Saggio che sfrutta molti riferimenti di autori che hanno trattato le materie della psicologia e della filosofia aiutando a sviluppare una riflessione sul nostro cammino; sul futuro che paradossalmente viviamo ogni istante che passiamo con ‘noi’.
La nostra presente unicità è una via per l’universo. Diventare ciò che siamo è in fondo il fine della nostra vita.
Diventare quello che siamo è la realizzazione più difficile da realizzare. I nostri genitori e insegnanti agiscono in buona fede e ci vorrebbero come piace a loro. Così spesso raggiungiamo obiettivi e traguardi; poi scopriremo che noi non siamo quello che facciamo e che questo operare non ci ha resi gioiosi e sereni. Scopriremo che siamo delusi e infelici e quello che ci resta da fare è prestare attenzione a quello che interrogandoci ci suggerisce il nostro essere: nessuno meglio di noi alla fine sa quello che ci serve ed è utile per noi. Allora sarà necessario un cambiamento e non dovremo avere paura.
Gli autori di riferimento di questo saggio sono molti e di ognuno è riportato lo studio e le note più importanti. Un testo quindi che aiuta a trovare e provare la nostra crescita personale utilizzando le letture di autori di libri che diventano una guida utile alla crescita di ognuno.
Estratto pag. 15-16: Ogni persona è una via
Ogni uomo è un percorso verso la verità e il senso del suo vivere è dato dal diventare quel che è. In questo percorso ci sono molti passaggi e strade prese in forza di una educazione, di programmazioni parentali e di mappe costruite dalla mente. Diventare ciò che si è, è un percorso di una evoluzione sempre difficile. Abbiamo molti condizionamenti, modelli, gabbie comportamentali; spesso recitiamo parti e ruoli imposti da una società che ci uniforma e ci assimila nelle relazioni. Trovare la strada il percorso del divenire noi stessi richiede una umile presa di coscienza; una consapevolezza dovuta all'ascolto di noi stessi.
Leggendo 'Ogni cosa alla sua stagione' di Enzo Bianchi -saggista italiano, monaco laico, fondatore della Comunità monastica di Bose, a Magnano, della quale è stato anche priore dalla fondazione fino al gennaio 2017-, all'inizio parla della sua cella monastica; della scelta di abitare un luogo desolato composto dall'essenziale: un tavolo, una sedia, una lampada, la stufa a legna e il letto. In questo posto egli impara ad abitare con se stesso.
Ecco abitare con se stessi è una grande scoperta che avviene dentro il celare, il nascondere che è proprio della cella. Enzo Bianchi scrive: '...tra quelle quattro mura la verità dell'uomo è messa alla prova del rapporto con il proprio corpo, con il cibo, con la propria sessualità, con il tempo, con gli altri, con l'avere, il fare, con Dio stesso con tutte quelle presenze quotidiane che, paradossalmente, fanno percepire il proprio peso attraverso l'assenza'.
Molte sono le strade per realizzare se stessi; si potrebbe dire che ogni persona è una via per raggiungere la propria dimensione dell'essere. Io ho visto e incontrato molte strade e ognuna, contenente semi di saggezza e verità, aveva una risposta giusta ad un particolare problema.
Maria Zambrano affermava, in Persona e Democrazia (1958): ‘Queste strade, per quanto diverse, hanno in comune il fatto di essere strade aperte dall'uomo nella selva oscura e compatta formata dagli dei, dalla confusione della natura e perfino dall'oscurità della sua mente. E' come se l'uomo si fosse finalmente messo in moto. Farsi strada é l'azione umana per eccellenza...perché l'uomo è egli stesso strada’.
Spesso si incontrano e si prova a percorrere queste strade in momenti difficili dell’esistenza: drammi, problemi, fatti tragici e difficoltà varie fanno avvicinare le persone a particolari dottrine, filosofie e pratiche religiose; ognuna rappresenta un conforto ed una rassicurazione per superare quelle particolari difficoltà del vivere. Ognuna quindi può essere utile e funzionare. Per certi versi si potrebbe pensare che un effetto placebo esiste anche per l’anima, per cui non importa a chi e a che cosa credere, l’importante sovente è solo credere.
Io ho potuto constatare che c’è un filo che accomuna tutte le pratiche e le filosofie che aiutano la ricerca del proprio bene, insieme a quello degli altri: la responsabilità delle nostre azioni; la consapevolezza di quanto i nostri comportamenti influiscano sul nostro destino. In fondo tutte le strade arrivano ad un unico posto: nell’interiorità del nostro essere, dove è posta la nostra verità.
Così sono dell’idea che nella nostra vita niente succeda mai veramente per caso, ed ogni cosa metta alla prova il cammino che ognuno intraprende per diventare ciò che è: questo è il senso profondo della nostra vita. Per questo dobbiamo, nel corso della vita, fare i conti con molte cose; dobbiamo misurarci con meccanismi mentali e comportamentali che non ci appartengono, per realizzare quel miracolo di unicità e irripetibilità che ognuno rappresenta.
Dobbiamo percorrere la nostra strada.
Noi non siamo consapevoli che quello che ci succede dipende da noi, dal nostro atteggiamento verso le cose e soprattutto per i nostri pensieri. La sofferenza che ci attornia e riempie la nostra vita non è dovuta a sfortuna o accidenti vari ma si inserisce in un disegno molto ampio per cui noi non siamo solo una parte dell’universo, ma ne siamo parte attiva.
'Un maestro di medicina mi disse: “Non cercare di seguirmi, di contemplarmi, non inchinarti davanti a me. Questo è il tuo sentiero e cammini su di esso per scoprire la tua verità e acquisire potere con la tua medicina. Solo tu puoi trovarla e divenire libero e responsabile'. Perciò...se incontri Buddha uccidilo.
Già, se incontri Buddha uccidilo. Questo è il titolo di
un libro 'Se incontri il Buddha per la strada uccidilo' di Sheldon Kopp - uno psicoterapeuta statunitense scomparso nel 1999- che aiuta a prendere consapevolezza di noi che per paradosso cerchiamo una autorità esterna (psicoterapeuta, guru, filosofo, ecc) per superare i nostri disagi esistenziali. Il libro è stato scritto nel 1972 e pubblicato in Italia da Astrolabio - Ubaldini Editore nel 1975.
Sheldon Kopp, è chiaro fin dal titolo del suo libro: Se incontri il Buddha per la strada uccidilo. Già, prima o poi siamo costretti a prendere atto che quella via d'uscita non la conosce nessuno al di fuori di noi, di conseguenza la soluzione sta nel riconoscere che l'autorità che stiamo cercando siamo noi stessi.
Però intendiamoci: nessuno dice che è inutile cercare consiglio o affidarsi all'aiuto di altre persone, più o meno carismatiche, che sembrano star lì apposta per indicarci la via. Il giusto atteggiamento di fondo è sapersi relazionare con quelli che ci potranno guidare. Come non sono riusciti i nostri genitori a darci e ricette della libertà e della felicità, nessun altro sarà in grado di trasmettercele. Il loro scopo dovrebbe essere (in un gioco degli specchi') quello di indicarci i talenti che abbiamo e non sappiamo riconoscerci; oltre a trovare la relazione corretta con gli altri e il mondo.
Il ruolo importante dei maestri, terapeuti, filosofi e genitori è quello di aiutarci a scoprire dentro di noi gli strumenti che ci permetteranno di trovare la nostra strada.
In breve non dovremo mai rinunciare alla nostra autonomia: quella stessa che ci aiuterà ad assumerci la nostra parte di responsabilità nel cammino alla ricerca del nostro senso della vita.
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