mercoledì, maggio 29, 2013

Il cimitero di Père Lachaise a Parigi

Leggendo oggi su la Stampa, dei cimiteri famosi nel mondo si parla di quello parigino: del Père Lachaise; qui tra numerose tombe di personaggi famosi ne esiste una che è meta di pellegrinaggio per chi ha problemi di fertilità o erezione sessuale.
La tomba è quella di Victor Noir, pseudonimo di Yvan Salmon, giornalista ucciso nel 1870 a 22 anni da Pierre Bonaparte, che divenne simbolo repubblicano.
Questa leggenda è alimentata dalla fattura della statua funebre, eseguita da Jules Dalou, che ritrae il cadavere di Victor Noir come è stato trovato e da cui emerge la prominenza molto accentuata del suo sesso.
Il realismo anatomico ha portato l'immaginazione e la superstizione a far toccare in quel punto la statua in cambio di fertilità o vigore sessuale.
Se volete un mistero tra i misteri di Parigi. Ricordiamo intanto che tutto il cimitero di Père Lachaise è circondato da misteri:tra quel milione di tombe, distribuite su 43 ettari di terreno, sorgono molte leggende di necrofilia, messe nere, vampirismo, prostituzione ecc...
Nel cimitero ci sono sepolti personaggi dai nomi illustri: Chopin, Balzac, Oscar Wilde, Jim Morrison, Marcel Proust, Yves Montand e Simon Signoret, Edith Piaf, Maria Callas, Apollinaire, Jim Morrison...e tra i primi ad essere sepolti i resti di Abelardo ed Eloisa. Una coppia legata da un amore grande e sfortunato. Proprio in questo cimitero i resti dei due amanti poterono essere riuniti dopo una separazione crudele.
Da notare che vicino alla tomba di Victor Noir c'è quella di Oscar Wilde, che è tutta piena di rossetto lasciato dai molti baci ricevuti dalle donne. Qui la figura di pietra ha i genitali spaccati...
Ora le autorità, in collaborazione anche con gli eredi di Wilde, hanno deciso di mettere fine a questa usanza che durava da circa venti anni. E così da oggi niente più baci ne graffiti, non più centinaia di labbra stampate con rossetti dai colori passionali sul sepolcro dello scrittore.

lunedì, maggio 27, 2013

La comunicazione come cavia da laboratorio scientifico: una cibernetica ante litteram

Ho citato il grande Paul Watzalawick per il suo libro, Istruzioni per rendersi infelici; per questo non bisogna dimenticare la Scuola di Palo Alto in California. Tutto ci riporta agli ultimi anni '50, quando al Mental Research Institute di Palo Alto si mise sotto la lente la comunicazione, si prese il linguaggio insieme a tutta la struttura comunicativa studiandola come una comune materia fisica da analizzare in laboratorio.
A dirigere questo folto gruppo di psicoterapeuti a Palo Alto fu Paul Watzalawick nato a Villach in Austria nel 1921. Paul Watzalawick conseguì nel 1949 all’Università di Venezia la laurea in lingue moderne e filosofia. L’anno successivo prese a frequentare l’Istituto di Psicologia analitica di Zurigo dove nel 1954 conseguì il diploma di analista. Dal 1957 al 1960 ottenne la cattedra di psicoterapia presso l’Università di El Salvador e dal 1960 si trasferì al Mental Research Institute di Palo Alto dove lavorò con Don D. Jackson, Janet Helmick Beavin e Gregory Bateson, diventando il massimo studioso della pragmatica della comunicazione umana, delle teorie del cambiamento, del costruttivismo radicale e della terapiia breve fondata sulla modificazione delle idee con cui ci costruiamo la nostra immagine del mondo, spesso dissonante con la realtà del mondo.
Fondata da Donald de Avila Jackson nel settembre del 1958, e ispirata dalla terapia della Gestalt di Fritz Perls, la scuola di Palo Alto, con il Mental Research Institute, ha dato origine alla più grande rivoluzione della psicologia contemporanea.
Autori del calibro di Gregory Bateson, Paul Watzlawich, John Weakland, Jay Haley, Janet Helmick Beavin ed altri, con i loro studi portarono alla cosiddetta psicoterapia breve o brief therapy, all'Analisi Transazionale di Eric Berne, alla PNL di Richard Bandler e John Grinder, ecc. In un certo senso usarono tutti in maniera ante litteram i principi della cibernetica.
E' bene sapere ciò che l'enciclopedia Treccani scrive alla voce: cibernetica Disciplina che si occupa dello studio unitario dei processi riguardanti la comunicazione e il controllo nell’animale e nella macchina (secondo la definizione di Norbert Wiener, 1947): partendo dalle ipotesi che vi sia una sostanziale analogia tra i ‘meccanismi di regolazione’ delle macchine e quelli degli esseri viventi e che alla base di questi meccanismi vi siano processi comunicazione e di analisi di informazioni, la cibernetica si propone da un lato di studiare e di realizzare macchine ad alto grado di automatismo, atte a sostituire l’uomo nella sua funzione di controllore e di pilota di macchine e di impianti, e dall’altro lato, inversamente, di servirsi delle macchine anzidette per studiare determinate funzioni fisiologiche e dell’intelligenza.
In sostanza la comunicazione e la costruzione della realtà diventano un tutt'uno. La realtà è una costruzione mentale che usa la comunicazione come elemento utile a formare e influenzare, con le esperienze, le nostre opinioni sul mondo. Ecco cosa scrive Umberto Galimberti nel 2007 per la morte di Paul Watzalawick avvenuta il 31 marzo 2007.
Il linguaggio della psicoterapia deve intervenire sull’emisfero destro perché in esso l’immagine del mondo è concepita ed espressa, e, mutandone la grammatica attraverso paradossi, spostamenti di sintomi, giochi verbali, prescrizioni, si determina il cambiamento dell’immagine del mondo che è alla base della sofferenza psichica. La rivoluzione non è da poco, perché smentisce la persuasione comune secondo cui, a partire dalla nascita la realtà non può che essere scoperta. No, dice Watzlawick ne La realtà inventata. Il costruttivismo, che è alla base della sua concezione sostiene che ciò che noi chiamiamo realtà è un’interpretazione personale, un modo particolare di osservare e spiegare il mondo che viene costruito attraverso la comunicazione e l’esperienza. La realtà non verrebbe quindi scoperta, ma 'inventata'.
Il cambiamento sta poi nel far incontrare la parte razionale, logica e metodologica dell'emisfero sinistro con la parte destra dell'emisfero da cui nascono fantasie, sogni e idee che possono sembrare illogiche e assurde.
Quando le persone comunicano, oltre che scambiarsi informazioni, danno vita a un’interpretazione sociale, cioè compiono una sequenza di azioni concatenate, di mosse attraverso le quali si influenzano reciprocamente. La comunicazione interpersonale, se vista come interazione, è un processo in cui da uno stato iniziale si arriva ad uno stato finale attraverso vicende intermedie.
Negli anni Sessanta e Settanta l’idea che la comunicazione interpersonale sia interazione si è fatta strada grazie a contributi maturati in diverse aree.
A proposito di psicoterapia breve
Invece di interessarsi dell'origine storica individuale dei problemi psichici, la psicoterapia breve interviene sui sintomi, per curarli attraverso una focalizzazione dell'intervento terapeutico sui problemi relazionali mostrati dal soggetto, tramite un'attenzione sui processi del qui ed ora e sui paradossi logici di autosostentamento della sintomatologia stessa. Il risultato, a volte inatteso, è che spesso anche le cause profonde di tali problemi finiscono con l'emergere, integrando ed espandendo la stessa pratica psicoanalitica.
In Pragmatica della Comunicazione Umana, scritto da Watzlawick, insieme a Janet Helmick Beavin e Donald de Avila nel 1967, sono enunciati i cosiddetti assiomi della comunicazione -cinque affermazioni fondamentali su come si svolge l’interazione- che hanno influito profondamente su come affrontare il percorso della psicologia contemporanea.
1) Non si può non comunicare.
Si comunica anche in silenzio. Ad esempio, una persona che mentre ci ascolta accenna un sorriso ironico, comunica che quanto ascoltato lo diverte. Tutti i comportamenti sono comunicazione e non è possibile non avere un comportamento. In altre parole non si può non comunicare, consciamente o inconsciamente.
2) Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione.
L’aspetto di contenuto è presente in quelle relazioni tendenzialmente “sane” in cui l’aspetto relazionale della comunicazione viene relegato in secondo piano. Nelle relazioni “non sane” si tende a lottare per definire la tipologia della relazione relegando in secondo piano il contenuto della comunicazione.
3) La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.
La “punteggiatura” si riferisce alla sequenza degli scambi riferito al soggetto che osserva il suo comportamento e quello del suo interlocutore
4) Gli esseri umani comunicano sia con il linguaggio digitale (verbale) e sia con quello analogico (non verbale). Il linguaggio logico ha una complessa sintassi e si riferisce all’organizzazione delle parole; è privo di una semantica riferita all\’area relazionale. Il linguaggio analogico è privo di sintassi ma dotato di semantica. L’essere umano utilizza entrambi i linguaggi (gli animali solo quello analogico): generalmente il contenuto relazionale è definito dal linguaggio logico mentre l’analogico definisce tutto quello che è inerente la relazione.
5) Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza.
L’utilizzo di un modello a discapito di un altro dipende dalle situazioni. E’ possibile anche una combinazione tra i due sistemi.

sabato, maggio 25, 2013

Scrivere per crescere di Deena Metzger

mio articolo del 18 gennaio 2005

Deena Metzger è una poetessa che ha dedicato alla scrittura profonde riflessioni. Nel suo libro Scrivere per crescere (titolo originale: Writing for Your Life), dimostra come scrivere sia per gli scrittori, e per chi non ha mai provato a scrivere nulla, un aiuto ad esplorare noi stessi e la nostra creatività. L’autrice con diari, autobiografie, racconti, fiabe e sogni, ci propone le sue storie e numerosi esercizi, dimostrando come scrivere dia forma e significato alla vita, mentre il silenzio ci blocca nella sofferenza.

Come terapeuta affronta anche l’aspetto creativo e d’ispirazione che diventa una guida per i mondi interiori. Per Deena Metzger, ogni vita è una storia. Scrivere la nostra storia significa vedere la nostra vita come parte del processo creativo. Il processo di scrittura ci permette di stare sopra al regno dell'immaginazione e, insieme al semplice modo d’esplorare la realtà, si trasforma in parte il senso cui costruiamo la nostra vita-storia che paradossalmente generiamo e ricreiamo.

Deena Metzger, dedica un bellissimo capitolo alla paura di dar voce alla creatività: «Abbiamo paura di fallire, abbiamo paura di non aver nulla da dire, abbiamo paura che possa danneggiarci, abbiamo paura che possa essere una menzogna, abbiamo paura che possa essere la verità, abbiamo paura di dover cambiare la nostra vita…».

Qui di seguito riporto una poesia di Deena Metzger che operata al seno a causa di un tumore, descrive la sua ferita come un monito di speranza e rinata bellezza:
«Non ho paura degli specchi… / Vi era una sottile linea rossa che attraversava il mio torace / lì dove era entrato un coltello / adesso un ramo circonda la cicatrice / e si porta dal braccio al cuore / Un ramo coperto di verdi foglie dove appesa è l’uva e vi appare un uccello / … / Ho disegnato il mio torace con la cura riservata ad un manoscritto miniato / Non mi vergogno più di fare l’amore. L’amore è una battaglia che posso vincere / Ho il corpo di un guerriero che non uccide né ferisce / Sul libro del mio corpo per sempre ho inciso un albero».

Scrivere per crescere
Una guida per i mondi interiori
di Deena Metzger
Astrolabio-Ubaldini Editori - Eu 16.53
Articolo su mentelocale.it

martedì, maggio 21, 2013

Bourbon & Viagra da Finisterre (21 maggio 2013)

Oggi l'amico Luigi Fasce per la presentazione del mio libro, Bourbon & Viagra, ha usato tutta la sua competenza professionale di psicoanalista.
Luigi Fasce ha esordito dicendo che innanzi tutto la scrittura e il libro sono una seduta dall'analista: 'Giorgio, scrivendo questo libro non hai fatto altro che fare un'operazione di mettersi a nudo, di svelarsi. Svelamento è la parola giusta. Tu hai fornito degli elementi per parlare di te: degli aspetti morali e psicologici che ti appartengono...'. Vero. L'ho pensato anch'io. Non facciamo azione senza parlare di noi stessi. Soprattutto poi quando si esercita la fantasia, la creatività o qualche attività artistica...ecco che allora il dialogo che esercitiamo tra noi stessi, prende la strada maestra di parlare a tutti.
L'aspetto originale della conduzione di Luigi Fasce per parlare del mio libro è partita dagli aspetti nascosti, da quelli che per Groddek risiedono nell'Es: 'guardate che alla base del nostro essere, quell'Io che ci fa guidare l'auto e discernere un po' della realtà, c'è un SuperIo- la parte morale condizionante- e l'Es, quella che come un marasma conduce al sesso'. Già, quella parte di noi poco conosciuta, ma da dove nascono le grandi energie vitali. Una su tutte: la sessualità. Il sesso vero motore del mondo e dell'umanità.
A questo proposito Luigi voluto ascoltare i miei lettori; quelli che tra i presenti avevano letto il libro. Peccato che alla presentazione erano davvero pochi (posso dire che questa presentazione è stata un flop). Ad ogni modo in tre hanno espresso i loro commenti e quello che li aveva colpiti di più: I passaggi hard; la costruzione del personaggio- al di là degli aspetti sessuali; l'ambientazione dei luoghi alla Salgari- posti dove l'autore non è mai stato.
Luigi Fasce ha tratto allora la sua conclusione a conferma del nostro approccio a ciò che è nella sfera sessuale: o viene messo da parte o viene criticato. 'Il merito del libro di Giorgio sta nell'aver creato un personaggio che mette il sesso e il suo piacere al centro': questa la conclusione di Luigi Fasce.
E' stato un vero peccato che questa interessante presentazione si sia svolta tra pochi amici. Ora sono in imbarazzo nel progettarne un'altra. Però devo a Luigi i miei complimenti e offrire anche un'altra chance.
Un'altra chance devo darla anche a Pino Hotz, che da bravo musicista si era preparato a suonare alcuni pezzi country, citati nel libro. Ne ha fatto solo due in attesa dell'arrivo di partecipanti mai arrivati. Pino Hotz merita di essere ascoltato poiché seppur non conosceva i brani musicali che gli ho chiesto li ha eseguiti benissimo. Grazie Pino e Grazie Luigi: due veri amici. Naturalmente poi grazie anche a Felice, Stefania e Maurizio.

Video delle giraffe tuffatrici

Segnalato da Enzo Barletta- l'amico della GattaNera.


Eccezionale!

domenica, maggio 19, 2013

PREGUNTITA SOBRE DIOS

di Atahualpa Yupanqui

Domandina su Dio

http://youtu.be/FBLPF0LX8mQ

Un día yo pregunté:
¿Abuelo, dónde esta Dios?
Mi abuelo se puso triste,
y nada me respondió.

Un giorno io domandai:
Nonno, dove sta Dio?
Mio nonno diventò triste,
e non mi rispose niente.

Mi abuelo murió en los campos,
sin rezo ni confesión.
Y lo enterraron los indios
flauta de caña y tambor.

Mio nonno morì nei campi
senza pregare né confessarsi
e lo seppellirono gli indios
con flauto di canna e tamburo.

Al tiempo yo pregunté:
¿Padre, qué sabes de Dios?
Mi padre se puso serio
y nada me respondió.

Dopo un po’ domandai:
Babbo, che sai di Dio?
Mio padre diventò triste
e non mi rispose niente.

Mi padre murió en la mina
sin doctor ni protección.
¡Color de sangre minera
tiene el oro del patrón!

Mio padre morì in miniera
senza dottore né protezione.
Il colore del sangue del minatore
ha l’oro del padrone!

Mi hermano vive en los montes
y no conoce una flor.
Sudor, malaria y serpientes,
es la vida del leñador.

Mio fratello vive sui monti
e non conosce un fiore.
Sudore, malaria e serpenti
è la vita del boscaiolo.

Y que nadie le pregunte
si sabe dónde esta Dios:
Por su casa no ha pasado
tán importante señor.

E che nessuno gli domandi
se sa dove sta Dio:
da casa sua non è passato
un signore così importante.

Yo canto por los caminos,
y cuando estoy en prisión,
oigo las voces del pueblo
que canta mejor que yo.

Io canto sulle strade
e quando sono in galera
ascolto la voce del popolo
che canta meglio di me.

Si hay una cosa en la tierra
más importante que Dios
es que nadie escupa sangre
pa’ que otro viva mejor.

Se c’è una cosa sulla terra
più importante di Dio
è che nessuno succhi sangue
perché un altro viva meglio.

¿Qué Dios vela por los pobres?
Tal vez sí, y tal vez no.
Lo seguro es que Él almuerza
en la mesa del patrón.

Dio veglia sui poveri ?
Forse che sì, forse che no.
Di sicuro, però, pranza
al tavolo del padrone.

giovedì, maggio 16, 2013

Cultura di Marco Aime

Recensione di Giorgio Boratto

Semplicemente Cultura è il titolo di un interessante piccolo saggio -edito da Bollati Boringhieri-, di Marco Aime, che in poco più di cento pagine racconta che cosa si intende per Cultura e per il cui tramite essa ci uniamo, dividiamo e distinguiamo.
Innanzi tutto la Cultura è un sapere appreso e nella concezione antropologica classica si intende quell'insieme di usi, costumi, regole, comportamenti che si apprendono nelle comunità.
All'inizio dell'intenso saggio di Marco Aime c'è il capitolo intitolato: Quella cosa chiamata cultura, che racconta come Pico della Mirandola, nella sua Oratio de hominis dignitate, propone una interessante interpretazione della Genesi: Dio durante la Creazione assegnò un destino ad ogni essere vivente e quando toccò l'uomo si accorse di non averne più a disposizione. Il vuoto, la mancanza di destino e di specializzazione ha portato l'uomo a inventare la cultura per riempire questa mancanza.
In sostanza con la cultura ogni uomo crea il suo destino, dando un senso e un ordine agli avvenimenti che vive. Così la Cultura è diventata per l'uomo una risposta per la sua sopravvivenza e al modo di stare insieme, unirsi in società. Il nostro bisogno di fare gruppo ci porta alla Cultura, come elemento per tenerci insieme. La Cultura è diventata un sistema simbolico e meccanismo di controllo; una serie di istruzioni che orientano le scelte individuali fornendo punti di riferimento ai bisogni.
Del corpo di regole che sintetizziamo con la parola Cultura poi noi, attraverso il conformismo, l'abitudine e la convenienza, ne restiamo vittime. La Cultura costituisce anche una gabbia. Dimenticando d'essere una costruzione umana, la Cultura diventa prodotto che pare naturale. In effetti lungo il percorso la Cultura è diventata un complemento della Natura.
Quello che chiamiamo culture sono gli insiemi di comportamenti e regole che vengono apprese vivendo in un determinato contesto sociale.
In fondo l'etimologia della parola Cultura ci rimanda a Coltura, all'azione del coltivare. Con il termine mutuato dall'agricoltura ci riporta all'alimentazione per cui si possono conoscere tutte le culture, le loro connessioni e insieme andare alla radice stessa.
Circa l'identità si possono prendere i due piatti che più di ogni altra cosa caratterizzano gli italiani: gli spaghetti e la pizza. Uno arriva dalla Cina e l'altro è arabo e su tutti mettiamo il pomodoro che arriva dall'America. Ogni cultura è già multiculturale. Ogni cultura è il prodotto di scambi con altre culture.
Il libro Cultura di Marco Aime termina con: Di fronte alla diversità. Il tema dell'etnocentrismo, la considerazione della propria Cultura come superiore alle altre, è comune in tutte le comunità. Dall'etnocentrismo si è passati prima alla xenofobia e poi al razzismo. La lettura della diversità con il razzismo non è più legata alla cultura ma alla sua natura: alla limpieza de sangre. Questo succede nella Spagna del XVI secolo, Chi aveva sangue spagnolo era superiore. Spostando tutto sulla natura, si toglie all'altro ogni possibilità di cambiamento. Riducendo tutto a dato biologico possiamo continuare a domandarci con Primo Levi: Se questo è un uomo.
A discapito della purezza bisogna sapere che la storia dell'umanità è fatta di incontri, scontri e scambi. L'uomo in realtà non ha radici; se guardiamo in basso vediamo che l'uomo ha dei piedi. Piedi che ci hanno permesso di muoverci, di camminare. Per questo l'uomo ha riempito ogni angolo della Terra. La storia dell'umanità è fatta con i piedi.
Sangue e suolo sono diventati i presupposti di una identità e della tradizione, due concetti che hanno una natura rituale e simbolica ma non legata alla realtà. Spesso avviene riguardo alla tradizione una filiazione inversa, in quanto saranno i figli a generare i loro padri. Non è il passato a modellare il presente, ma il presente che modella il suo passato. Sono retroproiezioni camuffate.
I paladini dell'identità che vorrebbero cancellare l'altro, dovrebbero sapere che è proprio grazie all'altro che essi costruiscono il proprio noi. L'identità è un dato relazionale che si costituisce sulla base della diversità. In conclusione Marco Aime, cita Edouard Glissant (scrittore e saggista martinicano, teorico della creolizzazione) per cui il problema sta nell'ossessione classificatoria che accompagna la visione occidentale del mondo. Tutto deve essere incasellato e avere una collocazione prescisa, netta e distinguibile. Ancora una volta risuonano tintinnanti echi della purezza.
Un libro che aiuta a spazzare tanta ignoranza che è la causa dell'intolleranza e del razzismo.
Marco Aime, tra i più conosciuti antropologhi culturali italiani, tramite le sue pubblicazioni da molto tempo ha raccontato le diversità culturali e tutte le sfaccettature di quanto ci unisce e divide.

Pubblicato su lankelot.eu

mercoledì, maggio 15, 2013

La politica oggi

Viviamo una lunga era, da cui si fa fatica ad uscirne, che ruota attorno ad una unica persona: Silvio Berlusconi. Un'anomalia della politica, che dietro al moto di rigetto di suscitato dallo scandalo di tangentopoli, ha determinato un degrado senza fine della politica italiana.
Anche la parte avversa all'uomo Berlusconi -il più ricco d'Italia, con una sterminata rete di interessi economici e affaristici- si avvitava su se stessa e sebbene tentava di guardare oltre, ha continuato a selezionare uomini e scelte davvero perdenti.
Con Silvio Berlusconi sono entrati in politica personaggi incredibili di avvocati, starlette televisive, industriali, piccoli imprenditori, affaristi e giornalisti che hanno rivelato una insipienza e mancanza di spessore senza precedenti storici.
Come dire che la politica, basta avere le conoscenze giuste e soprattutto essere un fans di Berlusconi, poteva farla chiunque. Altro che spirito di servizio per gli altri e la comunità; altro che generosa dedizione al bene comune, si è visto e si continua a vedere cosa si intenda per politica nell'ambito del PdL.
La difesa del leader, l'arrocco sugli interessi personali del capo, la miope visione di classe in favore dei ricchi, rappresenta la politica che continua ad essere anteposta al bene comune e all'interesse della comunità italiana. Oggi, anche con una nuova fase di rigetto rappresentata dal Movimento 5 Stelle, la situazione non cambia. Abbiamo nei nuovi protagonisti politici che si rapportano ad un nuovo leader, il comico Beppe Grillo, altre insipienze politiche; altre mancanze che, come quella che dietro l'essere duri e puri, portano allo sfacelo.
Cosa possiamo sperare da un governo composto da elementi così diversi? Niente. Da una parte i partigiani del boss e dall'altra i nani politici, che non riescono ad avere una visione che travalichi il loro piccolo orizzonte. Potremo sperare che i cosiddetti grillini crescano in fretta o almeno una attenta e intelligente opposizione attenga qualche risultato. Uno lo hanno perso irrimediabilmente: fare fuori Berlusconi, eppure lo avevano in mano.

martedì, maggio 14, 2013

ZeroZeroZero - il nuovo libro di Roberto Saviano

recensione di Giorgio Boratto

A distanza di 7 anni dal suo primo romanzo Gomorra, diventato un bestseller con oltre 10 milioni di copie vendute, Roberto Saviano torna in libreria con un nuovo libro: ZeroZeroZero. Edito da Feltrinelli, 450 pp., 18 euro.
ZeroZeroZero, racconta della droga che ha preso il sopravvento nel mondo diventando la risposta esaustiva al bisogno impellente dell'epoca attuale: l'assenza di limiti. Con la coca vivrai di più. Comunicherai di più, primo comandamento della vita moderna. Più comunichi più sei felice, più comunichi più te la godi, più comunichi più commerci in sentimenti, più vendi, vendi di più qualsiasi cosa. Più. (pag.47)

Non esiste mercato al mondo che renda più di quello della cocaina. Non esiste investimento finanziario al mondo che frutti come investire in cocaina.
Il romanzo-documento raccoglie una lunga serie di notizie, racconti, avvenimenti, inchieste, crudeltà, guerre, informazioni che avvolgono il lettore fino a stordirlo, a farne un addicted, un assuefatto come lo scrittore. Infatti nel leggere questo libro si entra in uno stato febbrile da non riuscire più a staccare dai pensieri che conducono alla polvere bianca, a quella farina che da doppio zero diventa triplo zero; diventa un incubo di notizie.
La cocaina è per Roberto Saviano la Balena Bianca è Moby Dick, demone dell'animo umano, e lui si sente con l'ossessione del capitano Achab che non riesce ad afferrarla.

Raccontare questo mondo parallelo, questo inghippo che avvolge il pianeta in un sistema affaristico senza precedenti, per Saviano non deve essere stato facile, così come è difficile ora uscirne. Roberto Saviano ne è consapevole: lui, raccontando e scrivendo questa realtà, è uno che se arrivasse, la morte se l'è cercata. Sì, lui sostiene che è giusto così: è crudele, ma corretto. Non c'è risposta alla scelta di raccontare il potere criminale, quando si sceglie di essere il mezzo e non il fine allora quello che trovi non è una strada buia e senza via d'uscita, ma una porta che dà su altre stanze e altre porte.
All'inizio del libro, come un prologo, si parla di una sorta di lezione tenuta da un boss italo-americano alle nuove generazioni di criminali messicani e colombiani; un seminario per aspiranti boss per cui cinicamente si dice che tutti vogliono dinero, pussy e potere, anche se fingono di volere altro. E' chiara la conclusione del boss: la ferocia si apprende. Per vincere bisogna essere spietati, crudeli. Seminare terrore.
In ZeroZeroZero leggo di atrocità, le stesse di tutte le guerre. Le stesse feroci crudeltà fatte da bande, gang, eserciti, uomini che si trovano uniti nell'odio, nella follia per cui si diventa altro. La responsabilità personale sembra non esistere più. Ma si può fare tutto quel male così, impunitamente? Si può uccidere, seviziare, torturare, dilaniare vite solo per soldi e potere? Tutto per controllare il mercato della cocaina? La crudeltà è una specialità degli uomini. L'uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio forse deve contenere in sé una controbilancia. Per misurare il bene deve conoscere l'abisso del male. L'orrore dei suoi atti. Qualcosa che sfugge anche al mito. Non c'è barlume di pensiero, c'è il dissolvimento dell'umanità.

E' proprio dal Messico e dalla Colombia che prende l'avvio la storia del narcotraffico mondiale e della violenza raccapricciante che l'accompagna. Il Messico, per Saviano, è l'origine di tutto: parte di lì il traffico che supera la frontiera più controllata al mondo eppure la più fragile. E' la frontiera che divide dagli USA, che nel gioco del narcotraffico risulta il mercato di consumatori più forte. Dal Messico, dalla Colombia tramite l'Africa le mafie del mondo si raccordano per espandere il potere criminale più terribile. Non c'è luogo che si può ritenere portofranco: le rotte della cocaina come della finanza attraversano tutti i continenti e tutte le mafie, le 'ndrine, le bande criminali, le camorre, i gruppi armati. La cocaina simbolo del Male del mondo.
Quello che racconta Roberto Saviano non lascia scampo: la cocaina è diventata il motore dell'economia mondiale e detiene il primato per alimentare la criminalità più efferata, una guerra senza fine.

Le domande che sorgono dalla lettura del libro sono tante: ma siamo veramente ridotti così male? E' vera la realtà che ci racconta Roberto Saviano? Veramente gli uomini perseguono questo potere? Siamo davvero accerchiati da cocainomani? Ci muoviamo tutti sui ritmi accelerati dal consumo di droghe e amfetamine? Saviano ad un certo punto del libro, dopo aver descritto la guerra dei cartelli messicani e colombiani, dopo aver descritto gli aspetti di economia globale che accompagnano il mercato della droga, se lo domanda anche lui: Ma è questo il mondo? Saviano lo chiede anche al lettore; quel lettore che viene coinvolto in una conoscenza che è capace di trasformare anche la sua esistenza. Un doppio legame che provoca consapevolezza. Dopo aver letto il libro possiamo vedere il mondo che ci circonda in maniera diversa. Ad un certo momento Saviano scrive: Spesso mi si chiede come possano le parole mettere paura alle organizzazioni criminali. In verità ciò che spaventa non sono le parole, ma chi le legge, chi le ascolta. A fare paura sono i lettori che hanno voglia di capire i meccanismi.

Leggendo il libro sembra di perdere ogni speranza. Di avere già perso una guerra che ci vede inconsapevoli pedine di misteriosi poteri criminali che intaccano quelli ufficiali. Saviano racconta delle ferite perchè quelle ci parlano più di ogni cosa: ci parlano delle ricchezze e delle miserie umane che convivono senza la nostra comprensione. Sì, il libro ZerZeroZero è scioccante: provoca rigetto e nausea, è un libro sotto certi aspetti per palati forti; un libro che però non si può mancare di leggere.

La recensione è stata pubblicata sul sito web di lankelot.eu

ZeroZeroZero
autore Roberto Saviano EditoreFeltrinelli
Data uscita05/04/2013 CollanaI Narratori
Prezzo € 18,00 - Pagine450 – LinguaItaliano
Codice ISBN 9788858811443 EAN

venerdì, maggio 10, 2013

Ingegneria della Felicità di Silvio Ceccato

La cibernetica, la scienza del movimento dei meccanismi di guida fu introdotta in Italia da Silvio Ceccato, conosciuto dal pubblico italiano per il libro Ingegneria della felicità e i suoi interventi in televisione negli anni '80. Ma Silvio Ceccato non era un ingegnere o professore universitario, lui era laureato in lettere e diplomato in violoncello e composizione musicale. Come Maltz Maxwell -di cui ho parlato qualche post fa sul mio blog- aveva applicato la cibernetica alla psicologia, così Silvio Ceccato, l'applicò alle attività linguistiche, spingendo all’uso corretto delle parole: sono celebri le sue conversazioni con i bambini delle elementari, descritte in numerosi articoli apparsi sul quotidiano il Giorno. Quegli articoli apparsi dal 1964 al 1967, furono raccolti in un saggio dal titolo: Cibernetica per tutti.

Con Silvio Ceccato, come tempo prima con Maltz Maxwell, si è applicata una materia scientifica riservata ai meccanismi delle macchine alla ricerca psicologica e filosofica. In fondo l'inventore della cibernetica Norbert Wiener, aveva sempre pensato di utilizzarla non soltanto come tecnica ma anche come nuovo approccio alla filosofia. Certo è che con l'avvento dei nuovi calcolatori e macchine pensanti, la cibernetica ha tralasciato il suo potenziale filosofico.

Tra i suoi vari saggi che applicano i principi della cibernetica all'uomo si possono ricordare: Un tecnico fra i filosofi (due volumi); Corso di linguistica operativa; Linguistic analysis and programming for mechanical translation; Il linguaggio con la Tabella di Ceccatieff; Il maestro inverosimile (due volumi); La mente vista da un cibernetico; Il teocono.

Ne Il perfetto filosofo -libro pubblicato da Laterza nel 1988- Silvio Ceccato racconta la storia della costruzione di una macchina, poi scomparsa, che rappresentava un frammento di cervello...quello di AdamoII; così lo chiamò lui. Ceccato spiegò a tutti, lettori di giornali, agli studenti e agli insegnanti, gli zig-zag con cui gli occhi di una persona guardano un’altra persona, o un quadro, per cercare somiglianze e diversità con altri.

Silvio Ceccato è morto il 2 dicembre del 1997. Sono passati molti anni e questo personaggio sembra ormai dimenticato. Non saprei dire se i suoi libri si possano ancora trovare nelle librerie o magari su qualche bancarella; sulla Rete però c' la possibilità di rintracciarli. Cercateli. Troverete senz'altro Ingegneria della felicità che, come Istruzioni per rendersi infelici di Paul Watzlawick, aiuta a scovare quei meccanismi di pensiero che allontanano dalla felicità...si perchè la felicità si può e si deve costruire.

martedì, maggio 07, 2013

Una nota sul fatto del giorno: La morte di Giulio Andreotti.

Si parla molto dei lati oscuri di Giulio Andreotti il politico italiano che più di ogni altro nella storia nazionale del paese ha esercitato il potere. Era al governo quando sono nato e ha seduto ininterrottamente in Parlamento per oltre 67 anni...che dire?

Ad Andreotti sono attribuite molte cose. Quella del legame con referenti mafiosi siciliani per la sua corrente sono incontrovertibili. Salvo Lima, Ignazio e Nino Salvo -esattori della Sicilia- e soprattutto con Vito Ciancimino i legami furono molto stretti. Su Wikipedia si legge a propositi di Vito Ciancimino, il mafioso che era in contatto diretto con Bernardo Provenzano quello che fu il latitante per eccellenza:
Vito Ciancimino morì a Roma il 19 novembre 2002. Secondo le dichiarazioni del figlio Massimo, il padre sarebbe stato ammazzato perché intenzionato a pentirsi con l'aiuto dei magistrati Gian Carlo Caselli e Antonio Ingroia. A Caselli disse: «Quando lei riuscirà a condannare anche il senatore Giulio Andreotti anche a un solo giorno di carcere, dopo 24-48 ore mi chiami e cominceremo a parlare del terzo livello.». Andreotti fu condannato a Perugia il 18 novembre 2002 e il giorno dopo Vito Ciancimino fu trovato morto in casa.

NON SONO RAZZISTA

Si inizia sempre così: non sono razzista..., poi si prosegue 'ma non è giusto che gli extracomunitari ci portino via il lavoro'. Con la stessa impostazione: 'Non ce l'ho con i negri, gli africani, ci mancherebbe non sono mica razzista io, ma cosa vengono tutti qui a fare?'. Poi, per le categorie, non possono mancare gli zingari: 'Non si tratta di razzismo, ma gli zingari rubano e mettono in pericolo la nostra gente, non vogliamo che occupino le nostre case'...subito dopo gli omosessuali:'Non ce l'ho con i gay, le checche, ma non vorrei che contaminino la nostra gioventù'...

L'importante è ribadire: Non sono razzista. Quella è la giusta premessa prima di sparare le stronzate e le banalità più grosse. Già, perché in fondo, non siamo noi che siamo razzisti, sono gli altri che non sono come noi. Sono gli altri, che sono tutti terroni.

Un conoscente napoletano me lo diceva: 'Non sono razzista, ma non è colpa mia se non sono nati tutti a Napoli'. Vero. Aggiunse anche: 'Dio creò la Padania e poi pentitosi fece la nebbia'. Almeno era simpatico.

Per tutti esiste invece il razzismo inconsapevole; premetto che anch'io posso esserne affetto: sicuramente lo rivelerò quando userò la premessa: Non sono razzista, ma… a quel punto anch'io le sparerò grosse.

Una questione di fondo è che i razzisti non li sopporto perché le razze non esistono. Esistono uomini e donne. Esistono intelligenti e idioti. Esistono le categorie dove incasellare tutte le cose, per comprendere il mondo. Ecco che i razzisti si sono costruiti le caselle più belle e giuste: in quelle ci sono solo loro; loro, quelli che lo dicono subito, che non sono razzisti. Li avete mai sentiti?

lunedì, maggio 06, 2013

Battute lapidarie e Lapidi battutarie

Lapidi

Nato sotto Mussolini, vissuto sotto Andreotti, morto sotto Berlusconi. Che vita di merda.

Ve l'avevo detto che stavo poco bene

Lo ebbimo, lo fubbimo

Qui giace Roberto Gervaso che ancora stenta a crederci All'estinto costò caro l'estintore

Non siate tristi, vi ho solo preceduto

Mio nonno era un duro. Un vero duro. Sulla sua lapide c'è scritto: "Cazzo guardi?

Insieme qualche battuta famosa di Woody Allen:

Il mondo si divide in buoni e cattivi. I buoni dormono meglio, ma i cattivi da svegli si divertono di più

Baci da Dio! . Beh, sì. . . Lui ha preso tante cose da me!

Ci sono solo due cose che tu puoi controllare nella vita: l’arte e la masturbazione.

La masturbazione è sesso con qualcuno che si ama.

Credo solo in due cose: nel sesso e nel decesso.

L’ultima volta che sono entrato in una donna è stato quando ho visitato la Statua della Libertà.

Il sesso è stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere.

Il sesso è una cosa molto bella tra due persone; in cinque è fantastica!

Il mio cervello: è il mio secondo organo preferito.

La bisessualità raddoppia immediatamente le tue chances al sabato sera.

Ho letto la Bibbia recentemente, non male, peccato però che il personaggio principale sia poco credibile.

Ho preso lezioni di lettura veloce ed adesso sono capace di leggere Guerra e Pace in venti minuti. Parla della Russia.

I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale.

sabato, maggio 04, 2013

Cento per cento Americano


Sto leggendo il saggio di Marco Aime, Cultura. Presto leggerete su questo blog la mia recensione. A pagina 67, per descrivere come le varie culture si siano mescolate e siano già tutte multiculturali, al di là dei dibattiti pro e contro per cui debitori e creditori lo sono tutti gli uni agli altri, riporta questa lezione che negli anni '30 il professor Ralph Linton teneva ai suoi studenti:

Cento per cento Americano

Il cittadino americano medio si sveglia in un letto costruito secondo un modello che ebbe origine nel vicino Oriente. Egli scosta le lenzuola e le coperte che possono essere di cotone, pianta originaria dell'India; o di lino, pianta originaria del vicino Oriente; o di lana di pecora, animale originariamente domesticato nel vicino Oriente; o di seta, il cui uso fu scoperto in Cina. Tutti questi materiali sono stati filati e tessuti secondo procedimenti inventati nel vicino Oriente. Si infila i mocassini inventati dagli indiani delle contrade boscose dell'Est, e va nel bagno, i cui accessori sono un misto di invenzioni europee e americane, entrambe di data recente. Si leva il pigiama, indumento inventato in India, e si lava con il sapone, inventato dalle antiche popolazioni galliche. Poi si fa la barba, rito masochistico che sembra sia derivato dai sumeri o dagli antichi egiziani.
Tornato in camera da letto, prende i suoi vestiti da una sedia il cui modello è stato elaborato nell'Europa meridionale e si veste. Indossa indumenti la cui forma derivò in origine dai vestiti di pelle dei nomadi delle steppe del- l'Asia, si infila le scarpe fatte di pelle tinta secondo un procedimento inventato nell'antico Egitto, tagliate secondo un modello derivato dalle civiltà classiche del Mediterraneo; si mette intorno al collo una striscia dai colori brillanti che è un vestigio sopravvissuto degli scialli che tenevano sulle spalle i croati del diciassettesimo secolo. [...]
Andando a fare colazione si ferma a comprare un giornale, pagando con delle monete che sono un'antica invenzione della Lidia. Al ristorante viene a contatto con tutta una nuova serie di elementi presi da altre culture: il suo piatto è fatto di un tipo di terraglia inventato in Cina; il suo coltello è di acciaio, lega fatta per la prima volta nell'India del Sud, la forchetta ha origini medievali italiane, il cucchiaio è un derivato dell'originale romano. Prende il caffè, pianta abissina, con panna e zucchero. Sia l'idea di allevare mucche che quella di mungerle ha avuto origine nel vicino Oriente, mentre lo zucchero fu estratto in India per la prima volta. Dopo la frutta e il caffè, mangerà le cialde, dolci fatti, secondo una tecnica scandinava, con il frumento, originario dell'Asia minore. [...]
Quando il nostro amico ha finito di mangiare, si appoggia alla spalliera della sedia e fuma, secondo un'abitudine degli indiani d'America, consumando la pianta addomesticata in Brasile o fumando la pipa, derivata dagli indiani della Virginia o la sigaretta, derivata dal Messico. Può anche fumare un sigaro, trasmessoci dalle Antille, attraverso la Spagna. Mentre fuma legge le notizie del giorno, stampate in un carattere inventato dagli antichi semiti, su di un materiale inventato in Cina e secondo un procedimento inventato in Germania. Mentre legge i resoconti dei problemi che si agitano all'estero, se è un buon cittadino conservatore, con un linguaggio indo-europeo, ringrazierà una divinità ebraica di averlo fatto al cento per cento americano.

venerdì, maggio 03, 2013

Ricordo intimo


Ricordo che l’ultima volta che vidi mia madre non potei abbracciarla. Che era l’ultima volta non lo percepii subito, lei era malata di un male che faceva paura, era infettivo e segnava profondamente anche la vita dei familiari: la TBC. C’era molta ignoranza a quei tempi e si aveva timore che il contagio avvenisse anche con un bacio.
Io per un lungo tempo mi vergognai di dire che mia mamma era morta di tubercolosi. Quella malattia colpiva soprattutto i poveri, e forse io non volevo far sapere che ero povero. Quei pensieri li ho superati.
Così l’ultima volta che vidi mia madre non potei baciarla. Quel mancato bacio, come quel mancato abbraccio, pesarono molto negli anni. Fu forse per quello che mia madre divenne nei miei pensieri un angelo, uno struggente pensiero d’amore per una donna che non vidi mai più.
Ricordo mio padre e il portiere dell’ospedale Maragliano, dove mia madre era ricoverata, frapporsi tra noi; erano pochi metri, ed io avevo il sole negli occhi. Eravamo all’aperto, non distanti dall’atrio dell’ospedale, c’era una sbarra che attraversava la strada e fermava anche me, lì a guardare mia madre con un vestito scuro, lei pallida con i capelli biondi. Mi sorrideva. Ricordo quel sorriso dolce e malinconico che mi rimase impresso nella mente per molto tempo. Aveva 42 anni, mia madre. Era bellissima, anche se le cure cortisoniche, che si sperimentavano a quei tempi, l'avevano gonfiata. Era bellissima lo stesso mia mamma...

‘Cara mamma io sto bene come spero sia di te…’. Ricordo che così iniziavano tutte le mie lettere speditele poi; quando poi mi dissero che l'avevano trasferita lontano, in un sanatorio in montagna. A quelle mie lettere non ebbi nessuna risposta. Avrei dovuto capire che qualcosa non andava. Mia mamma era morta dopo pochissimo tempo da quell’incontro e nessuno aveva avuto il coraggio di avvertirmi. Così io continuavo a scriverle. A scriverle e a sognarla.
Di mia mamma mi rimane soprattutto quel ricordo. Ho delle foto, ma il ricordo vale a scaldarmi il cuore più di ogni cosa. Sappiatelo tutti: i nostri genitori in verità non muoiono; noi portiamo nel nostro corpo i loro geni. Noi siamo la loro continuazione nel bene e nel male. Noi siamo semplici portatori di un testimone che ha impresso un atto d'amore.

giovedì, maggio 02, 2013

Psicocibernetica di Maltz Maxwell

Maltz Maxwell, nato nel 1899 e morto nel 1975, è stato un chirurgo estetico in un periodo dove chi vi si rivolgeva non era per avere le tette più grosse, le labbra a cannotto, gli zigomi pronunciati o il viso senza rughe, ma per problemi probabilmente più gravi. Maxwell, oltre a parlare, con una sensibilità umana e una competenza psicologica addirittura commovente, di operazioni come la rinoplastica, è stato uno di quei medici eroici che, proprio nel secolo scorso, si è fatto carico di ricostruire i corpi, i volti e le vite di coloro che erano stati colpiti dall’impietosa crudeltà delle due guerre mondiali.
Maltz Maxwell si era reso conto che operando nella ricostruzione dei volti fisici delle persone, procurava un cambio della personalità. Per altri dopo un intervento perfettamente riuscito, dove si poteva aspettare che l'operato sarebbe stata la persona più felice del mondo...invece si accorgeva che continuavano a comportarsi come prima.

In quel momento aveva capito che ognuno di noi ha un’immagine di sé che non si sovrappone esattamente con l’immagine esteriore. Quando chiudiamo gli occhi e ci visualizziamo (e lo facciamo sempre anche se non lo vogliamo) magari ci focalizziamo su qualche piccola imperfezione che nessuno nota, ma di cui noi ci preoccupiamo, e giorno dopo giorno, programmazione negativa su programmazione negativa, magari questa diventa un problema. (un naso un po più pronunciato, il seno un po piccolo, quel neo sul viso...ecc.).

Esisteva la prova che il cervello e il suo sistema nervoso operasse in conformità a noti principi della cibernetica per raggiungere i fini dell'individuo. I meccanismi della mente costituiscono, in sostanza, un meraviglioso e complesso sistema di guida automatico. Questo sistema di guida può agire per noi come meccanismo per il successo o per l'insuccesso. Tutto dipende da come noi operatori lo sappiamo guidare.

E' così che Maltz Maxwell ha preso la cibernetica, scienza che tratta di teleologia, ovvero degli aspetti fisici e matematici più che psicologici, per combinarla all'immagine dell'io. Ognuno ha una propria immagine dell'io che si riferisce al volto della personalità. Insomma ognuno ha una immagine di sé, che pensa di trasmettere agli altri. Maxwell associando la cibernetica alla psicologia ha operato una contaminazione che ha dato ottimi frutti: ha fornito la possibilità di trasformare personalità e relativi comportamenti cambiando l'immagine dell'io. Il termine Cibernetics fu coniato nel 1947 dal matematico statunitense Norbert Wiener, derivandola dal greco Kybernetes, che può essere tradotto con il termine: timoniere, pilota.

Maxwell attraverso il suo studio sostenne come sia stato davvero ironico che la cibernetica, partita come scienza delle macchine e dei principi meccanici, sia giunta a stabilire la dignità dell'uomo come essere unico e creatore. La psicologia al contrario arrivò invece a privare l'uomo di tale dignità. In sostanza coniugando la cibernetica alla psicologia abbiamo la possibilità di sapere come funzioni e come possa essere usata la macchina che possediamo e usiamo quotidianamente.

Nel libro Psicocibernetica pubblicato nel 1960 da Maltz Maxwell, vengono affrontati molti meccanismi che determinano la nostra autostima; argomento quanto mai attuale. Senza avere una buona opinione di noi, non riusciremo a raggiungere nessun obiettivo. In sintesi: un saggio fondamentale, in cui tra l’altro si spiega benissimo che nessuna operazione estetica e nessun accessorio esteriore può aiutare e convincere di valere o di essere attraente; se non lo siamo convinti, di valere e di essere attraenti, prima noi stessi. Il libro è un saggio anticipatore in cui vengono trattate tematiche antesignane: utile per comprendere alcuni disturbi del comportamento alimentare tipo anoressia o bulimia o altri comportamenti autolesionisti ecc. In fondo questo libro anticipa e racchiude tutti i temi principali degli attuali corsi di Programmazione Neuro-linguistica (PNL), Crescita Personale. Inoltre per certi aspetti lo studio di Maxwell anticipa anche quella biologia delle credenze sviluppata con l'epigenetica di Bruce Lipton. Tutto torna. Lo stesso effetto placebo, da mistero della scienza medica per cui non c'è spiegazione al potere della suggestione, è ormai un principio acquisito. Maltz Maxwell, da uomo religioso credeva ai miracoli, alla sorprendente accelerazione dei processi di risanamento naturale che ha il corpo umano, in virtù di una profonda fede. Con lui si può continuare a pensare che il medico cura, la fede guarisce.

mercoledì, maggio 01, 2013

Riflessioni sullo Scrivere

Perché scrivere? La scrittura ha bisogno di qualcosa di più del fare. Non è come fare la raccolta di farfalle o di lattine di birra: scrivere richiede applicazione, lo si impara e soprattutto si pratica, si frequenta, si vive.
La scrittura ha bisogno di metodo, ma poi è essa stessa metodo. Lo scrivere è una capacità che diventa passione e come tutte queste, prende poi il posto che merita nella vita.
Se poi il nostro scrivere diventa una cosa utile, civica, importante, questo non può che fare piacere; ma la molla che fa scrivere è un bisogno intimo di comunicare, di raccontare una storia, di fermare, dare vita a oggetti, ad emozioni, a cose che diversamente si pensa si perderebbero e non esisterebbero.
Se poi il nostro scrivere diventa anche professione è bello ma secondario; è importante, ma non da ricercare. Si scrive soprattutto per sé: per fare ordine nei sentimenti; cercare di comprendere il mondo. Scrivere spesso nasce da un bisogno impellente: quello di raccontare tutto; fermare la vita nel ricordo. Con lo scrivere si ha l'impressione di procedere per l'eternità.
Io poi me lo chiedo spesso: ma perché scrivere? Per raccontare qualcosa che può interessare; qualcosa che vale la pena che altri leggano? Appunto, che qualcuno poi legga. Ecco allora che il primo comandamento è leggere. Prima di scrivere bisogna leggere.
Lo scrivere poi può dare divertimento. Ad esempio lo scrivere gialli è un divertimento, è un raccontare storie che prima di tutto divertono chi le scrive; se poi si estende questo piacere, ecco che un editore pubblicherà il libro per lettori che verranno.
Ma poi in fondo ogni storia è un giallo, ogni racconto contiene una suspense: la nostra vita non è anch’essa un thriller? Sa forse qualcuno come finirà la sua vita?

Ma in fondo la verità l'ha detta forse un grande scrittore, Italo Calvino: Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.

Queste le mie riflessioni sullo scrivere. Riflessioni versate in un blog che ha appena compiuto 10 anni. E per oggi scrivo ancora: Buon Primo Maggio.