Testo tratto dal sito web: https://berlinocacioepepemagazine.com
Il Museo Nazionale dell’Olocausto di Washington ha pubblicato una raccolta di fotografie in cui appaiono ufficiali e guardie in pose rilassate e sorridenti, mentre migliaia di ebrei venivano torturati e uccisi nelle camere a gas.
Le foto pubblicate dal Museo sono di Karl Hoecker e risultano le prime a essere state scoperte, ma ne esistono altre provenienti dai campi di Sachsenhausen, Dachau e Buchenwald.
Dopo la fine della Guerra, il proprietario degli scatti ha lavorato per anni presso una banca senza venire riconosciuto, fino a quando, nel 1963, è stato chiamato a rispondere delle accuse a suo carico durante un processo a Francoforte.
«Non ho influenzato in nessun modo il corso degli eventi», ha dichiarato Karl Hoecker, «non ho fatto del male a nessuno e nessuno è morto nel lager a causa mia». Ciononostante fu incolpato di complicità nell’uccisione di 1000 ebrei e condannato a sette anni di carcere. Morì nel 2000, all’età di 88 anni.
Secondo la direttrice del Museo, Sara Bloomfield, queste foto illustrano perfettamente il mondo di coloro che osservavano dall’esterno una sofferenza inumana, e offrono un’interessante prospettiva sulla psicologia di coloro che hanno perpetrato il genocidio. «Queste foto non ritraggono nulla di ripugnante», dice la direttrice della sezione fotografica del Museo, Judith Coen, «ed è proprio per questo che sono orribili».
Osservando queste cose, non si può fare a meno di pensare all’illuminante saggio di Hannah Arendt, scritto in occasione delle sedute del processo ad Adolf Eichmann, gerarca nazista processato per genocidio a Gerusalemme nel 1961 e condannato all’impiccagione. Il suo processo e queste foto sono infatti la dimostrazione più lampante di quanto può essere scioccante la banalità del male.
Insieme si deve affermare che tutto quel male fu possibile perchè a compierlo fu tutto un popolo: quello tedesco.