Maria Zambrano è stata una filosofa e saggista spagnola. Nata a Vèlez-Malaga il 22 aprile 1904, è morta a Madrid il 6 febbraio 1991.
Sono passati giusto 25 anni dalla scomparsa di questa grande filosofa che nel 1988 venne insignita del Premio Cervantes, che è il più grande riconoscimento della letteratura di lingua spagnola. Interprete molto attenta e sensibile dell'opera di Miguel de Unamuno e della poesia di Antonio Machado, fu tra le prime donne spagnole ad intraprendere le carriera universitaria in un contesto in cui una filosofa, nella Spagna degli anni Trenta, era quasi `una donna barbuta', un'eresia, una curiosità da circo.
Di Maria Zambrano ho appena terminato di leggere: Verso un sapere dell'anima. Un libro ricco di spunti poetici e filosofici dove l'autrice conduce una sfida costante al pensiero oggettivante che tende a negare l'anima stessa da cui trae origine.
Non è un caso che Maria Zambrano ricevette il premio Cervantes. La sua scrittura era densa e suggestiva e più vicina al linguaggio poetico che filosofico. In sostanza per Maria Zambrano è la Poesia il motore degli eventi e la Filosofia è nata da lei. Con Aristotele abbiamo una scissione tra i due strumenti di conoscenza, che se riportati ad una unità seppur contradditoria aiuta a trovare l'essenza del Sapere. Per Maria Zambrano la Filosofia ha sempre perseguito un sapere logico, fisico; un sapere che seppur intriso di poesia era rivolto alla materia, alla realtà. Maria Zambrano sostenne che la Filosofia avrebbe dovuto cambiare passo: prendendo spunto dalla Poesia, dall'accostarsi al sapere nelle diverse forme, l'abbandono alla Res Cogitans avrebbe permesso un sapere dell'anima, un sapere della trascendenza umana.
Per Maria Zambrano la Poesia è una sapere al pari della Filosofia per la sua esemplare azione della parola. Il filosofo e il poeta si identificano con la loro opera più di qualsiasi autore in altre opere. Con la Filosofia e la Poesia si ha una fusione tra intelligenza e anima dove in una oasi di pace la vita trova il suo specchio vitale. (pag.55)
A dispetto della tecnica e dell’empirismo incombenti, secondo María Zambrano la poesia è vivencia, fonte viva che salva la ragione e la riscatta da ogni schematismo idealistico, da ogni riduzione fenomenologica. La poesia ospita il pensiero nella sua fase nascente: offre uno sguardo sul mondo che rende più ricca l’esperienza del vivere. Restituisce la voce del cuore: non tanto la sede degli affetti e delle emozioni, quanto la misura ultima e radicale di ogni creatura, il centro etico (non sentimentale) che dice il valore autentico dell’individuo. La poesia si immerge nella vita, o meglio accoglie la vita che le viene incontro, ne condivide disperatamente e amorevolmente la caducità, la vanità, l’esiziale volgere, perché in questa pietas riconosce forse la propria creaturalità, ama se stesso riconoscendosi parte dell’umanità: La poesia è stata, in tutti i tempi, vivere secondo la carne.
Non sarà allora un caso che Maria Zambrano prenda l'opera di Dante Alighieri: 'La Divina Commedia' come l'opera che mette al centro una idea di Uomo che si sa misurare con la divinità. Un Uomo che seppure cosciente di una condizione umana bassa sa trarre dalla presenza divina la sua ragione illuminata dalla fede e dall'amore.
Insieme alla Poesia e alla Filosofia, Maria Zambrano aggiunge la componente religiosa a saldare la ricerca della unità originaria della propria vita.
La metafora è per Maria Zambrano il nesso per arrivare al divino. Il 'portare fuori', funzione proprio della metafora, è il risultato della trascendenza: il sapere che esista qualcosa al di là della Scienza e della Tecnica. Anche qui poi scopriamo che la metafora è prodotta in termini quantitativi dalla Poesia.
La metafora è anche il valore della letteratura che riporta ad un tempo molto lontano, ancora prima del pensiero, quando non c'erano altri modi per comprendere e definire la realtà.
Maria Zambrano nel suo saggio, si sofferma su una metafora che secondo lei porterebbe diritti all'anima, e che non è stata ancora ben compresa: Vedere attraverso il cuore. Questa è, per Maria Zambrano, la metafora della conoscenza più vera: l'espressione poetica insieme misteriosa e audace.
Il saggio Verso un sapere dell'anima, prosegue con capitoli tutti orientati a far conoscere quanto sia importante recuperare alla Filosofia quella conoscenza che ai primordi era abitata da angeli e demoni. Maria Zambrano ripercorre le varie fasi della relazione tra l'uomo e il divino, a partire dalla nascita degli dèi greci e della filosofia, analizzando la peculiarità della religione cristiana, fino ad arrivare agli esiti nichilistici della tradizione occidentale.
Dopo questo saggio, in un certo senso propedeutico, scriverà l'opera più importante e significativa della sua vita: L'hombre y lo divino. L'Uomo e il divino (1953). Un grande lavoro di questa donna filosofa-che rimane tra le più rappresentative del pensiero contemporaneo- per recuperare lo spirito di trascendenza utile ad elevare l'umanità e il suo destino.
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