Di William Least Heat-Moon avevo letto la sua trilogia sul viaggio- 'Strade blu', 'Prateria' e 'Nikawa'- e ora sto leggendo il libro 'Le strade per Quoz- In giro per l'America'. Questo autore è per me un grande narratore di viaggi e con questo libro tira le somme su cosa si intenda per viaggio. Venticinque anni dopo 'Strade blu', Least Heat-Moon torna a raccontare l'America meno battuta, e più sorprendente, attraverso sei viaggi, o, meglio, sei vagabondaggi nel cuore del paese.
Il libro pur frammentario diventa una superlativa sintesi del viaggio, del vagabondare, del guardare intorno per scoprire quanto ci rimbalza dentro; quanto l'imprevisto è ad ogni angolo con la storia che procede sempre davanti. Tralasciando le metafore sempre presenti, il viaggio per William Least Heat-Moon diventa il mistico rituale del gioco della vita.
Ma cos'è il Quoz riportato nel titolo? Bisogna sapere che i Quoz sono tutte quelle particelle di insolito, di imprevedibile, di incongruo e di prezioso che incontriamo nel cammino della nostra esistenza. I Quoz sono oggetti, paesaggi, eventi, ma sono soprattutto persone, incontri lungo via, che si trasformano in ricordo, in ciò che resta una volta tornati a casa. Il granello di sabbia intorno cui si forma la perla della memoria, e quindi del racconto. Ecco cosa scrive l'autore sul Quoz nel libro a pagina 9:
'Esiste un'altra lettera con la stessa percentuale di parole gioconde e curiose, che cosí numerose hanno a che fare con questue, questioni e quintessenze? Non è una lettera particolarmente q-riosa? Come può un seguace del quadrivio non amare la lettera Q? Come può un difensore dei diseredati non amare una lettera che è la meno usata sulla tastiera, quella che non diventa mai lucida per l'uso?
Eppure la Q, alfabeticamente superflua, ha i suoi tranelli: quanto alla lingua, c'è quaglia e quegli; quanto al significato, c'è quiescenza e quietanza; e c'è quadrare (ridurre in forma quadrata) e quadrare (soddisfare), quagliare (far cagliare) e quagliare (ottenere un risultato). E per infittirne il mistero, la Q ha il suo lato oscuro, ovvero parole che turbano la quiete: quartana, quassazione, quarantena, querela, questura, querulo, quartigliere, quatto, querimonia, quarantottesco, quaqquaraquà, quattrocchi.
È una lettera che ha subito una privazione, impoverendo il linguaggio mentre noi eravamo tutti presi a mettere i puntini sulle i trascurando le q; se Shakespeare le aveva, quelle parole perdute, perché noi non le abbiamo piú? Ecco un quorum di esempi di quæstio (vexata o meno) maturi per un revival, pronti per soddisfare voi querenti: qualmente (come), qualsia (qualsiasi), quartierare (stabilirsi), quassare (scuotere), quattrinaio (avido), quereloso (lamentoso), quiescente (dormiente), quitare (saldare). E poi c'è il comodo quisquiglia: nel suo senso piú arcaico (ed etimologico) significa impurità, nell'altro indica le minuzie, le cose di poco conto di una vita o di un libro.'...
Ecco per l'autore se uno si mette in cammino, anche solo per fare la spesa, se ha lo spirito giusto succede sempre qualcosa; trova sempre la componente che lui chiama Quoz, che in sostanza rappresenta l'imprevisto, l'incontro curioso, il pensiero laterale.
Quoz, un sostantivo che contiene in sé il mistero, l'incognita, una cosa strana. Quoz è l'inaspettato, la sorpresa, ciò che si cerca inconsciamente nel viaggio. Bisogna dire che la massima autorità mondiale sui Quoz, il quozzologo per eccellenza è William Least Heat-Moon.
Così basta una passeggiata anche intorno a casa per raccontare il mondo; raccontare la storia di una terra che si muove sotto i propri passi. Perché un viaggio sia ad alto tasso di quozzità deve essere percorso lentamente, con l'animo di chi è disponibile all'incontro.
Il viaggio in sostanza è un racconto che ne racconta altri.
A proposito di Quoz, i toponimi delle cittadine statunitensi sono davvero molto strani e rivelano un paesaggio caotico, una conquista dell'ovest sgangherata e effimera, sfuggevole...William Least Heat-Moon descrive bene nei suoi libri questi luoghi formatisi lungo strade periferiche.
Ecco in questo libro, che parte da un vagabondaggio nell'Arkansas, cosa scrive:
'Per i toponimi dell'Arkansas c'è un certo apprezzamento nazionale - prevalentemente Hope (Speranza), Flippin (Dannato), Yellville (Città degli strilli) e Smackover (Schiaffone) — ma i profani non hanno fatto particolarmente attenzione ad altri nomi ancora piú degni di eccentrica distinzione: Greasy Corner (Angolo unto), Chanticleer (Gallo), Figure Five (Figura cinque), Number Nine (Numero nove), Whisp (Ciocca), Twist (Svolta), Wild Cherry (Ciliegia selvatica), Possum Grape (Uva dell'opossum), Oil Trough (Tinozza d'olio), Seaton Dump (Discarica di Seaton, ma suona anche come «siediti su una cacata»). In uno stato dove abbondano le contee alcolicamente «asciutte», c'è Beverage Town (Città delle bevande) e Gin City (Città del gin), e nessuno dei due nomi si riferisce a bevande alcoliche. Dato che la mascotte dell'università dello stato è un cinghiale, non vi stupirà trovarci Hogeye (Occhio di porco) e Hog Jaw (Ganascia di porco), comunità che (come suggerisce il nome) a quanto pare sono prive di una camera di commercio. Altrove, come potete immaginare, la burla proverrà da una certa concatenazione di città lungo un versante settentrionale degli Ouachita, tra Needmore (Dammidipiú) e Blue Ball (Palla blu), vicino a Nella e Nola, con Harvey sdraiato tra di loro (tutti a sud di Kingdoodle Knob, Punta del pisellino del re).'.
Per me un bell'esempio della piacevolezza del racconto di viaggio di William Least Heat-Moon.