Caduta cuori di Massimo Gramellini
Nel bel mezzo della Pianura Padana c'è una città, Milano. Nel bel mezzo di Milano c'è una Galleria. E, nel bel mezzo della Galleria, un ottagono sovrastato da una cupola, bella anch'essa, come tutto ciò che rispetta le leggi dell'armonia. Ma un brutto giorno i passanti guardarono all'insù e scoprirono che nel bel mezzo della cupola erano spuntati degli enormi cuori di legno rivestiti di lustrini e sponsorizzati da una nota marca di cristalli. Le appendici pacchiane penzolavano minacciose sulle teste dei milanesi. Le dimensioni e il luccichio da varietà televisivo della messa in scena producevano una falsa allegria. Più che il salotto di Milano, quei cuori grotteschi ricordavano gli addobbi di una discoteca. Mancava soltanto che qualche cubista ci si appendesse, per oscillare avanti e indietro come su una liana, sorvolando lo sguardo allibito dei giapponesi e quello arreso degli indigeni, ormai assuefatti a qualsiasi bruttura.Evocati da qualche spirito ribelle, gli angeli precari della bellezza si precipitarono in Galleria, presero la forma del vento e cominciarono a soffiare sempre più forte, fino a quando uno dei maxi-cuori si staccò in un frastuono terribile. Ma gli angeli della bellezza sono spesso distratti e si dimenticarono di avvertire una signora che passava lì sotto. Così il cuore luccicante le cadde in nuca, trasformandola in una martire del cattivo gusto. La signora guarirà presto dal trauma cranico, ci auguriamo. La bellezza invece rimane in prognosi riservata.
da La Stampa de l'11 dicembre