sabato, giugno 28, 2003

Riflessione sulla democrazia

Nelle vecchie sezioni del PCI si apriva il dibattito; c'era il centralismo democratico e le decisioni pure discusse, raggiungevano poi una sintesi nell'esecutivo: si decideva il già deciso. Oggi è cambiato il modo di far politica ma ancora le decisioni si prendono da pochi capi chiusi in qualche stanza. Pensate che Berlusconi interpelli le sue sezioni territoriali per prendere le decisioni? Egli ha i suoi sondaggisti che gli rispondono subito: "si può fare". Fatto! Infatti, per lui è già stato fatto tutto.
Oggi ci sono i cosiddetti partiti liberali che sono diventati i partiti degli eletti; se poi gli eletti sono stati scelti uno per uno dal capo, si capisce cos'è un regime. Avete visto come sono votate le leggi in questi ultimi tempi? Compatti, senza problemi di coscienza o di dissenso, lo schieramento governativo vota all'unanimità. Guai a richiedere il voto segreto, scoppierebbe subito una bagarre: ci potrebbe essere qualcuno che sfugge al controllo.
Così andiamo verso una forma di democrazia che da rappresentativa e partecipata diviene formale e delegata. Per superare questa involuzione della democrazia, un politologo americano, James S. Fishkin, ha proposto "il sondaggio deliberativo" che basandosi sul successo già ottenuto dai sondaggi d'opinione, rappresenta un tentativo di superarne i limiti tradizionali e di migliorarne la qualità. Qua però entra in gioco il ruolo dei mezzi di comunicazione, in particolare Tv, la radio e i giornali che possono riflettere i risultati dei sondaggi per poi discuterne in modo che l'intera nazione potesse trasformarsi in un'enorme stanza in cui possa avvenire una discussione e quindi un processo deliberativo. Allo stato attuale visto la proprietà, la qualità e il tipo di informazione siamo molto distanti da ottenere risultati non viziati da un'ignoranza razionale- termine coniato dagli scienziati sociali per definire l'atteggiamento delle persone che vanno a votare o che si sottopongono semplicemente a un sondaggio d'opinione.
Ecco allora come l'informazione, nel suo ruolo di far conoscere e formare opinioni, è alla base di una vera democrazia che continui a considerarsi partecipata.
Superare l'ignoranza è l'obiettivo principale. Le antiche discussioni nelle sezioni comuniste, socialiste, democristiane o repubblicane, anche per la mancanza di uno strapotere raggiunto dalla TV attuale, offrivano almeno la possibilità di conoscere le decisioni. Oggi tra Grandi Fratelli, telegiornali schierati, adesioni fideistiche e ideologiche, l'ignoranza avanza. Senza questa situazione si avrebbe senz'altro un maggiore cambiamento di opinioni, una sentita responsabilità alle decisioni e quindi un esecutivo più attento alla democrazia. Con tutto questo pensate, ad esempio, che la guerra all'Iraq sarebbe stata ugualmente dichiarata?



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