Volume primo: Articoli & Lettere, Scritti pubblicati
Ecco un assaggio degli scritti pubblicati che fanno parte del primo volume dei 4 libri pubblicati da Amazon.it.
In questo volume 'Articoli & Lettere, Scritti pubblicati – Volume 1' sono pubblicati scritti che vanno dal 1992 al 2002; per un totale di 289 pagine. Sono scritti, lettere e articoli vari. Di questa raccolta ne propongo in questa segnalazione 6, che a mio avviso anche a distanza di molto tempo conservano una certa attualità: Naziskin; Punti di vista; Lettera di Sem; La mia gatta Rosy; Ad Anna; Il Viaggio;
Il libro indicato si può acquistare al link: Amazon.it: Articoli & Lettere Scritti pubblicati -Volume 1 (1992-2002) - Boratto, Giorgio - Libri
NAZISKIN
Quello che ci frega è la storia che non cambia. Ci sono delle costanti nei tipi umani, come il cretino, l'imbecille e l'idiota: uno è il naziskin. E' sempre esistito. Si è mascherato in diverse maniere, ma c'è sempre stato, come la violenza e l'aggressività, segni inequivocabili dell'appartenenza dell'uomo al mondo animale. La coscienza poi invece di far regredire la violenza lo ha reso crudele. Il naziskin ha la coscienza di appartenere ad una tribù, purtroppo prolifica e ben pasciuta, che ha risolto i suoi problemi scaricandoli tutti sugli altri. Che fare? L'unica cosa è non farlo prevalere, anche sei segni che stia prevalendo ci siano tutti: la rinascita dei nazionalismi, la ricerca di segni di appartenenza tribali, la perdita di memoria, non sapere più chi si è. Ecco chi ci frega: so-no il papà e la mamma del naziskin. Intanto cerchiamo di non essere loro, per il resto si vedrà.
Secolo XIX 11/9/1992
PUNTI DI VISTA
Bella Genova da lassù.
Grazie al "Secolo XIX" per le Fotocarte di Genova. Che emozione! Grazie di aver dato a molti la possibilità di vedere, da un punto di vista diverso dal nostro solito, la città di Genova.
Con questa vista verticale si scopre una Genova ancor più varia. Le nostre piazze sono in verità slarghi e le nostre vie sembrano fessure, screpolature di una ipotetica arsura di pietra. Le vie sono come fili, corde tese, che raccordano la vita dei vari rioni. Da questo disegno irregolare si scopre l'andamento scosceso del terreno e i tetti grigi rivelano tanti punti colorati. Che vertigine! Non si sa dove planare in questo "Centro storico" senza centro.
Che bella Genova da lassù! Non si vede da lassù il marciapiede rotto, la spazzatura "fuori' come gli affanni "dentro"'. Cicatrici, a dire il vero, se ne vedono tante: sono sparse un pò ovunque, sono le occasioni mancate o il punto dove si può rinascere. Dipende da noi. Mi sono fermato molto tempo a guardare queste Fotocarte, c'era come un oscura ambizione a fissarle nella mente. Non ci è dato di avere, normalmente, una vista così d'insieme.
Vorrei ricordarla mentre posso guardare Genova in su e di lato: potrei scoprirla in una dimensione nuova. Anche i problemi possono essere diversi se visti con un'altra dimensione e il nostro orticello diventa piccolo piccolo in questa Genova grande. E' bella Genova vista da lassù! Non si vedono, in verità i genovesi, sono diventati dei punti minuti in una Genova cresciuta nei secoli. Da lassù esce fuori l'architettura, che qui, più che altrove, traduce l'uomo: fissa la forma in un pensiero mobile. Da lassù dove l'uomo sparisce paradossalmente diventa più comprensibile la sua opera: il possibile disegno di una voglia impossibile.
Grazie "Decimonono" per averci dato Genova da lassù.
Il Secolo XIX 25/11/1995
LETTERA DI SEM
Lettera di Sem, senegalese triste.
Se sapesse scrivere in italiano, Sem Bakar senegalese, scriverebbe questa lettera:
"Cara mamma, sono arrivato in Italia una settimana fa dopo un lungo viaggio pieno di imprevisti che ti racconterò un'altra volta. Sono arrivato con altri 15 fratelli neri dentro un container nel porto di Genova. Alla dogana dopo aver fatto vedere i soldi che avevo con me - tutti I nostri risparmi più i debiti- mi hanno fatto un timbro che vale tre mesi di soggiorno.
Genova è piena di case che salgono fino sui monti, ma a trovarne una è difficile. Con l'aiuto dell'amico Gora Adjie, dopo aver incontrato tanti fratelli neri ho trovato un letto in uno stanzone dove ce n'erano altri dodici. Ho fatto subito amicizia con i 6 neri, che ho incontrato lì dentro, erano i primi sorrisi che vedevo dopo tanto tempo. Qui la gente ride poco anche se è piena di cose.
Ci sono negozi pieni di roba e Gora mi ha detto che si riesce a guadagnare qualcosa vendendo oggetti che gli italiani gli danno da vendere per non pagare l'iva. Diventerò un Vu' Cumprà, così qui chiamano tutti quelli come me. Per questo ci fanno sentire tutti uguali. Per molti i tre mesi sono passati senza che sia riuscito a trovare un lavoro, C'è qualche italiano che in cambio di soldi riesce a farti fare dei nuovi permessi.
Molti vorrebbero tornare a casa ma non se la sentono di ritornare più poveri di quando sono partiti. Qui c'è chi ti presta soldi e merce e a questi poi si deve tutto. Solo per dormire occorrono molti soldi. Ci sono poi dei ragazzi italiani che chiamano "volontari" che ci aiutano e qualche volta li vediamo più arrabbiati di noi. Hanno in programma una manifestazione e mi hanno invitato dicendomi di portare il tamburo; anche a loro piace vederci suonare e ballare, La notte è il momento della tristezza e qui è più buia.
Spero sempre di sognarvi. ma non capita mai; sogno sempre la polizia, sogno sempre la strada che faccio ogni giorno, non ho mai avuto cosi tanta paura di perdermi. Stanotte ho pianto e ho sentito dai letti vicini altri singhiozzi. Genova è la prima città d'Europa che vedo. E' bella ma mi fa un po' paura. Chissà mamma quando ci rivedremo."
Il Secolo XIX 17/2/1996
LA MIA GATTA ROSY
Voglio parlare della mia gatta, si chiama Rosy ed è tricolore. Rosy mi ha fatto credere quanto i gatti, e gli animali in genere, sappiano provare sentimenti e siano intelligenti.
Vedo spesso Rosy stare immobile per ore a fissare un punto della parete bianca di casa e niente sembra distoglierla; così assorta penso che stia facendo pensieri profondi e forse in quel silenzioso meditare, mi dico se sia anche saggia. Mentre tutto intorno a Rosy si muove, fa rumore, solo dopo un po' volge sonnecchiosa lo sguardo verso di me; in quell'occhiata c'è tutto: c'è l'intesa mista ad uno strano e misterioso sapere di uno scambio unico, irripetibile tra me e il gatto. Siamo due animali che si sopportano, dopo un incontro fortuito e una decisione unilaterale si scambiano un tempo indefinito... Grazie Rosy che mi permetti di accarezzarti, rammentandomi il dono divino di aver sotto la mia mano, in piccolo, la grazia e la ferocia della tigre e del leopardo.
Forse sto esagerando, la mia Rosy, è in verità timida, paurosa e un po' ciccia. Quando c'è qualche visita si nasconde e di fronte alle incursioni di altri gatti in giardino scappa, anzi corre da me per una sorta di aiuto e difesa. Il suo interesse maggiore pare riservarlo al cibo, in particolare al pollo allo spiedo ed al rognone; ma nei momenti che decide lei, Rosy, sa essere affettuosa e insieme al pelo e qualche unghiata ti regala un ron-ron che è una canzone d'amore.
Il Secolo XIX 19/6/1997
AD ANNA
No, non rifarti il seno, non gonfiarti le labbra, lascia stare quelle rughe. Alla fine quello che amo di te sono quelle rughe in più. Alla fine quello che amo dite sono i tuoi difetti, quello che in fondo è più tuo. Il resto credimi c'è tutto.
Sì, sono quei sassi che insieme abbiamo portato e quella strada che insieme abbiamo percorso che mi fanno amare te. E se sul tuo volto traspare malinconia e sul mio un pò di tristezza è perché vorremmo ricominciare, rifare il cammino insieme ma, alle nostre membra ormai stanche, ci rimane solo lo spirito e che vale di più dell'anima? Più del presente quando tutto era rivolto in avanti?
Che vale di più di te, di me, di noi che non ci lasciamo?
Che vale di più del tuo sorriso e del tuo rischiararti nel viso di nostra figlia?
Lascia stare quelle ciocche di capelli bianchi, per me che li ho persi, li sento anche miei.
Lascia stare...E pensare che ancora io tengo i "musi" e ancora tu ti arrabbi. Lascia stare...
Il Secolo XIX 12/12/1997
IL VIAGGIO
La nostra vita, come un viaggio, progredisce sempre tra la disperazione e la felicità, tra la gioia e lo scontento; sarà per questo che in inglese travel (viaggio) e travail (travaglio) hanno la stessa radice.
Tutto si rapporta con il movimento, con l'avanzare. Perciò possiamo comprendere, senza nessuna meraviglia, perché Pascal individuasse la causa dell'infelicità umana nell'incapacità di restarsene tranquillamente seduti nella propria stanza.
Così siamo presi da quell'inquietudine, bene descritta da Chatwin, che ci fa viaggiare, ma certo con il tempo dell'estate come tempo di viaggi, non ci fa viaggiatori: partiamo sempre con il biglietto di ritorno ed entriamo per questo nella categoria "turisti". Il vero viaggiatore, si dice, non sa mai quando ritorna e se ritorna. Io sto sperimentando il viaggio e fare il viaggiatore attraverso un libro. Le parole camminano: sono come i pensieri che corrono lungo le righe di un libro stampato. Il libro è "Strade Blu" di Heat Least Moon: il libro che sto leggendo.
Allora salgo anch'io idealmente sul "Ghost Dancing", l'auto con cui l'autore ha "circumnavigato" l'America e vivo anch'io l'avventura, la scoperta del paesaggio, degli uomini, dell'anima dell'America... a metà libro e a metà percorso, dopo 700 miglia, l'autore leggendo "La Sacra Pipa" di Alce Nero scopre che tutto quello che aveva visto era se stesso: "il viaggio sulle strade impervie sono per chi vive per sè e non per gli altri". Prima di partire veramente devo sapere se sono pronto al viaggio.
E' bene sapere chi è che viaggia, chi vuole andare: un ego, un Ulisse, un infelice o semplicemente me stesso.
Voi lo sapete? O forse il fine del viaggio è il viaggio stesso?
Italians 4/8/2001