27 Gennaio- Giornata della Memoria
27 gennaio, si celebra la Giornata della Memoria; ma quale memoria abbiamo noi della Shoah? Di quel crimine chiamato genocidio, di quel periodo storico mortifero e crudele? Ora che, dopo i Sommersi, se ne sono andati pure i Salvati? Più passa il tempo più cresce l’incapacità di percepire le esperienze altrui. Cosa possiamo recuperare noi di quelle atroci testimonianze?Le esperienze dei lager nazisti per i giovani degli anni ’50 e ‘60 erano cose vissute dai loro padri; per i giovani degli anni ’80 erano cose dei loro nonni, e per i giovani del nuovo millennio, che cose sono? Contro l’oblio nel 1986 uscì appunto il libro: ‘I sommersi e i salvati’ scritto da Primo Levi, l’autore di ‘Se questo è un uomo’.
Primo Levi affermava di non sentirsi un testimone. Testimoni lo erano chi aveva toccato il fondo, lo erano i sommersi; lui era un salvato. I sommersi anche se avessero avuto a disposizione carta e penna per raccontare, non avrebbero testimoniato nulla perché erano già morti, ancor prima che fisicamente, nello spirito.
Il libro si apre con una prefazione dove si dice che i militi delle SS ammonivano i perseguitati di un orrore dei lager così grande che anche se raccontato non poteva essere creduto…questo stesso pensiero affiorava in forma di sogno anche nei prigionieri. Un segnale che fa comprendere l’unicum dei lager.
Quello che il libro si propone è di rispondere alle domande, sempre attuali: quanto di quell’orrore, dei Lager nazisti, potrà ripetersi? Si riuscirà a confinarlo in un posto come la schiavitù o il codice dei duelli? Ma soprattutto quanto ognuno di noi può fare affinché questa minaccia venga scongiurata?
Dai giovani di oggi la risposta potrà essere conseguente ad un insegnamento dei valori umani di fratellanza e libertà. Perché non bisogna dimenticare che quel male fu commesso da un popolo intero: da esseri umani che avevano il nostro viso ed erano mediamente intelligenti; non erano mostri. Erano in massima parte gregari, funzionari rozzi, diligenti impiegati desiderosi di far carriera; alcuni erano fanatici, altri indifferenti o paurosi di punizioni…erano in sostanza stati educati male. Erano tutti concordi con le ‘belle parole’ del caporale Hitler.
*Pubblicato oggi 27 gennaio su Il Secolo XIX e su Italians (rubrica del Corriere della Sera)
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