ricordo a tale proposito un'affermazione, credo dello storico tedesco E. Nolte: "Il fascismo non fu solo un fenomeno politico ma il più grande attacco alla trascendenza dell'uomo, alla sua capacità di evolvere". Per questo il fascismo si può ritenere un "male assoluto" e, seppur inserito storicamente come una reazione al comunismo, ha proprie radici originarie nella psicologia infantile dell'uomo. Il contrasto al comunismo, alla sua ideologia non può spiegare come il fascismo con il nazismo abbia potuto esercitare tutta la devastazione culminata con l'olocausto e la guerra. Il fascismo come nemico dell'umanità e alla sua fratellanza universale - l'opposto del cristianesimo - è sinteticamente descritto nella teoria della psicologa inglese Melanie Klein: "L'uomo nasce cattivo e passa la vita cercando di diventare buono. Non sempre ci riesce". Il fascismo è quindi frutto di un bambino viziato, egoista, bisognoso di una guida autoritaria e punitiva; ha bisogno di un duce che lo conservi tale, gli dica quali giocattoli comprare e soprattutto con quali nemici giocare alla guerra.
Mentre il comunismo passa, è passato e passerà, il fascismo c'è, rimane e rimarrà…con Fini e senza Fini.

venerdì, novembre 28, 2003

Canzoni

Sto facendo delle ricerche su Internet sulle canzoni della mia vita e oggi ho trovato questo testo di Stefano Rosso un cantautore romano che scrisse nel 1976...
Titolo: Letto 26
(Seconda parte)
Via della Scala stava là
ed io dal letto 26
sognavo la mia libertà
cercando fra i ricordi miei
se adesso vado per il mondo
mi guardi tanto strano tu
ma sono sempre un vagabondo
che ha in tasca cento lire in più
La vecchia fuori dal portone
non la cercare più, non c'è
e i fiori fuori al mio balcone
sono appassiti e sai perchè
la vita, sai, non è una foto
ma è l'attimo che se ne va
e insieme porta via i colori
e porta via la verità
E la cultura è un ideale
e il sogno è quasi già realtà
ma il pane è sempre senza sale
e non è poi felicità
se quando torni a casa stanco
ti butti a letto e chi c'è, lei
c'è lei che aspetta già da tanto
e non sa ancora tu chi sei
Si parla tanto di violenza
di compromessi e libertà
di consumismo e di coscienza
proletariato e parità
ma sul 28 ogni mattina
si assale dietro e poi si va
e ognuno cerca di far prima
e resta in piedi chi ci sta
Ho conosciuto tanti matti
cattivi onesti e senza età
cantanti, preti, lavapiatti
e quanti amici, chi lo sa
ma il piu' simpatico e il più bello
l'ho visto al cesso a un piano-bar
dentro a uno specchio, e io con quello
tutta la notte giù a parlar
Via della Scala è sempre la
e adesso al letto 26
qualcuno sta inventando un sogno
o sta crepando, chi lo sa

domenica, novembre 23, 2003

SATIRA

Ricordo la campagna di M. Costanzo "Vietato Vietare", si riferiva alle telepromozioni, ma nella sostanza il celebre conduttore la indirizzava contro la censura di qualsiasi tipo: "devono essere gli spettatori a decidere cosa guardare e cosa no". Ora con la soppressione della Guzzanti, il CDA della RAI attua una censura da autentico regime. D'altronde quello di far cessare certi spettacoli, chiudere alcune trasmissioni, mettere il veto a giornalisti e autori, è una prerogativa di questo centrodestra politico.
Cosa possiamo sperare? Non sarà certo "Striscia", "Le Jene" o "Mai dire Domenica" le sole trasmissioni di satira televisiva. Oltretutto quelle trasmissioni hanno un fondo d'ambiguità propria della TV commerciale: come vendere telefonini, auto, biscotti e poi prendere in giro quel potere che è padrone degli spot pubblicitari; tutto per vendere insomma.
Poi la satira è prevalentemente di sinistra e questo disturba la destra. La ragione della prevalenza di sinistra nella satira è che il potere nella sostanza è sempre stato di destra. Intendiamoci, c'è qualcuno che pensa che non comandino i soldi? Che Berlusconi non comandi? E che prima non comandava Agnelli, Pirelli o la Confindustria? D'accordo prima i politici si ritagliavano con quel potere le tangenti ma ora è forse cambiato qualcosa? Non sono sempre gli stessi al potere?
La satira così si trova a fare ridere sbeffeggiando il solito potere, e cosa fa più ridere di un potente che inciampa? Che maschera la sua fame con trucchetti, leggine e avvocati? Niente di nuovo: per i potenti senza ironia le risate in faccia sono il maggior pericolo, sono proiettili di intelligenza che a loro manca.

sabato, novembre 22, 2003

Sentenza SME


Grazie a Ilaria Boccassini e Gherardo Colombo essere arrivati alla sentenza è soprattutto merito del loro lavoro che definirei svolto in modo eroico: visto tutte le manovre che la difesa del reo Previti ha messo in piedi per contrastare il giudizio.
Oggi 22 Novembre 2003 si è arrivati finalmente alla sentenza del processo SME con la condanna a 5 anni a Previti, 8 anni a Squillante, 4 anni a Pacifico. Una sentenza che a detta dell'ANM e perfino dalla difesa di Berlusconi è considerata corretta.
Grazie a Ilaria e Gherardo per la forza morale, professionale dimostrata. E' un grazie per la difesa delle istituzioni, per l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e per ridare la speranza che la legalità trionfi.

mercoledì, novembre 19, 2003

Gli Aperitivi a Genova


Un "cuccù" del telefonino avvisa dell'sms: "raga ci ved. per l'ape". "O.K. da M. alle 19,30", rispondono. Sì anche a Genova come a Milano impazza l'aperitivo. Figuriamoci, se è poi a buffet, sostitutivo della cena, con 4,50 euro allora va meglio.
"M" sta per Mentelocale, per Mattoni Rossi o Moijto; diversamente va bene anche lo Scazzadiavoli, L'Insieme o Sopra i Tetti. Tutti secondo la zona del centro dove ci si trova. Centro naturalmente e "se grazie a Dio è venerdì" centro storico, of course; allora c'è il Caffè Latino, il Bar Berto o le Courbusier, non scordando il bar degli Specchi o il bar Retrò.
Così sta avvenendo una mutazione alimentare: quello che accompagna il beberone sono stuzzichini tra i più vari. E' dagli anni '70 che nel piattino dell'"ape" fece la comparsa la pasta: erano fusilli con panna prosciutto e piselli oppure raviolini in salsa rossa ed una novità apprezzata bricchetti nel minestrone; da allora passando dalle "pai", dalle panizze, friscieu, frittatine, tramezzini e grissini guarniti si arriva al cous cous, alla polentina fritta e riso alla carbonara?!?…Insomma scusate non sono sbronzo io l'ape l'ho preso "ana" ma mi è rimasto sullo stomaco una fettazza di salamilano con spinacio crudo…Ah la moda. Viva la pizza e birra e perché no la farinata dalla sciamadda, le nostre antiche friggitorie. Però capisco c'è il bisogno dello stare insieme in quelle determinate ore prima di essere risucchiati dalla TV e allora…viva l'ape…l'aperitivo con gli "happy hours".

martedì, novembre 18, 2003

Ci sono Morti e morti


Oggi giornata del lutto ho trovato su Italians del corsera online questa lettera; esprime bene quello che anch'io penso e cosa c'è dietro la retorica di oggi.
un C-130 militare parte da Pisa con a bordo professionisti, persone hanno scelto l'Esercito come loro lavoro. Hanno armi e mimetiche, il fisico e l'addestramento. Eroico. Partono per un Paese lontano, con lo scopo di portare la pace. Poetico. Un Ford Transit parte da un paesino del bresciano con a bordo professionisti, persone che hanno scelto l'edilizia come loro lavoro. Hanno martelli e cazzuole, il fisico e l'esperienza. Sfigato. Partono per un paesino del milanese, con lo scopo di «tirar su» villette a schiera. Banale. In Iraq qualche terrorista (eufemismo) fa saltare la palazzina in cui si sono piazzati i militari, cosicché qualcuno tornerà in Italia in una bara. Qualche asse da ponte scricchiola, a Peschiera Borromeo, proprio dove un muratore sta passando per rifinire una parete, quindi cede cosicché il muratore tornerà in Bresciana in una bara.
Fiumi di parole e di immagini per i militari, per le mogli e i figli lasciati soli, discussioni per stabilire di innalzare a 150 milioni di vecchie lire l'indennità di morte, studi pagati fino ai 18 anni per i figli, commozione da tutto il mondo (o almeno questo ci vendono i nostri Tg). C'è un trafiletto sul Giornale di Brescia che riporta la notizia del muratore morto. Per la moglie del muratore difficoltà burocratiche per ottenere almeno la reversibilità. I figli a 14 anni dovranno lasciare la scuola, perché a casa servono i soldi per tirare avanti. Cosa faranno? Il muratore.
Nessuna vittima è migliore o peggiore di altre, ma il muratore può essere sostituito con il carpentiere che lavora sulle piattaforme dell'Agip, con il rappresentante che si mette al volante ogni giorno. Funziona uguale. Sarebbe però bello vedere che ogni morte, ogni moglie e ogni orfano godano di pari dignità di fronte alla tragedia. Sarebbe anche doveroso che nessuno si «costanzizzi» per sfruttare eventi simili ai propri fini, che nulla hanno a che fare con l'aiuto alle famiglie o il prevenire il ripetersi di incidenti simili.

Ivan, imassari@iol.it

sabato, novembre 15, 2003

Preghiere


Oggi 15 novembre alla manifestazione per la consegna dei "permessi di soggiorno in nome di Dio" ho ascoltato il padre missionario comboniano di Castel Volturno, Giorgio Poletti, che con parole ferme ha ricordato il dovere, di chi si professa cristiano, ad accogliere i migranti con la loro sofferenza come figli di Dio, come fratelli, come uomini. "Ecco questo è il permesso di restare qui fra noi; un permesso dato non da uno stato, da un governo o in nome di chissà quale legge, ma dato in nome di Dio, affinché il diritto di ognuno sia rispettato…Ecco che gli immigrati poi saranno una risorsa, saranno il nostro futuro". Queste parole hanno risuonato stasera in Piazza Matteotti sferzata dal vento gelido; una piazza usata occasionalmente per parcheggiare le auto degli invitati alla funzione di una nomina cardinalizia nel vicino Duomo di S. Lorenzo. Così prelati, suore e convenuti passavano veloci a fianco del comboniano, accerchiato dagli amici che distribuivano il "permesso di soggiorno", quasi ignorandolo. Don Gallo che accompagnava padre Giorgio lo ha apostrofato: "Allora voi comboniani siete proprio dei sovversivi di Dio; guarda chi siamo. Io sono felice d'essere con te!".
Il permesso di soggiorno distribuito ai passanti era un fac-simile di un permesso originale con le diciture cambiate: Ministero del Regno di Dio - Amministrazione della Pubblica Giustizia - Dipartimento della Pubblica Accoglienza - Permesso di Soggiorno in nome di Dio…Cognome…Nome…
Domani intanto ci sarà la giornata dei Migranti e la chiesa tutta si dedicherà alla preghiera per ricordare le popolazioni straniere; pregherà colui per cui nessuno è straniero. Quella sarà l'ortodossia ma non dite che anche quella di questa sera non è stata una preghiera a Dio.

MYSTIC RIVER



"Mystic River" di Clint Eastwood racconta la perdita dell'innocenza o sarebbe meglio dire la mancanza di innocenza che c'è nella vita di ognuno; in questo caso anche dello spettatore di questa torbida storia descritta senza fronzoli dal film. Infatti, il dubbio, il ribaltamento di verità, il cambiamento delle situazioni lungo il racconto fanno provare, a chi guarda il film, la colpa delle certezze, che ci si costruisce durante la visione, insieme all'adesione dell'ingiustizia finale con cui si chiude la storia. All'inizio del film c'è il rapimento attuato da due pedofili che segneranno tragicamente la perdita d'innocenza di uno dei tre protagonisti principali. Un film cupo dai colori lividi e notturni descrive i sentimenti di odio, amore, vendetta, amicizia in modo essenziale.
Il film è stato tratto dal best seller americano di Dennis Lehane "La morte non dimentica" (edito in Italia da Piemme) e Clint Eastwood è riuscito a farne un piccolo capolavoro cinematografico mischiando i generi: thriller, poliziesco, noir e dramma.
Tre ragazzi divenuti uomini si ritrovano a confrontarsi dopo 25 anni dal tragico episodio che ha visto vittima di pedofilia uno di loro: l'occasione è il ritrovamento del cadavere della figlia di un altro di loro, quello apparentemente più cinico, criminale, ex galeotto, nel giorno della Prima Comunione di un'altra figlia…Nessuno a questo punto è più innocente.
Tre uomini cresciuti e divenuti diversissimi pur girando nello stesso quartiere di Boston, sul Mystic River appunto, il fiume che dà il titolo al film, accomunati da segreti, incubi e soprattutto colpe, si trovano a confrontare le pene personali. Mystic River è anche il fiume dove si dovrebbero lavare quelle colpe ma che invece richiama i delitti: quell'acqua gelida e scura richiama simbolicamente l'inconscio, lo sconosciuto. Quel fiume nel finale inghiotte anche noi; ci lascia con l'amaro in bocca: nel finale con un colpo a sorpresa il delitto viene risolto ma questo non dà né pace né giustizia.
A me rimane la coscienza di avere visto una bella prova d'autore, di un grande interprete del cinema contemporaneo: Clint Eastwood.
Con i titoli finali scopro che anche la suggestiva colonna sonora è di Clint, il cow boy, il pistolero facile che è diventato maturo ed un altro rimanendo sempre un grande artista.

giovedì, novembre 13, 2003

Guerra e terrore


Perché non dire chiaro, dopo la strage degli italiani in Iraq, che la guerra non è finita? Dietro la retorica della conquista militare della pace c'è solo la realtà della guerra che continua. Perché non considerare quello che chiamiamo terrorismo l'unica arma contro un esercito straniero invasore che vuole imporre la sua visione del mondo? Io chiamerei terrorismo quello delle brigate rosse, quello degli attentati contro le Torri Gemelle a New York o al Pentagono; quello della strage in Arabia Saudita ecc.; quelli sono attacchi vigliacchi contro persone inermi, ma quello fatto a militari considerati invasori portatori di guerra nel nome di una liberazione da nessuno chiesta, non è ancora solo guerra?
In fondo allora si capirà che anche la guerra è terrore, miseria, odio e queste sono le conseguenze: non è terrorismo solo perché si decreta la violenza con i governi? Anche alla faccia della democrazia? Tutto il resto è retorica.
La fine della guerra e la vittoria su Saddam è stata a proclamata da Bush su una portaerei, ma lui non ha vinto niente e se come dice ha liberato l'Iraq dal tirranno Saddam, la guerra i suoi abitanti continuano a viverla.
Ecco allora che i nostri vessilli di pace alle finestre acquistano in questi giorni con la strage degli italiani in Iraq, ancora più valore. Bush non ha vinto niente, men che meno la pace: se vuole la pace se ne vada dall'Iraq con i suoi fedeli alleati e lasci l'Iraq agli iracheni.

domenica, novembre 09, 2003

Consapevolezza



La via per raggiungere la consapevolezza è una strada ardua che presuppone la conoscenza oltre delle nostre capacità anche dei nostri limiti. La raggiunta consapevolezza ci dovrebbe portare a prendere in mano la cloche della nostra vita per volare. Purtroppo spesso si rifugge la responsabilità di pilotare il nostro destino, di guidare le nostre scelte e ci raccontiamo delle bugie.
Dovremo intanto avere una maggiore considerazione di noi: siamo noi i responsabili di quello che ci accade il quale più delle volte diventa fonte per nuova consapevolezza e conoscenza. Se aspettassimo di essere all'altezza per fare qualcosa che ci piace, non faremmo mai niente; continueremmo a delegare gli altri. Poi, sinceramente guardate i politici: credete che quelli siano all'altezza? Osservateli bene; pensate che valgano più di voi? Abbiano più capacità? Forse la differenza è che loro ci credono e pensano che lo crediate anche voi; d'accordo che c'è anche il caso per qualcuno di avere incontrato una "gallina dalle uova d'oro" (tipo Berlusconi), ma resta il fatto della loro credenza nel "fare".
Dobbiamo allora imparare il nostro "fare"; un fare consapevole con la conoscenza del limite che comporti sempre il rispetto per l'altro chiunque sia. Così si scoprono nuove possibilità: un "fare" che ci aiuta a fare a meno di surrogati di potere, di persone, di adesioni e attaccamenti nocivi per sperimentare in modo nuovo l'amore. L'amore del fare e del dare che vale più del ricevere.
Allora forse credendo un po' di più in noi avremo meno bisogno di politici di certe risme: i "ghe pensi mi"; i "sappiamo tutto noi"; gli "ecco di chi è la colpa"…Insomma potremo volare da soli e accorgerci che siamo in tanti a solcare il cielo con "le mani e la faccia dipinte di blu".

giovedì, novembre 06, 2003

Stupid White Men


Sto leggendo il libro di Michael Moore "Stupid White Men", una spietata condanna politica e morale degli Stati Uniti in generale e della sua amministrazione, chiamato regime di Bush, in particolare. Per prima cosa la denuncia, scritta da Moore, sostiene che l'America si trova con un presidente che non ha eletto; aggiungendo poi che chi si è insediato alla Casa Bianca è il capo di una banda a delinquere di affaristi amici del padre. Leggere l'elenco dei membri del Governo ora in carica, con i curriculum e gli interessi incrociati, fa allarmare: siamo veramente caduti così in basso? Dico siamo perché ormai è fuori dubbio che quello che succede negli Stati Uniti ci interessa sempre più da vicino; così da poter sostenere che gli americani eleggano un presidente anche per noi. Ora leggendo quanto accade in quella che tutti consideriamo la prima democrazia del mondo mi fa star male. Eppure quello che sostiene Moore non è stato contraddetto da nessuno: che Bush è semianalfabeta, un alcolizzato che nasconde l'uso di droghe e un disertore - essendo andato via dall'Air National Guard del Texas per un anno e mezzo non assolvendo l'obbligo militare solo per il nome che porta…
Ora sono arrivato ad una disamina delle colpe degli USA cui si vanta: numeri uno per morti di armi da fuoco - per emissioni di biossido di carbonio -per consumi di petrolio e gas naturale - per produzione di rifiuti tossici - per esecuzioni capitali di criminali minorenni - per miliardari - per spese per la Difesa - ecc.
Non sarà allora vero che gli europei pensino giustamente che una delle possibili cause di guerra siano insieme a Israele, gli Stati Uniti? Insomma gli "stupid white men" gli stupidi uomini bianchi che continuano a comportarsi in quei modi descritti dal libro sono i responsabili della propria fine senza nessuno scampo: ecco cosa mi pare mi stia insegnando quello che leggo.

martedì, novembre 04, 2003

CONCLUSO IL FESTIVAL DELLA SCIENZA


Il grandissimo successo del Festival della Scienza fa ricredere sulle voci di analfabetismo di ritorno che spesso accompagna i nostri giovani e la società in generale, per poi non dire di analfabetismo scientifico con le moltissime persone schiave di maghi, maghetti, astrologhi e fattucchiere; ebbene il Festival appena terminato a Genova è stata un'occasione di conoscenza e di divulgazione dell'attualità scientifica di grande utilità. In questo Festival della Scienza c'è stato, a mio parere, anche quello di mettere in guardia il nostro credulismo o almeno quello che comunemente riteniamo "vero" oggi all'inizio del terzo millennio; ma insieme giustamente con la scienza si è guardato da crearne nuovi, ad esempio quello della scienza stessa. Migliaia e migliaia di persone hanno partecipato con entusiasmo a tutti gli eventi in programma; domenica 2 novembre ad esempio, penultimo giorno in programma, c'è stato un vero assalto a Palazzo Ducale dove oltre le iniziative su "Le Meraviglie della Scienza" e "Semplice e Complesso" si tenevano due conferenze.
Una delle due conferenze al Ducale era quella del prof. Enrico Beltrametti, "Oltre il determinismo - un paradiso perduto?". La conferenza è stata, sotto certi, aspetti anche un modo per rispondere al ruolo della Scienza oggi: quello di accettare di vivere senza certezze con la scoperta di non esistenza di leggi che spieghino quello che succede e succederà in modo matematico come fa il determinismo. La lezione ha spiegato come il determinismo e la capacità di previsione che prefigurava il caso come un livello di ignoranza, accompagnandoci per tutto il XIX secolo, è stato smontato dall'indeterminismo che ha trovato nella meccanica quantistica il suo fondamento. Dopo ciò gli scienziati sono ancora alla ricerca di una legge universale capace di spiegare quello che ci succede intorno e all'affermazione di Einstein su "Dio non gioca a dadi" ci troviamo punto a capo a cercare quella regola aurea che organizza e spiega la materia. Così alla fine il mistero avvolge ancora i nostri orizzonti; dunque l'aspirazione di poter governare quello che ci circonda rimane un desiderio e quell'illuministico paradiso della ragione perduto, come ha concluso Beltrametti, si può ritenere anche un inferno mancato: sarebbe ben triste la vita se sapessimo quello che ci succede in anticipo, compreso la nostra morte. Bel finale per un breve excursus sulla scienza e i suoi obiettivi: un lungo cammino di contraddizioni e di scoperte che nel tempo svelano sempre qualcosa d'altro.
Sarà per questo che continuiamo ad interrogarci su omeopatia, agopuntura, New Age, astrologia, razzismo pur sapendo che le risposte scientifiche ci sono e quantunque si continui a credere in maghi, fattucchiere, guru e impostori. Ad esempio conoscendo che noi uomini abbiamo un DNA al 99,4% uguale alla scimmia ci permettiamo di continuare ad essere razzisti.
Sarà poi per questo che il nostro progresso trovandosi a convivere con postulati diversi - uno dettato dalla fisica newtoniana (la forza di gravità) e l'altro dalla morale (opinabile, che persegue il conseguimento della felicità) - con il sapere scientifico in mezzo a mediare e sperimentare l'infinito che lo scontiamo ripetendo errori. Allora arrivederci a Genova nel 2004 con la Scienza che si ripresenterà ad illustrarci nel Festival tutto il suo sapere fin qui raggiunto.