giovedì, dicembre 14, 2006

La matematica non è un’opinione?

Se la matematica non fosse un’opinione l’uomo avrebbe trovato un modello perfetto, un sistema unico per misurare e comprendere il mondo; invece non è così. Grazie a Dio, la matematica è un’invenzione dell’uomo e con questa si ha l’ulteriore risultato che non esistono certezze assolute. Tutto questo lo ha spiegato bene Godel: il metro che usiamo per misurare le cose, ci dà un risultato riferibile a quello stesso metro. Quel metro però non è la realtà. La legge naturale segue formulazioni che noi non conosciamo. Semplicemente, per Godel, la completezza dell'aritmetica non poteva essere dimostrata dagli assiomi dell'aritmetica stessa: occorreva qualcos'altro.
Così non solo la matematica è un’opinione, ma è il più grande ed articolato sistema di opinioni che l’uomo abbia mai prodotto ed è, come tale, discutibile, opinabile, modificabile e adattabile. Altrettanto vale per tutte le altre scienze in generale.
Se poi aggiungiamo le scoperte di Heisenberg, per cui non si può conoscere contemporaneamente e con precisione la posizione e la quantità di moto di una particella subatomica, crolla ogni pretesa razionalistica della ragione di spiegare tutto. Addentrandoci nell’infinitamente piccolo troviamo solo delle probabilità, mai delle certezze.
Con i nostri sistemi di indagine produciamo dei teoremi né veri, né falsi. Non produrremo mai sistemi perfetti.
Prendiamo ad esempio il linguaggio come un modello o sistema di rappresentazione e affermiamo: “questa frase è falsa” Cosa significa? Se la frase è vera allora è vero che è falsa e quindi non può essere vera; se invece la frase è falsa, allora è falso che la frase è falsa e quindi deve essere vera. La frase è semplicemente indecidibile, ovvero è sia falsa che vera e sia non-falsa che non-vera. Partendo da ciò possiamo allora con serenità aspettarci dalla scienza risultati sempre imperfetti e modificabili.
Con questo ragionamento semplice e profondo sono arrivato a capire che sia l’osservato che l’osservante agiscono in un mondo a sé stante e quindi hanno sempre una cognizione della realtà limitata. Ecco i nostri limiti, le nostre debolezze che ci hanno fatto paradossalmente pensare a Dio.
Ora questo Dio lo ringraziamo con la sottintesa speranza di riuscire a prendergli le misure con la matematica. Noi poveri tapini. Noi chiusi in una dimensione umana, capace però di pensare l’infinito. Non ci rimane che il mistero. Questo.

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