Il '68 in Italia
Il ’68 in Italia in verità è il ’69. Il ’68 o quello che parte in Europa, dalla contestazione studentesca dopo il ’66 nelle università americane, è il maggio del ’68 francese. Nasce da lì: ‘l’immaginazione al potere’.In Italia avremo il ’69 con ‘l’autunno caldo’ e un altro slogan: ‘Nord e Sud uniti nella lotta’. Il movimento operaio si legherà ai fermenti studenteschi e quelle lotte portarono a due importanti fatti: lo Statuto dei Lavoratori, la legge 300 del 1970, e la Classificazione Unica, ovvero la parità dei diritti tra operai ed impiegati con il superamento della parcellizzazione salariale. Ci furono anche le rivendicazioni del femminismo, che sotto certi aspetti fu l’unica vera rivoluzione di costume, la quale cambiò molto i rapporti tra i sessi in Italia, anche nella legislazione: fu abolito il delitto d’onore per cui uccidere una donna poteva comportare una pena di un massimo di 10 anni. Insieme successero anche posizioni radicali ed estremistiche, che denunciavano un bisogno di rinnovare tutta la società.
Parlare del ’68, a distanza di quasi 40 anni, può essere utile poiché l’Italia è un paese dalla memoria corta. Ora ci troviamo a parlarne per un articolo del deputato di AN Italo Bocchino, sulla rivista CON- conservatori contemporanei. Dire, come fa la rivista: ‘Maledetto ’68. Maledetto l’anno in cui si avviò lo sfascio dell’Italia. Il movimento tanto celebrato per quaranta anni è stato in realtà il peggiore della recente storia nazionale’. Non aiuta la comprensione.
Sappiamo bene che l’autoritarismo, come il fascismo, maschera un conservatorismo italiano sempre pronto ad uscire per ricacciare indietro le conquiste laiche e civili. Non abbiamo bisogno di autoritarismo, ma di autorità e saggezza; di idee illuminate e di etica civile. Questo è quello che manca.
Poi la storia insegna che nulla succede mai per caso, così come con gli eccessi si sconta un karma inevitabile: cicli inarrestabili di una storia di ‘coazioni a ripetere’, perché con il sentito dire non si fa esperienza. E oggi? Oggi ci sarebbe ancora bisogno che la gioventù riprovi a fare le sue battaglie: i temi etici e laici per battersi non mancano certo.
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