Musica per lupi. Il racconto del più terribile atto carcerario nella Romania del dopoguerra di Dario Fertilio (2012 - Marsilio editore) e Fuga dal campo 14 di Blaine Harden (2014 - Codice editore).
Recensisco insieme questi due libri che trattano dello stesso terribile argomento: il sistema carcerario dei regimi totalitari: in questo caso quello della Romania nel dopoguerra e quello della Corea del Nord attuale.
Descrizioni e racconti di un orrore indicibile. Spesso leggendo Musica per lupi mi è venuto voglia di interrompere la lettura: le torture, le crudeltà, le costrizioni e la morte ricercata come liberazione dalle condizioni inflitte trasmettono al lettore una tristezza infinita. Un vero pugno nello stomaco. Si comprende un 'cuore di tenebra' così oscuro che mette in discussione per chi crede l'esistenza di un Dio; di una trascendenza umana che si eleva verso il bene. No, qui si va verso il basso, verso un'ombra che sprofonda nel buio più cieco; qui si tocca la depravazione, la bestialità di un animale umano difficile da comprendere. Ancora si leva l'interrogativo di Primo Levi: Se questo è un uomo. Lo è?
I libri me li ha dati da leggere l'amica Stefania Matteini. Anche lei è rimasta sorpresa di quanto male si sia compiuto (quello descritto con Musica per lupi) e che ancora oggi ai giorni nostri prosegua in Corea del Nord (descritto conFuga dal Campo 14). L'esperienza di Shin Dong-Hyuk, il coreano nato e cresciuto nel campo di prigionia Campo 14 è di oggi. E' attuale. La Corea del Nord perpetua, verso quelli che sono ritenuti avversari del regime di Kim Jong-un, una condizione di terrore che rimanda al nazismo.
In Musica per Lupi si racconta del gulag di Pitesti; quello che ha creato Turcanu, un cosiddetto rieducato al sistema del regime, che usa le torture subite prima da lui e perfezionate in crudeltà sulle altre vittime. Un incubo. Pagine di storia sconosciute.
Tra il 1949 e il 1952 ebbe luogo in Romania il famigerato Experimentul Piteşti, un regime carcerario basato sulla tortura fisica e psicologica che riguardò da 1000 a 5000 detenuti politici.
In questi luoghi- come nelle società totalitarie -la delazione, ovvero le spiate, rappresenta il comune denominatore della relazione tra i prigionieri e carnefici. Va aggiunto poi che esisteva una turnazione tra vittime e carnefici cosicché ognuno si trasformava in brutale torturatore, in cinico e spietato individuo. Un rituale di violenza e depravazione che creava un inferno inaudito.
E' in questo rituale di scambi che si forma la figura di Eugen Ţurcanu, un ex studente di destra che si trasformato in un zelante cane da guardia comunista. Questo feroce aguzzino guidò quella spietata organizzazione fino al 1952, quando un tardivo processo finalmente pose fine all'orrore con 20 condanne a morte, compresa quella di Turcanu.
I meccanismi psicologici, più volte studiati, trovano in questi microcosmi di inferno la conferma che quando ci avviamo verso la negazione del Sè ci spingiamo a consegnare la nostra libertà nelle mani del dittatore di turno.
Nel racconto di Dario Fertilio il meccanismo viene mostrato all'opera, non nel popolo ma, nella coscienza individuale dove il dolore, la violenza è patita nella carne martoriata...'perchè oltre certi limiti di sofferenza non si può continuare ad essere uomini': così dice un personaggio sopravvissuto a Pitesti.
In Fuga dal Campo 14, Blaine Harden racconta la storia del giovane Shin Dong-hyuk; lo fa riassumendo un lungo lavoro durato 2 anni, per permettere allo stesso protagonista di raccontare al meglio una storia che ha dell'incredibile. Shin Dong-hyuk, è l’unico uomo che sia ad oggi riuscito a fuggire dai terribili campi di prigionia, dove vi era nato, della Nord Corea.
Shin Dong-hyuk è nato in quel campo 14 nel 1982 e la sua famiglia era prigioniera lì da decenni; lui non sa cosa sia l’affetto ed ha affrontato le torture e la schiavitù con l’indifferenza di chi deve sopravvivere.
Anche in questo caso esiste una realtà poco conosciuta. Il Campo 14 è grande quanto Los Angeles e visibile su Google Map: ma rimane invisibile agli occhi del mondo.
Dopo la fuga e l'avventurosa conquista della libertà a 23 anni, Shin affronta la prova più difficile: fare i conti con le sue azioni, il dolore e i ricordi.
L'originalità del percorso del protagonista è un percorso a tappe doloroso. Chi è stato allevato in un contesto di mancanza d'affetto, di casa, senza valori e amicizie cosa può diventare? Shin non sa nulla del mondo esterno. Tutto il suo mondo è costituito dalle regole carcerarie dove chi le sgarra viene fucilato. Il ragazzo cresce circondato dalla violenza, la quale non arriva soltanto dalle guardie e dai soldati, ma anche dai prigionieri. Essi stessi sono i primi a non conoscere alcun tipo di pietà reciproca, né ovviamente alcun senso di comunità. La sua vita non conta niente. Ecco che lui progetterà la fuga solo per una questione di fame, di voglia di assaggiare carne e altri cibi di cui aveva sentito raccontare da un prigioniero. Per la fame denuncia il fratello e la madre per avere parlato di fuga. Vedrà gli stessi uccisi davanti ai suoi occhi e tutto questo avverrà senza il suo minimo rimorso.
Interessante è seguire i diversi passaggi che hanno portato questo ragazzo a testimoniare la sua esperienza facendo molte conferenze nel mondo.
Ad esempio Shin Dong-hyuk è stato a Torino il 26 settembre dello scorso anno, per Torino Spiritualità, ed era nuovamente in questa città il 22 aprile di quest'anno ospite della Scuola Holden -sempre per parlare del suo libro.
Due libri per un viaggio all'interno dell'uomo: delle sue brutture e il suo possibile riscatto.
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