A proposito di Pacs
Pacs è un acronimo che ha diversi significati ma quello corrente –di cui si parla tanto in questi giorni- sta per Patto Civile di Solidarietà. Questi patti non sono antagonisti o alternativi al matrimonio, ma una opportunità in più per garantire libertà, riconoscimenti e diritti a chi per libera scelta decide di condividere amore, amicizia, mutuo soccorso senza necessariamente sposarsi. Poi più prosaicamente condividere pensioni, casa, stipendi e tutto quanto aiuta a vivere dignitosamente.In questo caso non c’entra né la religione, né l’etica laica, ma sostanzialmente la capacità di uno stato moderno a legiferare in ordine ai bisogni reali dei propri cittadini.
Per la religione chiunque non sposato in chiesa è di per sé già coppia di fatto. Allora? Dove sta il problema? Prima dell’istituzione del divorzio in Italia esistevano milioni di coppie di fatto e milioni di figli ‘illegittimi’. Si diceva che con l’introduzione del divorzio sarebbe finita la famiglia e la nostra società civile…penso che oggi in fondo si ripetano quelle paure e quella stessa storia.
Dopo approvati i Pacs, le persone continueranno a sposarsi, separarsi, risposarsi come sempre, e i Pacs saranno presto dimenticati.
Oggi per chi non si sposa neppure civilmente cosa rimane? Ecco che i Pacs forniscono altre forme di ‘contratto’ oltre a quello religioso e civile. In questo caso quindi non dovrebbero intervenire giudizi morali, di fede, o altro; fare un Pacs vorrà dire semplicemente dare, a quei cittadini che lo desiderano, i diritti alle diverse situazioni riconosciute attualmente solo a chi ha contratto il matrimonio.
Un esempio: nel campo delle successioni per causa di morte si richiede una via privilegiata che preveda la quota legittima anche per il convivente. Lo sapevate che tali accordi sono previsti per i nostri parlamentari? Non si comprende perché non possano essere applicati a tutti i cittadini. Se muore un ‘onorevole’ o ‘senatore’ i beni possono essere trasferiti al convivente, per noi semplici cittadini, no. Davvero bravi quei parlamentari che si oppongono ai Pacs. Perché non iniziano anche solo da lì? Altro esempio è quello di impedire che si possano porre veti sulla visita del compagno/a all’ospedale, perché non rientrante nella sfera famigliare…una aberrazione morale, giuridica e umana. Non entriamo poi nel diritto alla casa e alla reversibilità della pensione. In una realtà di precariato diffuso ascoltare le domande di tutela e diritto è un dovere.
In ultimo, i Pacs sono presenti in Francia, in Germania, nella cattolicissima Spagna, in Olanda e Belgio. Ora auguro a tutti di vivere in pace e in Pacs: una conquista di libertà. Certo che il cammino è lungo: dalla Jus primae noctis, c’è sempre qualcuno che vuole sindacare sui diritti. L’Italia purtroppo è così: deve fare i conti con una va in chiesa invadente che pretende di regolare la vita anche a chi non crede. Ma se credono così tanto nella famiglia perché intanto non permettono ai loro preti di sposarsi? Sarebbe un piccolo passo per superare i loro Pacs occulti.
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