In ricordo dell'amico Mauro Bocci
Articolo di Giuliano Gallettadi Giuliano Galletta
Genova. L’amico e collega Mauro Bocci, giornalista, scrittore, critico - morto improvvisamente ieri nella sua casa di Certosa a 57 anni - aveva avuto molte grandi passioni. Il cinema, l’arte, la letteratura, la storia e anche la politica.
Quando era studente al liceo D’Oria si faceva chiamare Carlo in onore di Marx e, appena sedicenne, fece parte attiva nel movimento del ‘68. Il suo interesse per i problemi politici del mondo ebbe poi uno sviluppo professionale nel giornalismo e Bocci fu per molti anni responsabile delle pagine Esteri del Secolo XIX commentando con equilibrio e intelligenza tutti grandi eventi degli anni Ottanta/Novanta, dalla caduta del Muro alla Guerra nel Golfo. Ma sulle colonne del Secolo XIX aveva scritto anche di cultura e in particolare di arte contemporanea, tema di cui si occupava sempre in modo anticonvenzionale. Ma probabilmente le sue passioni più vere e profonde erano due, il cinema e Genova. All’inizio degli anni Settanta aveva fondato, con Enrico Ghezzi e Marco Giusti, la rivista di cinema “Il Falcone Maltese”, vera fucina della cinefilia italiana e fu uno dei primi critici a sdoganare il cinema horror. Memorabile una sua intervista a Vincent Price, vera e propria icona delle produzioni Hammer, che Bocci incontrò all’hotel Colombia davanti alla stazione Principe.
All’altro suo amore, Genova, Bocci aveva dedicato la sua unica, ma del tutto matura, prova letteraria, “Il mare in piazza. Un sogno genovese” , una raccolta di racconti in cui esibisce una scrittura raffinata, consapevole di tutte le grandi lezioni novecentesche ma autonoma. «In una di quelle immobili ore d’autunno - scriveva Bocci - che precedono pioggia e notte e portano odore di rifrenscume e presagio d’altre giornate inconcludenti, Genova è una monade bianca e grigia, un attimo lattiginoso che tergiversa e si consuma su un dosso, al santuario della Madonnetta». E ancora, citando Caproni: “Sparire/come il giorno che muore/ dietro i vetri.../il mare.../il mare/il mare in luogo della storia.”
Con Bocci se ne va uno di quegli intellettuali genovesi un po’ eccentrici che sfidano il provincialismo con la loro cultura e disprezzano il piccolo cabotaggio di tanto establishment cittadino all’affannosa rincorsa di qualche “identità”, purchessia. Nel 2000 Bocci si era dimesso dal Secolo XIX per dedicarsi alla scrittura e aveva prodotto diversi volumi di divulgazione storica per la Rusconi: “Storia dei Papi”, “Attila”, “Gengis Khan”, “Alessandro Magno” e ancora un notevole libro sulla storia della sua città “L’identità genovese” (De Ferrari).
Era da tempo gravemente malato ma stava seguendo le cure e nulla avrebbe lasciato presagire un esito così repentino. Mauro Bocci lascia la moglie Janet e il figlio Giorgio di 7 anni. Alla famiglia le condoglianze di tutto Il Secolo XIX e dei colleghi di tutto il giornalismo ligure
Nessun commento:
Posta un commento