martedì, novembre 05, 2024

Saggio che sfrutta molti riferimenti di autori che hanno trattato le materie della psicologia e della filosofia aiutando a sviluppare una riflessione sul nostro cammino; sul futuro che paradossalmente viviamo ogni istante che passiamo con ‘noi’.
La nostra presente unicità è una via per l’universo. Diventare ciò che siamo è in fondo il fine della nostra vita.
Diventare quello che siamo è la realizzazione più difficile da realizzare. I nostri genitori e insegnanti agiscono in buona fede e ci vorrebbero come piace a loro. Così spesso raggiungiamo obiettivi e traguardi; poi scopriremo che noi non siamo quello che facciamo e che questo operare non ci ha resi gioiosi e sereni. Scopriremo che siamo delusi e infelici e quello che ci resta da fare è prestare attenzione a quello che interrogandoci ci suggerisce il nostro essere: nessuno meglio di noi alla fine sa quello che ci serve ed è utile per noi. Allora sarà necessario un cambiamento e non dovremo avere paura.
Gli autori di riferimento di questo saggio sono molti e di ognuno è riportato lo studio e le note più importanti. Un testo quindi che aiuta a trovare e provare la nostra crescita personale utilizzando le letture di autori di libri che diventano una guida utile alla crescita di ognuno.

Estratto pag. 15-16: Ogni persona è una via
Ogni uomo è un percorso verso la verità e il senso del suo vivere è dato dal diventare quel che è. In questo percorso ci sono molti passaggi e strade prese in forza di una educazione, di programmazioni parentali e di mappe costruite dalla mente. Diventare ciò che si è, è un percorso di una evoluzione sempre difficile. Abbiamo molti condizionamenti, modelli, gabbie comportamentali; spesso recitiamo parti e ruoli imposti da una società che ci uniforma e ci assimila nelle relazioni. Trovare la strada il percorso del divenire noi stessi richiede una umile presa di coscienza; una consapevolezza dovuta all'ascolto di noi stessi.
Leggendo 'Ogni cosa alla sua stagione' di Enzo Bianchi -saggista italiano, monaco laico, fondatore della Comunità monastica di Bose, a Magnano, della quale è stato anche priore dalla fondazione fino al gennaio 2017-, all'inizio parla della sua cella monastica; della scelta di abitare un luogo desolato composto dall'essenziale: un tavolo, una sedia, una lampada, la stufa a legna e il letto. In questo posto egli impara ad abitare con se stesso.
Ecco abitare con se stessi è una grande scoperta che avviene dentro il celare, il nascondere che è proprio della cella. Enzo Bianchi scrive: '...tra quelle quattro mura la verità dell'uomo è messa alla prova del rapporto con il proprio corpo, con il cibo, con la propria sessualità, con il tempo, con gli altri, con l'avere, il fare, con Dio stesso con tutte quelle presenze quotidiane che, paradossalmente, fanno percepire il proprio peso attraverso l'assenza'.
Molte sono le strade per realizzare se stessi; si potrebbe dire che ogni persona è una via per raggiungere la propria dimensione dell'essere. Io ho visto e incontrato molte strade e ognuna, contenente semi di saggezza e verità, aveva una risposta giusta ad un particolare problema.
Maria Zambrano affermava, in Persona e Democrazia (1958): ‘Queste strade, per quanto diverse, hanno in comune il fatto di essere strade aperte dall'uomo nella selva oscura e compatta formata dagli dei, dalla confusione della natura e perfino dall'oscurità della sua mente. E' come se l'uomo si fosse finalmente messo in moto. Farsi strada é l'azione umana per eccellenza...perché l'uomo è egli stesso strada’.

Spesso si incontrano e si prova a percorrere queste strade in momenti difficili dell’esistenza: drammi, problemi, fatti tragici e difficoltà varie fanno avvicinare le persone a particolari dottrine, filosofie e pratiche religiose; ognuna rappresenta un conforto ed una rassicurazione per superare quelle particolari difficoltà del vivere. Ognuna quindi può essere utile e funzionare. Per certi versi si potrebbe pensare che un effetto placebo esiste anche per l’anima, per cui non importa a chi e a che cosa credere, l’importante sovente è solo credere.
Io ho potuto constatare che c’è un filo che accomuna tutte le pratiche e le filosofie che aiutano la ricerca del proprio bene, insieme a quello degli altri: la responsabilità delle nostre azioni; la consapevolezza di quanto i nostri comportamenti influiscano sul nostro destino. In fondo tutte le strade arrivano ad un unico posto: nell’interiorità del nostro essere, dove è posta la nostra verità. Così sono dell’idea che nella nostra vita niente succeda mai veramente per caso, ed ogni cosa metta alla prova il cammino che ognuno intraprende per diventare ciò che è: questo è il senso profondo della nostra vita. Per questo dobbiamo, nel corso della vita, fare i conti con molte cose; dobbiamo misurarci con meccanismi mentali e comportamentali che non ci appartengono, per realizzare quel miracolo di unicità e irripetibilità che ognuno rappresenta.
Dobbiamo percorrere la nostra strada.
Noi non siamo consapevoli che quello che ci succede dipende da noi, dal nostro atteggiamento verso le cose e soprattutto per i nostri pensieri. La sofferenza che ci attornia e riempie la nostra vita non è dovuta a sfortuna o accidenti vari ma si inserisce in un disegno molto ampio per cui noi non siamo solo una parte dell’universo, ma ne siamo parte attiva. 'Un maestro di medicina mi disse: “Non cercare di seguirmi, di contemplarmi, non inchinarti davanti a me. Questo è il tuo sentiero e cammini su di esso per scoprire la tua verità e acquisire potere con la tua medicina. Solo tu puoi trovarla e divenire libero e responsabile'. Perciò...se incontri Buddha uccidilo.
Già, se incontri Buddha uccidilo. Questo è il titolo di un libro 'Se incontri il Buddha per la strada uccidilo' di Sheldon Kopp - uno psicoterapeuta statunitense scomparso nel 1999- che aiuta a prendere consapevolezza di noi che per paradosso cerchiamo una autorità esterna (psicoterapeuta, guru, filosofo, ecc) per superare i nostri disagi esistenziali. Il libro è stato scritto nel 1972 e pubblicato in Italia da Astrolabio - Ubaldini Editore nel 1975. Sheldon Kopp, è chiaro fin dal titolo del suo libro: Se incontri il Buddha per la strada uccidilo. Già, prima o poi siamo costretti a prendere atto che quella via d'uscita non la conosce nessuno al di fuori di noi, di conseguenza la soluzione sta nel riconoscere che l'autorità che stiamo cercando siamo noi stessi.
Però intendiamoci: nessuno dice che è inutile cercare consiglio o affidarsi all'aiuto di altre persone, più o meno carismatiche, che sembrano star lì apposta per indicarci la via. Il giusto atteggiamento di fondo è sapersi relazionare con quelli che ci potranno guidare. Come non sono riusciti i nostri genitori a darci e ricette della libertà e della felicità, nessun altro sarà in grado di trasmettercele. Il loro scopo dovrebbe essere (in un gioco degli specchi') quello di indicarci i talenti che abbiamo e non sappiamo riconoscerci; oltre a trovare la relazione corretta con gli altri e il mondo.
Il ruolo importante dei maestri, terapeuti, filosofi e genitori è quello di aiutarci a scoprire dentro di noi gli strumenti che ci permetteranno di trovare la nostra strada.
In breve non dovremo mai rinunciare alla nostra autonomia: quella stessa che ci aiuterà ad assumerci la nostra parte di responsabilità nel cammino alla ricerca del nostro senso della vita.

Acquisto libro:
Amazon.it: Evoluzione e crescita spirituale: Diventare ciò che siamo - Boratto, Giorgio - Libri

sabato, ottobre 26, 2024

MIGRAZIONI - La verità

La questione dei migranti è diventato il tema politico che da diversi anni ha spostato l'elettorato a destra ed è stato responsabile anche della Brexit; bisogna sapere dell'insofferenza degli inglesi verso i migranti polacchi e in genere dell'Europa dell'est. L'uscita della Gran Bretagna dall'Europa però non ha fermato la migrazione dei cittadini dell'est. Quest0'anno è uscito per Einaudi un libro di Hein de Haas, 'Migrazioni - La verità oltre le ideologie' che smentisce tutti i dati delle attuali migrazioni.
Non è vero che queste siano aumentate ma restano nei numeri quelle dello scorso secolo. I dati del libro smentiscono molti miti legati alle migrazioni come ad esempio quella dell'invasione: la maggioranza dei migranti arriva senza violare nessuna legge. Poi in verità fondamentalmente la principale migrazione rimane quella interna ad ogni paese: il flusso verso le città, verso l'urbanizzazione; l'esodo rurale.
La maggioranza di noi discende da contadini e se andiamo indietro anche solo di due generazioni si scoprirebbe di avere familiari contadini che si sono spostati in città.
La storia del mondo si potrebbe definire una storia di migrazioni; da sempre gli uomini si sono spostati da un luogo all'altro del globo e sempre hanno portato con sé i propri costumi e tradizioni. Non dovremo mai dimenticare che tutti abbiamo una origine di nomadi. Tutte le migrazioni fanno spostare uomini e donne; fanno spostare persone, mondi, culture e voglia di vivere, di crescere. Infine per leggi di compensazione, leggi anche di natura economia, le migrazioni fanno progredire e non regredire: aumentano la gioventù invece che la vecchiaia, la popolazione colpita dalla natalità insufficiente, i lavori più diversi...già, i migranti giungono per scelte politiche deliberate, per far fronte a carenze crescenti di manodopera.
In questo contesto migratorio bisogna dire che un ruolo egemonico culturale ed economico è stato svolto dall'Europa. Con la Spagna, il Portogallo, la Francia e l'Inghilterra è stato dato origine al sistema coloniale. Un sistema quello coloniale che ha rappresentato il sistema migratorio più illegale della storia e sempre al colonialismo europeo si deve la più grande migrazione forzata della storia dell'umanità, ovvero la tratta degli schiavi che ha visto circa 12 milioni di africani trasferiti in catene nelle Americhe. L'Europa è stata da continente di partenza delle migrazioni a quello di arrivo di oggi.
Il libro di Hein de Haas ci aiuta a capire che le migrazioni non sono solo buone o cattive; le migrazioni assumono un fattore scientifico e naturale che è molto complesso e per questo dovrebbero essere affrontate con un giudizio e soluzioni diverse da quelle usate fino ad oggi.
Ancora il libro continua con una disamina che lega migrazioni e razzismo attraverso le varie epoche storiche anche recenti. Nelle oltre 400 pagine il libro ci fornisce molti elementi di riflessione: la migrazione rimane sempre il modo per aiutare lo sviluppo dei paesi da cui arrivano i migranti...che non attuano una fuga disperata ma svolgono con consapevolezza la pratica dell'esodo all'estero. Le rimesse dei migranti risultano oltre il doppio del reddito dei paesi da dove sono partiti. In breve tutti abbiamo bisogno dei migranti...

Il Fatto Quotidiano 26/10/2024

'La verità oltre le ideologie': il libro che smentisce tutti i dati delle attuali migrazioni - Il Fatto Quotidiano

martedì, agosto 20, 2024

Volume terzo: 'Articoli & Lettere, Scritti pubblicati' di Giorgio Boratto

Ecco la presentazione degli scritti pubblicati che fanno parte del terzo volume dei 4 libri pubblicati da Amazon.it. In questo volume 'Articoli & Lettere, Scritti pubblicati – Volume 3' sono pubblicati scritti che vanno dal 2007 al 2011; per un totale di 280 pagine. Sono scritti, articoli vari, per la maggior parte pubblicati su mentelocale.it e Wema.it. E' stato per i due webmagazine un momento di grande produzione. Ora gli articoli pubblicati, quelli su mentelocale.it, non sono più disponibili online; sono stati messi nell'archivio e Wema.it è stato chiuso. Io in quest'ultimo quotidiano online sono stato anche vicedirettore: è stata una bella esperienza, con quel quotidiano online si sono formati validi giornalisti che ora scrivono su varie testate.
Di questa raccolta ne propongo in questa segnalazione 6, che a distanza di molto tempo conservano una certa attualità.
L'informazione al tempo dei blog -pag.42-; La fine del giornalismo -pag. 83-; Serendipity – pag.92-; GENOVA PER JOSE' MARTI', SCRITTORE E POETA CUBANO: UNO SPAZIO QUASI SEGRETO -pag. 149-; Mister GOOGLE ha preso esempio da un italiano...- pag.202-; Come la tecnologia trasforma l'uomo e la società – pag.244-.
Il libro è acquistabile al link: Amazon.it: Articoli & Lettere, Scritti pubblicati - Volume 3 - Boratto, Giorgio - Libri

L'INFORMAZIONE AL TEMPO DEI BLOG
‘Il termine blog è la contrazione di web log, ovvero ‘traccia su rete’. Il fenomeno ha iniziato a prendere piede nel 1997 in America, nel 2001 è divenuto di moda anche in Italia con la nascita dei primi servizi gratuiti dedicati alla gestione di blog’.
Così scrive Wikipedia, l’enciclopedia o­nline che è guarda caso anch’essa un blog, nel senso che è uno spazio aperto, libero, dove ognuno può scrivere quel che vuole con la certezza che apparirà in rete. Un sistema talmente a rischio che qualche mese fa è scoppiato inevitabile l’incidente, clamoroso, quando un rispettabile medico americano la cui biografia è stata ‘pubblicata’ da Wikipedia si è visto attribuire nientemeno che un coinvolgimento nell’omicidio Kennedy. Il fondatore e presidente di Wikipedia ha dovuto comprare spazi sui quotidiani per scusarsi e poi in un’intervista contrita sul New York Times ha promesso che sarà creata una forte struttura di controlli. Un incidente di percorso che non mina la portata di democraticità, di innovazione anche nel linguaggio, di apertura mentale dei blog. Ma fa riflettere non poco su questo patto di correttezza che dovrebbe sovrintendere alla gigantesca macchina da informazione che si è creata a livello mondiale. E siccome questa correttezza universale ovviamente non esiste, è tempo che dopo aver scoperto le virtù dei blog, i lettori apprendano in fretta i diritti del cittadino del villaggio globale. «Dobbiamo tutti imparare a leggerli», conferma Derrick De Kerckhove, il guru del multimedia, l’erede di Marshall McLuhan, che tra l’altro conosce molto bene l’Italia: «Nel vostro paese c’è la tendenza, per esempio, ad accreditare come buona qualsiasi cosa che passi in televisione, e a credere a chiunque parli dallo schermo. Invece serve spirito critico, e questo va moltiplicato quando si legge un blog».
Per non parlare della reputazione di un'azienda, che può essere messa in discussione dalle informazioni che vengono diffuse in rete. Quando sono appropriate ben vengano, ma come si può immaginare l’incrociarsi degli interessi autorizza lo scetticismo. Si moltiplicano non caso i modelli di monitoraggio, e anzi esiste già un sottomercato sempre più fiorente dedicato appunto a questo sistemi. Per esempio ne verrà presentato uno nei prossimi giorni chiamato WebRep, realizzato dalla Burson Marsteller, un’azienda specializzata nel crisis management (oltre che nelle pubbliche relazioni). Lo scopo è sempre quello: identificare, analizzare e monitorare con un elevato livello di precisione, affidabilità e rilevanza, la presenza sulla rete di notizie su un brand, di un servizio o di un prodotto. E poi verificare una per una l’attendibilità di queste notizie, e andarne a cercare la fonte. Di fronte a questa travolgente novità come si comportano gli organi di stampa tradizionali? Per la maggior parte, a partire dai grandi quotidiani, cercano di non farsi prendere in contropiede, neanche dall’ulteriore minaccia multimediale di strumenti che vanno già al di là del blog come il podcasting.
Hanno perciò attrezzato all’interno delle stesse edizioni o­nline dei veri e propri blog, spazi di solito gestiti da giornalisti di provata autorevolezza, che garantiscono una tribuna in più per affrontare senza censure i problemi più diversi, e poi servono anche per proseguire l’opera di fidelizzazione degli utenti. Non a caso nella classifica dei blog italiani più seguiti figurano soprattutto due categorie: ci sono quelli di personaggi simbolo come Beppe Grillo, che realisticamente non si presteranno a campagne ‘sospette’, e poi quelli ‘garantiti’ dal cappello protettivo di un grande giornale. A fianco di questi c’è la moltitudine dei blog autogestiti. Anche il software si sta evolvendo: i programmini di pubblicazione, distribuiti anche gratuitamente su Internet, consentono ormai con enorme facilità di creare una pagina web, anche senza conoscere il linguaggio HTML. La struttura può essere personalizzata con vesti grafiche dette templates (ne esistono diverse centinaia), ma anche se si resta all’osso permette a chiunque sia in possesso di una connessione web di creare facilmente un sito in cui pubblicare storie, informazioni e opinioni in completa autonomia.
Mentelocale.it 6/11/2007

LA FINE DEL GIORNALISMO
‘La fine del giornalismo’ è il titolo di un interessante articolo apparso sul Times online http://entertainment.timesonline.co.uk/tol/arts_and_entertainment/the_tls/article5236208.ece a firma di George Brock; un titolo preoccupante che affronta un ragionamento basato su un’opera di Robert Fox per la Folio Society (http://www.foliosociety.com/): EYEWITNESS TO HISTORY - Testimoni oculari della Storia; ovvero il più grande compendio di storia giornalistica mai prodotto. Divisa in 4 volumi, per un totale di 2000 pagine, l’opera di Robert Fox raccoglie le descrizioni dei grandi eventi storici dai geroglifici ai messaggi scritti con un Blackberry. Dall’egiziano Harkhuf che racconta al suo Faraone un ballo, sino a John Updike che osserva e descrive il crollo delle Torri Gemelle: 4000 anni di storia.
Si parte con il primo volume da Erodoto, l’inventore della Storia, il primo reporter che fa parlare soldati, servitori, re e viaggiatori per consegnarli ai posteri per arrivare a John Simpson, che racconta i fatti di piazza Tienamen. In verità i giornalisti professionali nei primi tre volumi sono pochi ed entrano in scena nell’ultimo volume, prima avremo scrittori e romanzieri; con l’assassinio dello zar Alessandro II si chiude e apre il nuovo capitolo della storia giornalistica moderna che pare finire con l’avvento dei bloggers. Appunto, con il quarto volume dell’opera, Eyewitness to History, si parla dell’avvento della tecnologia che trasforma radicalmente il ruolo del reporter nel 20° secolo.
Grazie alla tecnologia, con la possibilità di rendere immediata di comunicazione, con le foto di camere digitali e video trasmessi su internet, le testimonianze di testimoni oculari ci stanno sommergendo. Con l'espansione della tecnologia digitale, chiunque ora può essere editore di se stesso...allora, in queste circostanze nuove, come si definisce il giornalismo? A cosa servono i giornalisti? Molti bloggers ed operatori di nuovi media, hanno risposto alla domanda dichiarando che giornali chiuderanno: ‘deprivati dal reddito pubblicitario e dei giovani lettori, ambedue emigrati su internet, il potere del sacerdozio separato di giornalisti, finirà. I giornali creati da società capitaliste per controllare il potere e addomesticare le opinioni dei cittadini cesseranno’. Un vecchio regime dei media decade e una nuova comunicazione, che potremo definire ‘peer to peer’, prenderà il sopravvento.
Con la fine del giornalismo George Brock si domanda: ‘Ci sono sempre reporter, ma ci saranno sempre professionisti? Le testimonianze oculari devono resistere all’interrogatorio degli storici, ma gli odori, i rumori, i gusti devono sopravvivere al di là della contingenza dei fatti, facendoci vivere quella storia con una prosa vera; questo raccontare è ancora una qualità che va imparata, seppure esiste una abilità istintiva e artistica.
George Brock osserva che il meglio di quanto è stato prodotto ultimamente , viene sempre da professionisti John Simpson, (http://en.wikipedia.org/wiki/John_Simpson)
Martha Gellhorn (http://it.wikipedia.org/wiki/Martha_Gellhorn) e Tom Wolfe, (http://www.tomwolfe.com/bio.html), solo per citarne alcuni di grande successo. Io aggiungerei anche Ryszard Kapuscinski (http://it.wikipedia.org/wiki/Ryszard_Kapu%C5%9Bci%C5%84ski) e per l’Italia Ettore Mo (http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Mo) e Tiziano Terzani.
(http://www.tizianoterzani.com/) Poi c’è lo straordinario evento dei blogger di Bagdad (http://warnewstoday.blogspot.com/index.html) – qui il link di un blog giornalistico aggiornato- (http://www.aliveinbaghdad.org/): attraverso i loro diari riusciamo a conoscere la realtà della guerra irachena che nessuno racconta.
La situazione dell’informazione è complessa e ancora non si delinea una chiara evoluzione dei media. I quotidiani cartacei continueranno a vivere anche se Marco Pratellesi sul mediablog (http://mediablog.corriere.it/) del corriere online riprendendo una notizia dagli Usa, informa come la stampa stia arrancando e per la prima volta internet abbia messo in riga tutti gli altri media, ad eccezione della televisione.
Secondo l'ultimo report di Pew Research Center,
(http://pewresearch.org/pubs/1066/internet-overtakes-newspapers-as-news-source) il 40 % del pubblico Usa preferisce internet per informarsi, mentre solo il 35% resta ancorato al vecchio giornale di carta. La televisione, con il suo 70%, regna incontrastata, seppure in leggera flessione rispetto agli anni scorsi. Solo internet fa registrare una crescita poderosa, in termini di scelta e fiducia degli utenti, con un più 24% rispetto al settembre 2007.
In sostanza la comunicazione digitale con le nuove tecnologie andrà sempre più affermandosi delegando alla stampa settori sempre più di nicchia indirizzandosi verso notizie di approfondimento con edizioni diverse dal quotidiano e periodico che vediamo oggi. Un fatto da rimarcare è che la comunicazione digitale non ha danneggiato la scrittura e il potere della lingua, anzi schermi e tastiere hanno permesso di raggiungere più persone facendo raggiungere nuovi record di lettura. Forse i grandi testimoni oculari della Storia sono finiti e rimangono a segnalarci l’alba di un’età dorata della scrittura. Quello che accadrà nel settore giornalistico non si sa ancora bene, certo è che tra il lancio della notizia e il suo fruitore rimane una sorta di fiducia, un legame per continuare una professionalità.
Mentelocale 31/12/2008

SERENDIPITY
Il vocabolo coniato da Walpole indica le intuizioni dovute al caso. Qualche esempio? La scoperta dell'America. Molti i casi scientifici. In margine al Festival della Scienza dedicato alla curiosità, mi piace parlare di un termine che ha una valenza scientifica come fonte di ricerca: serendipity.
Questo vocabolo di origine inglese è stato coniato da Horace Walpole, in riferimento ad una fiaba persiana, I tre principi di Serendippo. La storia descrive le scoperte dei tre personaggi con intuizioni dovute al caso, ma anche per la disposizione spirituale con cui si mettono ad osservare le cose. Per questo la serendipità - si può usare anche il neologismo italiano - è intesa come un elemento essenziale nell'avanzamento della ricerca scientifica; spesso scoperte importanti avvengono mentre si stava ricercando altro. Un esempio per sperimentare la serendipità è quello di smettere di arrovellarsi nel ricordare un nome, nella speranza che l'informazione emerga da sé, dalla memoria: il nome, poi arriva.
Approfondendo questo fattore di serendipità, scopriremo che molte scoperte della ricerca scientifica sono avvenute mentre si stava cercando altro. Un esempio è la scoperta della muffa che inibiva il proliferarsi dei batteri, fatta da Alexander Fleming: con quella osservazione casuale nacque la penicillina, il primo antibiotico della storia. E poi, la stessa scoperta dell'America di Cristoforo Colombo, perchè in verità lui stava cercando un passaggio per l'India.
Bella è la frase di un ricercatore biomedico che disse: «La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino». Sarà per questo motivo che la serendipità è un atteggiamento della ricerca sempre più praticato consapevolmente. Pensando ancora, posso aggiungere che la natura di Internet si presta molto alla formazione di serendipità. Culturalmente, possiamo affermare che la Rete è un grande motore di serendipità. Gli intrecci connettivi, la possibilità di esplorare gli ipertesti, i rimandi dei link, gli indirizzi specifici e le curiosità aggiunte, aumentano la possibilità di scoperte e conoscenze nuove. Io inoltre credo che la serendipità porti con sé anche l'intuizione, quella speciale risorsa che ci mette in contatto con un sapere ancestrale: la conoscenza di qualcosa che è prezioso per noi e ci aiuta a comprendere quello che siamo e vogliamo. Perciò ritengo che spesso, quello che consideriamo magia, sia in sostanza un nostro personale percorso all'interno di un disegno cosmico. La serendipità allora entra in gioco non già per caso, ma per un disporsi sereno alla propria intuizione, al proprio accadere delle cose che è dettato dal nostro essere.
Così concludo augurando buona serendipità a tutti. Come? Invitandovi a lasciar perdere i vostri pensieri fissi e le vostre continue idiosincrasie, così libererete molte vostre potenzialità sconosciute e troverete la cosa più giusta per voi.
Mentelocale.it 9/2/2009

GENOVA PER JOSE' MARTI', SCRITTORE E POETA CUBANO: UNO SPAZIO QUASI SEGRETO
Dirigendosi verso l'Acquasola, salendo da Largo XII Ottobre, si passa accanto ad un giardinetto dedicato al poeta cubano Josè Martì (1853-1895). Lì trova posto un cippo dedicato al poeta cubano che ha a fianco una lapide dove sono incisi i versi di una sua poesia famosa:  La rosa bianca - tradotta da Edoardo Sanguineti: Cultivo la rosa blanca/ En junio como en enero /Para el amigo sincero/ Que me da su mano franca...‘Coltivo una bianca mia rosa/D'estate come d'inverno/Per il mio amico fraterno/Che mi tende la mano fedele/perché mi strappa crudele/Il cuore nel quale io vivo/Né cardi né ortiche coltivo/Coltivo una rosa mia bianca’.
Sotto il cippo, che reca l’effige bronzea di Josè Martì, c’è una targa messa il 5 novembre 1988 che segnala la direzione e la distanza da questo luogo al monumento dello stesso in piazza della rivoluzione all’Avana a Cuba: Miglia Marine 4508,38 - Km 8349,53 –determinazione effettuata dall’Istituto Idrografico della Marina. Sono passati quindi oltre 20 anni da quella posa e oggi fa piacere ricordare questo luogo poco conosciuto della città di Genova insieme a questo grande poeta.
José Martí è l'eroe nazionale di Cuba. Poeta di grande qualità e semplicità fu un autore rivoluzionario che ruppe con le limitazioni della tradizione letteraria dell’epoca. José Martí si collocò nel momento di transizione tra il romanticismo e il modernismo e fece uso di tutta la ricchezza di pensiero e linguaggio per offrirla in beneficio alla sua patria e la rivoluzione. La sua oratoria a favore dell'indipendenza spinse la popolazione a continuare nel cammino alla lotta per la emancipazione di Cuba. Il valore reale di questo talento si trova sia nei grandi ideali che lo condussero al sacrificio, sia nella sua opera letteraria.
Di questo poeta e libertador ricordo anche che ha ispirato, con i versi della sua poesia Versos sencillos, (http://www.exilio.com/Marti/Marti.html)
una famosissima canzone popolare cubana Guantanamera, che risale al XIX secolo. Questa canzone vanta innumerevoli versioni e strofe diverse ed è spesso stata cantata da singoli e gruppi; quella probabilmente più nota è stata cantata da personaggi come Joan Baez e Pete Seeger. Il personaggio della ‘guajira guantanamera’ altro non è che una ‘contadina di Guantanamo’, alla quale il poeta/cantante si rivolge.
Io da visitatore improvvisato di questo luogo, rimesso in ordine dopo la costruzione di un parcheggio- prima lo spazio era molto diverso ed ora esteticamente è migliorato-, mi chiedo l’origine di questo pensiero genovese verso il suo eroe e il popolo cubano. Qualcuno lo sa? Ecco una mia piccola curiosità che non voglio disgiungere da una bella frase di Josè Martì:’ L'unico modo per essere liberi è essere colti’.
Mentelocale.it 6/1/2009

MISTER GOOGLE HA PRESO ESEMPIO DA UN ITALIANO PER L'ECONOMIA SVILUPPABILE CON INTERNET
C'è un italiano che è stato scelto come modello per crescere e affermarsi in campo economico con l'utilizzo di internet da mister Google, ovvero il presidente Eric Schmidt. Questo è successo all'e-G8 Forum di Parigi davanti a una platea di società tecnologiche e di politici. L'italiano è Federico Hoefer: un siciliano di Gela emigrato in Lombardia in cerca di lavoro nel 1995. Arrivato ad essere responsabile di punto vendita per diverse aziende come la Coop Lombardia, la Esso italiana, la Lago.it con la crisi ha perso il lavoro; allora si è ingegnato a inventarsi qualcosa che lo potesse rimettere in gioco. Partendo da una Mercedes blu, classe E, e un pc, ha creato un sito web ladyblu.it (http://www.ladyblu.it) che gli ha cambiato la vita.
Con quello spazio su internet Federico Hoefer ha iniziato ad offrire un servizio di noleggio auto con conducente. In breve tempo quell'indirizzo sul web è diventato quasi un portale: la pubblicità sulla Rete è aumentata e oggi riesce a lavorare con una clientela presa dagli aeroporti Verona, Brescia e Malpensa. Aeroporti vicini a Mantova, sede della sua azienda. A ladyblu.it ha affiancato in seguito altri due siti web: malpensa24.com (http://www.malpensa24.com/ ) e taxi24airport.com
(http://www.taxi24airport.com/) completando una gamma di servizi, di autonoleggio con autista, efficiente. Con un computer sempre connesso e un telefono Federico Hoefer, riesce a garantire un servizio esclusivo 24 ore su 24. Bene. Internet, può diventare la piattaforma per costruire business, ma certo che alla base serve sempre un'idea e una semplice voglia di ricominciare.
Mentelocale.it 25/5/2011

COME LA TECNOLOGIA TRASFORMA L'UOMO E LA SOCIETA'
La tecnologia e l'informazione; il cervello e l'evoluzione: questi sono i temi congeniali a Derrick de Kerckhove di cui ha parlato nella sua conferenza al Festival della Scienza.
Derrick de Kerckhove ha iniziato ricordando il suo maestro Marshall McLuhan: 'Lui è stato un grande descrittore del tempo attuale; aveva visto quello che è successo dopo: l'estensione della coscienza, e internet coniugando la memoria e l'intelligenza ha moltiplicando la conoscenza...poi la televisione che diventa forma d'arte e ancora il computer come ricerca e comunicazione. Questo lo disse quando i computer erano grandi come una stanza...'.
Con il computer e internet oggi viviamo la terza età del linguaggio: un'età iniziata con l'avvento dell'elettricità. Una età che segue l'età della scrittura e quella della stampa.
E' il linguaggio che domina il corpo. Da sempre. Poi con la scrittura l'uomo scrive il suo destino. Il linguaggio crea potere. Con l'avvento dell'elettricità e la digitalizzazione noi diventiamo persone che cambiano radicalmente il modo di comunicare. Con il www, il world wide web, facciamo un salto quantico: entriamo in una interconnessione globale. La Rete avvolge tutti e tutto...
Derrick de Kerckhove si infervora e con rimandi al cinema: 'il cinema riesce a fare come i sogni: crea le nostre fantasie in termini virtuali'. Cita come Twitter riesca ad estendere le nostre comunicazioni in frazioni di intelligenza, in modo espansivo tanto da generare rivoluzioni (quelle del nord Africa). Scopriamo così che Derrik è innamorato di twitter.
Le divagazioni sul tema di Derrick de Kerckhove sono molte e parlano del Cloud computing, una metafora per dire che c'è un sistema intelligente di gestire i dati; dell'evoluzione tecnica che segue una sequenza di trattamento di dati, di informazioni, che possono creare il nostro profilo, con i molti parametri presi da dati conservati nei server. Il motore di ricerca Google, ad esempio, può rispondere alle nostre domande in modo mirato...con 'internet avviene l'appropriazione degli strumenti di produzione da parte dei cittadini. Marx realizza il suo sogno'.
Io appassionato di tecnologia per un momento godo...ma poi sarà davvero così? Per Derrick de Kerckhove esiste l'inconscio personale di Freud, l'inconscio collettivo di Jung e l'inconscio digitale: quello che nasce con internet e di cui noi non sappiamo di noi ma è dentro le banche dati.
Derrick de Kerckhove in finale affronta un tema che è psicologico e filosofico insieme: la ricerca di noi stessi. Pinocchio e Avatar: due modi, due metafore per percorrere l'identità, il non mentire a noi stessi sapendo che noi siamo già esseri virtuali a parte la tecnologia. Noi ci creiamo con la mente.
Per questo possono nascere problemi di soggettività, di identità. Noi riiventiamo il nostro essere con la fantasia. Con le tecnologie e le relazioni conseguenti, quali l'estensione della Rete noi corriamo certi rischi, la nostra personalità relazionale, si trasforma. La reticolazione del cervello può essere data dai social network? Per Derrick de Kerckhove siamo al 30% dello stato di influenza...una storia che è appena iniziata.
Da poco siamo arrivati a usare le onde cerebrali per controllare gli strumenti tecnologici. Arriveremo a controllare anche le emozioni? Questa è magia! La magia continua. Nuove frontiere avanzano. Bisognerà spesso fare i conti con queste nuove realtà e l'appuntamento con Derrick de Kerckhove è stata una buona opportunità.
Mentelocale.it 25/10/2011

domenica, luglio 14, 2024

Volume secondo: 'Articoli & Lettere, Scritti pubblicati' di Giorgio Boratto

Ecco un assaggio degli scritti pubblicati che fanno parte del secondo volume dei 4 libri pubblicati da Amazon.it. In questo volume 'Articoli & Lettere, Scritti pubblicati – Volume 2' sono pubblicati scritti che vanno dal 2003 al 2006; per un totale di 414 pagine. Il volume più corposo e ricco di articoli. Sono scritti, lettere e articoli vari. Di questa raccolta ne propongo in questa segnalazione 6, che a distanza di molto tempo conservano una certa attualità. Oltretutto sono pescati a caso.
Fisici e spirito -pag.30-; Emigrare- pag 96-; Fascismo male assoluto – pag.122-; Quando i ricchi erano ricchi...-pag.123-; Satira: i proiettili dell'intelligenza -pag.147-; Piccole cose per cambiare il mondo –pag.272-; Serial killer italiani -pag.309-.
Il libro è acquistabile al link:
Amazon.it: Articoli & Lettere Scritti pubblicati di Giorgio Boratto: Volume 2 (anni 2003-2006) - Boratto, Giorgio - Libri
Buona lettura

FISICI E SPIRITO
Capita spesso che siano i fisici a metterci in contatto con lo spirito. La fisica nasce come lo sforzo di scoprire la costituzione reale delle cose e per questo è in comunanza con i mistici e i filosofi della scuola di Mileto. Se poi entriamo nella fisica subatomica, allora lo spirito è di per sè la materia prima. Quale concezione abbiamo dell'atomo, che nessuno ha mai visto fisicamente, se non facendo una operazione spirituale? Abbiamo dato forma ad una astrazione disegnando un frammento di universo: un pianeta - nucleo con i satelliti - elettroni. Una conferma di come l'infinitamente piccolo assomiglia all'infinitamente grande.
Io sono rimasto, pur essendo un profano, molto colpito tempo fa, quando un genovese, M. Macrì e un olandese, W. Oelert riuscirono a rendere "osservabile" l'antimateria. Si era riusciti con un acceleratore molto grande (di diversi chilometri) a fare scontrare delle particelle atomiche (infinitamente piccole) e quindi conoscere le loro proprietà, comportamenti e sintomi. Allora l'antimateria esiste, pensai; pensai, ma allora esiste il nulla? Per me era una scoperta sconvolgente, la più importante del secolo dopo il principio di relatività di Einstein. C'era nella scoperta anche la riconferma della stessa simmetria misteriosa che accompagna tutte le cose, e ha generato il concetto di bello anche nella materia subatomica: ecco allora ad ogni particella accompagnarsi una anti-particella. Ecco allora ritornare il "Panta rei" di Eraclito che considerava il continuo scorrere delle cose, la loro trasformazione, una unità dei contrari. Nel frattempo abbiamo diviso la materia dallo spirito, l'anima dal corpo e ci siamo persi nel dualismo del pensiero occidentale. Con la scoperta dell'antimateria abbiamo riscoperto l'unità e per me anche un non-luogo, ma non un nulla, un posto dove le cose non sono ma stanno per diventare; il luogo del silenzio, il luogo dove prende forma il pensiero...Un posto di passaggio, di sospensione, di silenzio ma non di vuoto...forse il centro dell'anima.
Il Secolo XIX 23/9/2003

EMIGRARE
Da sempre niente di più che la fame fa camminare il mondo. Oggi ancora, sono gli emigranti in cerca di pane. Nessuna ricchezza sposta le anime, sposta le cose: quella sposta merci, sposta i sogni; con quella ci si può pure fermare. Poi gli appetiti ci possono spingere oltre; allora sono le brame, gli egoismi e un cattivo senso dell'immortalità a farci allontanare nel tempo, mantenendoci però fermi in un punto solo della Terra per far gridare: è mia. Oggi eppure, emigrano ancora gli eserciti sull'onda delle guerre: entrano in case altrui con un fucile in mano, dopo aver fatto scaricare bombe dai cieli.
Questi soldati vengono a portare il loro ordine, quel senso che si chiama democrazia.
Restate chiusi a casa, paiono dire i capi degli eserciti in arme, veniamo noi da voi.
Si costruiranno nuovi recinti. E tu da che parte stai? Dove c'è la sofferenza ci sono i nostri fratelli…così ci avevano insegnato da ragazzetti. Dai non fare lo stupido: di qua è meglio.
Quella terra può essere nostra. Allora tenetela tutta quella terra, essa servirà a ricoprire la bara.
Il Secolo XIX 22/10/2003

FASCISMO MALE ASSOLUTO
A mio parere Gianfranco Fini ha fatto bene a trarre una considerazione filosofica sul fascismo ritenendolo giustamente un "male assoluto". Ricordo a tale proposito un'affermazione, credo dello storico tedesco E. Nolte: "Il fascismo non fu solo un fenomeno politico ma il più grande attacco alla trascendenza dell'uomo, alla sua capacità di evolvere".
Per questo il fascismo si può ritenere un "male assoluto" e, seppur inserito storicamente come una reazione al comunismo, ha proprie radici originarie nella psicologia infantile dell'uomo. Il contrasto al comunismo, alla sua ideologia non può spiegare come il fascismo con il nazismo abbia potuto esercitare tutta la devastazione culminata con l'olocausto e la guerra. Il fascismo come nemico dell'umanità e alla sua fratellanza universale - l'opposto del cristianesimo - è sinteticamente descritto nella teoria della psicologa inglese Melanie Klein: "L'uomo nasce cattivo e passa la vita cercando di diventare buono. Non sempre ci riesce". Il fascismo è quindi frutto di un bambino viziato, egoista, bisognoso di una guida autoritaria e punitiva; ha bisogno di un duce che lo conservi tale, gli dica quali giocattoli comprare e soprattutto con quali nemici giocare alla guerra.
Mentre il comunismo passa, è passato e passerà, il fascismo c'è, rimane e rimarrà…con Fini e senza Fini.
Italians 29/11/2003

QUANDO I RICCHI ERANO RICCHI...
Quando i ricchi erano ricchi, i ricchi erano bianchi di carnagione e i poveri abbronzati; si sa, i poveri lavoravano nei campi e allora si abbronzavano. Poi i poveri hanno cambiato lavoro e sono diventati bianchi e allora i ricchi si sono abbronzati e questo per tutto l'anno: d'inverno vanno ai Caraibi o a fare trekking nel deserto. Allora anche i poveri si sono di nuovo abbronzati: fanno le lampade con gli ultravioletti ma si vede che nel week end erano in giro per l'Ikea…
Quando i ricchi erano ricchi, i ricchi erano grassi e i poveri magri; si sa, i poveri non avevano molto da mangiare. Poi i poveri con il tempo hanno avuto a disposizione molto cibo e sono diventati grassi e allora i ricchi sono diventati magri: mangiano poco e biologico, comprano cibi dietetici e fanno massaggi e palestra. Allora anche i poveri ora cercano di dimagrire: comprano elettrostimolatori in TV, tisane, pillole e scioglipancia da novelle Wanna Marchi in Tv ma non ci riescono…
Questo è un breve ritratto delle distinzioni di classe che esistono sempre; però si tenta sempre di imitare i ricchi - come se fossero un bell'esempio, anzi ci uniformiamo a modelli che annullano queste differenze. Ma si sa che qualcuno vuole sempre distinguersi…
E così un ricco (a dire il vero il più ricco) è diventato padrone dell'Italia promettendo che con lui saremmo stati tutti bene: infatti, guardando lui, non serve più essere magri, per abbronzarci basta un fondotinta, non bisogna essere neanche tanto alti, lui è soprannominato "nano pelato" e quindi non servono neanche i capelli, non parliamo poi di vacanze a uno che lavora 14 ore al giorno e di pensione? Figurarsi è quasi settantenne e non ci pensa. Ecco abbiamo la mediocrità al potere; con lui possiamo aspirare al "basso" in tutti i sensi, non serve neppure tanta cultura e le fregnacce si possono sempre smentire: hanno frainteso, scritto male, capovolto il pensiero…
Maledetto pensiero, volete vedere che questo ricco ce l'hanno mandato apposta per depistarci? Per toglierci i riferimenti? Per dirci che i ricchi non esistono? Abbronzati o no, ridenti o tristi, nani o pelati siamo tutti poveri e se lo vogliamo imitare poveri lo siamo due volte: anche di spirito.
Il Secolo XIX-Namir e Italians 8/12/2003

SATIRA: I PROIETTILI DELL'INTELLIGENZA
Ricordo la campagna di M. Costanzo "Vietato Vietare", si riferiva alle telepromozioni, ma nella sostanza il celebre conduttore la indirizzava contro la censura di qualsiasi tipo: "devono essere gli spettatori a decidere cosa guardare e cosa no". Ora con la soppressione della Guzzanti, il CDA della RAI attua una censura da autentico regime. D'altronde quello di far cessare certi spettacoli, chiudere alcune trasmissioni, mettere il veto a giornalisti e autori, è una prerogativa di questo centrodestra politico.
Cosa possiamo sperare? Non sarà certo "Striscia", "Le Jene" o "Mai dire Domenica" le sole trasmissioni di satira televisiva. Oltretutto quelle trasmissioni hanno un fondo d'ambiguità propria della TV commerciale: come vendere telefonini, auto, biscotti e poi prendere in giro quel potere che è padrone degli spot pubblicitari; tutto per vendere insomma.
Poi la satira è prevalentemente di sinistra e questo disturba la destra. La ragione della prevalenza di sinistra nella satira è che il potere nella sostanza è sempre stato di destra. Intendiamoci, c'è qualcuno che pensa che non comandino i soldi? Che Berlusconi non comandi? E che prima non comandava Agnelli, Pirelli o la Confindustria? D'accordo prima i politici si ritagliavano con quel potere le tangenti ma ora è forse cambiato qualcosa? Non sono sempre gli stessi al potere?
La satira così si trova a fare ridere sbeffeggiando il solito potere, e cosa fa più ridere di un potente che inciampa? Che maschera la sua fame con trucchetti, leggine e avvocati? Niente di nuovo: per i potenti senza ironia le risate in faccia sono il maggior pericolo, sono proiettili di intelligenza che a loro manca.
Italians 8/9/2003 Wema.it 12/9/2003

PICCOLE COSE PER CAMBIARE IL MONDO
Girando per Internet ho trovato un sito web- http://www.wearewhatwedo.org/ - che riportava le 50 cose utili da fare per cambiare il mondo. Erano piccole cose riferenti a comportamenti quotidiani, che se modificati potevano trasformare il ciclo dei consumi evitando gli sprechi, e innestare un circolo virtuoso di disponibilità verso gli altri, di cortesia e attenzione, dandoci coscienza che con quello che facciamo si può davvero cambiare il mondo.
Ho pensato che 50 cose fossero un po' troppe da seguire e ricordare, allora ho cercato di fare una sintesi e le ho ridotte un po'. Così sono divenute 13. Eccole:
1- Sorridi e rispondi ai sorrisi. Per sorridere si usa la metà dei muscoli che servono per aggrottare la fronte, ma sorridere fa sentire te e gli altri due volte meglio
2- Usa i trasporti pubblici e cerca di camminare di più; farai bene a te stesso e all'ambiente. Per mantenerti in forma usa le scale e non l'ascensore.
3- Passa un po' di tempo con una persona anziana. Le persone di altre generazioni sanno cose che tu non sai. Poi leggi una favola ad un bambino quelle sensazioni, che hai vissuto tu da piccolo ascoltandola, è giusto che ora le trasmetti.
4- Dona il sangue e iscriviti all'associazione di donatori di organi. Moltissime persone potranno essere salvate dalla morte. 5- Guarda meno la TV; accendila solo quando sai che programma guardare. Poi leggi più libri non dimenticando dopo di donarli agli amici. Ricicla i tuoi libri o 'abbandonali' alla lettura degli altri.
6- Iscriviti ad una associazione di volontariato e dedica un po' di tempo ad ascoltare gli altri. Non devi risolvere i problemi del prossimo, basta che gli dai la possibilità di esporli.
7- Rifiuta le buste di plastica e adotta lampadine a basso consumo energetico. Inquinamento e spreco d'energia diminuiranno subito. 8- Compra i prodotti del commercio equo solidale. Sono più convenienti e garantiscono condizioni di lavoro dignitose e condizioni commerciali eque agli agricoltori e ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo.
9- Presentati e scambia i numeri di telefono con i vicini di casa o abitanti del tuo quartiere. Stabilire rapporti amichevoli con i vicini aiuta a creare un clima migliore.
10- Chiudi il rubinetto mentre ti lavi i denti. Lasciandolo aperto si sprecano migliaia di litri d'acqua ogni anno.
11- Fai qualcosa che credevi di non saper fare. Finchè non ci provi, non puoi sapere se davvero non ne sei capace. Fai e impara anche cose nuove. Diffondi le idee che secondo te lo meritano, mettendole in atto ma anche parlandone con altre persone.
12- Ricicla tutto quanto è possibile: computer, cellulare, occhiali. Usa il foglio di carta da entrambi i lati e pianta un albero ogni anno. 13- Abbraccia le persone a cui vuoi bene. Chi ti vuol bene desidera essere toccato; poi comunicaglielo, dire ti voglio bene fa girare l'amore. Elogia anche le persone che ammiri e hanno fatto qualcosa di bello, le incoraggerà a farlo di nuovo.
Ultimo consiglio: fatele girare
Mentelocale.it 22/7/2005

SERIAL KILLER ITALIANI
Ho sempre pensato che il serial killer fosse quel personaggio che veniva smascherato e ucciso un momento prima del telegiornale della notte; che fosse l’interprete omicida dei film trasmessi in tv. Credevo anche che il serial killer fosse un prodotto specificatamente americano…ma con il libro di Gordiano Lupi, Serial killer italiani, edito da Editoriale Olimpia Firenze, non solo scopro che l’omicidio seriale è sì, un problema soprattutto del Nord America -dove possiamo contare addirittura l’80% di tutti i serial killer del xx secolo- ma anche quanti assassini seriali hanno accompagnato la storia italiana negli ultimi cento anni.
Io sapevo di Jack lo squartatore a Londra, avevo sentito parlare del cannibale di Milwaukee, Jeffrey Dahmer, di Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio; sono arrivato a conoscere i genovesi Minghella e Bilancia, ma mai avrei pensato a tutti quei pazzi omicidi che compongono l’elenco, fatto in modo dettagliato, del libro.
Gordiano Lupi con questo libro ha fatto un grande lavoro di ricerca e dobbiamo essergli grati di ricordarci  come questi assassini siano tutti uniti da comportamenti simili. Ci sono molti caratteri comuni che saranno determinanti nello scatenare i crimini più violenti e le aberrazioni devastanti dei delitti commessi in serie. La storia dei carnefici ci farà comprendere come le loro vittime siano frutto anche di violenze da loro stessi conosciute nell’infanzia. Le deviazioni sessuali, le privazioni affettive, la mancanza di cultura sono l’humus comune per generare quello che la comunità solitamente definisce i ‘mostri’. L’elenco dei criminali omicidi inizia con Antonio Boggia e Vincenzo Verzeni, che agirono a metà dell’800, per arrivare ai giorni nostri con Ludwig, la Uno Bianca, il mostro di Firenze, Donato Bilancia, Unabomber ed in ultimo le Bestie di Satana. Nel finale l’autore ci mette in guardia ricordandoci come molti serial killer potenziali vivono attorno a noi e sono pronti a scatenare la loro furia omicida: la struttura della nostra società è anch’essa uno dei molti fattori legati al tragico fenomeno.
L’autore Gordiano Lupi poteva metterci del suo nello scrivere la scheda biografica di ognuno dei serial killer; egli oltre che editore (Edizioni IL FOGLIO di Piombino) è anche scrittore di noir, ma analizzando la realtà si scopre che batte la fantasia. Così Gordiano Lupi fa suo il motto di Stephen King: ‘racconta solo la verità e non inganni il lettore’. Amaramente leggendolo possiamo dire: tutto vero.
Mentelocale 8/10/2005

venerdì, giugno 28, 2024

Cultura Nuova Natura

Non servono le attente indagini di Paolo Berizzi per scoprire i nostalgici del regime fascista o i nuovi camerati dell'anno 2000 sappiamo che siamo circondati dall'incultura da quello che sembra un ritorno al passato ma che invece è una fase dove l'ignoranza regna sovrana. Certo fanno notizia gli interventi di esponenti politici che richiamano frasi, riti e rimandi al fascismo storico italiano, non conoscendo poi nulla di quello che rappresentava o hanno l'idea di un conservatorismo che fa a pugni con l'andamento della società civile.
Una riflessione sull'estremismo di destra – scoperto oggi come se ce ne fosse bisogno- che ha come prerogativa e specificità: l'anticultura. Possiamo dire con semplicità che chi lotta contro i diritti; chi mette dentro la prigione di regole neoliberiste la solidarietà umana; chi è razzista; chi propone regole conservatrici per non cambiare i nostri stili di vita diventati predatori di consumi e rispetto ambientale è contro la Cultura.
La Cultura potrebbe definirsi per l'Uomo una nuova Natura, ed ecco che per la sua etimologia, che intende 'colei che sta per nascere', questa diventa una responsabilità che si guadagna verso l'evoluzione: un incessante prodotto della Scienza contro quelli che spingono contro l'umanizzazione.
Certo è che bisognerebbe abbandonare certi ideologismi; certe credenze fondamentaliste. La Cultura è un prodotto dell'evoluzione umana che con la sua capacità genetica ci aiuta a preservare la specie, un apporto alla sopravvivenza umana. Infatti la propensione alla solidarietà, all'inclusione, ai rapporti sociali affermativi danno garanzie alla preservazione.
Con Darwin si è aperto un nuovo corso per la scienza e affermando che l'universo in cui viviamo è il risultato di processi evolutivi, mette in discussione le nostre concezioni su Dio.
Una natura evoluzionistica al posto di Dio è quanto viene dalla scoperta di Darwin. Dopo di lui niente sarà per la scienza come prima. Quale 'male morale', quella crudeltà che non è più dell'animale, ma dell'uomo trova in Sigmund Freud il suo più valido indagatore. L'evoluzione darwiniana, nel cui solco opera Freud, non viene dall'esterno ma dall'interno; avviene nell'animale-uomo: una evoluzione di capacità neurofisiologiche investite da un linguaggio quale espressione culturale.
Una controcultura che invece soggiace alle perversioni istintive e distruttive; cresce con ideologie violente, allontana l'Uomo dalla sua evoluzione. Con 'psicopatologia della vita quotidiana' Sigmund Freud illustra i deragliamenti che la nostra coscienza attua attraverso il potere dell'inconscio. Con Freud viene intaccato il concetto di normalità. D'altronde il raziocinio con cui l'uomo vorrebbe operare è soggetto ad una continua critica e una continua analisi che dà forma alla scienza.
Per il darwinismo, infatti, l'evoluzione consente finalmente di spiegare tutta la realtà del vivente, tutto il celebre albero della vita dal comune progenitore ancestrale fino a Homo sapiens, mediante meccanismi soltanto naturali.
Darwin aveva visto giusto. Il pensiero di Darwin di inserire anche la cultura come frutto dell'evoluzione rafforza la sua teoria e l'integrazione tra biologia e cultura; capacità morale genetica si inseriscono in una effettiva evoluzione; sempre a partire dalla naturalizzazione non avida dell'uomo.
Pensateci: può essere Cultura quella che rappresenta la destra estrema? Quella che allontana dall'umanizzazione? Quella che ci mette a rischio estinzione?

martedì, giugno 18, 2024

Volume primo: Articoli & Lettere, Scritti pubblicati
Ecco un assaggio degli scritti pubblicati che fanno parte del primo volume dei 4 libri pubblicati da Amazon.it. In questo volume 'Articoli & Lettere, Scritti pubblicati – Volume 1' sono pubblicati scritti che vanno dal 1992 al 2002; per un totale di 289 pagine. Sono scritti, lettere e articoli vari. Di questa raccolta ne propongo in questa segnalazione 6, che a mio avviso anche a distanza di molto tempo conservano una certa attualità: Naziskin; Punti di vista; Lettera di Sem; La mia gatta Rosy; Ad Anna; Il Viaggio; Il libro indicato si può acquistare al link: Amazon.it: Articoli & Lettere Scritti pubblicati -Volume 1 (1992-2002) - Boratto, Giorgio - Libri

NAZISKIN
Quello che ci frega è la storia che non cambia. Ci sono delle costanti nei tipi umani, come il cretino, l'imbecille e l'idiota: uno è il naziskin. E' sempre esistito. Si è mascherato in diverse maniere, ma c'è sempre stato, come la violenza e l'aggressività, segni inequivocabili dell'appartenenza dell'uomo al mondo animale. La coscienza poi invece di far regredire la violenza lo ha reso crudele. Il naziskin ha la coscienza di appartenere ad una tribù, purtroppo prolifica e ben pasciuta, che ha risolto i suoi problemi scaricandoli tutti sugli altri. Che fare? L'unica cosa è non farlo prevalere, anche sei segni che stia prevalendo ci siano tutti: la rinascita dei nazionalismi, la ricerca di segni di appartenenza tribali, la perdita di memoria, non sapere più chi si è. Ecco chi ci frega: so-no il papà e la mamma del naziskin. Intanto cerchiamo di non essere loro, per il resto si vedrà.
Secolo XIX 11/9/1992

PUNTI DI VISTA
Bella Genova da lassù.
Grazie al "Secolo XIX" per le Fotocarte di Genova. Che emozione! Grazie di aver dato a molti la possibilità di vedere, da un punto di vista diverso dal nostro solito, la città di Genova.
Con questa vista verticale si scopre una Genova ancor più varia. Le nostre piazze sono in verità slarghi e le nostre vie sembrano fessure, screpolature di una ipotetica arsura di pietra. Le vie sono come fili, corde tese, che raccordano la vita dei vari rioni. Da questo disegno irregolare si scopre l'andamento scosceso del terreno e i tetti grigi rivelano tanti punti colorati. Che vertigine! Non si sa dove planare in questo "Centro storico" senza centro.
Che bella Genova da lassù! Non si vede da lassù il marciapiede rotto, la spazzatura "fuori' come gli affanni "dentro"'. Cicatrici, a dire il vero, se ne vedono tante: sono sparse un pò ovunque, sono le occasioni mancate o il punto dove si può rinascere. Dipende da noi. Mi sono fermato molto tempo a guardare queste Fotocarte, c'era come un oscura ambizione a fissarle nella mente. Non ci è dato di avere, normalmente, una vista così d'insieme.
Vorrei ricordarla mentre posso guardare Genova in su e di lato: potrei scoprirla in una dimensione nuova. Anche i problemi possono essere diversi se visti con un'altra dimensione e il nostro orticello diventa piccolo piccolo in questa Genova grande. E' bella Genova vista da lassù! Non si vedono, in verità i genovesi, sono diventati dei punti minuti in una Genova cresciuta nei secoli. Da lassù esce fuori l'architettura, che qui, più che altrove, traduce l'uomo: fissa la forma in un pensiero mobile. Da lassù dove l'uomo sparisce paradossalmente diventa più comprensibile la sua opera: il possibile disegno di una voglia impossibile.
Grazie "Decimonono" per averci dato Genova da lassù.
Il Secolo XIX 25/11/1995

LETTERA DI SEM
Lettera di Sem, senegalese triste.
Se sapesse scrivere in italiano, Sem Bakar senegalese, scriverebbe questa lettera:
"Cara mamma, sono arrivato in Italia una settimana fa dopo un lungo viaggio pieno di imprevisti che ti racconterò un'altra volta. Sono arrivato con altri 15 fratelli neri dentro un container nel porto di Genova. Alla dogana dopo aver fatto vedere i soldi che avevo con me - tutti I nostri risparmi più i debiti- mi hanno fatto un timbro che vale tre mesi di soggiorno.
Genova è piena di case che salgono fino sui monti, ma a trovarne una è difficile. Con l'aiuto dell'amico Gora Adjie, dopo aver incontrato tanti fratelli neri ho trovato un letto in uno stanzone dove ce n'erano altri dodici. Ho fatto subito amicizia con i 6 neri, che ho incontrato lì dentro, erano i primi sorrisi che vedevo dopo tanto tempo. Qui la gente ride poco anche se è piena di cose.
Ci sono negozi pieni di roba e Gora mi ha detto che si riesce a guadagnare qualcosa vendendo oggetti che gli italiani gli danno da vendere per non pagare l'iva. Diventerò un Vu' Cumprà, così qui chiamano tutti quelli come me. Per questo ci fanno sentire tutti uguali. Per molti i tre mesi sono passati senza che sia riuscito a trovare un lavoro, C'è qualche italiano che in cambio di soldi riesce a farti fare dei nuovi permessi.
Molti vorrebbero tornare a casa ma non se la sentono di ritornare più poveri di quando sono partiti. Qui c'è chi ti presta soldi e merce e a questi poi si deve tutto. Solo per dormire occorrono molti soldi. Ci sono poi dei ragazzi italiani che chiamano "volontari" che ci aiutano e qualche volta li vediamo più arrabbiati di noi. Hanno in programma una manifestazione e mi hanno invitato dicendomi di portare il tamburo; anche a loro piace vederci suonare e ballare, La notte è il momento della tristezza e qui è più buia.
Spero sempre di sognarvi. ma non capita mai; sogno sempre la polizia, sogno sempre la strada che faccio ogni giorno, non ho mai avuto cosi tanta paura di perdermi. Stanotte ho pianto e ho sentito dai letti vicini altri singhiozzi. Genova è la prima città d'Europa che vedo. E' bella ma mi fa un po' paura. Chissà mamma quando ci rivedremo."
Il Secolo XIX 17/2/1996

LA MIA GATTA ROSY
Voglio parlare della mia gatta, si chiama Rosy ed è tricolore. Rosy mi ha fatto credere quanto i gatti, e gli animali in genere, sappiano provare sentimenti e siano intelligenti.
Vedo spesso Rosy stare immobile per ore a fissare un punto della parete bianca di casa e niente sembra distoglierla; così assorta penso che stia facendo pensieri profondi e forse in quel silenzioso meditare, mi dico se sia anche saggia. Mentre tutto intorno a Rosy si muove, fa rumore, solo dopo un po' volge sonnecchiosa lo sguardo verso di me; in quell'occhiata c'è tutto: c'è l'intesa mista ad uno strano e misterioso sapere di uno scambio unico, irripetibile tra me e il gatto. Siamo due animali che si sopportano, dopo un incontro fortuito e una decisione unilaterale si scambiano un tempo indefinito... Grazie Rosy che mi permetti di accarezzarti, rammentandomi il dono divino di aver sotto la mia mano, in piccolo, la grazia e la ferocia della tigre e del leopardo.
Forse sto esagerando, la mia Rosy, è in verità timida, paurosa e un po' ciccia. Quando c'è qualche visita si nasconde e di fronte alle incursioni di altri gatti in giardino scappa, anzi corre da me per una sorta di aiuto e difesa. Il suo interesse maggiore pare riservarlo al cibo, in particolare al pollo allo spiedo ed al rognone; ma nei momenti che decide lei, Rosy, sa essere affettuosa e insieme al pelo e qualche unghiata ti regala un ron-ron che è una canzone d'amore.
Il Secolo XIX 19/6/1997

AD ANNA
No, non rifarti il seno, non gonfiarti le labbra, lascia stare quelle rughe. Alla fine quello che amo di te sono quelle rughe in più. Alla fine quello che amo dite sono i tuoi difetti, quello che in fondo è più tuo. Il resto credimi c'è tutto.
Sì, sono quei sassi che insieme abbiamo portato e quella strada che insieme abbiamo percorso che mi fanno amare te. E se sul tuo volto traspare malinconia e sul mio un pò di tristezza è perché vorremmo ricominciare, rifare il cammino insieme ma, alle nostre membra ormai stanche, ci rimane solo lo spirito e che vale di più dell'anima? Più del presente quando tutto era rivolto in avanti?
Che vale di più di te, di me, di noi che non ci lasciamo?
Che vale di più del tuo sorriso e del tuo rischiararti nel viso di nostra figlia?
Lascia stare quelle ciocche di capelli bianchi, per me che li ho persi, li sento anche miei.
Lascia stare...E pensare che ancora io tengo i "musi" e ancora tu ti arrabbi. Lascia stare...
Il Secolo XIX 12/12/1997

IL VIAGGIO
La nostra vita, come un viaggio, progredisce sempre tra la disperazione e la felicità, tra la gioia e lo scontento; sarà per questo che in inglese travel (viaggio) e travail (travaglio) hanno la stessa radice.
Tutto si rapporta con il movimento, con l'avanzare. Perciò possiamo comprendere, senza nessuna meraviglia, perché Pascal individuasse la causa dell'infelicità umana nell'incapacità di restarsene tranquillamente seduti nella propria stanza.
Così siamo presi da quell'inquietudine, bene descritta da Chatwin, che ci fa viaggiare, ma certo con il tempo dell'estate come tempo di viaggi, non ci fa viaggiatori: partiamo sempre con il biglietto di ritorno ed entriamo per questo nella categoria "turisti". Il vero viaggiatore, si dice, non sa mai quando ritorna e se ritorna. Io sto sperimentando il viaggio e fare il viaggiatore attraverso un libro. Le parole camminano: sono come i pensieri che corrono lungo le righe di un libro stampato. Il libro è "Strade Blu" di Heat Least Moon: il libro che sto leggendo.
Allora salgo anch'io idealmente sul "Ghost Dancing", l'auto con cui l'autore ha "circumnavigato" l'America e vivo anch'io l'avventura, la scoperta del paesaggio, degli uomini, dell'anima dell'America... a metà libro e a metà percorso, dopo 700 miglia, l'autore leggendo "La Sacra Pipa" di Alce Nero scopre che tutto quello che aveva visto era se stesso: "il viaggio sulle strade impervie sono per chi vive per sè e non per gli altri". Prima di partire veramente devo sapere se sono pronto al viaggio.
E' bene sapere chi è che viaggia, chi vuole andare: un ego, un Ulisse, un infelice o semplicemente me stesso.
Voi lo sapete? O forse il fine del viaggio è il viaggio stesso?
Italians 4/8/2001

martedì, maggio 14, 2024


Scritti di tutti gli articoli e le lettere pubblicate dai vari quotidiani e webmagazine negli anni 2012-2022, sono stati finalmente pubblicati da Amazon.it. Sono 4 volumi che dividono per anni la raccolta complessiva che va dal 1992 al 2022. Tutti hanno lo stesso titolo: 'Articoli & Lettere, Scritti pubblicati'. Il primo va dal 1992 al 2002 (totale pagine 289); il secondo e più corposo va dal 2003 al 2006 (pagine 413); il terzo (pagine 278) e infine chiude la raccolta il quarto volume (pagine 140). In totale sono 1120 pagine che trattano svariati argomenti. In un certo senso quegli scritti raccontano in un certo senso l'epoca che abbiamo vissuto. Sono scritti politici, di costume, di mode e società che commentano, a detta di qualcuno che li ha letti, con sagacia le varie cose.
Certo che un giornalista scrittore che ammiro è Michele Serra e a lui spesso mi sono ispirato. Non so con quali risultati, ma il giudizio non spetta a me ma ai lettori.
Questo mio libro è anche un esercizio di memoria e una maniera per avere a portata di mano il frutto di una mia passione nello scrivere. Buona lettura.

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La Biblioteca dell'Ecoistituto ReGe
Una bella iniziativa promossa e creata dall'ex presidente dell'Ecoistituto ReGe, Gianfranco Porcile, è la biblioteca che si trova in una vetrinetta presso la nostra attuale sede del circolo ARCI Zenzero di via Torti 35. La biblioteca al momento conta un elenco di 122 libri e sono una ricca bibliografia ambientale e politica molto interessante. Ci sono libri come 'Tutto quello che non vi hanno mai detto sugli inceneritori dei rifiuti' del nostro socio Federico Valerio, di grande attualità; oppure 'La Bibbia dell'ecologia' di Roberto Cavallo o ancora L'aria delle città: ambiente, paesaggio, territorio' della sempre nostra Pinuccia Montanari. Non mancano libri di Mario Tozzi, Luca Mercalli e Piero Bevilacqua...poi ancora Greta Thunberg, Luisella Battaglia, Michele Boato ecc. La libreria è intitolata a Marina Bellinazzo: la moglie defunta dell'attuale presidente dell'Ecoistituto, Enzo Tortello. Nel caso che si voglia prendere in prestito un libro basterà compilare la scheda che si trova all'interno del libro richiesto. Ora viene chiamata anche 'Giardino dei Libri'; ed è un vero giardino di libri interessantissimi. Il catalogo dei libri è disponibile al link: https://www.librarything.com/catalog/ecoistituto Con l'avvio della nostra Newsletter riteniamo utile segnalare questa risorsa importante. Si spera così di rilanciare la biblioteca. A tale proposito ho voluto scrivere la recensione di un libro presente nel catalogo: 'Terrafutura-Dialoghi con Papa Francesco sull'ecologia integrale'. Nel catalogo c'è anche l'enciclica di Papa Francesco: 'Laudato Sì'. Di questa recensione troverete il link segnalato nella presente newsletter. Un'altra recensione, cui troverete il link sempre sulla Newsletter è quella su 'Ecologia – l'Albero genealogico'. Questo libro scritto da me e Luigi Fasce soci dell'Ecoistituto è possibile scaricarlo dal sito web dell'Ecoistituto in formato PDF.

sabato, aprile 20, 2024

Bisogna ancora ribadire che l'antifascismo deve essere un sentimento ed un valore universale. Essere antifascisti non significa solo essere contro un movimento politico, ma avere sentimenti democratici, antitotalitari e credere in una umanità che può evolvere verso una società di liberi ed eguali. Ogni volta molti politici italiani fanno fatica a proclamarsi antifascisti e invece dovrebbe essere più che naturale vivendo in una società democratica e condividendo una Costituzione che nasce antifascista dichiararsi tali. Ma quello stato dell'anima e malattia morale che è il fascismo va oltre l'elemento politico per giungere alla negazione della trascendenza umana. Non va dimenticato il ruolo del fascismo nella creazione del nazismo che con Auschwitz portò apocalitticamente in luce una volta per sempre, tutta la sua assurdità e disumanità. Insieme unirono quel culto della morte che li portò al culto della guerra e fu sempre condiviso con i simbolici teschi e camicie nere. Poi possiamo finire come il monologo censurato dalla RAI di Antonio Scurati: 'Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana'.

giovedì, marzo 07, 2024

Senza soluzione ecologica non si avrà mai la saggezza di cessare le guerre e costruire il futuro.
C'è un libro di Edgar Morin del 2007, 'L'anno 1 dell'era ecologica. La terra dipende dall'uomo che dipende dalla terra', che ci induce a molte riflessioni: 'oggi siamo arrivati al momento storico in cui il problema ecologico ci impone di prendere contemporaneamente coscienza del nostro rapporto fondamentale con il cosmo e della nostra estraneità. Tutta la storia dell'umanità è storia di interazione tra la biosfera e l'uomo. Il processo si è intensificato con lo sviluppo dell'agricoltura che ha profondamente modificato l'ambiente ecologico. Si è creata sempre di più una sorta di dialogo (relazione complementare e al tempo stesso antagonista) tra la sfera antropo-sociale e la natura...'. Poi anche se il Papa ha indicato con l'enciclica 'Laudato sì' il fattore ecologico come primario nel rapporto tra Uomini, Natura e Dio, bisogna dire che sostenere una natura divina dell'Uomo è un grave errore; bisogna smettere di considerare l'Uomo come essere sopranaturale; deve cessare anche la visione di Cartesio e Marx di figurare gli uomini come conquistatori e possessori della Natura: progetto ridicolo in quanto ci si è resi conto che il cosmo è immenso e nel suo infinito resta fuori dalla nostra portata. Forse è da ancora troppo poco tempo che abbiamo acquisito la comprensione ecologica per cui qualsiasi sistema vivente aperto non può essere completamente indipendente. Anche l'indipendenza che avviene con l'antropizzazione crea un altro ambiente e questo disordine causato dall'uomo si ritorcerà su di esso: il modificatore fa parte del modificato. L'uomo in specie quello 'economico' si muove con parametri diversi dalla compatibilità ambientale. L'uomo avrebbe bisogno di essere modellato secondo una nuova forma politica. Il modello economica e politico attuale certamente non dimostra una razionalità di comportamenti ma preferirebbe l'egoismo e le dinamiche di mercato...insomma una individualità che non manifesta una nuova coscienza umanistica ed ecologica. Ecco che il problema ecologico si ricongiunge al problema dello sviluppo della società e dell'umanità tutta: esiste invece nelle nostre civiltà cosiddette sviluppate un atroce sottosviluppo culturale, mentale e umano. Il tema ambientale dovrebbe farci riflettere ed essere un forte deterrente anche per la visione nazionalistica e imperialistica che fa scaturire le attuali guerre. Purtroppo non è così poiché chi governa la Terra non ha questa percezione: dominare il pianeta non ha alcun senso. La Terra non ci appartiene, siamo noi che apparteniamo ad essa. Il vero nemico siamo noi stessi. L'ambiente dovrebbe far ridurre l'attuale politica di dominazione, di egemonia nazionale un fattore tragico-comico. Come si fa a continuare a non capire che i disastri ecologici e le minacce di annientamento nucleare sono tutte frutto di un malato senso di evoluzione della nostra civiltà. Tutte le guerre in corso oggi sono guerre intestine; sono come una malattia auto-immune, in cui le cellule di uno stesso organismo non riescono a riconoscersi come sorelle e si fanno la guerra come nemiche, i componenti dell'organismo planetario continuano a volersi distruggere tra loro. Molte riflessioni che dovrebbero essere fatte da tutti in specie dai politici che bramano di costruire un futuro umano: senza pensare alla soluzione ecologica tutto è vano.

lunedì, gennaio 29, 2024

Interessante la Tavola rotonda su l'IA della Scuola del Fatto presso la università di Roma 3
Quello che è emerso dalla interessante Tavola rotonda promossa dalla Scuola del Fatto è che questa Intelligenza se non sappiamo gestirla, se non sappiamo rapportarci con essa, vuol dire perdere, vuol dire essere condizionati da chi la saprà usare, gestire: questo sarà il nuovo potere che determinerò il prossimo futuro. Mercato, ricerca, impresa, scuola, sono e saranno i campi in cui si misureranno le prossime sfide e senza L'IA non andremo da nessuna parte.
Siamo alle porte di una grande transizione; un grande cambiamento in termini di tecnologia applicativa. Una trasformazione che investirà tutto e tutti per cui l'utilizzo sarà la prova di quanto questo strumento sarà utile e ci aiuterà a progredire tutti insieme. Il Fatto ha preso coscienza che siamo sempre a rincorrere continuamente l'IA; questo lo sta facendo anche la politica e l'unico campo che riesce a tenere il passo è quello della Scienza per cui quest'ultima diventa la forza di essere sempre più protagonista del nostro mondo. Oggi la verità è che nessuno riesce a stare dietro al sistema di IA per cui ne sfruttiamo la capacità solo al 33%. La Scienza dovrebbe e potrebbe esserci molto di aiuto, ma per paradosso trova opposizione e ostacoli in molte persone.
Non bisogna avere paura dell'IA, questa deve essere vista come un potente supporto al nostro vivere professionale e quotidiano. Quindi uno strumento dell'uomo per l'uomo. Una tecnologia che può rendere il mondo un posto migliore. Per questo ci viene incontro una particolare Intelligenza che è definita Generativa e crea immagini, video, storie che espandono la nostra creatività...si, quella rimarrà sempre nostra poiché l'IA elaborerà una mole infinita di dati sempre e solo nostri.
Un appunto mio: ricordo che uno scienziato molti anni fa disse che finché un robot non si riconosce allo specchio non c'è da aver paura...oggi abbiamo anche quello ma è frutto di un algoritmo immesso dall'uomo e questo non porta coscienza. Coscienza di sé. Siamo abituati a vedere nei movimenti e nelle risposte frutto dell'IA una sorta di vita autonoma e noi sviluppiamo per questo empatia...ma attenti, tutto è prodotto da elaborazione di dati che come il soffio di vita divino fa scoprire che dall'evoluzione darwiniana non si scappa.
Il Fatto Quotidiano 29/1/2024

sabato, gennaio 27, 2024

Il giorno della Memoria
E ce ne vorrà tanta di memoria; ce ne vorrà tanta per far si che non si ripeta più l'orrore di un nuovo genocidio. Una fragile pausa continua, ma resta in agguato la cattiveria e l'ignoranza per una nuova strage. Le guerre sono alle porte e sembra che nulla le possa fermare. La memoria come un toccasana, come una medicina dell'anima serva a formarci la coscienza per interrompere il dolore che riserviamo agli altri.
E ce ne vorrà ancora di memoria; ce ne vorrà sempre per far sì che si ribalti la storia. Passate parola. Chi mai pensava che la terra di Goethe, di Kant e di Fichte potesse oscurarsi di grandi pensieri nella violenza xenofoba e inumana? Ci sollevi ancora il pensiero di un grande filosofo tedesco: Ernst Bloch e il suo principio di speranza.

venerdì, gennaio 26, 2024

I miei anni
Sono nato che sulla terra rimbombava ancora lo scoppio delle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki; era appena finita la guerra e mi piace pensare che mio padre mi avesse concepito in un giorno di festa tra il 25 aprile il 5 maggio del 1945. Mio padre appena ritornato dal campo di concentramento di Mauthausen dove era stato deportato il 30 giugno del 1944. Mia madre felice mi portò in grembo fino al 2 febbraio del 1946.
C'era ancora la monarchia che sarebbe finita 4 mesi più tardi. L'Italia si riprendeva dopo una guerra devastante e l'ubriacatura del regime fascista. Una camicia nera c'era in ogni guardaroba...a me parve di scovarne una in una vecchia cassettiera ma certamente non era di mio padre che sapevo un socialista di Nenni; d'altronde come poteva, anche se figlio della Lupa, essere fascista ancorché deportato? Lui mi raccontava sempre l'orrore di poter essere ucciso per aver raccolto una mela sotto un albero. Pianse disperato davanti al mitra tedesco. Pensa mi diceva 'oggi non potresti essere nato'. E già. Quante vite interrotte ci furono in quella guerra insensata, ancora e uguale a scelte di potere. E sì, noi italiani eravamo diventati un simbolo di ordine e disciplina...noi eterni artisti arruffoni, anarchici alla stregua di un farabutto imbonitore.
Ogni tanto ci penso: come potrei essere di destra? Nato da una famiglia povera e operaia capii che la cultura e quella avrebbe migliorato la mia vita e mi avrebbe permesso di godere di un tramonto o di una poesia; mi avrebbe permesso di coglierne la qualità e trovato una giusta misura nella ricchezza e nei desideri...insomma una saggezza che avrei perseguito anche con l'età. Oggi non ci sono più' si dice, quelle condizioni:il mondo è cambiato e cambia continuamente però penso che certi valori rimangano e essere di sinistra vuol dire non essere conservatori, ma rinnovare se stessi e l'umanità ogni volta.
Pubblicato su Il Fatto Quotidiano

martedì, gennaio 23, 2024

La storia di Giggiriva
Gigi Riva era nato a Leggiuno in provincia di Varese ma poi dopo aver fatto vincere uno scudetto nel 1970 al Cagliari diventò a tutti gli effetti un sardo doc. e del sardo aveva tutte le caratteristiche: quelle morfologiche e quelle culturali. Insomma Gigi Riva era un sardo. Diventato cittadino onorario di Cagliari nel 2005, Gigi Riva era per il giornalista sportivo Gianni Brera 'Rombo di Tuono', come Gianni Rivera era 'l'abatino'. Ma in Sardegna divenne Giggiriva un sardo come lo divenne anche Fabrizio De Andrè. Nel 1970 il Cagliari con lo scudetto la Sardegna si affrancò e da terra di pastori e banditi divenne terra di turismo e di bellezze naturali.
Giggiriva non se ne andò più via dalla Sardegna e nessuno provò a interrompere quel sodalizio...chi ci provò fu Giampiero Boniperti che voleva portarlo a Torino ma non ci riuscì: Giggiriva era sardo più dei sardi; in verità lo era diventato oltre 60 anni fa quando approdò al Cagliari esattamente l'8 settembre 1963. Giggiriva era andato via da Leggiuno dopo la disgrazia di aver perso papà, mamma e una sorella; aveva bisogno di costruirsi una nuova identità, come i sardi nei confronti di una terra povera. Ci riuscì. La sua impresa iniziò a 19 anni. In Sardegna trovò amici e guide e soprattutto un pubblico da far sorridere ogni domenica. Di quello stesso pubblico ne divenne poi il 'vendicatore'. Una storia oggi irripetibile.

Pubblicato su Il Fatto Quotidiano