sabato, ottobre 29, 2005

Grazie all’Abbè Pierre

Grazie all'Abbè Pierre per il suo libro ‘Dio mio…perché?’. Grazie per la sua saggezza dell’intelligenza, della fede e della vita vissuta. Molti cristiani si domandano il perché su molte cose; su molte posizioni dogmatiche e insieme assurde della chiesa cattolica romana…dico romana perché altre chiese cristiane si sono liberate da preconcetti tipo nascite verginali o preclusioni sessuali come il celibato o la negazione del sacerdozio femminile. In questi tempi di fondamentalismo religioso, non solo islamico, la voce del vecchio frate cappuccino è una dichiarazione d’amore all’umanità tutta. Una umanità che trova valore nel compimento pieno delle sue potenzialità spirituali e di ricerca di Dio in ogni manifestazione della sua vita sociale e individuale. Al di là delle distinzioni sessuali, etniche ed economiche. L’Abbè Pierre ricorda che Gesù non ha mai detto che i preti non potessero sposarsi o le donne celebrare i sacramenti. Anzi Gesù amò su tutti Maria Maddalena, una prostituta.
Con questo ora sappiamo che l’Abbè Pierre non sarà mai nominato santo; non importa averne uno in meno, dopo che ne hanno fatti tanti: avremo un peccatore e un uomo vero in più, come noi.

martedì, ottobre 25, 2005

Buona vita

l'amore e l'amicizia sono due potenti mezzi per risvegliarsi, conoscersi e guarire. Guarire si intende al male di vivere, un modo per superare le difficoltà della vita.
Allora dico ‘buona vita’, un bel saluto che ho sentito e che piace fare mio.
Io considero ogni uomo una opera d'arte. Penso che ognuno racchiuda in sè un potenziale artista; poi non si sa se riuscirà a trovare le sue forme originali d'espressione, comunque sono tutti modi per risvegliarsi alla grandezza della propria vita.
Allora dico ‘buona vita’.
La compassione, se sgorga spontanea, diviene quel com-prendere per con-dividere che unisce gli umani al di là delle provenienze, delle culture, delle religioni.
Cosa aspiriamo di diverso dell’amore di una mamma, dell’amore di una persona? Non siamo forse tutti passeggeri impersistenti?
Ancora auguro ‘buona vita’.

venerdì, ottobre 21, 2005

Ho voglia di dire...

Dire, fare, baciare, lettera e testamento…come un gioco per pagare pegno,
per me è la vita che si srotola.
Ho voglia di dire, di fare e baciare. Ho voglia di dire come è bella la vita;
ho voglia di fare tante cose; ho voglia di baciare ancora te.
Lettera e testamento. Scrivi quello che vuoi, intanto tutto torna.
Poi sei tu il mio testamento. Certo non ti lascio. Non lascio nulla di quanto non mi hai dato.
Lascio tutto quello che ho preso. Portiamo con noi solo l’amato.

Una struggente ballata di Springsteen, sparata in cuffia, mentre cammino su una spiaggia deserta mi fa volare. Come è bella la vita.
Mi balena una forma. Dov’è la terra? Devo piantarle dentro le mie mani.
Non era di creta l’origine a cui è stato alitato spirito? Lasciatemi fare. Voglio creare.
Uno sguardo tuo sereno, uno sguardo d’amore e con semplicità scaturisce un bacio. Ho voglia ancora, ancora di baciarti.

Ancora ho voglia di dire, fare, baciare, lettera e testamento.
Come è bella la vita. Come è bello fare.
Poi ancora baciare e scrivere. In fondo è sempre testimoniare.
Ho voglia di dire come è bella la vita.

giovedì, ottobre 20, 2005

Colpi di coda

La ‘devolution’, la riscrittura della nostra Costituzione, è uno degli ultimi colpi di coda di una maggioranza di destra allo sbando. I prossimi interventi legislativi, li ha già elencati il loro boss, sono la legge detta salva-previti e l’abolizione della par condicio. Con la finanziaria poi si spera non ci sia altro da approvare nel male dell’Italia.
Questi sono colpi di coda che dimostrano anche una pervicace compatta tenuta di intenti: tutti insieme, non nel nome di valori condivisi o per l’interesse dell’Italia ma, per non abbandonare il loro boss: un piccolo capopopolo ormai senza più popolo. Sì, il boss è un piccolo uomo con i più grandi possedimenti privati del paese. Dispone di un impero mediatico senza precedenti e di interessi enormi in ogni campo. Si dice contro i ‘poteri forti’ e insieme umilia la povera gente. Ha cancellato la classe media, creando nella società italiana una frattura mai vista. La cosiddetta ‘devolution’, prevedendo un premierato forte è di fatto contraddetta dal tipo di legge elettorale proporzionale appena varata; al boss in fondo non interessa nulla di devolution o altro; per lui è solo un gioco di forza e di comando, non di governo.
La devolution poi interessa una piccola parte di elettori del nord Italia, che si fanno chiamare padani…questo vorrà dire qualcosa. Siccome è previsto un referendum confermativo si vedrà quel voto come un’occasione unica, forte e irripetibile, per mandare via questa maggioranza e per cancellare uno dei periodi più brutti della nostra storia repubblicana.

lunedì, ottobre 17, 2005

Le mie primarie

Ho fatto lo scrutatore in un seggio, del mio quartiere genovese, che raggruppava i seggi dal numero 363 al 371. Sono stato presente nel seggio, un gazebo in una piazza, dalle 7,30 del mattino fino oltre le ore 23, per lo spoglio finale. E’ stata una esperienza forte che mi ha emozionato. Non esagero. Era la prima volta che si effettuava questo tipo di votazione e incontrare al seggio le persone che incontri tutti i giorni nella tua strada, assumeva per questa consultazione un particolare significato: non era solo un elemento di partecipazione democratica, ma anche un modo per rimarcare una appartenenza o forse un sentimento comune: quello che vuole porre a termine una esperienza di governo, tra le più fallimentari dell’intera storia italiana del dopoguerra. Ecco allora scoprire che la persona del palazzo accanto che incontri dal lattaio, o saluti al bar vicino a casa, è uno che la pensa come te, mentre non te lo aspettavi, dà forza, fa piacere e a me personalmente dà fiducia nel futuro.
Il mio quartiere è un quartiere cosiddetto ‘bene’, un quartiere di pregio del centro città e certo non mi aspettavo una grande partecipazione; pensavo ad un atteggiamento snob, oppure superficiale a questo tipo di voto ‘primario’, per indicare un leader di uno schieramento già designato. Invece…quello a cui ho assistito ha dell’incredibile: una fila continua di persone pronte a sottoscrivere un programma, pagare un obolo di almeno 1 euro e scegliere un candidato tra sette nominativi più diversi. Un successo che non può che fare piacere e far credere che nei momenti peggiori esce allo scoperto un’Italia dalle infinite risorse di riscatto. Per chiudere dico solo una cosa: grazie!

venerdì, ottobre 14, 2005

Legge elettorale

E’ un ritorno al voto proporzionale, all’antico; alla faccia della volontà popolare, espressa con un referendum chiarissimo per avere un sistema maggioritario. Un ritorno al tutti contro tutti e chi ha più soldi vince. Infatti la prossima mossa sarà l’abolizione della ‘Par Condicio’. Ora per mantenere la formula delle coalizioni, si dovrà dichiararle prima del voto; poiché spariranno i simboli sia dell’Ulivo come della Casa delle Libertà, si è pensato, con questa brutta legge, di inserire il ‘capo’ coalizione. ‘Capo’ che certo non sarà un vincolo per designare l’incarico a formare il futuro governo. Prerogativa costituzionale del Presidente della Repubblica; ora con il ritorno al puro proporzionale, ancora di più avvertibile. Si sa i partiti e le loro segreterie ci hanno abituato a molte giravolte e non sarà certo un ’capo’ o un programma a tenerli vincolati agli impegni, soprattutto ora che gli eletti vengono decisi da un singolo partito e votati con quello. Sembra dunque che la priorità avvertita da questo governo nel cambiare la legge elettorale sia dovuta solo ad un ‘si salvi chi può’ o ancora ad un ‘muoia Sansone con tutti i Filistei’.
C’è ancora bisogno di altro per conoscere Berlusconi come persona inaffidabile? Proprio chi attraverso i benefici del maggioritario ha potuto governare, ora cambia le regole. Spero che gli italiani non dimentichino. Spero che un nuovo Parlamento restituisca il maltolto. Purtroppo il vulnus che questa legge elettorale ha prodotto potrebbe avere il risultato di darci una legge nuova ogni legislatura: una legge ad hoc di chi ‘comanda’ e non governa.

giovedì, ottobre 13, 2005

Rivolta

Cresce la falsità. Anche l’informazione. Si dice. Crescono le scuole che non servono. Anche la scolarizzazione. Si accerta. Cresce l’incapacità di relazione. Anche la cultura.. Si pensa. Cresce l’impunità. Anche lo spirito critico. Si spera. Cresce la rassegnazione. Anche l’indignazione. Si auspica.
Stiamo attraversando un brutto periodo storico e l’Italia è ingabbiata da personaggi politici che dovrebbero avere il buon senso di ritirarsi. Purtroppo la storia ha sempre insegnato che certi ‘capipopolo’ quando cadono non lo fanno mai in silenzio e senza drammi: muoia Sansone e tutti i filistei. Staremo a vedere cosa ci riserva ancora il teatrino politico con i suoi pupi e pupari.
Io intanto ho un sogno di rivolta. Di rivoltare che cosa? Come rovesciare? Piegare? No, come dissenso, moto, insurrezione…rivolta contro il rivoltante.
Non sembra tutto un paradosso? Stanno rivoltolando tutto. Rivoltano la frittata, rivolta a tutti. Nessuno più li rivuole, speriamo bene anche senza rivoltella. Ma chi vuole rivoltarsi, ovvero rifiutare, non gli resta che un rimestare, mescolare; girare un brodo rivoltante. Così la rivolta, tarda.

venerdì, ottobre 07, 2005

Fare sesso - fare l'amore

Fare sesso o fare l’amore? La differenza forse sta che chi fa solo sesso al tramonto, difficilmente si ritrova al mattino a fare colazione insieme. Ma mentre le donne preferiscono, sempre, fare l’amore, per gli uomini pare sia più gradito solo fare sesso, anzi più scurrilmente: scopare. Scopare è divenuto un termine molto usato e di per sé evoca l’atto sessuale. La scopa contiene due elementi: un manico infisso in una parte pelosa che poi si muove avanti e indietro. Ma scopare non ha certo la valenza di un fuck, che deriva da un antico vocabolo tedesco, ficken, che vuol dire battere, come l’arabo dok significa pestare in un mortaio. Spingere e pestare sono, come si sa, gli elementi caratterizzanti il rapporto sessuale; sono come andare avanti e indietro o su e giù.
Allora cosa facciamo quando noi spingiamo e battiamo, avanziamo e arretriamo? Facciamo quasi sempre un’operazione verso il basso, se poi la svolgiamo con parti basse è ancora più chiaro il fine: basso. Ma l’umanità ha una chance in più: può trasformare una cosa bassa in una cosa alta; può aggiungere valore e piacere, può evolvere. Ecco che se il sesso si accompagna all’amore diventa sublime e non si sublima. Ecco che diventa uno scambio reciproco, annulla il soggetto per diventare una sola cosa con l’altro. Ma di più nell’orgasmo si muore al presente, e nel culmine della sensorialità si conosce un al di là, si trascende per elevarsi all’Uno. Allora fare sesso e amore insieme è tornare a Dio. Ancora una piccola e grande cosa: siamo tutti frutto del sesso e con il sesso diventiamo immortali
Non mi resta che augurare buon sesso a tutti. Per toccare il cielo e conoscere Dio.

giovedì, ottobre 06, 2005

Discorsi patetici

Ascoltare il presidente della Repubblica con i suoi richiami all’unità, alla concertazione, alla condivisioni della scelte di fondo nazionali, ha del patetico. Ma a chi parla? Spesso si ascoltano da Ciampi dei sermoni che paiono dettati ai bambini. Ma si è reso conto di chi ci governa? Lo sa che lo scontro frontale è la politica sostanziale della destra? Hanno la maggioranza e quindi ritengono di fare tutto. Tutto quello che interessa a loro. Non certo agli italiani. Con quella stessa logica avremo ad ogni cambio di maggioranza una nuova legge elettorale, una nuova riforma della Scuola, della Giustizia, della Costituzione, dell’informazione televisiva…altro che scelte istituzionali condivise; di sistema di valori fondanti l’unità nazionale; di costruzione di nuove classi dirigenti per governare il futuro.
Quello a cui si assiste è lo scontro tra interessi personali, prepotenze istituzionali, caduta di valori etici e ribaltamento del senso delle parole. Mi è capitato di sentire da uno che si definisce moderato per antonomasia, ovvero un UDC, che opponendosi alla legge elettorale l’opposizione fa un gesto di arroganza. Arroganza? Ma loro che vogliono imporre, a fine legislatura una legge per salvarsi il posto, come si chiamano? A sentirli sono vittime. Il ‘poverino’ poi è a capo del governo. Colui che si sacrifica per tutti, sta diventando sempre più ricco: lui è il liberista che si è costruito il monopolio e lo ha sancito per legge. Ora sempre il capo del governo, colui che era per il maggioritario, sempre per suoi interessi di potere lancia gli ultimatum: o il proporzionale o fine CdL. E il paese Italia? Si arrangi.

sabato, ottobre 01, 2005

La cultura è di destra o di sinistra?

La cultura non è di destra né di sinistra, ma certamente non è berlusconiana. Questo non perché il personaggio, a guardarlo, non si presta a pensieri profondi; lui è il tipo terraterra brianzolo o del nordest dove la fabbrichetta, il ferrarino, la villa sarda o la barca, contano più di ogni altra cosa: sono il metro del successo e dell’essere qualcuno.
La cultura non è di destra né di sinistra, ma sentendo Veneziani, uno di destra, sostenere, ‘che quello che distingue oggi la destra dalla sinistra è che la destra crede molto alle radici, ai valori di un radicamento, mentre la sinistra crede molto ai valori di liberazione, di emancipazione. Credo che questo sia lo spartiacque’; concordo. Infatti spesso il dibattito politico culturale verte su questo: tra chi difende la Tradizione e chi il Progresso. Tra chi ha paura del cambiamento, ha paura di perdersi, e chi vuole evolvere, progredire, con un umanesimo che abbracci tutti, senza timori.
Allora la cultura non è di destra né di sinistra, ma chi confonde la Tradizione con quello che possiede, diventa egoista e pensa solo ai suoi interessi, è di destra anche se dice di essere di sinistra. Chi dice che non ama il Progresso poiché non rispetta le minoranze, il diritto di libertà di vivere con chi vuole e come vuole, allora è di sinistra anche se dice di essere di destra.
Ma poi, per me, quello che divide una cultura di destra da quella di sinistra è la riflessione profonda su di sé, che ha rappresentato la psicoanalisi.
Sarà, ma trovo che chi considera la psicoanalisi una bufala di solito è uno di destra, mentre chi la guarda con rispetto e interesse è sostanzialmente di sinistra.
Con la psicoanalisi il pensiero si è ripiegato su se stesso per interrogarsi sul suo modo di pensarsi. Il superamento dell’io, come frutto di un inconscio universale che deve diventare coscienza, è il fine della cultura umana. Se poi, in questo frangente storico, questa riflessività è prevalentemente di sinistra, non è detto che non possa diventare ed esserla anche di destra. Me lo auguro. Allora semplicemente la cultura potrà essere insieme di destra e di sinistra.