mercoledì, febbraio 14, 2007

Racconto di San Valentino

‘L’ultimo che arriva è scemo’ e poi una corsa lungo un campo verde. Lei e lui dietro, ansimando forte, giù a rotta di collo. Cento, forse duecento metri prima che un abbraccio li unisse nuovamente. Dopo giorni neri finalmente quella era una giornata serena. Ma non era il sereno del cielo, quello era denso di nuvole; il sereno era nell’anima di lei che si sentiva libera.
Lei correva e lui la inseguiva; lei era nei pensieri di lui sempre. Lei aveva da risolvere qualcosa che non sapeva bene. Lui aspettava.
Lui sapeva di amarla e lei capiva benissimo; lui le piaceva moltissimo. Lui la vedeva da molti giorni senza dire altro che il suo nome. Lei scappava.
‘Io ti voglio bene’, queste furono le parole di lui, appena la raggiunse dopo la corsa. Lei si ritrasse un poco; non si sentiva pronta per la risposta. Lei aveva ancora in testa un altro amore, un altro che le aveva detto la stessa cosa. Ma quell’altro era sparito, era diventato un ricordo, qualcosa di assente, ma capace di invadere ogni istante della sua vita.
Lui insisteva e lei sviava; lui sentiva di avere trovato l’amore che cercava. Lui così trovava il coraggio di dire qualcosa che non avrebbe mai immaginato di riuscire a dire.
Poi…‘L’ultimo che arriva è scemo’, ma sarà anche il più fortunato: questo lo pensò subito dopo lui, dopo che l’aveva raggiunta. Dopo che l’abbracciò di slancio; dopo che le disse: ‘Io ti voglio bene’.
Poi…ancora ’Se ce la fai, raggiungimi’, lei la decisione la prese in quel momento; mentre pronunciava come una bambina gioiosa quella frase. Lui la raggiunse in un baleno. Questa volta con l’abbraccio spuntò anche un bacio. Un lungo bacio. Che strano quel giorno era il 14 febbraio, San Valentino. Il giorno si dice degli innamorati. Loro iniziarono in quel giorno ad esserlo.

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