sabato, dicembre 30, 2006

Oggi è stato impiccato Saddam Hussein

E così il tirannicidio è stato compiuto. Morte al dittatore, e di dittatori uccisi se ne sono visti tanti nella storia: è un po’ la metafora del potere maligno, che dimostra ogni volta la sua caduta atroce. Si fa presto a personificare il male, ad addossare tutte le colpe ad una persona, ed alla cerchia di fedeli esecutori di ordini criminali. Il tempo, poi si dice, è galantuomo e restituisce quello che si è seminato; ma la barbaria dell’intervento di un boia, a perpetuare un assassinio per un assassinio è ancora contro l’uomo e la sua umanità.
Che tristezza vedere il rito di un omicidio pubblico e l’esposizione di un cadavere come un supremo atto di giustizia. L’uccisione di un despota come una catarsi per liberarci dal Male; come un monito a futuri tiranni, che paradossalmente pullulano nella nostra vita sociale e inconscia.
Muore un Saddam ma non la colpa di Bush e della sua democrazia nel fomentare guerre, torture, morti innocenti; non la colpa di un potere che, nel nome del mercato e degli interessi particolari di una sola nazione, ha creato altri tiranni come Pinochet, Videla, Stroessner, Jean Claude Duvalier, Somoza…per citarne alcuni - quando il Sudamerica era considerato il suo ‘giardino di casa’.
Saddam come Mussolini e Hitler, si era ipotizzato; dimenticando che quegli uomini incarnavano il ‘progetto’, sostenuto dalla stessa malvagità di ognuno, di considerare quello ‘diverso’ da noi, come un male da distruggere…povero male. Continua. Continua nell’illusione della pena di morte: è forse diverso Bush? Sono forse diversi i sostenitori dei tiranni e i loro boia?
*Pubblicato oggi su L'Unità (31/12/2006)

venerdì, dicembre 29, 2006

Buon Anno 2007

Non lo dite a nessuno, solo pochi amici lo comprendono, dobbiamo vivere per andare all’inferno. Nelle notti d’amore dove siamo stati concepiti e abbiamo concepito, anche una luce fievole di candela sorprende. Non possiamo vivere nell’oscurità. Non possiamo non aspirare al volo.
Poi possiamo anche bruciarci le ali. Finché non facciamo nostro questo ‘muori e diventa’, noi vivremo stranieri in ogni luogo.
Questo è un invito a sperimentare su di noi le cose, a viverle pienamente. Nessuna cosa vada perduta. Un augurio a vivere il presente. Un augurio del qui e ora per il 2007, e sempre.
Così ispirato dai versi di J.W. Goethe, della poesia del ‘Beato struggimento’ tratta da ‘Divano occidentale-orientale’, ho scritto questi miei per gli auguri un buon anno 2007 a tutti gli amici.

lunedì, dicembre 25, 2006

Riflessione sul Natale 2006

Il Papa, Benedetto XVI, si domanda se l’uomo di oggi ha ancora bisogno di un salvatore…la risposta io l’ho trovata grazie ad un piccolo libro di David Maria Turoldo: profezia della povertà. E’ in questa profezia, nel messaggio di povertà di Cristo, che vive la salvezza dell’uomo.
Cristo può nascere ovunque, a Betlemme come a Napoli; a Parigi come a Bombay. In verità egli nascerà sempre in periferia e verrà sempre ucciso in una prefettura. Cristo incarna il dramma umano. La prima relazione che ha Dio con l’uomo, dopo averlo cacciato dall’Eden, è per domandargli: ‘Caino, che hai fatto di tuo fratello?’. Da quel momento inizia la difesa del misero, dell’inerme, dell’offeso, del giusto che soccombe e parte da lì la ‘profezia della povertà’, che si concretizza con la nascita di Cristo. ‘Beati i poveri di spirito…guai a voi ricchi’. ‘E’ più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei cieli…’. Cristo insegna per primo lo spirito di povertà.
Naturalmente lo spirito di povertà è una conquista che deve fare non solo il ricco, ma anche e soprattutto il povero; perché il desiderio di possesso di beni materiali, oltre quelli che ci permettono di vivere, è di tutti. Lo spirito della povertà significa avere il cuore libero. Libero di essere non uguale al ricco, per non invidiarlo né cercare di imitarlo. Non serve entrare nell’interpretazione della parola povero; basta sapere che la povertà è la legge del mondo. E’ la povertà che ispira l’economia ed ogni rapporto tra uomo e uomo.
Senza lo spirito di povertà non si trovano risposte. Non c’è salvezza. Sì, perché la ricchezza eccessiva di beni materiali significa diminuzione irreversibile delle risorse mondiali. Il motto della salvezza dovrebbe essere: meno è più.
Così, quando l’uomo troverà il coraggio di affermare che tutto quello che ha prodotto fino ad oggi non gli serve, evolverà verso una condizione superiore: diverrà ricco senza smettere la coscienza di essere povero. Si salverà.

domenica, dicembre 17, 2006

L'albero o il presepe?

Il presepio che è diventato una bandiera dell’italianità e dell’affermazione cattolica non si discute…ma perché tutte quelle polemiche? Presepe si, presepe no? Ognuno si faccia i presepi suoi. Io quest’anno intanto a Natale ho deciso: farò solo l’Albero di Natale. In verità il presepe ce l’ho già confezionato dentro una scatola e basterà tirarlo fuori e aggiungere il ‘bambinello’, la sera di Natale.
Un amico mi ha convinto a fare solo l’albero di Natale con una riflessione semplice: l’albero di Natale è meglio delle donne e dà agli uomini un senso di rivincita in famiglia. Infatti, l’albero di Natale se ne frega di quanti alberi di Natale hai avuto prima di lui o se ne hai uno artificiale nell’armadio; non da’ fuori di testa se usi lucine esotiche, lo guardi da sotto o gli rompi le palle. Inoltre l’albero di Natale non si ingelosisce se sei circondato da altri alberi di Natale e non si innervosisce se guardi la partita per tutto il giorno…poi terminate le feste puoi lasciarlo sul marciapiede e aspettare che lo portino via, diversamente se lo leghi e lo butti nel bagagliaio della tua autovettura non si lamenta. Davvero uno spasso. Viva l’albero di Natale.
Ma io aggiungo evviva le donne. Evviva le donne che ti aiutano a fare l’albero di Natale; quelle che ti aiuteranno a decorarlo con gusto, a mettere la stella cometa sulla punta dell’albero. A proposito, senza stella cometa che indica una nascita dove fa a finire il Natale?
Però lo sappiamo: se Gesù Bambino è l’elemento principale del presepe, se Babbo Natale deposita i regali sotto l’albero addobbato, alla fine disferemo il presepe e butteremo via l’albero con la Befana. La donna che ci rimane.

giovedì, dicembre 14, 2006

La matematica non è un’opinione?

Se la matematica non fosse un’opinione l’uomo avrebbe trovato un modello perfetto, un sistema unico per misurare e comprendere il mondo; invece non è così. Grazie a Dio, la matematica è un’invenzione dell’uomo e con questa si ha l’ulteriore risultato che non esistono certezze assolute. Tutto questo lo ha spiegato bene Godel: il metro che usiamo per misurare le cose, ci dà un risultato riferibile a quello stesso metro. Quel metro però non è la realtà. La legge naturale segue formulazioni che noi non conosciamo. Semplicemente, per Godel, la completezza dell'aritmetica non poteva essere dimostrata dagli assiomi dell'aritmetica stessa: occorreva qualcos'altro.
Così non solo la matematica è un’opinione, ma è il più grande ed articolato sistema di opinioni che l’uomo abbia mai prodotto ed è, come tale, discutibile, opinabile, modificabile e adattabile. Altrettanto vale per tutte le altre scienze in generale.
Se poi aggiungiamo le scoperte di Heisenberg, per cui non si può conoscere contemporaneamente e con precisione la posizione e la quantità di moto di una particella subatomica, crolla ogni pretesa razionalistica della ragione di spiegare tutto. Addentrandoci nell’infinitamente piccolo troviamo solo delle probabilità, mai delle certezze.
Con i nostri sistemi di indagine produciamo dei teoremi né veri, né falsi. Non produrremo mai sistemi perfetti.
Prendiamo ad esempio il linguaggio come un modello o sistema di rappresentazione e affermiamo: “questa frase è falsa” Cosa significa? Se la frase è vera allora è vero che è falsa e quindi non può essere vera; se invece la frase è falsa, allora è falso che la frase è falsa e quindi deve essere vera. La frase è semplicemente indecidibile, ovvero è sia falsa che vera e sia non-falsa che non-vera. Partendo da ciò possiamo allora con serenità aspettarci dalla scienza risultati sempre imperfetti e modificabili.
Con questo ragionamento semplice e profondo sono arrivato a capire che sia l’osservato che l’osservante agiscono in un mondo a sé stante e quindi hanno sempre una cognizione della realtà limitata. Ecco i nostri limiti, le nostre debolezze che ci hanno fatto paradossalmente pensare a Dio.
Ora questo Dio lo ringraziamo con la sottintesa speranza di riuscire a prendergli le misure con la matematica. Noi poveri tapini. Noi chiusi in una dimensione umana, capace però di pensare l’infinito. Non ci rimane che il mistero. Questo.

mercoledì, dicembre 06, 2006

Informazione e sapere

Tutto ruota intorno all’informazione e su quello che ci viene propinato. Oggi abbiamo, grazie alla Rete e alla tecnologia elettronica, la possibilità di avere maggiori informazioni e soprattutto verificarle. Naturalmente prima bisogna sviluppare un pensiero critico e dopo andare alla ricerca dei riscontri di quanto viene detto da radio, stampa, televisione e Internet.
Siamo passati nei secoli, dalla selce al silicio, ovvero dalla pietra che incideva nella roccia segni, al granello di sabbia dove viene ‘inciso’ un microcircuito elettrico: il microchips. Siamo passati dal libro ed il giornale stampato ad Internet, passando dalla radio e la televisione.
Ora con l’allargamento della parte informata dovremmo avere più democrazia, meno potere oligarchico, meno abusi e più diritti…ma non è ancora così.
Pur riuscendo a levare molto potere ai nuovi ‘principi medievali’, il controllo del potere sull’informazione è ancora forte. L’influenza mediatica gioca ancora ruoli prepotenti. Si può essere famosi e impuniti, come si può cadere nelle gogne pubbliche e diventare ‘mostri’ con la stessa facilità. Ora penso che succeda questo perché non si è ancora sviluppata tutta la potenzialità dell’informazione su Internet: questa sarà in grado di sovvertire ogni controllo.
Per Internet però esiste un ulteriore bisogno di verifica. Con la possibilità di tutti di immettere in Rete informazioni, bisognerà sempre più attestarne la veridicità. C’è un aspetto moltiplicatore, dovuto al ‘copia e incolla’, che però potrà essere scoperto anche ai meno abili navigatori di Internet con i motori di ricerca.
Come vediamo il re è sempre più nudo. Sapendo poi che senza consenso popolare non governa nessuno, l’informazione diventa la vera arma di difesa e di conoscenza vera verso il potere in generale.
Però intanto per l’eccesso di informazioni siamo storditi, siamo groggy come pugili. Esempio: sapevate che l’aviaria non è mai stata veramente pericolosa? Che esiste già una alternativa al petrolio? Che esistono le risorse per sconfiggere la fame nel mondo da subito?...Purtroppo paradossalmente non sappiamo neppure più quali sono i frutti di stagione della terra. Così non conosciamo più neppure i sapori veri…ed il piacere di tornare a dire: ‘che bello, fra poco è il tempo delle fragole’. Una semplice informazione che è frutto di un sapere.
Allora? In sostanza siamo sempre noi a dirigere l’interesse su dove e come trovare l’informazione e dirigere quindi il nostro sapere. Per questo il fattore umano è sempre preminente.
E’ colpa nostra se si scambia per informazione l’oroscopo, e la consapevolezza del nostro essere con il rispecchiarsi nei reality show televisivi.
In tempi di complotti, di guerre mediatiche, di persuasori occulti bisogna sempre più sviluppare il senso critico e dare ascolto al nostro sentire intimo: passa anche da lì buona parte della verità.

lunedì, dicembre 04, 2006

messaggio inequivocabile

Il viaggio in Turchia di Papa Ratzinger ha segnato un punto importante per riavvicinare Occidente e Islam. L’incontro nella Moschea Blu tra il Papa cristiano e l’Imam islamico per pregare insieme lo stesso unico Dio, Padre di Abramo e Giacobbe, è stato un momento che resterà nella storia e toglierà a tutti- specialmente a certi nostri politici- il pretesto di scontri e negazioni tra le due religioni. Le colombe della Pace hanno volato unite, per una straordinaria coincidenza, nelle immagini dei rispettivi doni.
A Costantinopoli poi c’è stato il rilancio dell’ecumenismo messo in forse da molti pseudo-teologi, teocon e preti cattolici vari. C’è stato un dialogo ecumenico tra le chiese cristiane e interreligioso con l’Islam che darà buoni frutti. Servirà spero ai credenti, a chi segue i precetti religiosi, a sentire rispetto e riconoscimento di chi prega quell’unico Dio onnipotente e misericordioso.
Troppo spesso si sente parlare tra noi di: no alle moschee, di frontiere cristiane, di guerre religiose, di invasioni islamiche; discorsi fatti poi da persone che alla domenica si possono trovare in chiesa ad ascoltare la Santa Messa…ma avranno capito qualcosa?
Papa Benedetto XVI all’Angelus di domenica ha poi concluso ricordando l’esperienza dell’Avvento, dell’approssimarsi del Santo Natale: «Viene nella storia dell'umanità, a bussare alla porta di ogni uomo e di ogni donna di buona volontà, per recare agli individui, alle famiglie e ai popoli il dono della fraternità, della concordia e della pace». Non sbagliano Papa Benedetto XVI e il Patriarca Bartolomeo I: è l'Europa la terra da evangelizzare. E’ dell’Occidente lo scandalo della miseria delle altre parti del Mondo.

domenica, dicembre 03, 2006

Tempo di regressione

E’ vero sono tempi di regressione femminile; come d’altronde anche maschile. In termini storici basta osservare la classe cosiddetta dirigente e chi l’accompagna, quale specchio della situazione culturale più generale, per accorgerci che viviamo tempi infelici. Quello che consola però è sapere guardare l’aspetto ridicolo di tutta la situazione. Già, gli uomini di potere ed in vista, a partire dalla maschera di Berlusconi, con il panorama che ci circonda è tutto da ridere.
Certo che la commedia italiana ha aspetti tragico-comici: da Pio Pompa a Scaramella, passando per Briatore e Vittorio Emanuele, si può trovare di tutto. Alla fine siamo più Totò che Le Carrè. L’anima italiana? I difensori del cristianesimo cattolico romano? Tutti falsi e poco cristiani. Ecco i cavalieri e quali donne per questi?
Tutto è conseguente, quindi non c’è una condizione femminile in crisi ma una cultura ed un costume in discesa libera.
Ma non disperate. Basta fare un ‘giro’ sui blog femminili, quelli delle simpatiche, irriverenti ragazze che usano la Rete, per accorgersi che dentro le crisi si sviluppa qualcosa che ci farà rinascere, risalire dalla situazione attuale.
Queste nuove bloggers, queste giovani donne ci sbattono in faccia tutta l’ipocrisia della sessualità repressa e tutti gli stereotipi di una moda che soccorre i maschi; loro davvero sempre in crisi.
Per queste ragazze persino l'ancestrale venerazione nei confronti della vagina vacilla dinnanzi al rapporto idilliaco che il maschio riesce ad instaurare con i suoi personalissimi feticci. Distaccati e solennemente disgustati dai membri del loro stesso sesso che hanno l'ardire di possedere più di due paia di scarpe, i maschi covano sentimenti passionali e travolgenti, che arrivano a palesarsi con dimostrazioni di imbarazzante adorazione, verso una squadra di pallone, verso un gadget tecnologico, una automobile o un accessorio modaiolo di nicchia.
Per questo affermano che dentro ogni maschio batte il cuore di un bambino microcefalo. Questo ‘Sguardo delle donne’ non è quello che avverte Rossella Ronti,
ma è un aspetto che forse aiuterà i maschietti ad interrogarsi sulle loro relazioni. Sì, perché -come dice Sharon Stone- ‘Forse le donne sanno fingere gli orgasmi. Ma gli uomini sanno fingere intere relazioni’. E chi scrive questo è un maschio.