In democrazia servono i numeri
In democrazia servono i numeri, serve una maggioranza per prendere le decisioni e governare. Purtroppo alla sinistra, cosiddetta radicale, questo sembra non interessare: procede con proclami, slogan e iniziative sapendo benissimo che da sola, con il 10% dell’elettorato, sarà impossibile fare qualcosa di utile all’Italia. Alla fine la sinistra, cosiddetta antagonista, rivela la sua aspirazione a fare solo l’opposizione.Nel panorama politico italiano dove prevalgono i personalismi, le frammentazioni basate sui distinguo, non si riesce a trovare mai la sintesi per le decisioni da prendere.
Il centrodestra, evocando un inesistente pericolo comunista, giocando sull’emotività e sul carisma di un capo-padrone, riesce a compattarsi ed avere un buon risultato elettorale. Il centrosinistra invece pur seguendo un razionalismo pragmatico si divide e, rincorrendo battaglie astratte, dimentica gli obiettivi concreti.
Ricordate come era caduto il governo Prodi nel 1998? Per la richiesta di Rifondazione Comunista delle 35 ore settimanali, quali toccasana per l’occupazione. Che battaglia era? Nessuno l’ha più rispolverata. Oggi dopo le varie uscite dei numerosi personaggi: Pecoraro Scanio, Giordano, Di Pietro, Diliberto, Mastella, Dini e successo lo strappo. Se si chiederà perché è caduto nuovamente il governo Prodi, saranno in pochi a ricordarlo. Non sarebbe ora di porre fine a questi siparietti? Se non si cerca di perseguire una maggioranza vera con uomini nuovi, scelti dai cittadini e non dai partiti-bottega non si riuscirà a cambiare niente. In verità neanche Veltroni è un ‘nuovo’, però il soggetto politico che rappresenta è la vera scommessa per una nuova politica, e al suo interno stanno crescendo uomini e donne con la voglia di cambiare.
In democrazia servono i numeri e anche le teste.
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