venerdì, marzo 14, 2025

'C'è del marcio in Occidente' di Piergiorgio Odifreddi

C'è un libro scritto dal matematico logico Piergiorgio Odifreddi: 'C'è del marcio in Occidente', (Raffaello Cortina 2024) che descrive bene il pensiero 'marcio' occidentale; quello nato in Europa è che domina o ha dominato il mondo. Nel libro sono riportati interessanti passaggi di numerosi uomini di cultura paradossalmente cresciuti e vissuti in occidente o meglio in quella che chiamiamo la sua civiltà. Dostoevskij, Gandhi, Einstein...di quest'ultimo riporta un pamphhlet -Come io vedo il mondo- che dice tra le altre cose sempre attuali: (Antimilitarismo) “La cosa veramente preziosa nella vita umana non mi sembra essere lo stato, ma l’individuo. E la peggior manifestazione della vita gregaria è il militarismo, che io aborrisco. Che un uomo trovi piacere nel marciare inquadrato a suon di musica, basta per meritargli il mio disprezzo. Costui ha ricevuto un cervello solo per sbaglio: un midollo spinale era tutto ciò di cui aveva bisogno.”
“(Pacifismo) La guerra mi sembra ignobile e spregevole. Preferirei lasciarmi fare a pezzi, piuttosto che partecipare a un’azione così miserabile. Ciò nonostante, la mia considerazione dell’umanità è così alta, da farmi credere che questo flagello sarebbe da lungo tempo scomparso, se il buon senso delle popolazioni non fosse stato sistematicamente corrotto dagli interessi politici e commerciali, per mezzo della scuola e della stampa.”...una visione, radicalmente anti-occidentale. Come quella di tutti gli altri: Fidel Castro, Nelson Mandela, Patrice Lumumba, Martin Luther King; nuovamente di quest'ultimo citato: “Io credo, spero, prego che qualcosa di nuovo possa emergere nella vita politica, e produrre un uomo nuovo, delle istituzioni nuove, e una vita nuova per l’umanità. Ma so che non succederà, a meno di una radicale rivoluzione dei valori. Fino a quando le macchine e i computer, il profitto e le proprietà continueranno a essere considerati più importanti delle persone, la triade nera del razzismo, del materialismo e del militarismo non potrà essere sconfitta. E una civiltà può andare più facilmente in bancarotta per la morale che per la finanza.”
Poi ancora ci sono le note di altri personaggi che hanno a loro modo messo in in discussione le prerogative formali del pensiero Occidentale; Konrad Lorenz, Aleksandr Solženicyn, Charles Darwin.
Sembra che razzismo, colonialismo, militarismo, capitalismo, guerre mondiali sia tutto partito dall'Europa e dalla sua civiltà: un mondo che ha condizionato l'umanità come nessun altro. Nella riflessione dell'autore non manca i riferimento alla religione dell'unico Dio, al monoteismo che abbraccia giudaismo, islam e cristianesimo: per tutti 'Dio con noi'.
Altro paradosso che chi ha fatto nascere l'America con la sua civiltà e l'ha portata ad estremizzare l'Occidente in ogni maniera oggi se la ritrova contro. L'America figlia e matrigna dell'Europa pare voglia far scontare le sue colpe secolari. Ma l'America o meglio gli USA -i nostri liberatori dal fascio-nazismo- non sono certo immuni da grandi peccati contro l'umanità. Non va dimenticato che l'attuale Occidente comprende oltre gli Stati Uniti, “l’Europa, Israele, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, e in parte il Giappone, costituiscono una fluida alleanza, che canta in coro über Alles. Cioè, “uniti siamo il meglio del mondo”. Anzi, “siamo gli unici degni di considerazione”.
Nel caso del modello economico-politico dell’Occidente, basato sul combinato disposto di mercato e democrazia, l'Occidente pensa che sia il miglior di tutti i modelle possibili: ma questo atteggiamento che piace a noi, 'può diventare un accidente per gli altri'. Un momento di riflessione lo apporta il libro sul nazismo, il terrorismo e le religioni: genocidi, attentati e crociate sono parti di un Occidente che non ha mai smesso di governare il mondo. Per vincere il nazismo si è dovuto usare una medesima violenza. La stessa guerra in Ucraina porta molte responsabilità delle politiche europee.
Un libro da leggere sicuramente, anche se poi non si può essere d'accordo su tutto il 'marcio' evocato, che si conclude con gli aspetti filosofici che hanno determinato la cultura dell'Occidente a partire dai Greci.

mercoledì, marzo 05, 2025

Il Pniec e il nucleare

Il PNIEC, ovvero il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima; nato nel 2019 si prefiggeva di attuare un piano di sostenibilità energetica per salvaguardare il clima. Lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili con l'occhio mirato ai costi e ai benefici ambientali con date utili alla decarbonizzazione quali il 2050. Il PNIEC non parlava di nucleare e tra le molte voci c'era il contributo in base agli abitanti ai Comuni che investivano nel risparmio energetico. Ma ecco che il 1 luglio del 2024 nel trasmettere il PNIEC a Bruxelles, veniva aggiunto con una nota del ministro Gilberto Pichetto Fratin il rilancio del nucleare; in particolare lo scenario sull’energia nucleare, sia da fissione nel medio termine (a partire dal 2035) che da fusione (a ridosso del 2050).
Ricordo che immediata fu la risposta a tale scelta e in un appello, lanciato in una lettera aperta, da Energia per l'Italian un gruppo di docenti e ricercatori diceva: 'È indispensabile rivedere gli scenari proposti nel Pniec che prevedono l’impiego del nucleare, perché tali ipotesi, oltre a essere palesemente irrealizzabili, sottrarrebbero importanti risorse all’obiettivo della decarbonizzazione per il nostro Paese'.
Di 'scelta irrazionale' invece parlano il WWF Italia, Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club e Transport&Environment. 'L’inclusione dell’atomo serve solo a mantenere lo status quo perché qualsiasi apertura alle tecnologie nucleari fissili, che in realtà nulla hanno di nuovo, dopo che in Italia ben due referendum si sono espressi in senso contrario, avrebbe comunque tempi ben più lunghi di quelli dettati dalla traiettoria della transizione'.
Tutto la dice lunga sulla distanza dei proclami dell'esecutivo sul nucleare e la realtà. Non abbiamo risolto il problema di dove collocare il deposito delle scorie nucleari. Non abbiamo concluso i lavori di smantellamento delle centrali chiuse dopo il referendum contro l'atomo del 1987. E non abbiamo neanche un piano sul da farsi.
Emblematica è la questione del rientro in Italia, dalla Francia e dell'Inghilterra, delle scorie radioattive previste entro quest'anno. Nel 2001 a oggi abbiamo pagato circa 1,2 miliardi di euro per farcele tenere fuori dall'Italia. Poi bisogna saper che dovranno rientrare oltre 235 tonnellate di scorie nucleari il cui costo pagato è in realtà riservato....e ora dove le metteremo? Nessuno le vuole.
Ad oggi forse non tutti lo sanno ma abbiamo sul territorio italiano 20 depositi temporanei di rifiuti radioattivi. Sono quelli dei centri di ricerca, degli ospedali con le loro sezioni di radiomedicina, di diagnostica, di trattamenti oncologici con radioisotopi o diagnostica per immagini nucleari; ma quelli previsti per il rientro dall'estero sono ad alta attività, e andranno stoccati all’interno di un deposito geologico di profondità, e anche quello, insieme al dove al momento è in fase di progettazione.
Tutti argomenti che fanno allontanare il governo dalla realtà.