domenica, maggio 15, 2016

'Paranoia. La follia che fa la storia' di Luigi Zoja

Per chi ha fatto analisi, in particolar modo junghiana, in verità il discorso sul disturbo mentale, che qui è indicato come paranoia, diventa ovvio di come albergasse nella testa dei molti personaggi storici citati a partire da Stalin e Hitler.
Si è sempre pensato che i personaggi storici in specie i dittatori e i trascinatori politici siano stati capaci, quale effetto dell'inconscio collettivo, di saper trarre dal profondo di ognuno di noi il meglio o il peggio. Si vedrà molto di più il peggio.
Per quanto riguarda poi Hitler già leggendo il Mein Kampf risaltava la 'paranoia' verso i marxisti e gli ebrei: erano i nemici giurati responsabili di tutte le nefandezze che potessero capitare al popolo tedesco. Quale nemico migliore? Già, il nemico; l'elemento essenziale per costruire la paranoia e poi fare la guerra.
Stalin è poi l'altro tiranno analizzato nella sua paranoia che insieme a Hitler forma la coppia che più di ogni altra storicamente ha mietuto vittime. Milioni e milioni di morti sono avvenute dall'innesco di una paranoia che in Stalin vedeva sempre nuovi nemici tra gli stessi vicini di partito. Una continua congiura contro la sua persona. Si sostiene giustamente che abbia ucciso più comunisti Stalin che Hitler e la guerra. Stalin combatteva per il potere con chiare allusioni al nemico che poi albergava in se stesso. Continue cospirazioni e complotti creavano un nemico che questa volta era tra l'alleato.

Con la follia di Aiace come esordio, Luigi Zoja ci introduce al concetto di paranoia, quella individuale dove l'eroe si scontra con gli dei, a quella collettiva e contagiosa che ne deriva attraverso i suoi rapporti con la politica e i disastri che ne seguono. Per questo percorre diverse piste storiche: il nazionalismo europeo, la conquista dell'America con lo sterminio dei nativi, la Grande guerra, i pogrom, il massacro degli armeni, i totalitarismi assassini del Novecento e le recenti guerre preventive delle democrazie mature. Ancora, la conquista dei continenti americani? L'affare Dreyfuss? La guerra spagnola? Le due guerre mondiali? -Nate e combattute in Europa, e che portarono alla morte milioni e milioni di uomini- vicende che hanno tutte all'origine una paranoia.

Il libro di Luigi Zoja affronta la storia con l'ottica psicoanalitica mettendo il pensiero paranoico in primo piano. Con questo verremo a capire che non c'è stato avvenimento storico importante o meno senza che ci si trovasse alla base un pensiero paranoico. Quel pensiero che nasce con aspetti che avolte possono apparire anche razionali per assumere l'aspetto di un elemento di pandemia, di male infettivo.
Luigi Zoja con questo saggio ha scandagliato la paranoia nei suoi modelli e nella Storia, anche se il modello archetipico è atemporale. Grazie a questo libro riusciamo a scoprire quanta paranoia ha influito nella Storia; quante scelte e guerre siano nate da una sorta di pensiero paranoico che si è diffuso come una pandemia.
Luigi Zoja pesca dalla mitologia greca per raccontarci l'origine di molte paranoie, o meglio di chi pur restando nascosto origina guerre e nemici. Il personaggio è Pandaro che da il via a tutto. E' la rendita di Pandaro; colui che non appare ma è responsabile del male. L'altro mito è Creonte il tiranno senza scrupoli che uccide chiunque si frappone al suo disegno.

Il XIV secolo e il XV rappresentano per l'autore del saggio i momenti per cui il 'male' acquista una dimensione pandemica. Il nemico assume aspetti non più legati a forme rituali ma razionali. Da quel periodo la paranoia diventa una forma di pensiero che passa dalla testa del singolo alle comunità costituite. Il nemico perde l'aspetto umano per diventare il 'male' da combattere senza pietà.

Dal 1914 in poi il mondo sarà pervaso da una violenza senza fine. Per Luigi Zoja si suggerisce che una paranoia collettiva non cessò mai di esistere da quella data. 'Nonostante il quasi universale bisogno di pace, essa continuò -ora latente, ora manifesta- negli anni venti e trenta e durante la seconda guerra mondiale, per poi protrarsi nella guerra fredda. E' fondato chiedersi se il cosiddetto 'scontro di civiltà' di cui si parla dall'inizio del XXI secolo non ne sia una nuova manifestazione.'

'Un immenso campo di ricerca sulla paranoia si potrebbe sviluppare anche nel movimento comunista postbolscevico. Partito da un ideale di fratellanza, che costituiva una modernizzazione laica della morale giudaico-cristiana, esso degenerò in ciclopici massacri, paragonabili a una violenza di stampo fascista applicata alla lotta di classe, e pertanto scatenata soprattutto all'interno del paese.' Ecco la premessa per soffermarsi sull'altro paranoico assoluto: Iosif Vissarionivic Dzugasvili detto Stalin.

Ci si accorgerà in maniera definitiva che il male e la guerra dispongono un vantaggio contro il bene e la pace: la guerra dispone tramite i mezzi di comunicazione il modo di moltiplicare le emozioni di potenza, di distruzione e come sostiene James Hillman (altro psicoanalista junghiano) anche nel trovare la 'bellezza' in 'un terribile amore per la guerra' (titolo di un suo libro).
La battaglia di Verdun assume un eclatante, se non simbolico, elemento della paranoia guerresca: per la conquista di un paese di 20.000 abitanti furono sacrificate 800.000 vittime.
Con la guerra si hanno le principali condizioni psicologiche che sono in sintonia con quelle della paranoia. La guerra persegue psicologicamente l'aggressività, la fretta e la proiezione. Tutte le guerre anche se riceve giustificazioni razionali alla fine non fanno che alimentare la paranoia al punto che la motivazione iniziale che ha fatto scaturire la guerra è dimenticata.
Così le adesioni acritiche alle ideologie portano a surreali coerenze frutto di paranoie totali.

Luigi Zoja individua nella nascita dei nazionalismi moderni un punto fondamentale per la creazione delle paranoie. Si è visto che anche a distanza di secoli riescono ad riaffiorare nei popoli dei riconoscimenti e condivisioni inconsce che fanno odiare i vicini, fanno sentire la propria civiltà e cultura come superiore; vengono gettate le basi per guerre e genocidi. I nazionalismi nati in Europa si sono poi esportati anche in Stati multietnici riuscendo a compattare con nuove paranoie persone diverse con l'obiettivo di annientare chi non era degno di appartenervi.

La paranoia di Hitler esposta nel Mein Kampf è stata assorbita da tutto il popolo tedesco per cui la grande tragedia dell'ultima guerra mondiale ha visto tutti protagonisti all'interno del grande disegno che, imparreggialmente la filosofa Hannah Arendt, ha descritto come la 'banalità del male'.
Hitler partendo anche da assunti scientifici errati come il socialdarwinismo, (che Darwin smentirebbe subito) ossia che ci sia una cultura, una razza che esprime una supremazia naturale e più forte delle altre- in questo caso quella ariana cui è depositaria il popolo tedesco- debba prevalere su tutte; ha costruito tutto il suo pensiero paranoico.

La paranoia è onnipresente ed è difficile spesso snidarla dal pensiero ricorrente, essendo un pensiero tipico è potenzialmente presente in noi. Ad esempio quello di rifiutare le nostre responsabilità e attribuire il male ad altri è comune. Carl G. Jung l'ha considerata un archetipo: un modello esemplare; un elemento costruttivo dell'inconscio.

Nei vari passaggi storici affrontati la paranoia diventa un sottile trait-d'union che attraversa popoli e storie fino alla doppia morale alleata; l'entusiasmo romantico per la guerra aerea, le bombe su Hiroshima e Nagasaki; i bombardamenti sulla Germania e sull'Italia, fino alla guerra fredda, la sua scomparsa e la repentina individuazione del nemico islamico...

Il libro di Zoja dice che c'è un piccolo Hitler dentro di noi; questo rimanda agli studi dell'A.T. (l'Analisi Transazionale) di Eric Berne che dice come ognuno di noi abbia in sé un 'piccolo fascista'. In sostanza dicono la stessa cosa. Quando diamo voce alla parte più arcaica e nascosta in noi, in sostanza facciamo uscire quell'ingordigia e crudeltà nate dalla fame e dall'istinto di sopravvivenza primordiali. Una delle paranoie affrontate dall'A.T. è quella ad esempio della conferma di esistenza: paradossalmente abbiamo il bisogno che altri confermino la nostra esistenza e quell'identità che ci è data quasi sempre dall'esterno. Questa fragilità non permette di dare spazio a quelli che consideriamo avversari. La paranoia è un autoinganno originario.

L'intelligenza del paranoico può avere una dose di senso critico e può fare anche satira, sarcasmo; può diventare anche odio ma non in direzione dell'autoironia perchè teme di distruggersi. La paranoia diventa un pensiero funzionante che elimina l'autocritica ingannando chi lo prova.
'Paranoia. La follia che fa la storia' è un saggio innovativo che attinge a vastissime competenze pluridisciplinari. ''La luce della coscienza - ci ricorda Zoja- non è mai completa né definitiva. La paranoia può ancora affermare, a buon diritto: 'La storia sono io'.''

Il libro di Luigi Zoja è un continuo motivo di riflessione e nel trattare moltissimi passaggi della storia passata e recente ci aiuta a comprendere quante paranoie abbiano investito i protagonisti di quelle storie. Paranoie che vedono sempre coinvolti apparati di potere, governi, istituzioni e comunità.
Io ho impiegato un po' di tempo a leggere il libro; le oltre 450 pagine sono davvero ricche di informazioni e spesso mi sono soffermato per degli approfondimenti. Invito chi mi segue nel blog a leggerlo. Chissà che non ci si trovi uniti a riconoscere delle paranoie e poi contrastarle. Contrastarle per il nostro bene e per l'umanità.

Per questo motivo svolgo in finale un mio invito a stare attenti ed essere consapevoli di ciò che facilmente può diventare paranoia anche grazie alla potenza dei nuovi mezzi di comunicazione di massa. Non dimentichiamo di essere critici, di non generalizzare, di non costruire nemici, di alimentare paure, di approfondire le conoscenze...i mezzi con la Rete -con internet- li abbiamo. Utilizziamo l'intelligenza e le giuste informazioni per sconfiggere le paranoie.

L'autore Luigi Zoja, già presidente della IAAP, l’associazione che raggruppa gli analisti junghiani nel mondo, ha lavorato a Zurigo, New York e Milano.
Tra i saggi più recenti: Storia dell’arroganza. Psicologia e limiti dello sviluppo (2003), La morte del prossimo (2009) e Centauri. Mito e violenza maschile (2010). Presso Bollati Boringhieri sono usciti: Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre (2000), Giustizia e Bellezza (2007), Contro Ismene. Considerazioni sulla violenza (2009) e Al di là delle intenzioni. Etica e analisi (2011).
Ha vinto per due volte (2002 e 2008) il Gradiva Award, assegnato ogni anno negli Stati Uniti alla saggistica psicologica.

Paranoia. La follia che fa la storia.
di Luigi Zoja -editore Bollati Boringhieri 2011,
468 p. € 25