Olindo e Rosa
Olindo e Rosa due brave persone, due lavoratori, due cittadini normali, tanto normali da essere folli…folli assassini. La normalità è spesso il risultato di una costante allerta contro le latenti potenze di disgregazione. Come la malattia è sempre pronta ad intaccare il corpo; così la follia è pronta a impossessarsi dello spirito. Ancora una conferma che noi non siamo mai una persona sola, siamo migliaia di persone, siamo le persone ereditate, introiettate, imitate; siamo il frutto di molti ‘stampi’, e quello sociale, quello del gruppo ideologico e tribale, fornisce una identificazione fragile. Così può succedere che dinnanzi ad un problema lo si affronti annientandolo. Uccidendo.La storia mostra come gli stati, i governi, le religioni, le chiese e tutte le istituzioni sono i mezzi grazie ai quali l’uomo (animale e selvaggio) acquisisce la sua piccola parte di ragione, giustizia e verità. Così si creano le civiltà: una mano di vernice sottilissima, sotto la quale si trovano intatti gli istinti e le passioni primitive dell’animale uomo. ‘Dentro di noi c’è sempre un selvaggio, un pazzo addormentato e incatenato sempre pronto ad uscire dalla caverna del nostro cuore’: così sosteneva lo storico Ippolito Taine.
Se osserviamo le guerre, in sostanza sono le tragedie in grande di quello che succede in piccolo; succede in piccolo sempre più spesso nelle province italiane e del mondo. Chi uccide in guerra poi si sente innocente, si sente come Olindo e Rosa: che hanno ‘cancellato’ il loro problema...un problema che non poteva, per la loro piccola mente, essere risolto diversamente.
Ecco dove bisognerebbe portare il Vangelo…altro che ai musulmani. Bisognerebbero portarlo nelle nostre care, amate, produttive, ricche e ‘normali’ province. Quanto lavoro da missionari c’è in questo nostra civiltà in continuo ‘apocalipto’. Certo che io però auspico missionari laici, missionari senza croce, che aiutino a comprendere che il male non è frutto di diavolerie, destini imperscrutabili, espiazioni divine ma semplicemente del non saperci ‘vedere’ e pensare diversi da quello che ostentiamo. Noi siamo anche altro.
Saremo mai capaci, tutti insieme, di stracciare il Velo di Maya?
1 commento:
Whether tragic events touch your family personally or are brought into your home via newspapers and television, you can help children cope with the anxiety that violence, death, and disasters can cause.
Listening and talking to children about their concerns can reassure them that they will be safe. Start by encouraging them to discuss how they have been affected by what is happening around them. Even young children may have specific questions about tragedies. Children react to stress at their own developmental level.
The Caring for Every Child's Mental Health Campaign offers these pointers for parents and other caregivers:
* Encourage children to ask questions. Listen to what they say. Provide comfort and assurance that address their specific fears. It's okay to admit you can't answer all of their questions.
* Talk on their level. Communicate with your children in a way they can understand. Don't get too technical or complicated.
* Find out what frightens them. Encourage your children to talk about fears they may have. They may worry that someone will harm them at school or that someone will try to hurt you.
* Focus on the positive. Reinforce the fact that most people are kind and caring. Remind your child of the heroic actions taken by ordinary people to help victims of tragedy.
* Pay attention. Your children's play and drawings may give you a glimpse into their questions or concerns. Ask them to tell you what is going on in the game or the picture. It's an opportunity to clarify any misconceptions, answer questions, and give reassurance.
* Develop a plan. Establish a family emergency plan for the future, such as a meeting place where everyone should gather if something unexpected happens in your family or neighborhood. It can help you and your children feel safer.
If you are concerned about your child's reaction to stress or trauma, call your physician or a community mental health center.
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