martedì, novembre 29, 2005

I sogni del giudice Navarra

I sogni del giudice Navarra di Michele Marchesiello, edito da De Ferrari, ha avuto una presentazione d’eccezione al Nouvelle Vague,con gli interventi di Edoardo Guglielmino, Adriano Sansa e Franco Manzitti.
Ad introdurre la serata è stato un Edoardo Guglielmino in grande forma, che ha descritto il libro come uno strumento ricco di elementi utili per analizzare la condizione dell’uomo di oggi e riflettere in modo profondo come migliorarla. «Tutto è stemperato in un saggio narrativo e ‘l’odio è una pigrizia dell’anima’, così è scritto nel libro, dove la tessitura verbale fa esplodere una comunità gioiosa, la voluttà e se possibile la verità…». Guglielmino invita così a leggerlo e rileggerlo per riuscire a trovare noi una giusta collocazione ad un libro senza trama.
E’ toccato poi ad Adriano Sansa che, come collega e amico, ha ricordato come Marchesiello fosse sempre stato considerato il meno giudice tra i colleghi, per i suoi più vari interessi, ed invece ora lo trova a proporre i sogni da giudice. Per Sansa le storie di Marchesiello nascono da vicende personalissime, ma lo spunto non vale per caratterizzare la letteratura del libro: un libro di gusti, di capacità di aderire alle cose, alle immagini, con grande qualità letteraria. La capacità di Marchesiello è per Sansa, quella di indicare e mozzare il dito; concepire e mutilare, far diventare l’inquietudine angoscia…chi non ha sognato la sera di Natale? Per Sansa è un sogno ricorrente, che fa chiedere ad ognuno come vive la propria coscienza. « La cultura ci aiuta ad apprezzare la vita, ci dà qualità, ma poi arriva anche il tormento che lascia dubbi e patimento. Il giudice vuol dare ordine, regole, norme che rassicurano, ma Marchesiello ci riserva l’inafferrabilità della verità. Trovo molta autobiografia; i contorcimenti sono avvertibili nella scrittura e nella posizione esistenziale».
In ultimo Manzitti dice che dopo Guglielmino e Sansa ha difficoltà a esprimere una opinione; quindi cercherà, con la perversità della sua professione di giornalista, di vedere nei sogni di Marchesiello una via di fuga. Chi lavora con la legge oggi ha bisogno di scappare dalla realtà. Cosa c’è nel libro? Un modo per esternare una realtà diversa? Liberare i sogni è importante ma quanto è sogno e quanto confessione? Manzitti ricorda di avere incontrato la prima volta Marchesiello da giovane cronista e che lo colpì la sua serenità e…il basco. «C’è nel libro la solitudine del giudice, ma soprattutto il dubbio non risolto tra il sogno e la confessione».
Una trasposizione teatrale del racconto ‘Interrogatorio’, a cura di Pietro Barbieri e Luca Rinaldi, ha chiuso la serata di presentazione con Michele Marchesiello commosso per tanta stima e simpatia.
Un mio personale appunto è che in verità il giudice Marchesiello dall’analista non c’è mai stato; allora si accorgerebbe che quell’io, che lui evoca capace di dirigere i sogni, è solo una sua fantasia. In analisi qualunque io sarebbe ridotto, se non cancellato ed i sogni ci aprirebbero alla nostra vera essenza. Ma poi chissà che non sia lo stesso libro una autoanalisi?

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