lunedì, novembre 01, 2004

Gary Marcus e una speranza


Non è che mi dispiaccia ma alla conferenza di Gary Marcus, che presentava il suo lavoro, «La nascita della mente», scopro che non avrò mai un clone.
Evviva! Nell’esposizione del suo trattato di genetica, biologica e comportamentale, in una diapositiva appare la pecora Dolly, la famosa pecora clonata, e Gary Marcus in persona ci dice che viene meglio clonare una carota nell’orto.
Il perché è presto detto; noi siamo frutto del lavoro di soli 25.000 geni ma anche dell’ambiente, dagli stimoli ricevuti da quest’ultimo, e da una serie di If–Se e Then-Allora che in un percorso ad ostacoli portano tutti e sempre a risultati diversi. Si, mi pare di aver capito che per arrivare a costruire la nostra mente, c’è un lavoro di tipo binario, così come funziona il nostro personal computer, per cui basta una piccolissima variazione, una infinitesimale modificazione anche ambientale e toh, il gioco di avere un individuo unico, irriproducibile e diverso quali noi siamo, è fatto. Un po’ come quel battito d’ali che diventa un uragano da qualche altra parte del mondo. E’ così un altro gioco della meccanica quantistica? Uno scherzo? Chissà. La legge della relatività rimane in fondo ancora quella che ci spiega meglio.
Evviva, i 25.000 geni determinano lo sviluppo delle proteine e hanno l’incredibile potere di darci l’aspetto fisiologico, ma il comportamento è sviluppato dai neuroni e dagli aspetti adattativi del genoma, che bisogna ricordare è simile a quello dello scimpanzè. Ecco allora che questo continuo lavoro in progress dei geni, porta ai geni (intesi come uomini superintelligenti) e ad ignoranti (come potrebbe essere il sottoscritto).
Ma non dobbiamo disperare poiché l’ambiente ha una bella responsabilità. Oltre ai IF- Se e agli Then’s-Allora ci sono, come in un programma software, le sub-routine, gli algoritmi che costruiscono con i geni, un essere con un occhio o un orecchio in più ma quanto più intelligente sia non si saprebbe. Il nostro cervello allora registra tutto: suoni, temperature, emozioni, paura e amore.
Esperienza e organizzazione danno al cervello il ruolo di centro del pensiero e i geni poi cablano e ricablano…in certa maniera questa conferenza si ricollega a quella su Cervello e Linguaggio; infatti è ancora la parola ed il suo uso ad avere un ruolo importante.
Alla fine, qui nell’aula polivalente di San Salvatore, dal pubblico viene fatta una bella domanda: La Cultura modifica i geni? La risposta di Marcus è interessantissima: i geni non cambiano nel tempo, ma cambiano come si esprimono all’interno dell’organismo modificandone alcuni aspetti della specie. La cultura non cambia il gene ma il loro lavoro. Esempio: per chi sa pensare brillantemente può succedere, con la legge del miglior adattamento, di sopravvivere più a lungo.
Evviva! Riusciremo a sconvolgere l’attuale natura e accadrà che i cretini muoiano prima? Fantastica prospettiva genica.
Ora Gary Marcus giovanissimo studioso americano può ritornare nel suo paese per votare il presidente degli States. Noi restiamo qui con un po’ di speranza…

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